Il RICAMO BANDERA

L'origine del ricamo Bandera è incerta: pare che nella seconda metà del 1600 un tessitore chierese, un tale Bandera, inventò una tela (che da lui prese il nome) di cotone grezzo, a nido d'ape, in tinta ecru o bianca, indicata per l'arredamento.

In quegli anni, morto Carlo Emanuele ll, salì al trono, in qualità di reggente, Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours, madre del futuro Vittorio Amedeo ll.

I nobili dell'epoca, dovendo accogliere la nuova sovrana nelle loro dimore e trovandosi in difficoltà finanziarie a causa di alcune guerre civili e della terribile pestilenza che avevano colpito e messo in ginocchio la regione nella prima metà del secolo, dimostrarono subito di apprezzare il nuovo tessuto, molto resistente ed economico, che ordinarono in gran quantità per rivestire poltrone, letti, divani ormai logori e quindi impresentabili.

Per abbellire la tela la fecero ricamare a punto catenella con fili di lana nei toni dei rosa e dei verdi, dei blu Savoia, dei gialli oro, riproducendo, per quanto riguarda i disegni, le volute degli stucchi, dei mobili e degli stipiti.

Questa è una delle ipotesi sulla nascita del ricamo Bandera.

Da alcuni studi recenti pare che la tela fosse già conosciuta alla fine del 1400, che il nome Bandera sia di origine turca e che il tessuto venisse usato anche per la confezione di capi di abbigliamento.

Certo è che, nel secolo XVIII, man mano che il gusto generale si evolveva verso lo stile barocco-rococò, anche il ricamo Bandera si arricchì di fiori, frutti, uccelli, scene tratte dalla mitologia, eseguiti a punto raso (detto anche punto pittura proprio perché, sfruttando la possibilità di incastro dei vari punti, si ottengono splendide sfumature proprio come se si trattasse di un dipinto) ed a punto risparmiato, mentre le volute ed i nastri che incorniciavano i soggetti continuavano ad essere lavorati a file ravvicinate e sfumate di punti catenella ed erba.

Nacquero vari laboratori per l'esecuzione dei ricami Bandera e tra questi il più attivo fu l'Opera della Provvidenza di Torino che ricamò, tra l'altro, tre letti per il castello di Venaria: a noi è giunta solamente una testiera che rappresenta la favola di Diana ed Endimione e che si trova al Museo Civico di Torino insieme ad alcune poltroncine.

Altri esemplari di ricamo Bandera sono conservati nei castelli di Guarene, Santena, Pralormo ed in abitazioni e collezioni private (Villa Agnelli a Villar Perosa, Fondazione Accorsi).

La tradizione del Bandera proseguì anche nel XlX e nel XX sec.: nel 1907 la contessa Sofia di Bricherasio fondò la "Scuola Bandera Piemontese" grazie ad una sovvenzione avuta dalla contessa di Savoiroux che pagò in anticipo una intera camera da letto ricamata ed all’appoggio di alcune donne nobili od aristocratiche come Marina Ceriana Geisser, Maria Teresa Pulciano, la contessina Carina Richetta di Valgoria ed Aniceta Lampugnani moglie di Edoardo Agnelli. Tale scuola rimase attiva sino all’inizio della seconda guerra mondiale partecipando a molte importanti esposizioni in Italia ed all’estero.

Alla fine degli anni ’20 un’altra nobildonna, la Contessa Calvi di Bergolo, aprì un laboratorio di Bandera e negli anni ’30 Igia ed Alina Ricaldone ne aprirono un altro a Racconigi.

La seconda guerra mondiale, ovviamente, soffocò l’interesse per il Bandera e solo negli anni ‘60 la contessa Consolata Beraudo di Pralormo, trovandosi in difficoltà a reperire ricamatrici in grado di restaurare il ricamo di un letto a baldacchino di sua proprietà le cui lane erano state danneggiate dalle tarme, contattò delle anziane ricamatrici ormai inattive ma ottime conoscitrici della tecnica Bandera e le convinse a trasmettere la loro arte ad alcune donne di Pralormo già esperte del ricamo in bianco: creò così un nuovo laboratorio ed una scuola che sono tuttora attivi.

email: ilricamo@libero.it

TORNA ALLA PAGINA INIZIALE