INTAGLIO, Punto Inglese e Punto Pisano

 

Il ricamo ad intaglio nacque nel XVI secolo come semplificazione dei merletti veneziani allora molto richiesti ma, a causa delle difficoltà e dei tempi di esecuzione (l’intero lavoro era eseguito ad ago), molto costosi.

L’intaglio permetteva di ottenere risultati straordinari in minor tempo dal momento che prevedeva la sostituzione di buona parte del ricamo ad ago dei pizzi di Venezia con la tela di fondo che creava così le zone “piene” del lavoro, vale a dire i soggetti collegati tra loro da barrette semplici od arricchite da pippiolini : in presenza delle barrette semplici il ricamo prendeva il nome di “guipure” , quando vi era l’abbellimento dei pippiolini prendeva il nome di “Richelieu”. Fu infatti proprio il ministro del Re Luigi XIII, cardinale Richelieu, che amava i colletti ed i polsini finemente ricamati, ad adoperarsi per incrementare lo sviluppo in Francia di tale lavorazione.

Il ricamo ad intaglio fu in gran voga sino all’inizio del nostro secolo; decadde poi per qualche decennio per ritornare ad essere apprezzato negli ultimi anni : i suoi effetti di chiaro-scuro possono decorare tende, tovaglie, copriletti, asciugamani e capi di abbigliamento come colletti e camicette.

Il punto pisano ed il punto inglese fanno parte, con l’intaglio, dei ricami a traforo.

Il punto inglese (detto anche Madera perché originario di quell’isola) presenta gocce e pallini bucati con i quali si disegnano ghirlande, bordure e fiori. Fu molto di moda alla fine del 1800 ma, in breve tempo, venne in parte soppiantato da speciali tessuti svizzeri detti di San Gallo che riproducevano a macchina i medesimi disegni del punto inglese.

Il punto pisano, detto anche punto scala, nato all’inizio del 1900 nell’omonima città toscana, presenta analogie sia con il punto inglese che con il punto intaglio : in effetti è contornato dal punto cordoncino come il punto inglese ma è arricchito da barrette come l’intaglio.

Tutti e tre i punti, tradizionalmente, sono lavorati in bianco.

email: ilricamo@libero.it

 

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