Le varie culture
La
cerimonia matrimoniale nella pratica Buddista
Nella pratica buddista non è mai stato affermato
che la cerimonia sia necessaria: una coppia unita o meno con rito civile,
può continuare serenamente a svolgere la sua attività allinterno dellAssociazione
anche se non "santifica" la sua unione con un matrimonio buddista.
Ma se qualcuno, come accade nella maggior parte dei casi, desidera condividere
con gli altri la propria gioia per la felice unione, esistono delle forme
tradizionali con le quali esprimere questi sentimenti.
Il punto di partenza è una forma abbreviata di Gongyo chiamata appunto "Gongyo
di cerimonia" che di solito consiste nella recitazione del capitolo Hoben
e del Jgage (la parte in versi del capitolo Juro) seguita da alcuni minuti
di Daimoku.
Anche in questo caso la regola non è ferrea: recitare -per esempio- un Gongyo
completo può essere unalternativa altrettanto valida.
Durante la cerimonia, poi, gli sposi e i testimoni bevono sakè da tre diverse
tazze, tre sorsi ogni volta a significare le tre esistenze di passato, presente
e futuro.
Si usa a questo punto dare voce ai sentimenti dei presenti: qualcuno può leggere
una frase dal Gosho o un brano tratto anche dalla letteratura non buddista-
a suo piacere, qualcun altro può esprimere liberamente quello che sente o
fare i suoi gioiosi auguri agli sposi.
Infine, la recitazione di tre Daimoku conclude il rito, come del resto si
usa fare anche alla fine delle riunioni di discussione.
Tratto da "il nuovo rinascimento" maggio 1998 n° 195