UN GOCCETTO A VOLTE E’ PROVVIDENZIALE

(Dedicato a mio padre)

 

 

di Claudio Del Bianco

articolo  di fondo pubblicato su Vroom n. 1 (gennaio  2000)

 

 

La fortuna è stata quella di trovare qualcuno che voleva disfarsi di quell’ammasso di ruggine che gli ingombrava il box.

Accidenti quanto pesano i go-kart! E’ stato faticoso liberarlo dagli impicci che lo soffocavano in quell’ultimo angolino del box. Ancora più faticoso caricarlo sul portabagagli della Croma. Una follia portarlo al 5° piano nella soffitta di mio fratello!!! Un’utopia pensare che quel sacchetto di ossido potesse un giorno tornare a camminare.

Solamente ora, nella sicura intimità dell’angusta soffitta, quasi di nascosto del condominio, in silenzio tutti e due, sorpresi da una complicità mista al più improbabile ottimismo, ammiravamo, quasi imbarazzati, quel telaio e quel motore il cui aspetto lasciavano immaginare chissà quale glorioso passato.

Ma l’energia l’avevamo lasciata lungo i 90 gradini che avevamo dovuto salire in silenzio. E’ risaputo che non è consentito e soprattutto logico tenere un motore a scoppio dentro ad un palazzo.

Senza neanche la forza di parlare andammo a mangiare. Era domenica ed eravamo riuniti con tutta la famiglia in casa di mio fratello.

Inutile sottolineare l’impazienza di tornare in soffitta dove, come due bambini, immaginavamo di aver nascosto chissà quale alieno. Come due vere birbe non avevamo dimenticato di munirci di un litro di miscela. Non si sa mai.

Era ottobre, ma tirava un vento freddissimo. Prendemmo il kart e lo portammo sulla terrazza e l’istinto fu quello di fare la cosa più illogica: versare la miscela nel serbatoio (o quello che sembrava un serbatoio) e cercare di avviare il motore.

L’avviamento era di quelli a strappo, il motore un Comer K98. Ci alternammo, io e mio fratello, e tentammo, ritentammo fino a sputare i polmoni.

Non avevamo neanche la chiave della candela per verificare se arrivava corrente.

Maledizione!! Avevamo il giocattolone e non potevamo divertirci con lui.

Ad un certo punto sentimmo dei passi per le scale. Pensammo: ecco il portiere! E se è la polizia? BAMBINI CON LE MANI NELLA MARMELLATA!!!!

Era mio padre che incuriosito dal rumore (o forse dal troppo poco rumore) che sentiva dal piano di sotto, decise di dare un’occhiata agli imbecilloni.

Ci trovò sudati e delusi e ci chiese: “Ma la corrente arriva?” Con goffi gesti rispondemmo che non lo sapevamo, che ...”non abbiamo la chiave della candela!”

“Prendete la pinza a becco e smontatela” disse lui. Ci sentimmo come la pinza: due becchi!!

Seguimmo il suo consiglio e con non poca fatica riuscimmo a smontare la candela. Uno strappo e ... un mare di scintille. Soddisfazione all’ennesima potenza.

“Provate, ora, a versare un goccetto di miscela direttamente nel cilindro quindi riavvitate la candela e poi riprovate” Ci disse lui. Noi eseguimmo e la fatica, la paura dei vicini, la goffaggine, l’inutile ottimismo e la progressiva delusione furono cancellati e ripagati dal più bel ruggito mai ascoltato. Il motore andò in moto ed il telaio, che avevamo leggermente alzato posteriormente, lasciò girare velocemente le ruote così come la nostra immaginazione.

“Quando andate in pista voglio venire anch’io” disse mio padre.

Penso, anzi ne sono convinto, che se quel motore non fosse partito, in pista non ci saremmo mai andati.

Penso anche che se non avessimo smontato la candela e versato quel goccetto oggi non avremmo la passione per il kart.

Tutto questo è stupendo!! Un solo grande rimpianto, enorme e pesante come la riconoscenza ed il rispetto per quei pochi millilitri di miscela nel cilindro e per colui che ce lo consigliò: lui non ha fatto in tempo a venire in pista con noi.

Dal miglior posto della tribuna più alta ci guarda e forse ride per la nostra reiterata goffaggine ....... o forse è soddisfatto dei nostri innegabili progressi.

GRAZIE PAP!!

CLAUDIO DEL BIANCO