E'
necessario coinvolgere il più possibile tutti i soggetti che operano
nella scuola cercando di individuare forme "progressive" di
introduzione delle tecnologie nel contesto. Il coinvolgimento dipende
da almeno 3 elementi: c'è coinvolgimento quando si lavora in un
gruppo che collabora; quando si progetta; e quando ciò che si è
progettato o realizzato è "spendibile", cioè concretamente
utilizzabile.
La conoscenza di nuove tecniche aiuta ad aprirsi a nuove possibilità
in quanto conoscere una tecnologia aiuta a capire come utilizzarla ...
ma capire quali sono le sue potenzialità aiuta a impararla.
Nell'introdurre
le nuove tecnologie nella scuola si dovrebbero seguire dei passi progressivi.
Ci dovrebbero essere due livelli iniziali di introduzione delle tecnologie
che non implicano particolari mutamenti nella didattica. A partire dal
terzo livello si ha "salto" verso forme di interazione in cui
oltre ai contenuti entrano in gioco le persone. Con i livelli quattro
e cinque si ha la creazione di classi virtuali. Mentre ai
livelli 1 e 2 la tecnologia integra la didattica in presenza o tradizionale,
al livello 3 la "espande" ed ai livelli 4 e 5 la "affianca".
Intervista
del 30 Maggio 2001
La seguente è la trascrizione sintetica dell'incontro tra Mario
Rotta e i partecipanti al corso "Docenti in Rete" tenuto da
Roberto Cuccu ad Iglesias. La sede dello scambio è stata il mondo
Edutopia su AWEDu
[leggenda
Mario Rotta (esperto di attività in rete)
rcuccu (Roberto Cuccu, coordinatore)
ernesto, ginex, salvatore, anna, pino (gruppi di docenti di scuola media
e superiore partecipanti al corso di formazione "Docenti in rete"
tenuto da Roberto Cuccu)
rcuccu: Mario, cosa ne dici se ti presenti tu stesso in maniera sintetica
"Mario Rotta": Ok, sono Mario Rotta e insegno informatica all'università
di Firenze, Scienze della Formazione. Da diversi anni studio le relazioni
tra nuove tecnologie e didattica. Prima mi sono occupato soprattutto di
ipertesti e multimedialità, poi di Internet. Ora sto lavorando
a dei progetti per inserire nell'università forme di insegnamento
in rete a integrazione di quelle in presenza. L'università è
a una svolta ed è il caso di ripensare alla sua organizzazione
tradizionale. Ho anche scritto vari libri su questi argomenti, ma immagino
che Roberto ve ne abbia già parlato
"Mario Rotta": Bene , ora mi piacerebbe sapere dai vari gruppi
che strategia hanno elaborato per sviluppare le varie aree
"pino": pensavo di elaborare qualcosa per consentire e facilitare
le relazioni tra alunni. Le abilità sociali non vengono insegnate
in modo strutturato
"Anna" Il nostro scopo è quello di impostare un lavoro
di ricerca multimediale da scambiare in rete
"Mario Rotta": A me interessa capire in particolare se avete
approfondito il problema dell'introduzione delle tecnologie nel progetto,
o meglio, del grado di introduzione delle tecnologie nei rispettivi progetti.
Questo è un problema di grande attualità. Si comincia finalmente
a fare un po' di chiarezza sui tanti possibili modi di introdurre la tecnologia
in didattica. Sempre, ovviamente, in funzione degli obiettivi che si vogliono
raggiungere.
"pino": discutevo con Roberto e sostenevo che rischiamo di
farci condizionare eccessivamente dalle tecniche lasciando in secondo
piano i contenuti
"Anna": non siamo ancora esperti nelle nuove tecnologie, in
questo corso abbiamo cercato di approfondire, consapevoli della loro importanza
"Mario Rotta": Giusto Pino, la tecnologia è un mezzo
e come tale va reso funzionale al raggiungimento di un fine, che in genere
è più legato alle abilità e agli atteggiamenti che
ai contenuti. Però vorrei riflettere insieme a voi su uno schema
a cui sto lavorando proprio in questo periodo
"ernesto": sentiamo....
"Mario Rotta": La mia idea è che bisogna cercare di
coinvolgere il più possibile tutti i soggetti che operano nella
scuola... Per fare questo bisogna cercare di individuare forme "progressive"
di introduzione delle tecnologie nel contesto
Spesso, infatti, in molti progetti si è commesso l'errore di puntare
su soluzioni tecnologiche non abbastanza coinvolgenti per alcuni o eccessive
per altri. Un problema tipico nelle università...
"Mario Rotta": In sostanza avrei individuato 5 livelli di introduzione
delle tecnologie in un contesto didattico. Provo a schematizzare, sinteticamente.
I primi 2 livelli non implicano particolari innovazioni nella didattica,
gli altri 3 entrano necessariamente in "attrito" con la "scuola
reale"
"pino": scuola arretrata?
"ernesto": o attrito con gli altri colleghi?
"Mario Rotta": Più che scuola arretrata, diciamo scuola
reale in contrapposizione a quella che ormai molti cominciano a chiamare
"scuola senza pareti". In pratica a certi livelli la tecnologia
implica un cambiamento nell'organizzazione, che non è facile far
accettare...
"Anna": bisogna superare la ritrosia di "molti" colleghi
"Mario Rotta": Esatto, Anna, per questo penso comunque a due
livelli iniziali di introduzione delle tecnologie
"Mario Rotta": Il primissimo livello, secondo me, consiste
nel convincere TUTTI che le tecnologie, la rete in particolare, è
utile come forma di supporto alla didattica che si fa abitualmente. L'idea
è che si arrivi a una familiarizzazione di massa con le tecnologie
per mettere in grado prima di tutto i docenti di distribuire in rete materiali
di studio
rcuccu: per i colleghi qui presenti anche questa esperienza di incontro
in rete è formativa, e servirà come modello futuro a cui
fare riferimento per portare avanti una conversazione tra persone distanti.
"Anna": cominciamo a rendercene conto
"Mario Rotta": Mi spiego meglio: basterebbe che tutti i docenti
usassero regolarmente tecnologie digitali, la videoscrittura ad esempio...
Per garantire in ogni scuola la possibilità di erogare in rete
materiali utili come supporto, rinforzo, integrazione allo studio per
i ragazzi
"pino": verissimo
"Anna": bisogna però avere innanzi tutto i computer nelle
scuole collegati con Internet
"Mario Rotta": Non cambia l'organizzazione della scuola, non
sono richieste grandi tecnologie, ma la scuola comincerebbe ad "aprirsi".
E' vero quello che dice Anna, il problema fondamentale è l'accesso
alle tecnologie. Ma negli ultimi anni la percentuale di computer al di
fuori della scuola è molto cresciuta. Dipende dalle zone, ma so
che ci sono realtà dove quasi la metà dei ragazzi ha accesso
ad un computer al di fuori della scuola. Questo renderebbe possibile interventi
di supporto allo studio e distribuzione di materiali in rete. In ogni
caso è necessario che i docenti facciano uno sforzo per essere
pronti a questa prima sfida
"Anna": questo è VERISSIMO!!
"pino": Ero personalmente convinto di quanto la didattica potesse
avvalersi delle nuove tecnologie, durante il corso ho approfondito ulteriormente
e sono momentaneamente sconcertato dalle enormi potenzialità. Si
può fare moltissimo in qualità e quantità. Sento
però il bisogno di lavorare con i miei colleghi. Quando faccio
questi discorsi mi considerano un "marziano"
"Anna": la consapevolezza è acquisita, l'entusiasmo
non manca, vorremmo acquisire padronanza della materia per riuscire ad
utilizzarla come strumento didattico con i nostri alunni. Possiamo tornare
ai livelli?
"Mario Rotta": Ok, passiamo allora al secondo livello... Ad
un livello più alto la rete potrebbe essere utilizzata per elaborare
da parte soprattutto dei docenti materiali didattici multimediali e interattivi.
Detto così non sembra molto diverso dal primo, ma presuppone abilità
tecnologiche maggiori e soprattutto la capacità di "ripensare"
i materiali didattici
"pino": cambiare gli esami le verifiche ecc.
"Mario Rotta": Se al primo livello un docente potrebbe limitarsi
a distribuire in rete, ad esempio, delle letture, al secondo livello dovrà
elaborare lucidi, schede, materiali decisamente diversi
rcuccu: quanto non è indispensabile la padronanza dello strumento
tecnologico per ripensare la scuola?
"Mario Rotta": Non è tanto un problema tecnico, è
un problema di mentalità... Siamo tutti abituati a forme di comunicazione
che puntano sulla scrittura e sull'oralità, sulla linearità...Il
difficile non è fare un ipertesto in rete, il difficile è
pensarlo
"ernesto": però serve anche la tecnica
"Anna": stiamo incominciando a lavorare in questa direzione
"Mario Rotta": Certo, serve anche la tecnica, ma per elaborare
materiali didattici ci sono ormai molti software semplificati. Credo che
a questo secondo livello metà dei colleghi non sia già più
in grado di arrivare. La percentuale è ricavata da un'analisi su
i docenti della nostra università. La metà non è
disposta a fare altro che mettere a disposizione in rete qualche articolo
e qualche scheda in Word. Il che, comunque, già non è male.
rcuccu: allora, quanto la conoscenza di nuove tecniche ci aiuta ad aprirci
a nuove possibilità?
"Mario Rotta": Il problema che pone Roberto può essere
visto da due angolazioni... Conoscere una tecnologia aiuta a capire come
utilizzarla... Ma capire quali sono le sue potenzialità aiuta a
impararla
"Mario Rotta": Spero che questi primi due livelli siano chiari,
a me interessano particolarmente gli altri
"pino": siamo curiosi
"Mario Rotta": La differenza fondamentale è che a questi
due livelli la rete è un ambiente di mediazione tra docenti e studenti
che interagiscono tra loro attraverso dei contenuti...
rcuccu: prima si stava discutendo con Pino sulla importanza che dovrebbe
avere la presentazione dei contenuti per motivare l'interesse dei ragazzi.
Se per catturare l'interesse alla conoscenza dei ragazzi, dobbiamo sempre
ricorrere ad artifici, scenari, situazioni accattivanti, non cadiamo nel
rischio di pensare solo in termini di audience. Cosa ne pensi?
"Mario Rotta": Certamente, è importantissimo che i contenuti
siano impostati in modo da risultare coinvolgenti
"pino": coinvolgere spesso vuol dire abbassare il livello
"Mario Rotta": Penso però che il coinvolgimento maggiore
si abbia puntando su interazioni tra persone (comunicazione) e su forme
di collaborazione. Il coinvolgimento dipende da almeno 3 elementi -(non
lo dico io, lo dice Resnick... e altri...). C'è coinvolgimento
quando si lavora in un gruppo che collabora... Quando si progetta. E quando
ciò che si è progettato o realizzato è "spendibile",
Cioè concretamente utilizzabile. Per inciso, è una delle
ragioni per cui trovo di grande interesse gli ambienti virtuali in cui
ci troviamo
"pino": cosa intendi con "spendibile"?
"Mario Rotta": "Spendibile" vuol dire non astratto,
vuol dire riconoscere in ciò che si è fatto qualcosa di
utile, oppure di concretamente realizzabile. Ad esempio... secondo i teorici
del coinvolgimento attivo si impara meglio la fisica dell'aria se si costruisce
un modello di aereo. O più semplicemente si parla meglio di arte
al museo, o dipingendo... O di lingue parlando con degli interlocutori
nella lingua che si sta imparando
"Mario Rotta": Tornerei al discorso sui livelli
"Anna": va bene
"Mario Rotta": Ero rimasto al livello 3, ovvero a un "salto"
verso forme di interazione in cui oltre ai contenuti entrano in gioco
le persone. Il livello 3 lo chiamerei "gruppi di condivisione"
rcuccu: stiamo parlando di laboratorio?
"Mario Rotta": Anche di laboratorio, Roberto, in senso lato
ovviamente
"pino": dove si fa CULTURA
"Mario Rotta": Esatto, Pino, Brown definisce una scuola dove
si fa cultura coinvolgendo i discenti "the community of thinking"
"Mario Rotta": E al livello 3 già si prova ad andare
in quella direzione. Immagino dei materiali distribuiti in rete affiancati
dalla apertura di gruppi di discussione sui contenuti, in cui i ragazzi
dialogano tra loro e con docenti o altri esperti, osservatori, amici.
In pratica, il livello 3 consiste nell'aprire spazi-forum o mailing-list
per dialogare in modo permanente su determinate problematiche oggetto
di studio o di interesse
"Anna": vuol dire quindi che dobbiamo rendere "capaci"
i nostri alunni di gestire questa tecnologia
"Mario Rotta": Più che capaci, "attivi", non
solo destinatari di conoscenze, ma costruttori di conoscenze. E più
che "attivi", "interattivi"
"Anna": si, intendevamo operativi
"Mario Rotta": Conosco vari esempi di applicazione del livello
3 in diverse scuole
rcuccu: per quanto riguarda questo livello hai in mente delle buone pratiche
da indicarci a livello di scuola media o superiore?
"Mario Rotta": I casi più interessanti che conosco puntano
sulla "condivisione", e riguardano tutti la scuola media superiore.
Si aprono dei gruppi di discussione in rete, ad esempio delle mailing-list...
Ne fanno parte i ragazzi di una classe o più classi e uno o più
docenti, che si assumono il ruolo del moderatore o del tutor. I ragazzi
sono invitati ad analizzare alcuni materiali (letture o siti Internet)
e poi a discuterne, magari sulla base di qualche input proposto dal docente.
Il docente chiede poi ai ragazzi di elaborare qualche riflessione più
strutturata e "condividerla", ovvero depositare l'elaborato
in un archivio comune, consultabile da parte di tutti. Il modello è
interessante e funziona anche nella formazione degli adulti. Non sono
richieste grandi capacità tecniche: la posta elettronica, l'uso
di semplici piattaforme per fare upload di materiali
"Anna": a livello di scuola media inferiore è possibile
solo in parte, in quanto i ragazzi devono acquisire le capacità
critiche per non banalizzare lo scambio, però può essere
un mezzo per avviarli
"Mario Rotta": Anna ha centrato la difficoltà di questo
approccio, però è anche vero che la capacità critica
si esercita proprio attraverso lo scambio, se questo è reso continuativo...
All'inizio, quindi, non circoleranno grandi idee, ma col tempo può
crearsi una piccola "community of thinking"
rcuccu: quindi l'accento è sul momento riflessivo, in ogni momento
dell'uso delle nuove tecnologie, siano esse powerpoint o la mailing list
"Mario Rotta": Esattamente... si parte analizzando dei materiali
(magari gli stessi elaborati dai docenti ai livelli 1 e 2) e si aggiunge
l'elemento dialogico. La discussione aperta in rete... meglio se coinvolgendo
qualche "presenza virtuale", esperti remoti, osservatori. La
piattaforma più usata per agevolare questo approccio è di
gran lunga eGroups
"pino": spesso così si cade nello spontaneismo
"Mario Rotta": No se la discussione è pilotata dal docente.
Certo, al docente è richiesto un compito che non gli è abituale.
Se al livello 2 la metà non è disposto ad arrivare, qui
si stima che possano attualmente arrivare un massimo di 1-2 docenti su
10
"pino": i percorsi che i singoli intraprendono diventano mille
come seguirli?
"Mario Rotta": L'importante è circoscrivere le discussioni,
finalizzarle. Porre obiettivi precisi, delimitati, chiari. E chiedere
ai ragazzi di produrre delle sintesi. Beh... la letteratura su come gestire
gruppi di discussione in rete è enorme, certo non sono operazioni
che si possono impostare dall'oggi al domani
Vi indico un sito che è una miniera:
http://www.emoderators.com/
Tutto quello che c'è da sapere sulla gestione delle interazioni
tra persone che fanno parte di gruppi di discussione in rete... :-)
"Mario Rotta": A questo punto dovrebbe cominciare ad apparire
chiara l'evoluzione verso i successivi 2 livelli
rcuccu: ci sono anche dei progetti strutturati appositamente e verificati
per i ragazzi delle medie, uno è per esempio "The Other Image"
per aiutare lo scambio tra scuole distanti
"Mario Rotta": Vero
rcuccu: passiamo al 4 livello?
"Mario Rotta": Ok, chiamerei il livello 4 "classe virtuale
asincrona" e il 5 "classe virtuale integrata". Per capire
meglio perché solo ora parlerei di "classe virtuale"...
Direi che si potrebbe affermare che ai livelli 1 e 2 la tecnologia integra
la didattica in presenza o tradizionale. Al livello 3 la "espande",
ai livelli 4 e 5 la "affianca".
rcuccu: Ci possiamo spostare nello spazio dedicato alle classi virtuali?
se mi seguite, andiamo in direzione della cupola blu
"Mario Rotta": Molto bella l'idea della cupola colorata
rcuccu: questo è lo spazio che accoglierà un corso di formazione
per docenti chiamato "tutor on line" che servirà a formare
i docenti che vorranno far incontrare le loro classi in rete.
rcuccu: Dopo questo cambio di sceneggiatura, vuoi continuare
"Mario Rotta": Ok, distinguere una classe virtuale asincrona
da una integrata può sembrare un "esercizio di stile".
In realtà c'è una certa differenza. Una classe virtuale
non è più solo uno spazio di condivisione, ma un modo per
collaborare. Ora, si può formare un gruppo che apprende collaborando
puntando su soluzioni più pacate, tipicamente asincrone, usando
piattaforme basate su forum, ad esempio. Oppure si può puntare
a forme di collaborazione tra chi fa parte della classe virtuale più
complesse, in cui si alternano momenti asincroni e momenti sincroni, oltre
che attività vere e proprie, come ad esempio accade in questi ambienti.
Nei due casi sono necessarie competenze molto diverse. Il vero "salto
di qualità", secondo me, è arrivare al livello 3. Poi
bisogna cominciare a lavorare sulla progettualità e sulla collaborazione,
andare oltre lo stimolare la discussione tra i ragazzi. E questo non è
facile: in particolare, non è facile accettare l'idea che il ruolo
del docente debba essere quasi completamente ridefinito.
"Mario Rotta": Ora, non so quali sono le vostre esperienze
in tal senso, ma immaginate di poter gestire le attività di una
classe in uno spazio virtuale in cui le interazioni sono continuative.
Sulla ridefinizione dei ruoli del docente in rete in effetti stiamo lavorando
da un po' a Firenze
"pino": non ho capito come gestire lo spazio in cui le interazioni
sono continuative
"Mario Rotta": Provo a spiegarlo meglio: in un gruppo di discussione
e di condivisione l'accento principale è sul fatto che si discuta,
che ci si scambino idee. Questo significa che si può anche lasciare
un certo margine alla spontaneità, comunque non si punta alla costruzione
di qualcosa frutto del lavoro di tutti. Al limite si può chiedere
ai ragazzi di elaborare delle schede, mettere insieme i materiali di una
ricerca (ad esempio trovare una serie di indirizzi Internet su un tema).
"Anna": il docente dovrebbe allora rivedere completamente
il proprio ruolo, oppure possono coesistere entrambi?
"Mario Rotta": Il ruolo del docente cambia necessariamente,
Anna, già al livello 3. Perché il docente che sceglie quella
strada modifica di fatto la sua posizione rispetto ai ragazzi. Ad esempio,
pone domande, più che dare risposte. Penso che chi partecipa a
un'esperienza come questa possa agevolmente lavorare almeno al livello
3
"Anna": quale spazio si può riservare al ruolo tradizionale
a cui "siamo affezionati"
"Mario Rotta": Ma anche andare oltre senza troppi problemi...
il problema è quanti colleghi si possono portare nella stessa direzione.
Lo spazio per il ruolo tradizionale resta aperto nella produzione di materiali
didattici strutturati da distribuire in rete, ad esempio, Oppure, al livello
5, sfruttando le interazioni sincrone
rcuccu: il modello che stai proponendo - aperto, finalizzato più
sul riflettere che sul mostrare delle competenze verificabili - si scontra
con le esigenze della nostra scuola, non ultimo il bisogno di mostrare
ai colleghi che si stanno ottenendo dei risultati, visibili e verificabili
"Mario Rotta": Già, i risultati
Purtroppo è
difficile parlare dei risultati a molti colleghi...Perché li misurano
applicando parametri che non possono essere applicati ai casi citati.
Nella scuola, soprattutto in quella superiore, si parla di risultati e
si pensa in termini di apprendimento di contenuti. Ma è chiaro
che in una classe virtuale o in un gruppo di condivisione entrano in gioco
altri risultati, abilità modi di essere... In sostanza, pensare
che in rete i ragazzi apprendano di più o meglio (in termini tradizionali)
è un falso problema. Apprendono cose diverse.
"Anna": ci chiedevamo infatti quanto tempo occorre con questi
nuovi metodi per raggiungere gli obiettivi dei programmi ministeriali.
Speriamo in una "riforma" mirata in questa direzione
"Mario Rotta": Bella domanda Anna... I programmi ministeriali
non sono pensati per questo tipo di approccio
rcuccu: probabilmente, se vogliamo essere realistici e continuare ad operare
negli ambienti di lavoro che ben conosciamo si potrebbe pensare a forme
di didattica breve alternativi e complementari a quelli tradizionali in
modo da curare sia gli uni che gli altri elementi che intendiamo e dobbiamo
sviluppare
"Mario Rotta": Più complementari che alternative, direi,
anche perché altrimenti queste esperienze rimarrebbero confinate
nella "sperimentazione". Credo comunque che l'acquisizione dei
contenuti non possa che guadagnare da un approccio più coinvolgente
e più aperto all'interazione tra ragazzi e ragazzi e docenti
rcuccu: d'accordo
"Mario Rotta": Nei sondaggi che conosco, quando ai ragazzi è
stato chiesto che cosa hanno apprezzato in particolare di queste esperienze
non a caso emerge quasi sempre la ridefinizione delle relazioni con il
docente e con i compagni. Una ridefinizione che spesso agevola il processo
di apprendimento
rcuccu: il rapporto di fiducia e stima tra i ragazzi e il docente è
sicuramente la base di ogni forma di apprendimento, in presenza o in rete
"Mario Rotta": Certo, questo vale anche al di là del
fatto che si usino o meno delle specifiche tecnologie. Credo in ogni caso
che nelle classi virtuali sia fondamentale "costruire" conoscenze,
collaborando, confrontandosi. Il docente si configura come una specie
di architetto, traccia le linee di un'impalcatura
rcuccu: nel progetto che ho predisposto, Classes on line, si lavora su
abilità di problem solving in gruppi misti utilizzando diverse
modalità di azione, in base alla propria sensibilità, ecco
perché le aule hanno un colore diverso. Mi sono ispirato a Edward
De Bono e il suo creative actions
"Mario Rotta": Da notare che oggi l'approccio problem solving
è seguito (anche se a fatica...) in gran parte delle realtà
del mondo del lavoro
"Mario Rotta": Ok, vi sembra convincente questa idea dei 5 livelli?
"Anna": il lavoro a scuola è paragonabile a quello di
un'azienda?
"Mario Rotta": No, Anna, ma è nella scuola che si impara
a essere nella società, e quindi nel mondo del lavoro... capire
cos'è l'approccio problem solving è qualcosa di "spendibile"
per i ragazzi, un domani. Metterei dei "numeri" accanto ai 5
livelli... numeri che si riferiscono a quanti colleghi possono essere
coinvolti... fino a che punto. Al livello 1 dovrebbero arrivare tutti.
Al livello 2 si diceva un 50 per cento. Al livello 3 almeno 1-2 su dieci
"Anna": per il momento riusciamo a condividere i primi tre,
gli altri sono ancora difficili da "pensare"
"Mario Rotta": Ai livelli 4 e 5 attualmente, forse, non più
di 3 su 100
"Mario Rotta": Il che significa che quasi in ogni scuola si
dovrebbero trovare le energie per qualche progetto di classe virtuale
"Mario Rotta": Posso provare a suggerire una strategia?
"Anna": magari!
"Mario Rotta": Ho tracciato un quadro che altrimenti rimane
più che altro teorico... Dunque, una strategia, un'agenda operativa...
Vediamo... immaginiamo alcuni "passi" da fare. Primo passo:
convincere tutti i colleghi che hanno già prodotto o intendono
produrre dei materiali utilizzabili didatticamente a metterli a disposizione
in rete attraverso il sito della scuola
"pino": ci siamo
"Mario Rotta": Qualche scheda, magari qualche segnalazione su
dei siti Internet ritenuti interessanti per un ambito disciplinare
"pino": bene
"Mario Rotta": Secondo passo: cominciare a pensare a come elaborare
materiali di supporto a delle lezioni o di guida a compiti ed esercitazioni...
In pratica, convincere almeno una parte dei colleghi a lavorare utilizzando
schemi, lucidi, bibliografie... come si fa all'università. Organizzando
però questi materiali perché possano essere distribuiti
in rete come piccole unità didattiche. Così un ragazzo sul
sito della scuola potrà trovare un "modulo" su Seneca
o uno sulla teoria dei quanti. Vogliamo scommettere che se questo tipo
di materiale fosse disponibile rinascerebbero nei ragazzi molte curiosità?
Pensate... un docente di arte che spiega in 12 schermate un dipinto, rimandando
a Internet per degli approfondimenti...
rcuccu: non ne sarei molto sicuro. Ci sono già molti materiali
in rete, eppure i ragazzi preferiscono soffermarsi su altro. Il ruolo
del docente in presenza che stimola, interpreta, e motiva rimane fondamentale
"pino": quali sono le strategie delle case editrici di materiali
didattici?
"Mario Rotta": Comunque sia, i colleghi potrebbero convincersi
almeno del fatto che questi materiali sarebbero facilmente riutilizzabili,
mentre la lezione in presenza va, per così dire, "sprecata".
Si tratterebbe in ogni caso di materiali di supporto, integrativi. Gli
stessi su cui eventualmente aprire dei gruppi di discussione (livello
3)
"Mario Rotta": Terzo passo, quindi... una mailing-list per
la classe e un certo numero di mailing-list trasversali alle classi, su
specifici problemi o argomenti. Nelle mailing-list possono anche emergere
interessi più specifici, idee, spunti per sviluppare progetti più
mirati, allestendo su questi delle classi virtuali. Troppo ottimista?
Troppo pragmatico?
"Anna": ci stiamo convincendo che bisogna iniziare a lavorare
in questo modo: per i primi due ci siamo, l'altro lo condividiamo appieno:
è già un passo avanti?
"Mario Rotta": Direi che è un buon passo avanti
"Anna": grazie
"Mario Rotta": L'idea che sia praticabile un'apertura all'interazione
in rete tra le "persone" e non solo tra persone e contenuti
è il passo fondamentale
rcuccu: il fatto è che noi viviamo alla velocità del mondo
reale della scuola, per cui ad ogni passo in avanti devi farne qualcuno
indietro per consolidare i risultati, farli conoscere, e non staccarti
dal resto dei colleghi
"Mario Rotta": So bene, Roberto, che non è facile...
Da tempo propongo le mailing-list degli studenti nell'università
e ancora non ci sono riuscito... :-(
"Mario Rotta": Sto però lavorando con i miei studenti
per portarli in questa direzione, e comincio a percepire segnali interessanti
rcuccu: io ho provato a stimolare i miei a interagire con me via email
"Mario Rotta": Come hanno reagito i tuoi studenti?
rcuccu: ma sono ancora poco abituati a considerare Internet uno strumento
per apprendere, quanto piuttosto uno per comunicare e divertirsi
"Mario Rotta": Purtroppo sulla percezione dei significati di
Internet influisce un'informazione spesso volutamente distorta. Ecco cosa
viene fuori dagli studenti dell'università...
rcuccu: ho comunque intenzione di abituarli in maniera strutturata, tenendo
sempre presente che alcuni non hanno lo strumento e non devono essere
discriminati. Si dovrebbe pensare un utilizzo di Internet anche a casa,
per apprendere, e non solo a scuola.
"Mario Rotta": Questo è vero, ma credo che si possa in
qualche modo agevolare l'accesso a Internet. Non va dimenticato che poco
tempo fa il ministero ha stipulato una convenzione per garantire prestiti
agevolatissimi a tutti gli studenti che vogliono acquistare un computer
rcuccu: i miei studenti delle classi del biennio hanno quasi tutti un
computer, vanno abituati a considerarlo in maniera dialogica, anche con
l'insegnante fuori dall'orario scolastico
"Anna": anche nella nostra scuola media(un paese di 1200 anime)
buona parte dei ragazzi lo possiede
"Mario Rotta": Sull'uso di Internet al di fuori dell'orario
scolastico bisogna insistere molto, è importante
"Anna": spesso è anche un problema economico
rcuccu: quest'anno sono comunque sono riuscito a far avere un sito personale
ad ogni studente di tre mie classi, per il proprio portfolio linguistico,
sono rimasti molto soddisfatti e motivati
"Anna": le chat tra ragazzi sono allucinanti per la pochezza
dei contenuti
"Mario Rotta": Anche questa è una strategia, garantire
spazi su Internet agli studenti (e anche ai docenti)... conosco scuole
che garantiscono anche a tutti i docenti e agli studenti un indirizzo
e-mail. Pensa, Anna, che io faccio una parte degli esami con i miei studenti
in chat
"Anna": vanno guidati
"Mario Rotta": Ne metto 4-5 su altrettanti computer e dico loro:
questo è un ambiente di chatting, mi piacerebbe vedervi parlare
del tale libro.... io sono presente e intervengo
"pino": bello
"Mario Rotta": Certo, sono più grandi e hanno un'altra
motivazione, ma vengono fuori cose interessantissime. E a proposito di
chatting, quello che stiamo facendo è una chat... Credo che opportunamente
stimolati i ragazzi siano in grado di sostenere anche conversazioni interessanti.
Pensate alla didattica della storia, ambientare una sorta di gioco di
ruolo in questi mondi virtuali. Ogni ragazzo interpreta un personaggio,
dopo essersi documentato
"Mario Rotta": Poi ne discutiamo...
rcuccu: sarebbe interessanti coinvolgere anche i genitori in momenti di
condivisione in rete. In rete i rapporti sono molto più democratici
e si ascolta di più.
"Mario Rotta": Spesso in chat i ragazzi restano ad un livello
molto basso perché nessuno ha mostrato loro altri possibili utilizzi
del mezzo. I genitori sono un altro bel problema
"Anna": sarebbe bello che quanto appreso in una chat "strutturata"
lo potessero trasferire in altro ambiente
"Mario Rotta": Non so voi, ma a me capita continuamente di trovare
genitori terrorizzati dall'idea che i ragazzi usino Internet
"pino": perché loro lo usano solo in un certo modo
"Anna": si. Il materiale in rete è talmente vasto e difficilmente
controllabile
"Mario Rotta": I ragazzi usano Internet nell'unico modo che
conoscono... dobbiamo mostrare loro delle alternative. Quando qualche
anno fa fu lanciato The Maya Quest... che era una specie di spedizione
archeologica pilotata via Internet dai ragazzi delle scuole americane,
canadesi e messicane, la partecipazione è stata altissima. Hanno
imparato e si sono divertiti, è stato coinvolgente... Hanno capito
che Internet non è solo un modo per chattare con degli sconosciuti.
Anche per questo bisogna cercare di agevolare la creazione di gruppi di
discussione, di comunità in rete, per evitare che i ragazzi si
perdano nelle comunità troppo spontanee e in quella senza uno scopo.
Ma fino a che conosceranno solo quelle...
rcuccu: senti Mario, dobbiamo chiudere questa interessante conversazione,
tiriamo qualche conclusione
"Mario Rotta": Beh... a questo punto, in coda a una "conferenza"
che si rispetti, dovrei chiedere: ci sono domande?
rcuccu: i colleghi mi sembrano molto soddisfatti, visto che li vedo in
viso
"pino": colpiti duramente
"Anna": è stato un piacere conversare con lei la ringraziamo
per i consigli, che cercheremo di attuare
"Mario Rotta": Le premesse ci sono... la vostra HP promette
sviluppi interessanti
rcuccu: allora, mi sento di ringraziare Mario Rotta per la sua disponibilità
(anche temporale)sempre interessante e stimolante
rcuccu: Arrivederci e chiudo
"Anna": buona sera
"pino": ..grazie buon lavoro
"Mario Rotta": Il problema dei mondi virtuali è che non
si può mostrare imbarazzo per i complimenti... ;-). Un caro saluto
a tutti e buon lavoro, sono sempre pronto a dialogare sulle strategie
per arricchire la scuola
"ernesto": grazie
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