KUBRICK E LA MUSICA

 

 

Nel silenzio, le tre note squillano perentorie, assolute. E mentre il loro solenne crescendo è sostenuto dall'organo e dall'intera orchestra, fino a dissolversi in un grandioso magma sonoro, sullo schermo, un misterioso monolite fluttua nello spazio profondo verso l'alba di una nuova vita, l'inizio di ogni potenzialità. Incisiva ed efficace, la scena iniziale di 2001 odissea nello spazio è indelebilmente impressa nella memoria di chiunque abbia visto il fim di Kubrick e costituisce un esempio significativo dell'importanza della musica nell'opera del regista newyorkese. Pignolo, perfezionista, ossessionato dall'idea di mantenere il controllo totale su tutti i suoi progetti, Kubrick ammetteva di non essere un compositore, di non poter cioè realizzare in prima persona le musiche dei suoi film. Un ostacolo però brillantemente superato grazie all'utilizzo di musica già esistente, attraverso un "saccheggio" coltissimo e raffinato del grande repertorio sinfonico che metteva il regista nelle condizioni di selezionare, dopo lunghe ricerche, solo i brani che più si adattavano alle sue esigenze. Gran parte dei suoi dodici film propongono composizioni di Bach, Händel, Vivaldi, Mozart, Schubert, Rossini, ma anche Elgar, Bartok, Ligeti e Penderecki in un excursus che tocca autori e correnti di tutta la storia della musica Occidentale, dal Barocco al secondo dopoguerra. Kubrick in una delle sue rare interviste disse: "A meno che non si voglia musica pop, non vedo alcun motivo per non avvalersi dei grandi compositori classici, Mozart, Beethoven o Strauß. A volte la musica moderna è interessante, ma volendo musica per orchestra non saprei chi potrebbe scriverla…". In ogni caso si tratta di una posizione operativa che presuppone una conoscenza musicale fuori dal comune; nessuna delle scelte musicali di Kubrick è banale ma legata ad un profondo studio sul significato del brano. Ad esempio nel brano di 2001 "Così parlò Zarathustra", lo stesso autore R. Strauß scrisse a suo tempo "Volevo dare, per mezzo della musica, l'idea dello sviluppo della razza umana, dalle sue origini attraverso le diverse fasi del suo sviluppo, religioso o scientifico, fino al Superuomo di Nietzsche"; d'altra parte il do-sol-do iniziale è definito dagli esperti "il tema dell'enigma del mondo". La colonna sonora di Arancia meccanica è probabilmente il miglior esempio di sempre del rapporto che ci dovrebbe essere fra film e musica: l'opera di Beethoven è prerogativa principale del film; Alex ribalta il significato della Nona Sinfonia  (e particolarmente del finale Inno alla Gioia, ode all'amicizia, concordia e ordine) trasformando il tutto in uno stimolo alla più becera violenza.

Per ultimo una doverosa sottolineatura ad uno strumento molto amato (ed anche suonato) da Kubrick: la batteria; le percussioni sono infatti rilevanti nei due film bellici del regista, Orizzonti di gloria e Full Metal Jacket. Quest'ultimo in particolare è stato curato dalla compositrice Abigail Mead che altro non era che lo pseudonimo sotto cui si nascondeva Vivian Vanessa Kubrick, figlia del cineasta americano