APPELBY & BABALOO
WISEDOM 1 

I raggi del sole cominciavano ad entrare tra le imposte della camera di Alex e Ami, erano le sei e mezza di mattina di una bellissima giornata di febbraio. Alex era semicosciente, mentre Ami era ancora profondamente addentrata nel mondo dei sogni. Dopo pochi minuti la sveglia dell’albergo cominciò a suonare, quel trillo odioso, continuo che martella il cervello. Alex emise un grugnito e si rigirò supino, Ami che gli era sdraiata a fianco si strusciò contro appoggiando il viso sul suo avambraccio.

- Ancora un po’ ti prego, è ancora presto -  sospirò rimboccandosi le coperte.

Alex si limitò a risponderle con un cenno del capo, ma ricambiò il suo abbraccio stingendola forte al petto. Sentiva il suo respiro sul torace, che cosa dolce, avrebbe dato anche la sua vita per lei, l’amava profondamente.

La porta si spalancò improvvisamente;

- Signori, la Kobayashi Enterprise non vi mantiene per dormire, vi prego di alzarvi! -  rimproverò ironica una voce femminile, Alex ed Ami rimasero paralizzati dallo stupore.

- Oh! Cosa vedono i miei occhi! Ami innamorata?!? E tu chi sei? Il nuovo - mega - super eroe entrato da poco nella cricca, come ti chiami? Cioè qual è il tuo vero nome dopo 0010? -

Alex, ancora mezzo assonnato, restò con la bocca aperta senza capire esattamente cosa stesse succedendo;

- APPLEBY!!! -  gridò forte Ami tirandole il cuscino. La ragazza si mise a ridere e Ami, svegliatasi ormai completamente, si alzò andandole incontro; si abbracciarono come se non si vedessero da molto tempo.

Appleby, alias 008, era a dire di tutti una ragazza molto carina, alta all’incirca un metro e settanta, aveva un fisico perfetto, un seno rotondo e ben proporzionato, anche se non grosso come quello di Ami, gambe lunghe ed affusolate (era la prima cosa che 0010 aveva notato appena l’aveva vista, dato la mini da urlo che indossava). A parte questo i suoi capelli erano color rame, lisci e lunghissimi, in cima alla testa portava un cappellino di paglia rosa, stile anni quaranta, in netto contrasto con gli occhi di un verde intenso.

- Come mai questa irruzione? -  Chiese Ami;

- A dire il vero mi trovavo qui in Italia e quando ho saputo che c’eravate anche voi, mi sono precipitata, a proposito, cosa siete venuti a fare? -

Ami sorrise  - Le missioni sono top secret -  proclamò con tono ironico;

- Ma che cazz..., smettila -  esclamò Appleby.

- Scherzi a parte -  continuò Ami -  Stiamo sorvegliando a vista una sbarbina, figlia di un amico del professore, studia qui -

- Problemi? -

- Notevoli  -

- A proposito di problemi -  riprese la ragazza -  Sono venuta da tè perché ne ho uno grosso, e non so come fare... -

- Di che si tratta? -  volle sapere Ami;

Il tono di Appleby si fece grave  - Ti dico solo un nome Ami: Babaloo! -    

- Oh no! -  esclamò 005 preoccupata.

- Babaloo!?! E chi è? -  chiese Alex che fino ad allora era stato estraneo alla discussione. Le due ragazze lo guardarono male.

- Vuol dire Alex -  disse Ami  - che siamo in un mare di guai -  0010 parve incupirsi.

 

Quattro ragazzi erano stesi sul tatami sfiniti e macilenti, indossavano tutti un kimono per la lotta.

- Si vede che sono tornato dal Giappone -  affermò il ragazzo che li guardava dall’alto in basso, l’unico rimasto in piedi ed illeso  - Qui i lottatori fanno schifo -

- Mi dispiace Babaloo, erano il meglio della nostra palestra -  si giustificò un signore anziano, porgendogli un asciugamano per il sudore

- Per domani trovamene altri Mike, ma che siano meglio di questi imbecilli - ordinò. Il vecchio non rispose; che ragazzo misterioso Babaloo, pensò fra sé, alto di costituzione robusta, capelli corti e neri un naso molto piccolo e degli occhi grandi e verdi, nonostante fosse giovanissimo era dotato di una incredibile abilità ed esperienza in moltissime arti marziali e tecniche di lotta, ma dove le aveva imparate? possedeva inoltre un carisma incredibile e riusciva ad affascinare tutti.

Occhi smeraldo come il diamante e nasino all’insù, Karin, la ragazza di Babaloo, lo attendeva sul bordo della palestra; appoggiata ad un pilastro, indossava un paio di jeans molto avvolgenti che risaltavano le sue forme perfette ed una camicetta cortissima, marrone, legata in vita, che accompagnava il colore dei suoi capelli, altrettanto corti e tagliati a caschetto. Karin, diciassette anni, prima di conoscere Babaloo faceva la modella, niente di serio beninteso, tuttavia si divertiva ad indossare abiti e viaggiare da una passerella all’altra, quando la scuola glielo permetteva. Fu appunto durante un atelier che i loro sguardi si incrociarono, ebbe immediatamente il presentimento che avrebbe rivisto quel ragazzo, fu così infatti, ogni sfilata a cui lei partecipasse in tribuna c’era anche lui, finirono così per conoscersi, frequentarsi, piacersi.

- Posso godere ora della tua compagnia? -  chiese l’ex modella ironica.

- Non devi neppure domandarlo - sorrise rassicurante Babaloo baciandola innocentemente sulle labbra  - Vado a farmi una doccia e arrivo - 

- Facciamola insieme -  disse Karin trattenendolo per un braccio.

- Bella idea -  ammise di scherno Babaloo.

 

- Un assassino?!? -  tuonò 0010 più incredulo che stupito  - A sedici anni già un’assisana di professione? -

- Già! -  confermò Appleby;

- E quel che è peggio -  intervenne Ami  - è che neppure noi spesso riusciamo a

fermarlo -

- Cioè, vuoi farmi credere Ami, che quel Bagù, Bagagù, o come cazzo si chiama si prende gioco di noi? -

- Proprio così Alex -  disse Appleby  - Accidenti! Sembrava tranquillo da quando aveva perso la testa per una sua coetanea, una ragazza molto carina, Karin mi pare che si chiami, e adesso invece, chissà perché ha ricominciato a uccidere -

- Chi ha ucciso? -  chiese Ami;

- Due rappresentanti di una società sudamericana per il commercio di banane, a Tokyo, si trovavano là per motivi di lavoro, il modus operandi non lascia dubbi, è stato lui. Sospettavamo che fossero coinvolti in un traffico di droga, ma erano solo voci, sicuramente non avrà agito per giustizia -

- Vuoi dire che uccide su commissione? -  domandò stupefatto Alex;

- Certo che sì -  confermò Appleby  - Non è un segreto -

- E quante persone ha ucciso? -

- Quattordici, comprese queste due -

- Questo ragazzo deve morire -  sentenziò 0010 in tono grave.

- Alex -  disse Ami in un moto di commozione  - Babaloo non è un individuo normale - 

0010 le sorrise.

 

- Ti amo, non lasciarmi mai -  sussurrò Karin nell’orecchio di Babaloo;

- Che dici, stupida -  rispose pacatamente il ragazzo. Erano nudi, sdraiati sul letto, la pelle ancora umida e i capelli bagnati, Babaloo cominciò a baciarle il collo profumato, dall’alto scendeva sempre più verso il basso, la ragazza ebbe numerosi sussulti; si fermò sui seni, la abbracciò teneramente.

- Ti amo troppo -  le mormorò a bassa voce;

Karin fece un sorriso compiacente, stretta nel suo abbraccio la ragazza non pensava più a nulla, non riusciva più a pensare a nulla, sentiva il calore di Babaloo in ogni angolo del suo corpo, era una situazione stupenda, lo amava, tantissimo, come non aveva amato nessun altro. Il ragazzo proseguiva nel suo gioco di piacere, era sotto l’ombelico, assaporava il profumo dolcissimo del corpo di quella ragazza, teneramente scostò l’asciugamano che le copriva i fianchi, il piacere divenne fortissimo, i sussulti si seguirono uno all’altro e i gemiti si fecero insistenti. Babaloo sollevò il volto da quel luogo e coprì con il corpo la sua giovanissima amante. Sprofondarono nei labirinti del piacere.

Terminati i trastulli amorosi, caddero entrambi, sfiniti, in un sonno ristoratore.

Babaloo fu il primo a svegliarsi, Karin dormiva ancora, la pelle chiarissima, perfetta, gli sembrava di vedere un angelo, sì, un angelo sceso sulla terra per alleviare i suoi dolori; le carezzò i capelli, erano ancora umidicci. Il ragazzo la fissò a lungo, quasi volesse immortalare l’immagine che aveva davanti agli occhi; delle calde lacrime solcarono il suo viso, si abbandonò ad un pianto infantile, strozzato dal dolore, per fortuna Karin non si era destata, ma per quanto tempo avrebbe ancora goduto i momenti del paradiso? Per quanto ancora questa meravigliosa verità avrebbe avuto corso? Una certezza si fece brutalmente largo nella sua mente: erano necessari altri soldi, e molti, doveva tornare subito al lavoro.



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