Come in un corteo nuziale, la CIMA è trasportata a spalle verso il paese in un'atmosfera festosa accompagnata dalle note di fisarmoniche e tamburi che incorniciano i gesti antichissimi della festa.

 

A mezzogiorno il corteo si ferma in una verde radura per riposare e consumare il pasto, e dai panieri saltano fuori: soppressate, formaggio, baccalà fritto e una quantità infinita di fiaschette di vino, che rallegra l'atmosfera invitando i presenti a partecipare a balli e canti che ben presto si diffondono tra gli alberi della foresta.

Lo stesso giorno,sempre all'alba, ma da bosco di Montepiano, si prepara un altro corteo che accompagnerà lo sposo ad incontrare la sua anima gemella. Lo sposo detto "IL MAGGIO", è stato già tagliato il giorno dell'Ascensione, ed è un albero di alto fusto, un Cerro, che misura almeno 25 metri di altezza. Quest'ultimo è trasportato da cinque o sei coppie di possenti buoi lungo i tratturi scoscesi del bosco.
Verso il tramonto, per strade diverse i due promessi sposi giungono in paese accolti da manifestazioni di gioia, mentre le note delle fisarmoniche si fanno più alte e i balli più frenetici. Gli sposi, però, dovranno aspettare ancora altri due giorni affinchè si uniscano in matrimonio.

Quando il momento dell'incontro è vicino, cala il silenzio, ed è allora che giunge l'immagine di "SAN GIULIANO", accompagnata dal Clero e da alcune ragazze che trasportano i "SUOI ORI". Altre ragazze, invece trasportano sulle loro teste, in un magico equilibrio "LE CENTE" caratteristiche torri di candele. Quando gli incastri sono uniti il matrimonio è consumato, e nella piazza riesplodono, fra la musica e gli scoppi dei petardi, le urla festose dei presenti. Il nuovo albero nato dall'unione del Maggio e della Cima è pronto per essere issato, per mezzo di argani e corde, in fondo alla piazza.

La festa ha antichissime origini pagane, ed è legata a preistorici culti arborei che auguravano la fecondità e la fertilità della terra e sancivano l'alleanza dell'uomo con la natura e si inserisce egregiamente in una serie di riti dello stesso tipo che ancora vivono in tutto il sud-Italia.

LA FESTA DEL "MAGGIO"

Ad ACCETTURA (MT), centro agricolo dell'Appennino Lucano, ogni Primavera si celebra la festa del "MAGGIO": un antico culto arboreo, stagionale e contadino, tramandatoci attraverso il tempo dalle prime popolazioni che si dedicarono alle attività agricole. All'alba della domenica di Pentecoste un numeroso gruppo di uomini (rappresentanti dell'antico gruppo di boscaioli) si addentra nel bosco di GALLIPOLI-COGNATO, dove è stato scelto un agrifoglio dalla chioma rigogliosa che dovrà essere abbattuto: lo chiamano "LA CIMA" e rappresenta la sposa, l'albero femmina di questo antico rito che è la celebrazione del matrimonio vegetale fra due alberi.