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..da Agorà - Mercoledi
23 Gennaio 2002 |
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IL CASO
Pediatri e bibliotecari lanciano un'iniziativa per far crescere
l'amore alla lettura nei bambini Se leggi a voce
alta tuo figlio impara di più
Pierangela Rossi
«Promuoviamo la lettura ad alta voce ai
bambini, anche prima che la scuola elementare sia iniziata,
perché è testimoniato che questa prassi ha effetto sullo
sviluppo cognitivo e sul consolidamento del rapporto con i
genitori. Leggere ai bambini piccoli, prima dei 5 anni, anche
se non seguono la storia, aiuta piano piano a familiarizzare
col libro in un modo piacevole, questo per il futuro, e
nell'immediato sarà di giovamento al rapporto con i genitori».
Così Giovanna Malgaroli, bibliotecaria dell'Associazione
italiana biblioteche, presenta l'iniziativa «Nati per
leggere», ovvero un «progetto per la lettura ai bambini fin
dal primo anno di vita» promosso anche dall'Associazione
culturale pediatri e dal Centro per la salute del bambino. In
Internet vi è già un sito - www.aib.it/aib /npl/sugg.htm -
con i «suggerimenti ai genitori», un elenco di testi sul
rapporto tra prima infanzia e lettura, e una bibliografia con
i testi suddivisi per fasce di età, dai 6 mesi fino ai 2 anni,
dai 2 ai 3 anni, dai 3 anni in poi. L'iniziativa italiana
ha mosso i primi passi, spiega Giovanna Malgaroli, nel '99,
dopo «iniziative analoghe in Gran Bretagna e negli Usa. I
pediatri americani - dice - hanno verificato quanto beneficio
possa esserci nella lettura a voce alta: lo chiamano "fattore
protettivo" e anche "preventivo" là dove vi sono dei disagi.
Noi, invece, vorremmo proporre la lettura ad alta voce per
tutti i contesti familiari». «È stata fatta anche una
"campionatura" di dati su quanto questa abitudine è diffusa in
tre città, Palermo, Napoli e Trieste: il 17% a Palermo, il 22%
a Napoli, il 32% a Trieste», abitudine che sarebbe poi in
crescita con la scolarizzazione dei genitori (secondo i dati
forniiti da «Nati per leggere» è assente di norma nei genitori
con licenza elementare, è presente nel 26% dei genitori con
licenza media, nel 28% con licenza superiore, nel 56% con
laurea). Gli obiettivi di «Nati per leggere», spiega
Giovanna Malgaroli, sono il coinvolgimento, oltre che delle
biblioteche pubbliche, anche dei pediatri: «Il pediatra si
rivolge ai genitori direttamente. L'adesione capillare dei
pediatri, dove può essere efficace il dono di un libro, sta
anche nel mostrare che il bambino ha modo di gioire del libro,
e attraverso le visite successive, il pediatra può compiere un
"monitoraggio" di quanto efficace è il messaggio».
Progetti-pilota sono stati avviati in alcune regioni, in
Emilia Romagna, in Lombardia, in Piemonte, in Friuli Venezia
Giulia, in Sicilia. È in programma «una fase di attivazione
delle strutture come le materne, i nidi, e anche delle serate
di sperimentazione e socializzazione, che possono essere un
"rinforzo" per chi non ha l'abitudine di leggere ad alta voce
ai bambini». «Il progetto inglese - dice ancora Malgaroli
- ha verificato che quando questi bambini vanno a scuola hanno
una competenza differente, chi ha sperimentato la lettura in
modo ludico e fine a se stesso ha sviluppato con questa un
migliore rapporto». «I benefici documentati - dice il
pediatra Giancarlo Biasini, del Centro per la salute del
bambino - sono sui rapporti interfamiliari, perché viene
favorito il dialogo. Un altro beneficio è una migliore
capacità del bambino di interpretare il testo letto, e quindi
anche un miglior successo scolastico. Inoltre nelle famiglie
che praticano questa attività si comprano anche più libri per
gli adulti». Tra i libri usciti, viene segnalato in
particolare per i genitori Leggere ad alta voce di
Rita Valentino Merletti (Mondadori, 18.000 lire).
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Pierangela Rossi
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