I signori del castello


I signori del castello di Appennino furono i Magalotti che qui costituirono un perno per il loro quadrilatero feudale: Fiastra, da cui governarono, Poggio di Fiastra, Macereto, e Appennino.
Tra il XII e il XVI secolo la storia di Appennino è costellata di passaggi di proprietà, di incendi e distruzioni Il castello fu venduto al comune di Camerino in due tempi tra il 1252 ed il 1259. Monaldesco de' Monaldeschi il 14 Marzo 1252 vendette metà del castello , torre, girone, edifici, borgo, poggio, uomini e giurisdizione di Appennino per seicento libre ravennati a Scagno sindaco di Camerino. Magalotto Magalotti l'8 Gennaio del 1259 vendette a Migliorato Talenti l'altra metà del castello. "Importantissima" era infatti definita dal Lili " la ricuperazione del castello, posto a mezzogiorno fra i monti in  quel sito, per cui da Camerino si passa a Visso, Norcia ed altri luoghi di quel lato". Da allora la storia di Appennino e della comunità è fusa con quella della città dominante. Nel 1277, i vissani, in lotta contro i camerinesi, bruciarono Appennino. I camerinesi mossero in soccorso del castello ed i vissani tornarono all'obbedienza e restaurarono Appennino. Quando nel 1400 i Varano si divisero i numerosi castelli acquistati con danaro o con guerre, Appennino toccò a Gentil Pandolfo. Nel 1435 Nicolò Fortebracci, in lotta con Francesco Sforza, scese da Colfiorito verso  Serravalle senza riuscire ad espugnarla, ripiegò allora in Valsantangelo e giunse ad Appennino che incendiò. Nei documenti di investitura ai Varano Appennino viene sempre citato: nel 1468 a Giulio Cesare, nel 1515 al duca Giovanni Maria. All'avvento dei Borgia nel 1502 appare nella cartina dei luoghi fortificati come castello senza torre. Passò di nuovo nelle mani dei Varano finchè Guidobaldo di  Urbino nel 1539 vi rinunciò spontaneamente in favore della Santa Sede.