Il diario di bordo della Carovana

LUBIANA, 16 SETTEMBRE 2004

Il Pullman della pace e' partito.
Come un sogno utopico volge la prua verso est, come gia' fecero gli antichi mercanti della seta e si affida al mondo.
A quel mondo che ancora crede nella convivenza, nel rispetto delle culture, nella pace e nella compassione.
Una testimonianza, come un granello di sabbia in un deserto, ma pur sempre vissuta a rischio sulla pelle di dodici artisti di strada.
E' facile parlare di pace dai nostri comodi divani di casa, piu' difficile viverla giorno per giorno.
A partire da noi stessi che, gomito a gomito, viviamo tutto il giorno uno accanto all'altro dentro un pullman.
Prima tappa Lubiana, la citta' fondata da Giasone che scappo' dalla Grecia insieme agli argonauti dopo aver rubato il vello d'oro al re Aital.
Una citta' dal sapore austro ungarico, linda e ben organizzata. Sorprende per l'oculata ristrutturazione e per il dedalo di piste ciclabili di cui e' fornita.
Facciamo il primo spettacolo: la gente si ferma, e' sorpresa, divertita. Una pennellata di colore e poi verso Belgrado.

LUBIANA

L'argonauta s'e' perso
Giasone e gli altri.
Un giro di pedali
Per respirare aria umida,
carica di passato
e l'argonauta e' pinnacolo
d'una torre castellana.
Scruta il senso di un orizzonte
Ed e' amore.
Rivede un sorriso lontano
Che forse e' casa, radice.
L'argonauta non viaggera' piu' solo.
Ha con se' il vello d'oro



BELGRADO, 19 SETTEMBRE 2004

Siamo nei primi giorni di viaggio verso New Delhi, nei quali completiamo la carovana con gli ultimi arrivati dall`Italia.
Il viaggio ha sempre piccoli problemi; alla frontiera non hanno fatto entrare Patricia, la nostra regista e documentarista colombiana, per problemi di visto, ma ci raggiungera` in Turchia.
Belgrado dopo Perugia, Bologna, Torino e Lubiana, capitale slovena dove l`altro ieri abbiamo fatto una parata per strada distribuendo volantini sul pensiero nonviolento di Gandhi.
La gente ci chiedeva come poter applicare questo approccio non violento in questo mondo cosi` incontrollabile, dove l`individuo si sente impotente in un sistema sociale troppo rapido e cinico.
Non abbiamo la risposta... la cercheremo insieme...
Davanti a noi gli occhi penetranti di bambini dalla risata facile, in cui spicca un forte contrasto fra una mimica dura e tesa, e un sentimento divertito e caldo.
Clown, giochi con passanti, musica incantevole con la piva e il tamburo, la chitarra, comicita` distratta dal tramonto, che fra i pensieri del quotidiano si infiltrano sottili in dimensioni di sogno lucido.
Grande attenzione al fachiro mangia spade e sputa fuoco, con sguardi increduli, fra riflessi incendiati, tutti noi sembravamo proiezioni uscite dal grigio delle nuvole, perfetto riflesso su occhi color smeraldo... come ombre cinesi in un gioco per bambini, nella semplicita` di una fiammata ci si anima, e si comprende il miracolo del fuoco.
La carovana e`giunta a Belgrado proprio nel giorno delle elezioni del sindaco della capitale, comprendiamo quindi il fermento delle autorita`e della gente che vive una fase di profondo cambiamento locale.
Siamo accampati in un parcheggio e in realta`il tempo e` poco per rimanere; a primo approccio, la citta`sembra voler abbandonare la memoria e pensare alla nuova era politica...vecchi palazzi, segno indelebile del totalitarismo, rimangono rovine nella metropoli, sostituiti da nuovi colossi in vetro e acciaio, specchi del capitalismo fino al cielo.
La gente appare vivace ...non sara` difficile creare un cerchio attraverso il quale stabilire, con decisione, una connessione di idee sul concetto della nonviolenza come approccio comunicativo, con gli spettacoli della carovana Alia.

Giornata particolare a Belgrado.
Tutto e' immobile, fermo. La gente sembra rilassata nel suo passeggio domenicale.
In realta' e' in trepida attesa per i risultati elettorali.
Ne va del destino della Serbia.
Siamo ancora in Europa ma le guglie ortodosse gia' ci avvicinano a Costantinopoli.
Anche il pullman, pur cosi' colorato e vistoso, passa anonimamente nel fermento mediatico.
Di far spettacoli in strada non se ne parla. Tutto e' rigorosamente bloccato e controllato. Domani si entrera' in Bulgaria.

BELGRADO

Naufrago in questo nulla,
ad ogni svolta,
ad ogni statua
Affondo nel misurato
passeggiare domenicale.
E una propaganda elettorale
che si ostina ad essere credibile.
Eppure i riccioli danubiani sono li',
da sempre.
Se ne accorge solo
una lenta chiatta che fatica a sparire;
e un anziano profeta che sentenzia lieve:
L'AMOUR EST GRANDE, EST TRES FORT.
Morire e rinascere in lei:
destino belgradese.



Ciao sono con Antonio a mandare delle fotocopie per i visti di Patricia; la vedo dura per lei... essendo colombiana ha molte piu difficoltà di noi europei specialmente per il Mediooriente.
Ieri sera alla frontiera della Slovenia ci hanno fermato per molto tempo, molte domande e volevano sapere bene chi eravamo e perchè c'è una bandiera della Pace cosi grande dipinta sull'Autobus.
I poliziotti di frontiera non erano per niente simpatici, e naturalmente hanno cercato di rimandarci indietro, naturalmente nessuno di noi si è scoraggiato, riuscendo a proseguire il nostro viaggio.
Peccato che Patricia, la nostra regista, ora sia stata mandata indietro ma in qualche modo otterrà il visto a Milano per poi raggiungerci in Turchia.
Saremo lì gia martedì, esattamente ad Istanbul, per incontrare delle compagnie locali che fanno teatro.
Sappiamo di incontrare diversi problemi per chi parla di pace adesso, ma siamo tutti uniti nel nostro Spirito di Amore.
Cerca di parlare di nuovo con Carla Lodi per fare ri-contattare l'on. Marina Sereni.
Per quanto riguarda i visti, sono in Turchia all'Ambasciata Italiana la prossima settimana ma non è male ricordare a Carla di telefonare di nuovo a Roma per non avere sorprese in Turchia.
I nostri telefoni a volte non funzionano e perciò mandare messaggi è molto meglio.
Lubiana è molto bella, ma come tutte le capitali ci sono troppe banche.
Domani faremo lo spettacolo nella piazza centrale, i ragazzi giovani sono molto disponibili e quando capiscono che sei italiano ti trattano ancora meglio.
Ora lavoriamo ad alcune riparazioni al pullman, perchè con la pioggia entrava un po' di acqua.
E' arrivata la nostra cucina furgonata che è veramente eccezionale; Paolo e Elena, con il piccolo Elio, sono veramente molto carini con tutta la Carovana della Pace, ed ora, con loro, siamo diventati in 16 di varie nazionalità.
La partenza dell'11 settembre da Perugia è stata veramente molto emozionante, naturalmente anche Bologna in Piazza Maggiore e il Festival Internazionale del Teatro di Strada di Torino ci hanno fatto sentire a casa nostra.
Ora che abbiamo salutato la nostra Bella Italia e i nostri affetti, sentiamo la nostalgia, ma crediamo fortemente in questo viaggio che porterà in terre martoriate dalla guerra un po' di felicità; i nostri nasi rossi prenderanno vita facendo forse nascere qualche dubbio agli stateghi del terrore.
Insomma ora il gruppo è completo ed ognuno sul bus ha il suo compito.
Ieri è caduto Elio, il piccolo bambino di Elena, e siamo dovuti ricorrere all'ospedale per mettergli 3 punti.
Ma oggi è un nuovo giorno e tutti dopo una notte burrascosa siamo di nuovo molto felici.
Ciao amore mio, saluta i nostri pargoli, cercherò di tenere molto spesso i contatti, ricordati, se puoi, di farmi una ricarica dall'Italia per il mio cellulare: qui Tim non si trova spesso.
Saluta Orso e anche il Somarello Fulmine, cercheremo di riuscire in questa impresa senza troppi rischi: un abbraccio e saluta la mia Terra.
A presto Mago Lapone.

SOFIA, 20 SETTEMBRE

Ciao a tutti gli amici che stanno seguendo il nostro viaggio che l'11 Settembre e` partito da Perugia per arrivare con un Bus che porta con sè i Colori della Bandiera della Pace a Nuova Delhi, attraverso un progetto che lega due figure storiche del pacifismo, Aldo Capitini (teorico della non-violenza nonche' promotore della marcia della Pace Perugia-Assisi) e Gandhi.
Siamo un gruppo di 14 persone di diversa nazionalita` che intendono portare un messaggio pacifico in un mondo di continue violenze attraverso l`arte del teatro di strada, la musica, e sopratutto sviluppare, al di la` delle nostre differenze di culture, con i popoli ed i territori che andremo ad attraversare lungo il viaggio (Slovenia, Croazia, Serbia, Bulgaria,Turchia, Iran, Pakistan, India) un contatto umano, relazionandosi con gli altri mediante l'Arte ! Già sono un lontano ricordo le tappe italiane di Perugia e Bologna, dove l`accoglienza e` stata veramente emozionante: in Piazza Maggiore ci attendevano con una lunghissima Bandiera della Pace che faceva un grande cerchio, i colori della pelle erano diversi tra i partecipanti che aspettavano con emozione il Bus della Compagnia Teatrale Alia per un viaggio in scenari anche di Guerra, dove purtroppo vige un altra forma di espressione quella della Violenza.
Abbiamo proseguito per Torino dove abbiamo partecipato al Festival Internazionale del Teatro di Strada; ci sono stati dei momenti molto belli dedicati espressamente al gioco con i nostri spettacoli, e`stato organizzato anche un convegno sul tema della Pace nel Mondo nella bellissima struttura della Tesoriera di Torino, dove insieme a diverse associazioni che lavorano sul sociale, abbiamo sviluppato delle teorie che partono da semplici concetti: uno di questi e`abitare la `strada` come una nostra casa e per spiegare questo concetto basterebbe non essere indifferenti a quello che i nostri occhi a volte incrociano nei quartieri e periferie delle nostre belle città. Siamo così giunti a Trieste e abbiamo lasciato l`Italia.
La prima sosta è stata quella a Lubiana dove abbiamo iniziato il nostro percorso di Contatto Umano e così tutta la Compagnia Teatrale ALIA con Musica, Clown, Mago, Mangiatore di Spade, si è presentata alla popolazione slovena, la gente era sorpresa e all'inizio molto timida, ma poi con il passar dei minuti si sono aperti con i propri sorrisi, e così le nostre differenze culturali pian piano sono sparite.
Alla fine dello spettacolo è stato molto bello perché non avvertivo più la mia lontananza da casa, ero circondato da altri affetti, quelli che ho incontrato sulla Strada ! Dopo Lubiana ci siamo diretti verso Belgrado e lì le rovine della guerra sono ancora ben visibili, per fortuna c'è una buona popolazione che vuole assolutamente progredire verso la Civiltà della Pace, la gente è molto disponibile i giovani si divertono con poco e basta veramente una parola in italiano per far scaturire una bella festa in piazza, aiutato dal mio naso Rosso da Clown.
Io che non parlo altre lingue, all'infuori dell'italiano, vi garantisco che gran parte delle persone che ho incontrato fin qui - ora sono in Bulgaria - mi hanno accolto a braccia aperte.
Ci sono state delle difficoltà in qualche frontiera, che poi si sono risolte con un piccole performance da parte dei componenti del bus; proprio a quei poliziotti della dogana che si erano presentati con durezza verso di noi abbiamo regalato un Sorriso che ha portato all'improvviso un messaggio universale che non conosce Frontiere, quello che si chiama l'Arte della Non Violenza.
Attraverso il nostro cammino di pace, continueremo il nostro viaggio che ci porterà fino in India!
Adesso ripartiamo per la Turchia..... un abbraccio a tutti.

Compagnia teatrale Alia - Mago Lapone


Strana serata, ieri, dopo una cena a base di carne salatissima e una discussione su come impostare questo viaggio si riparte verso il confine.
Viaggiamo circa un'ora su una strada stretta e piena di buche, finalmente ci troviamo dopo una curva in una fila di camion di un paio di km, sorpassando con attenzione arriviamo al casello di frontiera dove l'attesa ci porta a scendere e comprare alcool, sigarette e cioccolata ad un prezzo molto conveniente; ci chiamano, tocca a noi, tutti sull'autobus, facciamo subito un errore su dove parcheggiare il mezzo e la dogana bulgara si innervosisce, non ci si capisce e ad un certo punto riusciamo a dire che facciamo parte di un circo teatro che viaggia in direzione dell'India, loro si stupiscono, chiedono se conosciamo un po' di magia e il nostro Andrea li stupisce con giochi di prestigio e da doganieri diventano bambini, curiosi e sorridenti dove le loro divise da scure e tristi diventano vivaci.
Ci chiamano uno per uno come se fosse un gioco di ruolo, ci restituiscono il passaporto con un gran sorriso e ci salutano. Partiamo.
Siamo arrivati a Sofia, cerchiamo tra le vie deserte e illuminate da una luce giallastra un posto per poter parcheggiare e sostare così la notte, chiediamo a delle signore sul bordo della strada che ci indicano, arriviamo, la via sembra tranquilla e tutti siamo abbastanza stanchi tanto da respirare un poco questa aria che parrebbe ferma nel tempo dove la gente si muove tra le ombre, vedi solo una sagoma scura che si allontana.
E' finalmente mattino, il sole illumina il mio letto, Melissa fa brillare i suoi capelli color oro tra le lenzuola, mi abbraccia e continua a dormire, penso che sarebbe ora di alzarmi ma s no un po' ideciso sul da farsi...
Sono fuori, la giornata è bellissima la gente sorride e si domanda da dove veniamo: i loro occhi sono curiosi e gentili, le signorine sono timide, gli anziani ti osservano con fare divertito.
Partiamo di nuovo, direzione ISTANBUL, a presto.

Pace e amore laksmy


ISTANBUL, 22 SETTEMBRE

Partiamo per la Turchia nel primo pomeriggio. Passiamo la frontiera che e' notte. Siamo stanchi e affamati.
Decidiamo di fermarci al primo villaggio che incontriamo. Una piazzetta, un bar\ristorantino, una ventina di uomini (dove sono le donne?) seduti ad oziare.
Impatto incredibile. Facce esterrefatte nel vedere il nostro bizzarro bus. Mano a mano il gelo si scioglie e prende piede la curiosita'.
Ci tempestano di domande. Un pullman che va in India? Siete matti. Artisti di strada? Che significa? Ci fanno mangiare e bene. Ci offrono del te'.
Dalle case circostanti sono usciti altri uomini, altri curiosi. Si forma un crocchio di un centinaio di persone attorno a noi.
Ne approfittiamo per tirare fuori il nostro strampalato circo. Dal bus delle meraviglie i mangiatori di fuoco, i giocolieri, i musici, i mangiatori di spade.
Risate e applausi fragorosi. Inimmaginabile. Poi tutto finisce. Tutti vogliono le foto insieme a noi. Non vogliono piu' mandarci a dormire. Alla fine ce la facciamo.


Finalmente Istanbul, porta d'Oriente. Incontriamo Giorgio e Violetta, gli argentini. Sono qua da quattro giorni.
Per risparmiare le burocrazie di frontiera sono giunti qua direttamente dall'Italia in nave. Hanno preso i contatti giusti.
Siamo ospiti nel parcheggio privato, proprio nel cuore della citta', dell'Istituto Culturale Italiano che ci mette a disposizione anche i bagni.
Il Direttore, ex viaggiatore, e' molto carino con noi. Sale sul bus e ci da buoni consigli per il proseguio del viaggio.
Stasera verra' a cena con noi a casa di Ludwig, un tedesco trapiantato, organizzatore del festival Tunel, uno dei piu' grandi d'Europa di artisti di strada.
Anche lui si sta dando da fare per noi e ci ha rimediato i permessi per fare il nostro spettacolo in strada.
A cena verra' anche Pinar, ragazza 25enne, responsabile turca del Social Forum Internazionale e del Comitato di emancipazione delle donne turche.
Ne approfitto per fare un giro in bici e mi immergo in un'enorme fiumana umana. Istanbul e' una megalopoli bella e ben tenuta come una citta' europea ma dal sapore d'Oriente.
Ragazze vestite interamente di nero passeggiano accanto ad altre in minigonna e con i piercing ostentati.
Negozi di alta tecnologia accanto a bancarelle di artigianato e di fronte ai centri commerciali ancora gli ambulanti pasticceri.
Resteremo qua fino a lunedì. Metteremo a posto uno spettacolo che ancora vive di numeri isolati e che ha bisogno di trovare un'unita' di intenti.
Ora che siamo tutti potremo mettere insieme le singole e disparate esperienze artistiche.
Domani mattina cominceremo le prove in una sala che ci mette a disposizione l'Istituto Culturale Italiano.


FRONTIERE

Strade anonime,
tutte uguali,
degrado e sporcizia:
si annuncia la frontiera.
E' un esodo di disperati,
sfruttati e male accolti.
Si rappresenta la differenza.
La frontiera.
Passaggio obbligato
della cultura dell'odio.
Io, che amo,
accolgo con strade
assolate e fiorite.
Io, che amo,
apro con gioia
la porta della casa.
Io, che amo,
al distacco
piango di nostalgia.



Istanbul...porta d'oriente, odori e profumi che ti confondono. Siamo qui al centro culturale italiano di Istanbul nel giorno della sentenza se far entrare la Turchia nella Comunita' Europea.
Stiamo organizzando qualche spettacolo nel proseguio del nostro progetto.
Da Capitini a Gandhi una strada per la nonviolenza racchiude una serie di intenti che vanno dalla rappresentazione teatrale a dibattati e mostre pittoriche che un gruppo di artisti di strada decide di realizzare mettendo tempo energie e soldi propri con la speranza di poter dare un messaggio forte a quanti occasionalmente incontriamo.
Il nostro autobus colorato suscita una corrente affettiva unica ed entra con molta naturalezza nel cuore della gente.
La musica ed il teatro creano quelle relazioni umane e culturali che stanno alla base di ogni dialogo ed intesa, senza maschere né paure di giudicare od essere giudicati scendiamo dal nostro mezzo ed offriamo quello che sappiamo fare.
Ci ripagano con sorrisi entusiasmo e inviti che arricchiscono il nostro animo.
Poi le lunghe discussioni tra gesti e mimiche che si spengono all'alba di una giornata speciale.
Molti di loro non possono viaggiare, così conoscono il mondo attraverso viandanti occasionali. Ci si lascia con quello sguardo di tacita intesa d'avvenuta amicizia.
Dopo Perugia ecco Bologna poi Torino Lubiana Zagabria Belgrado Sofýa ed Istanbul. La freschezza di questo progetto che il Gruppo Alia di Perugia ha ideato dovrebbe avere la giusta visibilità e sostegno di chi crede che azioni simili possano servire ed avere alle spalle consensi rafforza ancor di più la nostra determinazione.
Resoconti di viaggio foto e aggiornamenti....a presto faustocarloni.


Istanbul.
Andiamo a cena a casa di Ludwig? Ci ha invitato... Sono tutti stanchi. Le fatiche del viaggio si fanno sentire.
Qualcuno deve andare. Abbiamo invitato anche il direttore dell'Istituto Culturale Italiano. Formiamo una delegazione: io, Roland il nostro tedesco come Ludwig, Fausto, Giorgio e Violetta gli argentini.
Portiamo una tanica di 20 litri di vino bianco italiano. Spariranno nel corso della serata.
Arranco per i vicoli della vecchia Istanbul con il peso sulle spalle. Arriviamo in un vecchio palazzo.
Ma non e' finita. Quarto piano. Arrivo sfinito... Ma che sorpresa. Che casa. Un nido di una persona creativa.
Tutto e' curato nei minimi dettagli. Arazzi indiani, porte di legno intarsiate, mattonelle dipinte a mano e il terrazzo. Un terrazzo che si affaccia sul mondo.
Istanbul e' tutta sotto i nostri piedi. Le torri, i minareti, la moschea di Agia Sofia, il porto, i canali e un cielo stellato impreziosito da una mezza luna che sa tanto di medio Oriente.
Ludwig e' un padrone di casa impeccabile. Il suo buffet e' discreto ma ricercato come la selezione dei suoi ospiti che mano a mano giungono.
Sono poeti, musicisti e artisti provenienti da tutto il mondo: c'e' un compositore jazz di Istanbul, dalle fattezze indiane e decisamente effemminato, ci sono tre pittrici della Germania est, bionde intellettuali, c'e'Mohamed, musicista iraqeno di Bassora con la moglie francese di Marsiglia, c'e' un percussionista turco di darbouka e tamburi a cornice, c'e' un suonatore di violino iraniano di Teheran, c'e' una ragazza iraniana non meglio identificata ma semplicemente bellissima accoccolata sopra il suobull terrier, c'e' Pinar la turca che fa politica, responsabile del Comitato dei diritti delle donne turche, c'e' il direttore dell'Istituto Italiano e ci siamo noi.
Serata bellissima, discreta senza eccessi. Si chiacchiera, ci si conosce incuriositi seduti attorno ai tavolinetti disposti nel bellissimo terrazzo panoramico.
Ognuno proveniente da posti e culture diverse eppure cosi' vicini l'un l'altro molto piu' della gente che spesso incontri tutti i giorni nella tua citta'.
Il nostrovino, l'intimita' del terrazzo tutto illuminato a candele, i nostri discorsi, tutto concorre per generare una fratellanza vera.
Mohamed l'iraqeno tira fuori il suo strumento, l'oud, un liuto arabo e accompagnato dal violinista iraniano e dal percussionista turco, comincia a cantare canzoni in arabo della sua terra.
E' incanto, la stanchezza e' volata via. La musica, Istanbul, la luna... Tutto sembra armonizzarsi in una melodia divina.
A stento trattengo l'emozione.


ANKARA, 29 SETTEMBRE 2004

Ciao a tutti da Mago Lapone, un saluto dalla Turchia e da parte di tutta la Carovana della Pace che è impegnata nel viaggio Perugia - Nuova Delhi, una Strada per la Non Violenza, da Capitini a Gandhi attraverso l'arte del Teatro di Strada.
Siamo partiti l'11 settembre 2004 e oggi siamo ad Ankara, sulla rotta della Cappadocia verso l'Asia; fin qui abbiamo fatto tanti spettacoli per strada e non solo. Siamo andati anche nell'orfanotrofio di Istanbul, dove tanti bambini ci aspettavano sorridenti.
Siamo andati da loro di mattina presto e la loro felicità nel vederci ha preso subito il sopravvento... palle colorate e sculture di palloncini insieme a giochi di prestigio hanno reso possibile quasi subito un contatto senza barriere, l'affetto dei piccoli si sentiva a pelle, tutti molto sorridenti hanno iniziato ad avvicinarsi verso di me cercando di toccare il mio naso rosso da Clown fino a quando, alla fine dello spettacolo, si sono messi spontaneamente in fila per darmi un bacino.
E' stata una giornata che ricorderò per molto... e quando stavamo partendo per ritornare al Centro Culturale Italiano di Istanbul il mio cuore batteva forte e il mio corpo non voleva distaccarsi da chi tante meravigie della vita non ha avuto modo di conoscere.
Qui la gente e molto entusiasta delle nostre proposte teatrali che vedono impegnati diversi Artisti che vestono i panni di varie figure come il Mago Clown Lapone, il Giocoliere Joe Banana, il Mangiaspade Claudio Borghi, il musico Maurizio Serafini, i Burattinai Argentini Violetta e Giorgio, il mitico Lucky con le sue percussioni e Fuoco, Andrea alla Chitarra e per concludere la scena Gheghe o Gabriele con Fuoco e Musica. Questa è la parte Artistica.
Naturalmente abbiamo anche un supporto fotografico della Carovana che è condotta dalla simpatica Melissa; il Cameraman Antonio gira di continuo bellissime riprese, con l'aiuto di altre due videomaker, Elena e Paolo, più conosciuto col il sopranome di Lopa, e per chiudere il cerchio il piu piccolo della Carovana, Elio, di appena due anni. Il Bus tutto Colorato è condotto da Fausto che è anche organizzatore della spedizione.
La Strada oggi la sto vivendo come la mia Casa... non sono più indifferente alle tante verità che si incontrano, è un luogo che raccoglie tante realtà diverse che si legano tutte tra di loro con il Contatto che viene reso possibile attraverso la frequentazione, lo stare insieme, nel condividere luoghi ed eventi nel nostro caso culturali così spontanei che vanno al di là delle differenze Sociali o di Religione.
La lingua diversa non ci rende diversi se il nostro Messaggio è di Pace.
Oggi che il mondo Orientale è un po' frastornato da molti avvenimenti crudeli di diverso genere, crediamo più che mai nel nostro Viaggio che si basa sulla pratica della Non Violenza usando i nostri semplici mezzi che si chiama Teatro di Strada... il sorriso è uguale da per tutto, non ci sono distinzioni o differenze che spingono l'uno contro l'altro.
Oggi sto per visitare l'ospedale di Ankara... sarà una giornata molto bella.
A presto, un abbraccio forte a tutti coloro che in questo momento ci pensano.

Mago Clown Lapone



ANKARA, 30 SETTEMBRE 2004

Ankara non è una gran bella città ma è molto più vivibile di Istanbul.
Il fatto che sia a 1000 m. sul livello del mare le garantisce una freschezza e un'areazione indubbiamente piacevole.
Anche qui il nostro bus non passa inosservato. La stampa turca nazionale ha dato gran risalto al nostro progetto di pace dedicandoci pagine intere con tanto di foto.
Cosicchè quando ci siamo fermati a far spettacoli molti già sapevano di noi e alcuni simpatizzanti si sono fatti avanti e uniti a noi.
Anche politicamente siamo stati accolti molto bene. La direttrice dell'Istituto Culturale Italiano di Ankara, Angela Tangianu, ci ha messo a disposizione un suo collaboratore turco, Ibrahim, che ci sta guidando simpaticamente per Ankara.
Durante i nostri spettacoli al Kulu Park spesso Ibrahim si unisce alla nostra orchestrina suonando il darabouka e la stessa direttrice è venuta con tutta la sua famiglia a vedere il nostro show che sempre più si sta perfezionando.
L'altro ieri, tra il numeroso pubblico, c'era anche il titolare di un ristorante di lusso di Ankara che si è divertito tantissimo e che ci ha voluto assolutamente ospiti del suo ristorante.
In 22 siamo entrati suonando e facendo numeri di giocoleria sotto gli occhi divertiti di tutti i clienti. Un tavolo tutto per noi e un servizio e una cena impeccabile. Tra i nostri aggregati anche la presenza dell'Ambasciatore tedesco e della sua signora, invitati da Ludwig.
E per finire le immancabili foto tutti insieme con i cuochi, con i camerieri, con il proprietario. La semplicita', l'informalita' e la sfrontatezza è la forza di questo gruppo.
Ieri, invece, qualche problemino con l'autobus. Uscendo dal parcheggio del municipio dove siamo alloggiati, un marciapiede molto spigoloso ha completamente rovinato una gomma e solo poco più tardi, tra le strette stradine del centro, all'ennesima curva, il bus si è incastrato tra gli alti marciapiedi di Ankara mandando in frantumi il braccetto della porta che ora penzola rovinosamente.
Ma la capacità di reazione dell'equipaggio è stata repentina: tutti ad una festa organizzata dal fratello maggiore di Pinar, che vive qui ad Ankara.
Abbiamo perso Ludwig che è ritornato a Istanbul ma altri si sono uniti a noi: una coppia di ragazze romane in vacanza in Turchia, tre ecologisti statunitensi premiati con borse di studio che stanno lavorando qui per ottimizzare le risorse idriche dell'area medio orientale e Luce di Luna (traduzione italiana di un nome turco impronunciabile), ragazza simpaticissima di Izmir che fa la pubblicitaria qui ad Ankara e che parla bene l'Italiano perchè per due anni è vissuta a Roma sposa di un brigatista rosso italiano.
Anche la casa del fratello di Pinar è degna di nota: attico con terrazzo nella parte alta della città con evidente panorama mozzafiato e luna piena in bella vista.
Per qualche minuto, tra i tappeti e i cuscini a terra, il buffet e le candele mi è sembrato di rivivere il de ja vu' della casa di Ludwig. Questi party in terrazza, così internazionalisti, intimi, informali e sopraelevati sono veramente degni di nota.
Stamattina ad accoglierci ancora un bel sole e una scena veramente divertente: gli operai del Comune che stavano con martello e scalpello a smussare lo spigolo del marciapiede, reo di aver distrutto la gomma dell'autobus.
Oggi pomeriggio invece il nostro spettacolo sarà realizzato in un ospedale per bambini malati di leucemia.
Domani mattina andremo invece in diretta sulla televisione nazionale turca.
Il pullman della pace continua la sua inarrestabile marcia verso la notorietà. E stasera si prevede il bis della festa di ieri organizzata però nel nostro parcheggio privato dove Elena e Paolo hanno già allestito una cucina professionale.
Oltre ai nostri amici, saranno nostri ospiti gli spazzini e i ferrotramvieri comunali.


FLAUTO D'ANATOLIA

Tra gli arabeschi d'un cancello
flauto d'Anatolia che geme.
E' la voce antica dei popoli
che sorge dalla terra
come un geyser.
Voce di pelle di luna
da accarezzare,
da baciare.
Voce di respiri ansimanti,
di attimi fuggenti.
Voce che preme
nello stomaco dell'amore.
Voce di mille voci.
Voce di regni supremi,
inesplorati.
Voce, culla accogliente
dove poter ancora sognare.



GOREME - CAPPADOCIA, 3 OTTOBRE 2004

Domani vado via. Lascio l'autobus della pace. Son passate tre settimane ed è ora di raggiungere New Delhi per la mostra di Tucci.
Secondo i programmi intorno al 10 ottobre saremmo dovuti stare in Pakistan, tant'è vero che avevo preso un biglietto aereo Karachi/Delhi.
Invece, una serie di contrattempi (visti, patenti internazionali, richieste di spettacoli) ci hanno rallentato non poco la marcia e a dieci giorni dal mio appuntamento in India siamo ancora in Cappadocia.
Fortunatamente avevo preso per sicurezza anche un biglietto Roma/Delhi per cui non mi resta che rientrare in tempo per il 12 in Italia.
Ho ancora 9 giorni da spendere per cui proverò a rientrare in bicicletta e traghetti fino ad Ancona.
Domani prenderò la direzione sud fino a Mersin, dove spero di trovare un traghetto per Cipro.
Sono 250 Km a pedali. Male che va cercheò un passaggio con qualche camion.
Ieri siamo finalmente usciti da Ankara e lentamente abbiamo preso la direzione sud est.
Varie soste lungo la strada ci hanno rallentato il tragitto tanto che siamo arrivati sotto i pinnacoli di roccia della Cappadocia che era notte e non abbiamo subito l'incredibile impatto che invece hanno di giorno.
Durante la strada, in una piccola cittadina, Kaman, abbiamo improvvisato un piccolo concertino in un'aiuola spartitraffico. Io con la piva, Jorge con il rullante, Violeta con il surdu e il biondo con la chitarra.
Si e' subito formato attorno un cerchio incredibile che fischiava, batteva le mani e partecipava in tutti i modi all'evento.
Dalle finestre di una scuola frotte di studenti affacciati, anziani, giovani, macchine ferme in mezzo alla strada. Addirittura un negozio di mobili ha voluto che ci sedessimo sui divani esposti in vetrina a sorseggiare il te'. Situazione paradossale: noi seduti in vetrina in esposizione per le centinaia di persone ammassate fuori il negozio.
Altra sosta simpatica proprio sulla strada fuori dai centri abitati. Un pastore sopra un asino si avvicina a noi, parla tedesco e Roland si diverte con lui. La curiosità e l'accoglienza sono sempre enormi. Si congeda solo dopo averci regalato 4 meloni.
Ma ecco subito accostarsi un furgoncino. Sembra quello della polizia. Invece è un ambulante di abiti. Divertente la trattativa e le prove di misura effettuate sull'asfalto della carreggiata. Io rientro in autobus vestito con un gessato, stile padrino, pagato poco piu' di 10 euro.
Non so come riportarlo in Italia in bici, ma questi giorni sto vestendo proprio elegante.
Stamattina sveglia a Goreme, villaggio costruito tra e nei famosi camini delle fate, falli di roccia protesi al cielo. E' uno spettacolo della natura, che si è sbizzarrita a voler fare con la terra un gran dolce di meringhe, scaglie di cioccolato e con tanto di candele. Vien voglia di mangiarlo.
Una ricostruzione dell'uomo di cartapesta non sarebbe stata così fantasiosa. Che potevo fare stamattina se non provarci ad entrare nei canaloni, ad arrampicarmi sopra le guglie? E come non bastasse ho voluto girare la zona con la mountain bike.
Insomma come sempre ho esagerato. Volevo percorrere un canalone in bici e mi sono trovato con dei salti di 5 e più metri. Per scendere ho trovato fortunatamente un cordino di nylon con il quale legavo e calavo la bici per poi scendere io in arrampicata libera.
Per partire riposato domani, mi sono concesso una camera di una pensione che ha ricavato le stanze direttamente dentro le guglie di pietra. Scalini scalpellati risalgono la parete della falesia fino ad un terrazzino che introduce in una grotta senza finestre dove c'è il letto e un confortevole bagno.
Dal terrazzino vista panoramica mozzafiato su tutta la valle di Goreme. Doccia e relax su un letto con vista assolutamente indescrivibile.
Stasera ci sarà la festa d'addio. Ci aspetta il bar di un indiano che sentendomi suonare la piva sul terrazzo ha voluto invitarci tutti nel suo locale a festeggiare. Che sia un buon viatico. Divertimento assicurato.
Ringrazio ufficialmente tutti i compagni di questo assurdo e unico viaggio. Troppo vero per essere solo un sogno.
Con questa lettera chiudo anche il mio ruolo ufficiale di cronista. Continuerà sicuramente qualcun altro. Per quanto mi riguarda, dove sarà possibile, manderò e-mail solo personali.
Un abbraccio.
Maurizio

P.S. Giorni fa avevo scritto un'altra poesia sui bambini leucemici di Ankara.

MORIRE AD ANKARA

Vedo la morte
nei loro occhi vaghi e arrossati.
Le manine contratte
e un'ingenua calvizia
ostentata al sole.
Attorno gli infermieri,
hanno chiuso il cuore
al dolore,
che reggono le pozioni
della sopravvivenza
con la sacralità
dei paggetti.
Nella saggezza di una vita
mai assaporata
osservano attenti
la nostra opera buffa.
Forse sorridono,
ma quelle mascherine
che coprono la bocca
non ce lo diranno mai.
Morire ad Ankara.
Morire ovunque.
Morire per amore.