La Belle Dame Sans Merci
La ballata La Belle Dame Sans Merci ebbe una grande influenza sulla poesia successiva e affascinò molti pittori preraffaelliti. Essa narra dell'incontro di un cavaliere, simbolo del Giusto, e di una dama che come una Circe fatalmente lo condurrà alla caduta e alla dannazione. Più che sul senso doloroso che Keats aveva dell'amore qui sembra emergere con maggiore evidenza il richiamo all'Eterno Femminino in veste di Fato mentre, più in generale, la presenza di donne crudeli e fatali, nei pittori preraffaelliti, trova spiegazione in una concezione medievale del "martirio d'amore".
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O,
what can ail thee, Knight at arms, Alone and palely loitering; The
sedge is wither’d from the lake, And no birds sing. O,
what can ail thee, Knight at arms, So haggard and so woe-begone? The
squirrel’s granary is full, And the harvest’s done.
I
see a lily on thy brow, With anguish moist and fever dew; And
on thy cheek a fading rose Fast withereth too. I
met a Lady in the Meads Full beautiful, a faery’s child; Her
hair was long, her foot was light, And her eyes were wild. I made a Garland for her head, And bracelets too, and fragrant Zone; She
look’d at me as she did love,
I
set her on my pacing steed, And nothing else saw all day long; A
faery’s song. She
found me roots of relish sweet, And
honey wild, and manna dew; And
sure in language strange she said, “I
love thee true.” She
took me to her elfin grot, And
there she wept and sighed full sore, And
there I shut her wild sad eyes With
kisses four. And
there she lulled me asleep, And
there I dream’d, Ah Woe betide, The latest dream I ever dreamt On
the cold hill side. I
saw pale Kings, and Princes too, Pale
warriors, death-pale were they all; Who
cry’d—“La belle Dame sans merci Hath thee in thrall!”
I saw their starved lips in the gloam And I awoke, and found me here On
the cold hill side. And
this is why I sojourn here, Alone and palely loitering; Though
the sedge is wither’d from the lake, And no birds sing.
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Cosa ti affligge, Cavaliere in armi, Che indugi pallido e solo? Sono avvizziti i giunchi del lago, E più non canta l’usignolo. Cosa ti affligge, Cavaliere in armi, Che appari così sofferente e desolato? Il granaio dello scoiattolo è colmo, E il campo è stato falciato. Vedo un giglio sulla tua fronte, D’angoscia imperlata e di febbre madida; E sulla tua guancia una rosa morente Anch’essa appassita rapida. Incontrai una Dama nei Prati Bellissima e di fatato lignaggio; I suoi capelli erano lunghi, il suo passo leggero, E il suo occhio selvaggio. Feci una Ghirlanda per il suo capo, E braccialetti, e un Cinto profumato; Lei mi guardò come se mi amasse, Ed emise un gemito dolce e soffocato. La feci salire sul mio destriero al passo, E non vidi altro in quella giornata; Che lei mentre china, cantava Un canto di fata. Mi trovò radici di dolce sapore, E selvatico miele, e gemme di manna; E certo in una strana lingua mi disse, “Credimi, il mio amore non t’inganna.” E mi condusse alla sua grotta incantata, E lì pianse e sospirò dolorosamente, E lì chiusi i suoi indomiti occhi selvaggi Baciandoli doppiamente. Poi lei mi addormentò cullandomi, E sognai, Ah! Così mi colse la Sventura, Sognando l’ultimo sogno Sul freddo pendio di quella altura. Vidi deboli Re, Principi e guerrieri, Tutti eran pallidi di morte; E gridavano—“La belle Dame sans merci Tiene in pugno la tua sorte!”
Vidi le loro pallide labbra nel crepuscolo Aprirsi orribili in un monito di sciagura, E mi svegliai, ritrovandomi lì Sul freddo pendio di quella altura. Ecco perchè qui dimoro, E indugio pallido e solo; Anche se sono avvizziti i giunchi del lago, E più non canta l’usignolo.
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