La Belle Dame Sans Merci

(John Keats)

 

La ballata La Belle Dame Sans Merci ebbe una grande influenza sulla poesia successiva e affascinò molti pittori preraffaelliti. Essa narra dell'incontro di un cavaliere, simbolo del Giusto, e di una dama che come una Circe fatalmente lo condurrà alla caduta e alla dannazione. Più che sul senso doloroso che Keats aveva dell'amore qui sembra emergere con maggiore evidenza il richiamo all'Eterno Femminino in veste di Fato mentre, più in generale, la presenza di donne crudeli e fatali, nei pittori preraffaelliti, trova spiegazione in una concezione medievale del "martirio d'amore".

 

O, what can ail thee, Knight at arms,

Alone and palely loitering;

The sedge is wither’d from the lake,

And no birds sing.

 

O, what can ail thee, Knight at arms,

So haggard and so woe-begone?

The squirrel’s granary is full,

And the harvest’s done.

 

I see a lily on thy brow,

With anguish moist and fever dew;

And on thy cheek a fading rose

Fast withereth too.

 

I met a Lady in the Meads

Full beautiful, a faery’s child;

Her hair was long, her foot was light,

And her eyes were wild.

 

I made a Garland for her head,

And bracelets too, and fragrant Zone;

She look’d at me as she did love,

And made sweet moan.

 

I set her on my pacing steed,

And nothing else saw all day long;

  For sideways would she lean, and sing

A faery’s song.

 

She found me roots of relish sweet,

And honey wild, and manna dew;

And sure in language strange she said,

“I love thee true.”

 

She took me to her elfin grot,

And there she wept and sighed full sore,

And there I shut her wild sad eyes

With kisses four.

 

And there she lulled me asleep,

And there I dream’d, Ah Woe betide,

The latest dream I ever dreamt

On the cold hill side.

 

I saw pale Kings, and Princes too,

Pale warriors, death-pale were they all;

Who cry’d—“La belle Dame sans merci

Hath thee in thrall!”

 

I saw their starved lips in the gloam

  With horrid warning gaped wide,

And I awoke, and found me here

On the cold hill side.

 

And this is why I sojourn here,

Alone and palely loitering;

Though the sedge is wither’d from the lake,

And no birds sing.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Cosa ti affligge, Cavaliere in armi,

Che indugi pallido e solo?

Sono avvizziti i giunchi del lago,

E più non canta l’usignolo.

 

Cosa ti affligge, Cavaliere in armi,

Che appari così sofferente e desolato?

Il granaio dello scoiattolo è colmo,

E il campo è stato falciato.

   

Vedo un giglio sulla tua fronte,

D’angoscia imperlata e di febbre madida;

E sulla tua guancia una rosa morente

Anch’essa appassita rapida.

 

Incontrai una Dama nei Prati

Bellissima e di fatato lignaggio;

I suoi capelli erano lunghi, il suo passo leggero,

E il suo occhio selvaggio.

 

Feci una Ghirlanda per il suo capo,

E braccialetti, e un Cinto profumato;

Lei mi guardò come se mi amasse,

Ed emise un gemito dolce e soffocato.

 

La feci salire sul mio destriero al passo,

E non vidi altro in quella giornata;

Che lei mentre china, cantava

Un canto di fata.

 

Mi trovò radici di dolce sapore,

E selvatico miele, e gemme di manna;

E certo in una strana lingua mi disse,

“Credimi, il mio amore non t’inganna.”

 

E mi condusse alla sua grotta incantata,

E lì pianse e sospirò dolorosamente,

E lì chiusi i suoi indomiti occhi selvaggi

Baciandoli doppiamente.

 

Poi lei mi addormentò cullandomi,

E sognai, Ah! Così mi colse la Sventura,

Sognando l’ultimo sogno

Sul freddo pendio di quella altura.

 

Vidi deboli Re, Principi e guerrieri,

Tutti eran pallidi di morte;

E gridavano—“La belle Dame sans merci

Tiene in pugno la tua sorte!”

 

Vidi le loro pallide labbra nel crepuscolo

Aprirsi orribili in un monito di sciagura,

E mi svegliai, ritrovandomi lì

Sul freddo pendio di quella altura.

 

Ecco perchè qui dimoro,

E indugio pallido e solo;

Anche se sono avvizziti i giunchi del lago,

E più non canta l’usignolo.