SOTTO L'ARCOBALENO
Alla
scoperta del parapendio
Imbragato
su uno strapiombo, a 65 chilometri dall'aeroporto, dopo essermi legato
stretto al
niente,
pensai di essere pronto per volare. Vent'anni in un lampo. A quattordici
anni, sul
tetto
del garage, un lenzuolo fissato con delle corde alle braccia e alla cintura,
un vecchio ombrellone, mi accingevo
a
saltare, quando, per la prima volta in vita mia, mi trovai faccia a faccia
col buonsenso
aeronautico.
Slegai
le corde, ridiscesi la scaletta, rimisi le lenzuola nel letto e non
raccontai mai a nessuno quant'ero
stato
vicino alla stupidita'.
Comunque,
adesso, non si trattava dei quattro metri sul cortile; ce ne erano 600, di
metri,
con
rocce sul fondo: affilati denti di pietra nelle mascelle della Gallinola,
nel cuore del
Molise,
che aspettavano famelici una porzione di pazzo. E' cosi' dunque che si sente
un
suicida?
mi
domandai. Che ne e' stato del buonsenso aeronautico?
Per
tutta la vita sono stato un pilota, non un matto... Tre passi; corro forte,
corro come se volessi morire,
proprio
adesso, oltre il ciglio.
Il
gigantesco straccio dietro di me, un niente di nylon, senza alcuna
struttura, con i colori di
un
prisma, invece di trascinarsi spiegazzato nel burrone, scoppio' alto
nell'aria, un parasole
incurvato
ad arcobaleno, un sogno tra me e la pazzia. Invece di morire, volai. "Yhaaaaa-haaaay",
urlai
alla montagna, ai denti, al cielo. Le rocce ascoltarono. "Ehi", mi
fecero eco, "non sei un
suicida,
sei un parapendista!" Apparecchi simili a soffioni di cardo, i
parapendio sono
enormemente
semplici, tanto che si impara a pilotarli in un giorno.
La
pena per gli errori piu' gravi, secondo l'uso aviatorio, e' la morte, certo,
ma in quale altra
specialita'
del volo gli allievi possono andare in volo dopo un'ora di doppio comando?
1
Aprite la sacca e spiegate l'ala sul luogo di decollo, col ventre in alto.
2
Allacciate le cinture, voltatevi e fronteggiate il vento.
3
Controllate che i cordini siano liberi, gli elevatori posteriori sopra le
braccia, gli anteriori
e
le maniglie dei freni nelle mani.
4
Correte in discesa cinque passi o finche' i piedi si staccano da terra.
5
Il freno sinistro fa virare l'ala a sinistra, il destro la fa virare a
destra; entrambi i freni in su per
accelerare,
in giu' per rallentare e fermarsi.
6
Dopo l'atterraggio, ficcate l'ala nella sacca; risalite la collina a piedi o
in macchina.
7
Ripetete i punti da 1 a 6 per il resto della vostra carriera.
Fin'ora,
ovunque abbia volato, questi sette punti sono risultati quanto di piu'
vicino alla calamita che mi
spinse
prima sul tetto del garage, e poi a pilotare :
il
parapendio e' la cosa piu' prossima al volare senza ali, se escludiamo
un'esperienza extracorporea.
Un
parapendio e' un paracadute di 9 metri senza un aereo da cui lanciarsi,
senza caduta
libera,
senza chiedersi dopo il lancio se anche oggi il nylon si aprira'.
E'
un'ala che puo' veleggiare, che puo' portarci su in un'ascendenza, oppure
giu',dolcemente,quando
la mattinata e' calma.
E'
un aliante a basse prestazioni, senza pista, verricello o aereo trainatore.
E'
un deltaplano senza longheroni, torre, cavi d'acciaio o trapezio.
E'
un ultraleggero senza abitacolo ali fusoliera impennaggi ruote o chiasso a
due tempi.
E'
un elicottero aperto all'aria: niente parti mobili.
E'
una mongolfiera guidabile, senza fiamme e ruggito da drago.
E'
un aereo da 12 kg. che si ficca in uno zaino e sta nel bagagliaio di
qualsiasi auto, senza nemmeno
occuparlo
tutto.
Niente
rumore, niente fumo,
niente
aeroporti, niente danni al pianeta.
Un
parapendista lascia una fila di impronte
risalendo
verso un terreno sopraelevato
e
non lascia niente scendendo,
tranne
una larga, lenta pennellata nell'aria,
colore
a scelta della signora.
Ispirato da un racconto di Richard
Bach
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