Baci a Silvia a tutti. L'amicizia ai tempi di internet
Articolo pubblicato online su www.itacanews.it
Rubrica Letti per voi
Internet 2 Luglio 2002
di Gloriana Orlando
Baci a Silvia a tutti. L'amicizia ai tempi d'internet è un romanzo epistolare. Ma nell'era del trionfo telematico le epistole non possono essere che e-mail e la posta necessariamente elettronica. Sei ragazzi dopo l'università si disperdono per il mondo. Ma la loro amicizia è di quelle vere, dura dai tempi del liceo e non può finire per qualche migliaio di chilometri di distanza. Si scrivono e-mail. Si raccontano. Parlano delle loro solitudini, scherzano su chi ancora non ha avuto il coraggio di tagliare il cordone ombelicale con la propria terra. Si prendono in giro. Ricordano. E intanto la vita scorre sullo sfondo: il calcio, Ciampi, il giro di boa del millennio... E i personaggi politici? Ci sono tutti o quasi. Stigmatizzati con una frase, fissati in un tic, insomma presi bonariamente per i fondelli.
Finché la storia non irrompe prepotentemente nelle loro mail. Milosevic, il Kosovo, l'intervento italiano mettono in ombra qualsiasi altro tema di discussione. Ne viene fuori un quadro estremamente sfaccettato che raccoglie anche umori da tutti gli angoli del mondo (Dario è a New York, Giorgio e Andrea in Germania, Alberto in Norvegia...). Poi pian piano le e-mail riprendono ad essere scanzonate, ironiche e la vicenda degli "Emigranti d'Italia" si dipana beffarda e dissacrante. Si parla di libri, di film d'autore. Si riflette sulla vita, sulla morte (quella di Stanley Kubrik), sulla paura di "crescere", di assumersi delle responsabilità, di essere padri e non solo figli.
Baci a Silvia segna la nascita di un nuovo genere letterario che avrà sicuramente seguito ma la grande novità è il linguaggio. Fresco, immediato, tipico del gergo anche un po' sboccato dei ragazzi, è contrassegnato da saporiti ed incisivi neologismi come "fancazzisti", "grattatori di palle", "penofili". Forti e spesso intraducibili sono i termini dialettali che vengono ironicamente resi nelle note con linguaggio aulico. Il dialetto milanese è usato invece per prender in giro quelli che sono considerati gli "arrivati" come Giorgio che vive a Francoforte, ha messo su casa con la Silvia del titolo e lavora alla Fiat (poco importa se vende solo Fiorini e aspira ad essere promosso alle Panda). Un libro corale: denso, efficace. E divertente..