Intervista a Montalbetti

M0prgipb.jpg (784 byte)

"La volta che mi disse: basta con le emozioni"

M0prgipb.jpg (784 byte)

 

 

Petruccio Montalbetti, voce dei Dik Dik. "Sono venuto per l'amico, non per il mito" MILANO (a.di.) - Scuote la testa e

dice: "Se Lucio sapesse che sono qui mi farebbe salire". Ma Lucio non lo sa e non può saperlo, nessuno glielo dirà, e

davanti all'ospedale c'è il muro invalicabile. Petruccio Montalbetti è la voce storica dei Dik Dik ed è amico altrettanto

storico di Battisti. Ieri mattina si è presentato speranzoso al San Paolo, è entrato e subito è uscito. Muro. "Immagino che

Grazia Letizia, la moglie, stia impedendo tutto a tutti. Legittimo, per carità, ma io sono uno di quelli di allora, di trent' anni

index.jpg (12317 byte)fa. Vorrei visitare l'amico, non l'attrazione musicale del

secolo". Da quanto tempo non lo vede ? "Più di un anno,

forse due".

I suoi problemi di salute? "I reni, quello che si sa da

parecchio tempo. Mi hanno detto che negli ultimi giorni

c'erano i medici nella sua villa. Ho saputo che era qui al San

Paolo da amici comuni, non so altro. O almeno, niente di

sicuro e verificabile".  Perché non lo vedeva più? "Perché

era diventato impossibile del tutto. Vederlo, intendo. O forse non aveva più nemmeno molto senso". Si spieghi.

"Io l'ho frequentato abbastanza dopo la decisione di isolarsi dal mondo e dalla musica. Ma ogni volta mi cresceva la

malinconia dentro, gli chiedevo: "perché", lui me lo spiegava e non lo capivo". Ovvero? "Lui non era così: era aperto,

spiritoso. Un artista... un artista simile vive per il contatto con il pubblico: Bob Dylan  non va ancora in giro a sessant'anni a

suonare per i soldi, lo fa per sentire il pubblico, perché un artista è quella cosa lì, e se non è quello non è più niente". Lei

cercava di convincerlo a ripensarci?  "E come no? Inutile. Ma deprimeva il modo in cui lo diceva:  rassegnato, ma anche

convinto di idee che a me sembravano assurde, che non capivo. Se le racconto di quella volta che abbiamo fatto le tre di

notte a parlarne...".   Faccia lei. "Pochi anni fa, iniziamo a discuterne. E lui mi spiega per filo e per segno la sua nuova

filosofia musicale e artistica. Alla fine, alle tre, gli ho detto: guarda, non ho capito niente di quello che hai detto, ma fai

come credi E non si era capito proprio nulla davvero? "Forse non avevo voluto capire io. Senta qui: lui aveva rinnegato,

ripeto rin-ne-ga-to tutto quello che aveva fatto in  passato. Mi diceva: "Io non voglio più dare mare.jpg (9521 byte) emozioni a  nessuno. Le

emozioni non valgono niente". Quei testi, quelli  delle canzoni nuove. Mi ha detto: "Mi

arriva un testo e io faccio così: se non ci capisco nulla vuol dire che è perfetto. Poi ci

metto una musica fredda, anche quella che non  dia  nessuna emozione. Poi vado in sala

d'incisione e la canto da seduto, fermo, lo sguardo nel vuoto".

Fa un po' impressione. Ma perché tutto questo? "Chi lo sa, secondo me gli hanno fatto

una fattura. Sì, lo so cosa sta per dirmi: la moglie. Non ce l'ho con lei, mi ha sempre

trattato benissimo. Ma è vero che ricordo un sacco di volte che Lucio iniziava a parlare e lei gli diceva: "lascia perdere".

Una volta l'ho vista che scacciava un ragazzino che voleva chiedergli un autografo. Niente di male, per carità. Però... come

dire. E poi vederlo in casa, che innaffia i fiori. Lui: un genio, uno pieno di tutte le contraddizioni del mondo, ma alla fine

perfetto. Perfetto nella musica, che conosce alla perfezione, perfetto nel sodalizio con Mogol. Aveva capito subito che era

perfetto così. Insieme a lui avevamo inciso una sua canzone, musica e testo. Era un orrore. Mogol cambiò tutto, era perfetto

anche Mogol. E ora...". Orso, scontroso, e poi?  "Ma sì, uno fondamentalmente di Poggio Bustone, scarpe grosse e cervello

fino. Ma sempre scarpe grosse. Ricorda quando venne fuori la storia che finanziava Ordine Nuovo? Io ridevo come un

matto: lui finanziare qualcuno... Non è un fatto di tirchieria, era parsimonia contadina, forse perfetta anche quella. Andavi a

mangiare da lui, aveva anche preparato qualcosa ma prima c'erano gli avanzi della sera. Gli dicevo, Lucio, dai... gli avanzi.

E lui: "beh, che c'è?"". I soldi."Quando insistevo a prenderlo in giro sulla storia della tirchieria lui mi diceva: sai quanto

potrei guadagnare se accettassi una sola delle offerte che mi fanno? E secondo te ci tengo ai soldi? Diceva che aveva quanto

gli bastava e non gli serviva altro. Beh, in effetti,anche adesso di diritti d'autore... Ma il senso è che non gliene importa

nulla, è uno di brucianti passioni, tutte prese allo stesso modo, fossero il windsurf o la filosofia". La filosofia. "Si era messo

lì con una tensione incredibile. Ha imparato tutto, ma così, tutto a memoria. Io gli dicevo: Lucio, ma adesso che l'hai

imparata a cosa serve? A niente serviva, serviva impararla. Boh , forse hai ragione tu."