Almost Blue di Carlo Lucarelli

Einaudi 14.000 £

 

Empatia e simbiosi: se dovessi scegliere due termini per delineare Almost Blue, di Carlo Lucarelli, certamente sarebbero questi.

Dopo la premiazione ottenuta dal regista esordiente Alex Infascelli ai David di Donatello per il film ispirato a questo lavoro letterario, entrando in libreria ho deciso qualche giorno fa (…visto che dovrò attendere non so quanto per poterlo vedere nelle sale, o almeno in una, e dovrò pregare affinché non mi scappi di sotto il naso uscendo in proiezione per una giornata e quindi subito ritirato…), imbattendomi con l'occhio per puro caso nel codone attorcigliano dell'iguana che campeggia in copertina, di acquistare il libro; devo ammettere che l'ho fatto con non poco gusto, era una cosa che mi rodeva dentro da qualche anno: volevo sempre approfondire la "conoscenza" con Lucarelli che avevo "intuito" di sfuggita durante il programma televisivo Blu notte, ma che ogni volta mi dimenticavo di fare…

Empatia perché chi legge condivide, anzi, vive in prima persona le situazioni emozionali dei protagonisti, identificandosi di volta in volta con un ragazzo cieco, Simone, un’ispettrice di polizia, Grazia, e un assassino seriale, l’iguana, personaggi che agiscono stagliandosi contro uno sfondo deformato da efferati omicidi, immersi in una atmosfera cupa, psicopatica, con Almost Blue suonato da Chet Baker che scorre di sottofondo.

Simbiosi perché in questo libro convivono a stretto contatto elementi diversi, ma che tra loro finiranno inevitabilmente per intrecciarsi. Si oscilla continuamente tra il caleidoscopico mondo di Simone che ascolta la città attraverso il suo computer, una città che diventa un originale mosaico in cui voci e rumori hanno colore e i colori forma, il razionale mondo di Grazia che dovrà però stavolta fidarsi dell’istinto per emergere da questo caso, l'allucinato mondo dell’iguana in cui un incessante suono di campane, hell's bells (dai mitici AC/DC), ora debole, ora penetrante, forte, ti può far impazzire, ti può portare all’inferno se non ti reincarni nelle tue vittime.

L’ambiente in cui l’azione prende vita è una città universitaria, una città dalle molteplici sfaccettature, dai mille portici che celano volti nella penombra: è Bologna. Bologna che osserva e partecipa al succedersi rapido degli eventi, che palpita di tensione vibrante, una tensione crescente via via che le pagine scorrono. Rapide. Fino alla fine. Che lascia però un po’ di amaro in bocca. Troppo frettolosa, comunque non all’altezza del resto del racconto.

La trama, di per sé semplice, non innovativa, è resa originale e coinvolgente dalla notevole capacità che ha Lucarelli di farti immedesimare nei suoi personaggi, nei loro mondi delineati in modo sicuramente efficace e realistico. Sicuramente questa deve essere stata la parte più difficile da realizzare nel film di Infascelli, sperando che non sia scaduto palesemente nel macabro che nel libro si sente completamente senza che però mai si "veda". Ma, viste le critiche altrui al film, questo non dovrebbe essere successo, adesso non mi rimane che rimanere con le orecchie ben tese per cogliere l'attimo fuggente del cinema italiano nelle sale… (stefano cavagnis)

BlackMail