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ANFITRIONE di Molière
Da Plauto a Kleist

ADATTATO E DIRETTO DA ELENA BUCCI
STEFANO RANDISI, MARCO SGROSSO,
ENZO VETRANO

 

Teatro del Parco
Mestre Venezia - 12 aprile 2002

Dopo la riuscita rilettura de Il berretto a sonagli di Pirandello, Bucci, Randisi, Sgrosso e Vetrano ripropongono, nell'ambito di un progetto triennale sul teatro classico che proseguirà e si concluderà con una rivisitazione di Cechov, una delle commedie meno rappresentate di Molière, Anfitrione, ma forse tra le più rimaneggiate (mantenendo lo stesso titolo) a partire dalla prima versione di Plauto e via via attraverso Kleist e Giraudoux. Ideale il meccanismo teatrale che ripropone lo scambio d'identità, drammatico per il re tebano Anfitrione, le cui vesti sono assunte da Giove, e l'innamorata sposa Alcmena; comico, quasi grottesco, per il servitore di Anfitrione, Sosia, la cui identità è usurpata da Mercurio complice del capriccioso gioco del dio dell'Olimpo, e la prorompente moglie Cleante. Da un lato il mondo degli dei, così umani nei loro desideri, ma prepotenti e crudeli nel volerli soddisfare, e alla fine demitizzati e irrisi, dall'altra, a far da contraltare, il mondo degli uomini, consapevoli dei loro limiti, ma, alla fine, orgogliosi della propria condizione. È un gioco teatrale che rappresenta un concetto quanto mai contemporaneo, il dubbio di sé, la perdita dell'identità, la confusione esistenziale in cui cadiamo confrontandoci con una realtà in continua e rapida evoluzione, in bilico tra ciò che è e ciò che ci appare, così come ci dice Sosia introducendoci alla commedia: nulla è quello che sembra, l'apparenza confonde, la storia sembra contorta, ma non lo è. Ed è proprio per questa modernità già insita in Anfitrione, che non erano altresì necessarie attualizzazioni gestuali e di espressione che volgarizzano un linguaggio di per sé puro nei suoi equilibri. Un plauso agli interpreti Elena Bucci, Alcmena e Notte, Stefano Randisi, Mercurio, Marco Sgrosso, Anfitrione, Enzo Vetrano, Sosia, insieme a Marika Pugliatti, Cleante, e Giuseppe Battiston, Giove, che con la loro presenza attoriale occupano ogni angolo della scena muovendosi attraverso una scenografia scarna, che si appoggia su sapienti giochi di luci e ombre, due scale a gradini ora accostate, ora contrapposte o allontanate che ricreano di volta in volta l'Olimpo, il talamo nuziale, o la casa di Anfitrione. Anche nei momenti di recitazione sopra le righe, tuttavia non escono mai da quello che può essere ritenuto il limite di credibilità e verosimiglianza, rimanendo sempre all'interno della bella prova d'attore. Particolare cenno merita l'accattivante, altisonante, incongruente Elena Bucci, eclettica nel passare dal ruolo dell'ora dolce, ora incredula ed ora arrabbiata Alcmena, a quello della poetica e saggia Notte, che favorisce gli dei rallentando il suo cammino, accompagnata nel suo incerto e languido procedere da suadenti brani musicali. Sicuramente una creazione scenica, questa di Notte, curata in ogni suo tratto e movenza, di certo originali e inaspettati. Anche con Anfitrione di Molière, questo gruppo di attori mantiene alta la capacità artistica per la quale si sono imposti sulla scena italiana nel teatro di ricerca. (katia rossetto)