FUORI CONTESTO 2001 - Teatro del Parco Mestre VE

28 marzo

Aspettando Godot

PROGETTO U.R.T.

Di Samuel Beckett

Regia Jurij Ferrini

Aspettando Godot, certo l'opera teatrale di Samuel Beckett più conosciuta. Una pièce stupenda che si regge esclusivamente su ciò che non c'è, o meglio, su ciò che non arriva.

Vladimiro e Estragone sono condannati per assurdo a rivivere giorno dopo giorno le stesse pene, fisiche e mentali, in una farsa continua nell'attesa di un futuro migliore, nell'attesa di Godot, un uomo con barba bianca che vive in una gran casa e che dovrebbe offrire loro un futuro migliore. Appunto, un futuro migliore… Migliore della vita in cui ci troviamo a vivere - ricordiamo che l'opera è stata scritta nel 1948 -; un mondo che ha già visto tutto, nel bene e nel male. Qualsiasi sia la direzione che si intraprenda è già stata percorsa e non conduce da nessuna parte, se non all'inutile ripetersi di gesti ed atti difficili da codificare, da capire: non c'è speranza sotto questo cielo, tutto è nelle mani di Godot…

L'U.R.T. (Unità di Ricerca Teatrale) ci conduce per mano in questo mondo oramai senza tempo, dove più nulla si può fare: tanti anni prima, nel '900, si poteva ancora fare tutto. Forse la loro messa in scena, la loro recitazione, nell'arco dei sei appuntamenti offerti da "Fuori Contesto 2001" al Teatro del Parco di Mestre, si è dimostrata la più "tradizionale"; il Beckett propostoci è quello che tutti conosciamo o quasi, visto i dubbi che hanno assalito alla fine del primo atto diversi spettatori, che si sono alzati ed hanno abbandonato la sala come se tutto fosse finito.

In effetti, non avevano torto. Il secondo atto è la ripetizione del primo, che ripete l'atto ancor prima che non esiste, ma che sappiamo essersi svolto. Un disco incantato sempre sulla stessa traccia. Un Vladimiro e un Estragone - magnifici nella loro grandissima intelligenza messa al servizio del tempo che non passa mai - che dialogano con tutto e su tutto ciò che è possibile e immaginabile, anche con chi non parla: come l'albero, unica presenza "viva"; o come il pubblico, sagacemente insultato - come potrebbe essere altrimenti? Possibile che noi tutti non ci si accorga che non c'è più nulla da fare? -, con il quale i due protagonisti in bombetta si trovano a condividere un teatro/mondo fin troppo angusto e non gestibile.

Dei quattro attori che si sono spartiti la scena - anche se solo Vladimiro e Estragone vi erano sovrani - non si può che parlare bene, simpatici, pungenti e tempestivi in ogni movimento ed affermazione. Si potrebbe quasi dire che i loro volti, gli occhi, lo sguardo, le smorfie, i loro corpi, le vesti, le scarpe altro non aspettassero che di interpretare questo Godot, questo buon Dio che, come ci dice il suo garzone, il quinto attore, anzi attrice, oggi non viene, ma sicuramente domani… E intanto noi siamo qui ad aspettarlo. (stafano cavagnis)