JOAO BOSCO e GONZALO RUBALCABA

TEATRO GOLDONI 11 APRILE 2001

Mercoledi 11 aprile al teatro Goldoni di Venezia si è tenuto un suggestivo concerto di Joao Bosco con il trio di Gonzalo Rubalcaba, seconda tappa della rassegna "Voices'n'crossing 2001".

I due musicisti hanno dato vita ad un quartetto che proprio grazie alle diverse culture musicali è riuscito a ritagliarsi uno spazio nel panorama jazz. Joao Bosco, uno dei più raffinati cantautori brasiliani, con alle spalle poco meno di una ventina di album nella sua oramai trentennale carriera, è nato a Minas Gerais in Brasile, e lì la sua musica cresce, assumendo atmosfere della tradizione brasiliana, attingendo dalla bossa nova per poi spaziare nel jazz, nel rock'n'roll rievocando ritmi africani, suoni e voci di secoli di schiavitù del popolo nero, fondendo il tutto con sonorità latine, con il flamenco, con la rumba e la samba.

Molte sue canzoni diventano patrimonio e cultura brasiliana e una, in particolare, "O bebado e a equilibrista", interpretata da Elis Regina, diventa simbolo di Amnesty Internetional.

Al chitarrista cantante brasiliano si affianca quasi per caso l'eclettico pianista cubano Gonzalo Rubalcaba, e questo avviene l'anno scorso, durante un festival jazz in Brasile.Il musicista dalla tecnica prodigiosa, e di quasi vent'anni più giovane di Joao Bosco, unisce alla saudade brasiliana una spontaneità , una carica espressiva e un'esperienza che a dispetto della giovane età, l'ha visto collaborare con mostri del jazz quali Dizzy Gillespie, Paul Motian, Charlie Haden e Joe Lovano.

E' così che il connubio tra i due artisti regala al pubblico una musica che spazia dalla samba carioca fino al jazz afrocubano, intrecciandosi, talvolta allontanandosi per creare qualcosa che solo l'intensità delle interpretazioni e degli artisti sul palco rende unica.

Unica di fatto, dato che il quartetto risulta essere ancora un progetto e a tutt'oggi non ha ancora inciso un disco.

Lo spettacolo assale il pubblico in sala. Sì, lo assale senza dargli tregua, con visioni ed emozioni contrastanti tipiche dell'America Latina, con struggenti interpretazioni o divertenti esplosioni di gioia. Jazz, samba, rumba si alternano per raccontare e descrivere tutte le contraddizioni di un Paese, di un popolo.

L'apertura è per il quartetto al completo (Carlos Henriquez al basso e contrabbasso, e Ignacio Berroa alla batteria) e subito danno idea di quale sarà la magia e la potenza esplosiva della performance, per poi lasciare il posto al solo Joao Bosco, alla sua chitarra e voce che si rincorrono tra francese, brasiliano e suoni gutturali…Il pubblico sembra quasi assorto nell'ascoltare quelle affascinanti storie musicali fin tanto che non fa il suo ingresso il trio di Rubalcaba, che con i suoi fraseggi mozzafiato inizia a coinvolgere il pubblico che fatica a starsene seduto, scaldandolo e conducendolo per mano in quello che sarà poi l'atto finale, in cui i quattro musicisti si lasciano andare rispondendo così al calore del pubblico che in una umida serata veneziana viene salutato con una splendida interpretazione di "Tico Tico" . (michele cavagnis)

Gonzalo Rubalcaba

Joao Bosco

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