Veronica Pravadelli (a cura di )

Il cinema di Luchino Visconti

Raramente si riesce a descrivere in modo soddisfacente un regista – e in questo caso un regista di un livello certo non comune – con una sola pubblicazione. Ovverosia: raramente in un volume si riesce a trovare una descrizione a tutto tondo, esaustiva di un cineasta, del suo lavoro, del suo intendere il cinema e del suo rapporto con il dinamismo della natura e dell'uomo e l'oggetto filmico da fermare in un istante per sempre. E non v'è dubbio che con l'intervento di Luchino Visconti sia per sempre, visto l'apporto inestimabile da lui donato all'arte cinematografica e non solo (tuttavia va sottolineato che anche l'arte cinematografica, con tutte le sue possibilità, ha influito molto sull'arte di Visconti).

Il cinema di Luchino Visconti è stato pubblicato nella doppia veste di catalogo della retrospettiva dedicata a tutto il cinema restaurato di Visconti promossa dalla Cineteca Nazionale della SNC, e come studio critico autonomo e approfondito. Una sorta di filmografia ragionata nella quale per ognuno dei diciannove film diretti dal regista italiano corrisponde un saggio analitico-interpretativo. Saggi che cercano di portare alla luce aspetti e forme magari sfuggite alla critica "classica" o al "filologo cinefilo" disattento. Un esempio su tutti può essere il saggio di Sandro Bernardi su La terra trema sottotitolato "Il Mito, il Teatro, la Storia": chiaro, illuminante; descrivere in termini a tutti accessibili un film a tutti noto, ma spesso mal interpretato o alienato dal nostro dizionario filmico troppo rapidamente perché ostico. Oppure il saggio di Stefania Parisi su Vaghe stelle dell'Orsa…, ovvero "Il deposito della memoria": questa la chiave interpretativa utilizzata.

Un volume per affacciarsi anche alla filmografia "minore" del maestro lombardo, che molti ignorano o non hanno avuto occasione di incrociare nelle sale. Un lavoro che rischiara l'opera di un maestro, di un uomo spesso oscuro.

Il cinema di Luchino Visconti forse non è condivisibile fino in fondo, non accettabile in tutte le sue interpretazioni, ma questo è il suo punto di forza. Già nella presentazione al volume Lino Micciché ci avverte che il volume si è costituito come "un panorama variegato di punti di vista, di interpretazioni testuali dei diciannove testi filmici viscontiani, affidandone la rilettura (corsivo nostro) ad altrettanti storici e/o critici cinematografici, non necessariamente "viscontologi" professionali, con una certa preferenza, anzi, a inserire, accanto a nomi di studiosi già cimentatisi con testi di Visconti, nomi di giovani alla loro prima esperienza di esegesi viscontiana, chiedendo comunque a tutti di preferire l'azzardo di una nuova ipotesi esegetica alla certezza (corsivo nostro) delle variazioni su una proposta di lettura già scontata". Poche righe che descrivono ampiamente un testo che potrà ritenersi basilare per uno studio su Luchino Visconti. (s.c.)

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