Nuovo spettacolo della compagnia veronese
diretto dalla bravissima Laura Corradi.
Per la rassegna…………. Al teatro al parco
di Bissuola Mestre Venezia è andata in scena la rappresentazione
"La Mandria, con tutto il corpo che c'è" della compagnia di danza
Ersilia, in collaborazione con il comune di Verona, Festival di Pentecoste
(Provincia di Verona), e Osimo Festival.
La compagnia Ersilia prende il nome da
una delle città invisibili di Italo Calvino, spesso punto di riferimento
e ispirazione per le coreografie di Laura.
I danzatori sono Silvia Bertoncelli, Giovanna
Gech, Giorgio Gobbi e Marco Benedetti.
La formazione di Laura Corradi è
sostanzialmente di stampo francese. A Parigi dove si stabilisce per un
lungo periodo è infatti allieva collaboratrice di coreografi quali
Jean Gaudin, Peter Goss, Vivian Serry e Carolyn Carson.Tra i suoi precedenti
lavori ricordiamo "Vedrai come si biforca la cantina" (1987) con il quale
è presente in Francia, Italia e Olanda, "Mi hanno visto baciare
una poltrona" con musiche originali di F. Farina, "Non è bello
che un re si allunghi al suolo" (musiche originali di C. Eveillard), per
arrivare al suo penultimo lavoro risalente al 2000 "L'Otello si è
perduto", un lavoro che vede la partecipazione di sei ballerini, due attori
e musiche dal vivo di Enrico Terragnoli, quest'ultimo autore della colonna
sonora della Mandria.
Guardando lo spettacolo mi viene in mente
la canzone "E il tempo crea eroi" di Vasco Rossi. Le immagini dei vecchi
seduti al bar con la pipa in bocca, ultimi scorci di un mondo passato,
superato dalla velocità della società moderna in cui il
tempo è una variabile in lotta con le moltitudini di cose spesso
futili dell'uomo. La paura del pensiero, dell'analisi del proprio io,
delle emozioni. Ma allo stesso tempo la paura come unica reale certezza,
angoscia di fronte la rabbia e la violenza ma l'attimo dopo ancora paura
e sospetto innanzi all'amore e alla passione. Per i vecchi di Vasco la
certezza è la casa, la democrazia (?), come pure la necessità
della conferma senza soluzione di continuità dello stato delle
cose: altrimenti si fa strada l'incognita e con essa la paura. Per Laura
Corradi in fondo credo sia la stessa cosa: magari la certezza è
la velocità degli spostamenti per far fronte agli impegni, certezza
della giornata e allo stesso tempo obbligo alla reazione istantanea, al
riflesso, al non pensiero. Ma tutto cambia, colpa di quella variabile
impazzita che è il tempo, il momento che inaspettato travolge ogni
fondamenta della quotidianeità. John Lennon direbbe "la vita è
tutto ciò che ti accade mentre sei intento a fare dei progetti".
Ed è questo secondo me il messaggio lanciato dalla coreografa e
regista del pezzo: la società del riflesso che viene stravolta
dal tempo, risultando minata e mutata dal tempo stesso, che la porta ad
essere/tornare la società del pensiero. Magari per un attimo…Un
momento in cui tutto è fermo e si ha il tempo per …pensare. Ecco
infatti la mandria inaspettata che attraversa le superstrade lungo l'Appennino,
bloccando ogni corsa, ogni progetto, ogni obbligo, costringendo tutti
ad una sosta e regalando la possibilità di pensare. L'umana riflessione
anche per la regista non è però solamente un fattore positivo,
in quanto predispone l'uomo al confronto con le sue idee, con le sue certezze,
e la conseguente occasione di vedersele stravolgere o semplicemente mutare.
E così in un intreccio continuo
di corpi che si attraggono respingono, si amano si odiano, si scambiano
di coppie alternando l'omosessualità alla etero, gestualità
umane che poi confluiscono nel mondo animale, con un energia che si rinnova
in continuazione grazie all'uso della parola, della mimica, della danza,
della musica (splendida e originale, un plauso a Enrico Terragnoli, che
ne è l'autore) Michele Cavagnis
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