Nihil, nulla e poi? forse ancora il nulla...
Difficile esporre un giudizio sereno e sicuro, raccontare fedelmente e
obiettivamente ciò che sulla scena s'è visto, ciò
che Armando Punzo ha voluto assieme ai suoi attori raccontarci, comunicarci.
Certo, analizzando il visto sulla scia di interpretazioni personali, schemi
o codificazioni suggerite da comunicati stampa o interviste e dichiarazione
degli autori forse sarebbe più facile, ma non è detto, perchè
difficilmente si può analizzare il nulla: è come concepire
lo spazio vuoto, in realtà noi immaginiamo uno spazio che comunque
viene avvolto, circondato da pareti, strutture, magari non definite nella
certezza, ma tuttavia presenti.
Strutture mentali, frutto dell'immaginazione, dalle consistenze astratte
come astratto è il nostro pensiero condito da presenze reali che
soggettivamente uniamo al nostro essere effimero e cosa c'è più
vicino al nulla se non l'astratta nostra esistenza? le elucubrazioni private
della nostra mente? le interpretazioni viziate dalla realtà della
nostra essenza? e cosa c'è più vicino al nulla della nostra
quotidiana esistenza? Nihil...
E Nihil ci descrive questo vivere quotidiano scomposto in azioni
sconnesse, in flash fuori onda, nell'abbattimento delle pareti di stanze
inesistenti, nell'interazione complessiva degli attori nell'annullare,
cancellare e abbandonare la strada percorsa nel teatro "classico".
Vi è palesemente una presa in giro del pubblico in sala nell'esporsi
alla risata facile frutto della sua credulità e del potere della
scena.
I momenti alti, le citazioni importanti sono gettate lì a caso,
sembra... e sembra non vogliano dir nulla, appunto... hanno un inizio
improvviso in questa scena dominata nel suo centro da oggetti "sacri"
della quotidianità, frigoriferi gettati a terra, un tavolo, delle
sedie, panchine, una bara, un armatura che si sfascia, una sorta di lampadario
senza luce che segna con il suo dondolare lo scorrere del tempo... ed
hanno una fine altrattanto improvvisa che difficilmente lascia spazio
ad una possibile sinergia con ciò che s'è visto prima e
dopo, estrapolate dalla loro unicità non significano nulla.
Non vi è dubbio: gli attori, tutti, sono risultati affascinanti,
provocanti ed esilaranti in determinati istanti, ma oltre a questo nulla
più. Forse è proprio questo il significato di ciò
che si è visto. Esistiamo solo come personaggi, come burattini
anche fuori dalle righe che hanno un preciso ruolo in questa quotidianità
che ci circonda, in questa società che ci sovrasta con i suoi luoghi
comuni, una società che non ci porta da nessuna parte e che nella
sua omologazione produce solo Nihil. (stefano cavagnis)
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