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OTELLO - Progetto U.R.T.
regia Alberto Giusta

Teatro del Parco
Mestre Venezia - 7 marzo 2002

Giovedi 7 marzo ’02 al Teatro del Parco di Mestre Venezia, per la rassegna "Fuori Contesto 2002" patrocinata dal Comune di Venezia, Beni e Attività Culturali, s'è tenuta la rappresentazione teatrale "Otello" di William Shakespeare, del gruppo Progetto U.R.T.
Regista del progetto è Alberto Giusta, uno dei soci fondatori del Progetto U.R.T. che affida ai suoi sei attori il compito di far rivivere l'opera attraverso la semplice umanità dei personaggi. È per questo motivo che il palco si spoglia di tutti gli sfondi possibili: una radio e un bastone, quest'ultimo unico segnale di potere. A Davide Lorino (Otello), Roberto Serpi (Iago), Mariella Speranza (Desdemona), Massimo Brizi (Cassio), Pierpaolo Pavan (Roderigo) e Stefania Maschio (Emilia), non resta che raccontare l'essenza dei personaggi, slegandola dal contesto di ricchezza nel quale si svolge la storia, la loro forza e la loro debolezza che nasce dentro, nella loro anima, nel loro essere uomini.
E così l'importanza di Otello, la sua ricchezza, non conta più nulla, se non nel comando, nel tuonare della voce, nel timore di Iago e Cassio. Ma ciò che appare evidente, esaltato è l'Otello marito, prima innamorato e infinitamente riconoscente nei confronti della rispettabilità, intesa come onestà, di Desdemona e poi meschino nel coltivare il tarlo del dubbio.E ogni scena è spezzata solo dal forte rumore dei passi degli attori che si allontanano di corsa dal centro del palco per dare le spalle al pubblico. Ecco che giunge il presumibile rumore delle quinte e del cambio di scena. Ma la mente dello spettatore resta legata al volto, alle labbra dei personaggi che vivono le loro emozioni e vivendole le regalano al mondo.
Come Iago, che con la sua loquacità alterna silenzi a cascate di parole, talvolta assai rapide e monocorde da far intendere che sia una traduzione letteraria del testo e poi, ripensandoci, ci si accorge che parole quali "si fa fottere…" nel testo originale… Ma ripeto, è la trasparenza dei caratteri, delle emozioni, dei personaggi che ha la meglio sulle idee del regista, degli attori, della scenografia, della musica (certamente voluto). Si riesce a guardare a loro come dei semplici uomini, spogliati di tutto ciò che li circonda: nudi nella loro vita, incuranti delle idee precostituite e non. (michele cavagnis)