FUORI CONTESTO 2001 - Teatro del Parco Mestre VE

1 marzo

Romeo e Giulietta - et ultra da William Shakespeare

Fanny & Alexander

dramma in sette movimenti

Un surrealismo onirico introduce gli attori sulla scena, sul palco. Atmosfere eteree accompagnano l'attrazione dell'incubo fino al disagio sensoriale accentuato da voci e urla sgraziate che risuonano nell'aria e producono un effetto irritante all'orecchio di chi è lì, intento a seguire per cercar di capire cosa sta avvenendo, cosa sta succedendo.

Fanny & Alexander - uno dei gruppi maggiormente stimati sulla nuova scena del teatro italiano -, in collaborazione con la Biennale di Venezia - Settore Teatro, ha allestito una delle maggiori opere shakespeariane distruggendola e ricomponendola in un dramma in sette movimenti: L'Agone, Amal'io l'amo, Simulacro, Psyche, Degree, Orrore l'errore, Pax, che, secondo gli autori, vuole rappresentare un percorso fisico/psicologico che si addentra, si incunea nel dramma universale dei due amanti adolescenti, innestandovi eco di altre celebri coppie mitiche e di altre opere del Bardo.

Tralasciando il fatto se Fanny & Alexander, gruppo nato a Ravenna nel 1996 con all'attivo numerose produzioni accolte con grande favore dalla critica, fra cui Ponte in core e Sulla turchinità della fata, riescano o meno a trasferire in modo chiaro e intellegibile questa fitta trama di richiami e citazioni, ci si trova certamente di fronte a un situazione all'apparire sconcertante: l'impossibilità a definire chiaramente i personaggi che si appressano sul palco. In un particolarmente affascinante gioco di luci e ombre, di riflessi oro che si smorzano sulle superfici discontinue delle pareti delle stanze - in realtà tre séparé semovibili che racchiudo ed escludono non solo le stanze del palazzo dalla piazza, ma dividono l'intero universo da ciò che si vede e ciò che ci viene celato o mostrato in parte (i séparé sono formati da specchi e intrecci dorati) -, di nebbie/filtri che offuscano lo sguardo, di luci che illuminano nevroticamente sezioni limitate della scena lasciando nell'oscurità più totale ciò che sta fuori, si muovono sulla scena personaggi doppi, indecifrabili, addirittura dei nonpersonaggi, delle effigi. Difficile comprendere chi siano realmente, certo si capisce che sono tutti mossi da una nevrosi collettiva, da una schizofrenia che sembra oramai la quotidianità dell'oggi.

Tuttavia, sulla scena non sono riuscito a notare i drammi di Shakespeare o le citazioni di altre leggendarie coppie. In un'azione gestuale così rarefatta e sincopata, in urla strazianti e voci indecifrabili, in pianti nevrotici e irrazionali ho potuto solamente scorgere ciò che mi sta attorno quotidianamente: un ipereccitamento schizoide.

La pazzia, vista in ogni sua forma, sembra il tema fondamentale di questi nuovi gruppi teatrali. Sembra essere questa la logica scelta dagli organizzatori, Assessorato alla Cultura di Venezia e ArteVen, per selezionare le opere da proporre in FuoriContesto 2001 e non tanto il fatto che fossero gruppi più o meno affermati del teatro contemporaneo e di ricerca.

La pazzia, le nevrosi collettive, tema tanto affascinante quanto difficile da trasporre affinché sia intuito dal pubblico in sala. Certamente il gruppo Fanny & Alexander e in particolare sulla scena Giulietta sono riusciti a comunicarci la loro irrazionalità nevrotica. Il pianto urlato, la voce strozzata e irritante di Giulietta, se fossero continuate anche solo un altro movimento mi avrebbero portato all'esasperazione, al punto che non avrei minimamente sopportato, neppure per un solo istante, il pianto di un bambino.

Non so se nel profondo, nel loro scavare mi abbiano lasciato dentro qualcos'altro. Sicuramente in uno schizofrenico particolarmente calmo come il sottoscritto un po’ di agitazione me l'hanno innestata. (stefano cavagnis)