Un concerto sicuramente singolare, non solo per gli stili musicali insolitamente
fusi assieme, ma anche per le sperimentazioni vocali di Sainkho, accompagnata
strumentalmente da German Popov (acustic instrument, igil, kurai, homus,
voice), Maxim Shaposhnikov (samples, turn tables) e da due italiani, Marcello
Peghin (guitar) e Paolino Della Porta (doublebass). Talvolta stridente
senza mai essere disarmonica, Sainkho Namtchylak sorprende nell'interpretazione
dei brani, spaziando agilmente e con apparente semplicità attraverso sonorità
ora basse, ora acute, ora gutturali, che richiedono una "plasticità" e
un'estensione vocale di difficile riscontro. L'effetto prodotto è quasi
ipnotico, estremamente coinvolgente, è una voce che si sa imporre sugli
strumenti, ma, al contempo, sa diventare un tutt'uno con la musica, tanto
da rendere difficile il capire dove arrivi lo strumento e dove Sainkho.
Il concerto si è sviluppato attraverso tre "capitoli", Tuva, Survival
immagination, Coming home, durante i quali hanno potuto dimostrare tutta
la loro capacità artistica anche gli strumentisti, dando origine ad una
inaspettatamente orecchiabile contaminazione di generi musicali, tra loro
all'apparenza discordi. Spesso gli spettacoli allestiti dall'artista vengono
definiti come performance per pochi e buoni intenditori, ma così non è;
certo occorre attenzione nell'ascoltare la musica di Sainkho e dei suoi
compagni di viaggio, ma il viaggio musicale offerto è alla portata di
chiunque sappia ascoltare con gli occhi della mente. (katia rossetto)
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STEPMOTHER CITY
Sainkho Namtchylak
German Popov (acustic instrument, igil, kurai, homus, voice),
Maxim Shaposhnikov (samples, turn tables),
Marcello Peghin (guitar),
Paolino Della Porta (doublebass)
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