Il Cinema Italiano alla 57° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia

Giuliano Montaldo Presidente di “Rai Cinema’’, nonché regista di opere di grande qualità e impegno quali Giordano Bruno e Sacco e Vanzetti, nell'incontro del 3 settembre in occasione della presentazione del film Placido Rizzotto di Pasquale Scimeca, nell'ambito del programma promosso da "Cinecittà a Venezia" ha detto “…se mi parlano ancora della crisi del cinema italiano, questa volta m’arrabbio davvero!’’. Quest’affermazione è l’esatta radiografia della situazione della nostra cinematografia così come si è vista nella 57esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia.

Alla vigilia del Festival di Venezia 2000, c’erano ansia e preoccupazione per la forte presenza dei film italiani nel programma, di cui ben quattro in concorso. La scelta del Direttore Artistico Alberto Barbera d’inserire tante opere italiane, ben 27, distribuite nelle varie sezioni, è stata una scommessa ampiamente vinta con giusta soddisfazione, poiché i titoli proposti si sono rivelati di buona qualità e sono stati premiati dall'attenzione e dal consenso della critica e del pubblico presenti a Venezia.

I quattro film in concorso erano:

I Cento Passi di Marco Tullio Giordana. Dopo aver raccontato il delitto Pasolini, Giordana torna alla regia per ricordare un giovane siciliano che si chiamava Peppino Impastato ucciso dalla mafia, ma l’intento del regista non era quello di raccontare l’ennesima storia di mafia e malcostume bensì la vicenda di un padre ed un figlio, sul finire degli anni '60, che pur amandosi non riescono a capirsi: la cultura mafiosa li divide. È un film, scritto e diretto con intelligenza e calore, degno dei migliori Rosi e Damiani, è un ritorno al grande cinema d’impegno civile assente da troppo tempo nel nostro paese.

Ottimi tutti gli interpreti, il piccolo Lorenzo Randazzo, Peppino Impastato da bambino; Luigi Lo Cascio, Peppino da adulto, l'impressionante somiglianza con il vero Impastato conferma l'impegno con il quale Lo Cascio ha affrontato il suo lavoro; Luigi Maria Burruano nel ruolo del padre, Lucia Sardo è la madre, Claudio Gioè e Ninni Bruschetta sono gli amici di Peppino. Tony Sperandeo, impegnato in questi giorni sul set di U’ Attentantune film sulla strage di Capaci, prodotto da Claudio Bonivento, dona il suo inconfondibile volto a Tano Badalamenti, il mandante dell’uccisione del giovane Peppino Impastato.

Al film di Giordana è andato il premio per la migliore sceneggiatura, meritava con certezza un riconoscimento più prestigioso, ma non ci lamentiamo perché in fin dei conti il vero premio lo deve dare il pubblico nelle sale, cosa che sta appunto avvenendo in questi giorni in tutte le città in cui il film è in visione.

Denti di Gabriele Salvatores. Una tragicommedia grottesca e piuttosto dark, molto interessante, ottimamente diretta e interpretata da un cast d’attori molto affiatati. Liberamente tratto dal libro omonimo di Domenico Starnone. Notevoli i due cammei di un sempre più camaleontico Fabrizio Bentivoglio che conferma ancora una volta d’essere il GianMaria Volontè del 2000 (e pensare che da ragazzino voleva fare il calciatore dell’Inter…) e di un sempre in forma Paolo Villaggio nel ruolo divertito e divertente di Cagnano, un dentista scalcagnato e tendente al sadico. Cagnano è il lato oscuro di Fantozzi-Fracchia; Villaggio ancora una volta dà prova d’essere oltre che un comico superbo anche un attore straordinariamente versatile e sensibile.

Denti non è soltanto un film d’attori ma anche di splendide attrici quali Anouk Ginsberg nel ruolo dell’amata madre, e Anita Caprioli, nei panni della fidanzata (traditrice?) del protagonista. Ultima nota sugli interpreti: appare per la prima volta sullo schermo il giovanissimo Claudio Ammendola, figlio dell’attore Pino Ammendola, tra gli interpreti di Un uomo perbene di Zaccaro, nel ruolo del protagonista Antonio adolescente. Questa nuova opera di Salvatores prosegue il discorso spirituale ed onirico intrapreso con il precedente ‘’Nirvana’’, è l’anello di congiunzione con il prossimo progetto di Savatores Cromosoma Calcutta.

Il regista napoletano, milanese d’adozione, è come avrebbe detto Massimo Troisi un napoletano che viaggia; infatti decisamente Salvatores è un autore che viaggia e fa viaggiare il suo spettatore attraverso i suoi film-sogni-viaggi; a proposito della sua ultima fatica ha dichiarato "Si tratta di un horror della psiche, un horror dell’anima, allucinato popolato da fantasmi e proiezioni…Paradossalmente Denti è il film più personale ed indifeso che ho diretto e mi ritrovo in concorso a Venezia!’’. Denti è la seconda collaborazione fra il regista e l’attore Sergio Rubini, che in Nirvana era un hacker cieco, costretto a recitare al buio completo, qui è Antonio torturato a causa dei suoi denti, ma non solo. Chissà cosa succederà al bravo Rubini nel prossimo film del regista di Mediterraneo…Allora, arrivederci a Calcutta!!!

Una curiosità cinefila, sia I Cento Passi che Denti si chiudono con la medesima struggente e bellissima musica del gruppo Procul Harum A Whiter shade of pale, evidente memoria storica che accomuna Giordana e Salvatores.

La Lingua del Santo di Carlo Mazzacurati. Il regista padovano rinverdisce e riattualizza con pieno successo, anche grazie al prezioso contributo dei bravissimi sceneggiatori Franco Bernini, Umberto Contarello e Marco Pettenello, lo schema classico della cosiddetta “Commedia all’Italiana’’ proponendo l’inedita ed affiatata strana coppia Bentivoglio, l’idealista Willy, soprannominato dagli amici del bar ‘’Alain Delon’’ per la sua evanescente bellezza, e Albanese, il bonariamente rozzo e sanguigno Antonio, nei ruoli di due sprovveduti e goffi ladruncoli che per puro caso trafugano la reliqua di S.Antonio mettendosi nei guai.

I due protagonisti sono egregiamente affiancati dalla sempre più affascinante e magnetica Isabella Ferrari, da Ivano Marescotti, Giulio Brogi, e dall’esilarante Toni Bertorelli nella parte del capo zingaro rissoso e vendicativo; inoltre il regista ha voluto una piccola apparizione di un’irriconoscibile Marco Paolini nella parte di Sant’Antonio da Padova.

Ultimamente ci si lamentava che i nostri film non riuscivano a rispecchiare la situazione confusa e contradditoria che si sta vivendo nel nostro Paese, invece l’opera di Salvatores e quella di Mazzacurati ci riescono in pieno, divertendoci anche: una bella risposta agli ipercritici di casa nostra! Il regista Mazzacurati ha dichiarato “Ho fatto un film non del tutto drammatico né del tutto comico, ma semplicemente Malincomico!’’.

Il Partigiano Johnny di Guido Chiesa. Tratto dall’omonimo romanzo incompiuto di Beppe Fenoglio, interpretato da Stefano Dionisi nel ruolo del protagonista Jonny. Fra i quattro film italiani in concorso, ahimè, è l’opera meno riuscita per vari motivi. Il regista voleva girare un’opera senza risvolti né politici né retorici né polemici, ne è nata un'opera senza pathos, che non coinvolge lo spettatore. Le sequenze dei combattimenti non sono molto credibili perché non rendono la drammaticità del momento. I vari personaggi, a parte Johnny, sono troppo abbozzati e macchiettistici, in particolare il partigiano Ettore che, più che pensare a combattere per la giusta causa dei partigiani sembra attratto esclusivamente da avventure galanti; per non parlare di Nord interpretato da un imbarazzato e spaesato Amendola e di Umberto Orsini fuori luogo e per nulla credibile. Che dire infine del personaggio di Edda interpretata dalla pur brava Chiara Muti? Un talento inutilizzato…Dispiace dirlo ma l’opera soffre per una sceneggiatura complessa e difficile, ma soltanto abbozzata, specialmente nel tratteggiare i caratteri e la psicologia dei personaggi e la regia è intenzionalmente troppo fredda e distaccata.

Nella sezione ‘’Sogni e Visioni’’ era inserito il farsescamente tragico e psichedelicamente kitch film di Roberta Torre Sud Side Story. La regista milanese, trapiantata a Palermo, è alla seconda opera, dopo il provocatorio e divertentissimo musical Tano da morire contro la cultura mafiosa ‘, torna a girare nella ‘’sua’’ Palermo per raccontarci una storia d'amore multirazziale. L’amore contrastato tra il giovane Giulietto, un emulo allucinato ed esilarante di Little Tony, e la nigeriana Romea. In questa seconda opera Roberta Torre (ottima e divertentissima la sceneggiatura scritta assieme a Franco Maresco) ripropone il suo modo originalissimo e coloritissimo di far cinema, imbastendo uno spettacolo più compatto del precedente film, anche questa volta con attori assolutamente non professionisti; credo però che ora sia arrivato il momento per la talentuosa cineasta milanese di sperimentare anche altre strade, e son certo che il suo successo sarà crescete! Da ricordare, infine, le brevi e follemente divertenti e divertite apparizioni dei cantanti-attori Little Tony e Mario Merola.

Nella sezione ‘’Cinema del presente’’ erano tre i titoli italiani:

Estate romana di Matteo Garrone. Film tragicomico dell’indipendente Garrone che mette in scena le esistenze difficili di vari artisti ai margini della società sullo sfondo di una Roma non convenzionale e lontana dai soliti stereotipi. Una tragicommedia amarissima per palati fini. Tutti bravi gli interpreti, ma desidero segnalare la presenza di un attore, recentemente scomparso, il cui nome è poco noto al grande pubblico, ma che ha prestato il suo volto a tantissimi personaggi molto significativi nella storia del nostro cinema recente: Victor Cavallo! E' anche grazie ad attori come lui che il cinema continua ad esistere!

Animali che attraversano la strada di Isabella Sandri. Opera prodotta dal regista Giuseppe M. Gaudino (autore di Giro di Lune tra terra e mare prodotto e cosceneggiato dalla stessa Sandri), narra il complicato rapporto fra una commissario di polizia,Fiammetta Saracino, ed un assistente sociale, Giovanni Scalia, che cercano invano di salvare un’adolescente con una famiglia disastrata alle spalle, residente nel quartiere 15 di Roma, da un destino avverso. E' una storia dell’Italia d’oggi, con buon ritmo narrativo, da thriller…Bravissimi, nella loro spontaneità i due giovani attori protagonisti, Francesca Rallo, 14 anni, per la prima volta sullo schermo, e Salvatore Russo, un diciottenne che abbiamo già avuto l'occasione di apprezzare nel già citato Giro di lune tra terra e mare di Gaudino. Un affettuoso in bocca al lupo a Isabella Sandri e a Giuseppe Gaudino sempre apprezzabili per le loro scelte d'impegno sociale e culturale privo di ammiccamenti.

Placido Rizzotto di Pasquale Scimeca. Prodotto dall’Istituto Luce come lo straordinario I Cento Passi, anch’esso narra di un delitto di mafia avvenuto in Sicilia il 10 marzo 1948, circa 20 anni prima del delitto Impastato. Scimeca dirige il film con estremo rigore e stile documentaristico. Placido Rizzotto, che ha il volto di Marcello Mazzarella, era il giovane Segretario della Camera del Lavoro di Corleone barbaramente ucciso da Luciano Liggio e dalla sua banda; ma grazie alla determinazione e all’alto senso del dovere di un giovane Capitano dei Carabinieri, Carlo Alberto Dalla Chiesa, gli assassini furono individuati, arrestati e processati. L'azione iniziata da Rizzotto, fu proseguita da un altro giovane militante del P.C.I. che si chiamava Pio La Torre; ma purtroppo come ben sappiamo la scia di sangue continuerà inarrestabile travolgendo anche Pio La Torre e lo stesso Generale Dalla Chiesa, ritornato ancora in Sicilia a combattere la Mafia e barbaramente ucciso insieme alla giovane moglie, Emanuela Setti Carraro, il 3 settembre 1982. (Ettore Calvello)

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