BLUES BROTHERS, IL MITO

VENT'ANNI DOPO


Se vi foste trovati in America, verso l'inizio degli anni '80, non avreste mai dovuto chiedere ad un critico cinematografico cosa ne pensava di "The Blues Brothers".
Ma "The Blues Brothers" è diventato ben presto un colossal, rappresentando non solo un capolavoro cinematografico o uno tra i film più citati del secolo, ma per alcuni persino uno stile di vita.
Aprendo le porte al pubblico, verso quel mondo misterioso chiamato "blues", di cui Tv e radio non ci parlano quasi mai, ma che ha origini molto più esoteriche e sperdute nel tempo, della musica oggi più gettonata.
Grazie al film, moltissime persone si sono avvicinate a questo mondo o l'hanno scoperto per la prima volta, tanto da diventare quasi un veicolo promozionale per blues e soul.
Facendo conoscere volti neri, di cui anche soltanto i nomi erano a molti sconosciuti: Ray Charles, Aretha Franklin, tanti altri.
Il film appartiene alla schiera dei film comici d'avventura, sapendo sfruttare la comicità come mezzo di sdrammatizzazione del catastrofico e l'avventura come onda portante per il riso, col risultato di rendere la comicità meno sciocca e l'avventura più divertente.
Anche se a tratti può sembrare demenziale, non ha assolutamente l'aspetto di un film demenziale, anzi "The blues Brothers" è una cosa seria: una "missione per conto di Dio!" come ci tengono a precisare Jake ed Elwood blues, le due stars della musica sacra.
Le quali devono affrontare ogni sorta di nemico, inseguimenti senza tregua, restando persino sommersi dalle macerie di un edificio saltato in aria, e quando la polizia non è più abbastanza, si aggiungono pure criminali di ogni specie e l'esercito, in un incessante crescendo dall'inizio alla fine: tutto per raccimolare 50'000 dollari e salvare dalla chiusura l'orfanotrofio in cui sono cresciuti.
E il finale?
Per certi versi, prevedibile sin dall'inizio, ma in qualche modo scartato dall'idea di raccimolare onestamente tutto il denaro.
Una trama esplosiva, a tratti catastrofica e a tratti divertente, ma mai violenta.
Un po' meno apprezzata in principio da quei critici che forse non avevano mai ascoltato la voce di un nero in vita loro, e non hanno saputo cogliere il perfetto sincronismo tra le scene e le musiche, che riescono perfino a descrivere emozioni e fatti, meglio di quanto qualsiasi voce di commentatore avrebbe mai saputo fare.
Sicuramente la produzione in cui John Belushi ha espresso al massimo la sua personalità prorompente e in cui Dan Aykroyd ha dato il massimo della sua abilità creativa, lavorando per la sceneggiatura (che, non dimentichiamo, è sua e di John Landis).
Un "mito" che continua a parlare di sé e a far parlare di sé, e che forse... non tramonterà mai!

A volte mi soffermo a rifletterci e mi chiedo quali cose sarebbero cambiate se non fosse mai stato girato quel film, se i Blues Brothers avessero fatto quel che han fatto, tutto, da cima a fondo, ma non il film.
Sicuramente avrebbero comunque venduto milioni di dischi, la loro musica non sarebbe passata inosservata, e il modo in cui si presentavano in scena sarebbe sempre stato qualcosa di nuovo e di unico.
Ma quanti italiani oggi se li ricorderebbero? Avrebbero scavato un solco lungo il cammino di questo secolo? Avrebbero ancora fatto storia?
Avrebbero anche potuto incidere qualche brano in più e vendere qualche milione di copie in più, ma non sarebbero mai diventati il MITO. La fusione tra musica e avventura che conosciamo.
Sarebbero stati forse il "Mito" solo di chi veramente li conosceva, e oggi si ritrovava in qualche angusta taverna a bere, ricordandosene, ma non si sarebbe spinto oltre l'oceano, non avrebbe fatto il giro del mondo.
Il film gli ha permesso di esprimersi, di far sapere a tutti chi sono veramente.
E' così che oggi ce ne ricordiamo, è così che sono diventati qualcosa di cui non si puo' fare a meno, senza cui non si puo' vivere. E quando Belushi purtoppo ci ha lasciato, il gruppo si è fatto forza, senza mai abbandonare il sogno con cui ognuno di loro era cresciuto e che una volta decollato, per così breve tempo avevano fatto volare.
Perché il blues vero non muore mai!
A distanza di anni, infatti, il gruppo si è riformato, annoverando ora figure del grosso calibro, quali Eddye Floyd, o gli attori, fratelli di Jhon, cioè Jim Belushi e James Belushi, più altri ancora.
Jhon Landis ha persino deciso di girare un nuovo film, che non ha avuto il plauso del primo, ma forse non meritava nemmeno di essere criticato come lo è stato.
Dopotutto, dopo un capolavoro è facile rimanere delusi se non se ne vede un altro.
Chissà se in seguito a questo duro colpo il vecchio Landis avrà ancora la forza di girare il terzo film.
Quello di cui si può star certi è che il mito è nato e ormai non può più essere fermato. I primi Fans Club del passato sono scomparsi, ma uno è rinato, e sicuramente dai nuovi Blues Brothers dovremmo aspettarci molto di più di quel che si può immaginare; e forse qualche dilettante, in qualche parte del mondo, si cimenterà a scrivere una nuova sceneggiatura. Forse questa non farà più il giro del mondo, ma avrà lo spirito del primo film. Io stesso ne sto scrivendo una.
Forse un giorno tornerà persino Belushi a trovarci.
Chi lo sa!
I veri miti non muoiono mai!

Davis Fiore, il Fondatore.

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