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Notizie sul comune di Blufi

Il giovane comune di Blufi, che fino a poco tempo fa era una delle tante frazioni di Petralia Soprana, con legge 16 Marzo 1972 n°10 della Regione Siciliana è diventato il 383° Comune della Sicilia. Oltre al capoluogo, Blufi comprende le frazioni di Beniscichi, Calabrò, Nero, Giaia inferiore, Alleri, Lupi, Ferrarello, Oliva e Casalgiordano con un territorio di Ettari 2.056.
Blufi si adagia e si espande lungo un dolce declivio rigoglioso e ameno tra i monti delle Madonie .
Esposto a mezzogiorno ad aperti ed ampi orizzonti, con un altitudine compresa tra gli 850 ed i 500 metri sul livello del mare, gode in tutte le stagioni un clima mite e confortevole, mentre nel contempo la vegetazione lussureggiante con le sue varie tinte lo rende addirittura suggestivo. Col cambiare delle stagioni compaiono i colori del paesaggio, passando dal giallo oro del grano maturo, al grigio argento degli ulivi, al verde cupo delle querce, al rossastro ramoso dei vigneti autunnali. Le lievi ondulazioni del terreno, che segue l’andamento di tutto il territorio, giù sino al fiume Imera Meridionale, che ne delimita il confine occidentale, non fanno salti nel vuoto, non precipitano in profondi diluvi, non si lanciano in ardite impennate verso il cielo azzurro, ma formano dei piccoli schienali, dei terrazzamenti naturali che oltre a rompere la monotonia del paesaggio, costituisce un invito ben accetto per un picnic all’aperto, per una scampagnata tra amici, per una salutare escursione di gruppo. Ma, come se tutto ciò non bastasse per esercitare una forte attrattiva su tutti coloro che hanno bisogno di aria pura, di sole e di serenità, affiorano qua e là , percorrendo sentieri che odorano di erbe e di frutteti, motivi archeologici capaci di risvegliare curiosità ed interesse in chi curiosità ed interesse mostra per le complesse vicende dell’umanità. Infatti spesso si incontrano o si ravvisano, in una pietra, in una pietra particolarmente lavorata, in un tratto di muro fatto di cocci o in un affioramento di resti ancor più vistosi , testimonianze e prove inconfutabili dell’esistenza di altre civiltà, del passaggio di altre popolazioni. Peccato che gli uomini del recente passato non abbiano capito l’importanza e il significato che avrebbero ottenuto la conservazione di alcune necropoli da tempo sconvolte e distrutte!!!
Ma esistono ancora pur tuttavia, blocchi e lastre sepolcrali come denominazione di varie contrade che appaiono molto eloquenti e significative per gettare un po’ di luce nella notte dei tempi che avvolge l’origine di Blufi.


Origini etimologiche di Blufi


Non sappiamo da dove venga e che cosa significhi il nome di Blufi. Alcune fonti dicono che il nome deriva dal greco "Boos" e "Lofos" che significa "colle del bue". Altre fonti dicono che il nome Blufi ha qualche relazione con l’inglese "blue field" che significa "fiume azzurro" che, oltre ad indicare il nome del fiume dell’America Centrale è il nome di due cittadine: una americana e una nicaraguese.
Con molte probabilità Blufi è un nome arabo assegnato a questo luogo dai Saraceni al tempo della loro dominazione in Sicilia e deriva da "obu" (padre) e "luf" (nome di una pianta chiamata luffa).
Ancora, in una concessione fatta dalla chiesa palermitana all’imperatore Federico II nell’ottobre del 1211, vengono inclusi anche i "Proedia Buluph opud Petraliam" ossia i possedimenti denominati "Buluph" presso Petralia; per successiva correzione "Buluph" (che si pronuncia "Bulif") diventerà in seguito "Blufi".
Nel corso dei secoli il nome di Blufi ha subito diverse trasformazioni. Il primo documento se ne fa nome è un testamento del 1482: un signore lasciava a suo nipote un podere che si trovava nella località chiamata "Morata Bufali" in agro di Petralia Soprana. In un altro documento del 1627 si legge che i cittadini di Petralia Soprana, in una lettera mandata al Re di Sicilia, chiedevano la riparazione di un ponte, che si trovava vicino alla loro città, che si era rotto. Il Re rispose che non spettava a lui la riparazione di un ponte perché quello era un ponte demaniale e alla risposta allegava l’elenco dei demani della Sicilia che erano allora 320, fra i quali c’è nominato il ponte di Blufi.
Nei registri della parrocchia di Petralia Sottana che riguardano il 1600 si trova scritto alcune volte il nome "Bolufi".
Il nome Blufi appare anche, con certezza, in un documento del 1752 che riguarda il Santuario della Madonna dell’Olio e che è conservato nell’archivio parrocchiale di Petralia Soprana.
Negli anni ’30 il nome di Blufi fu sostituito con quello di "Villa Littoria" ma il nuovo nome non ebbe fortuna, infatti dopo più di una decina di anni, precisamente dopo la caduta del Fascismo e la fine della seconda guerra mondiale, si mise da parte il nome di Villa Littoria e si riprese quello di Blufi.
Il nome di Blufi durerà ormai nel tempo, perché è il nome del nuovo Comune autonomo costituito nel 1972.


Ferrarello e Nero: frazioni di Blufi


FERRARELLO. Ferrarello è la borgata più grande e più antica del comune. Non si hanno notizie precise sull’etimologia del suo nome, ma si pensa che derivi dal cognome di uno dei suoi più antichi abitanti; supposizione, questa, avvalorata dal fatto che il cognome Ferrarello è abbastanza diffuso nella vicina contrada di Locati . Ferrarello sorge su una collina, solatia e civettuola con pretese di grandiosità, sul versante occidentale da dove domina la valle del torrente Oliva e del torrente Nocilla. Si estende per una lunghezza di circa 1 Km e per una larghezza di circa 200 metri. Alcune sue strade sono larghe e spaziose, altre, un po’ più strette e tortuose, sfociano in vicoletti antichi e caratteristici. Una piazzetta con tante panchine è il ritrovo di tutti i giovani del paese. Alcune case sono antichissime e quasi disabitate, altre sono nuove, ben sistemate e fornite di tutti i comfort moderni. Accanto ad ogni casa spiccano orti e giardini lussureggianti di vegetazione, che per la loro felicissima esposizione sono sempre ricchi di squisite primizie. Le persone che abitano effettivamente a Ferrarello sono circa 300; molti borghigiani sono emigrati all’estero e in alt’Italia. Durante l’estate, tuttavia, il piccolo centro si anima perché tornano moltissimi emigrati, portando sempre una nuova ventata di modernità e di progresso. In fatto di progresso, tutti gli abitanti mostrano di avere fatto tesoro delle esperienze proprie ed altrui e ciò è dimostrato in molte manifestazioni che vanno dalla festa solenne in onore del Santo Patrono (San Giuseppe) alle serate danzanti organizzate in grande stile nel circolo "sveglia giovani",dalla cura dell’abbigliamento e dell’arredamento delle case alle moderne costruzioni. Gli abitanti di Ferrarello sono quasi tutti dediti all’agricoltura, però molti lavorano nell’industria edile, alcuni si dedicano all’allevamento del bestiame, altri al commercio. Ferrarello ha una chiesa, un edificio scolastico, una bottega di generi alimentari, un circolo ricreativo che potrebbe essere definito il monumento alla solidarietà e all’unione dei borghigiani. Esso è infatti un’imponente costruzione che occupa un’area di circa 400 metri quadri al primo piano e di circa 250 al piano seminterrato. E’ stato iniziato alcuni anni addietro ed è in via di espletamento; la sua costruzione è stata resa possibile grazie alle risorse economiche e alla manodopera dei soci fondatori. Ferrarello è diviso in quartieri che hanno diverse denominazioni: "Cossa", "Signuruzza", "Collesano", "Gatta". Le case del quartiere "Gatta" appartengono al comune di Bompietro.
Una strada provinciale collega Ferrarello con Blufi e Locati; diverse corriere permettono le comunicazioni con Palermo e i paesi vicini.

NERO. La borgata Nero è antichissima almeno quanto Blufi; vi si trovano costruzioni che risalgono al 1779. La prima casa fu costruita dal signor Di Vita Alberto; Il nome Nero, storicamente, deriva dal fatto che il signor Di Vita Alberto era molto scuro di carnagione e così la sua casa era denominata la casa di "Liberti u Niguru" e così, popolandosi, alla borgata rimase il nome di "Niguru" che in italiano corrisponde a Nero.
Il Di Vita era allora proprietario di una vasta estensione di terra che oggi, per le sue suddivisioni ereditarie e vendite, è suddivisa in tanti piccoli lotti.
Dista dal centro del comune circa 1 Km e si trova ad un’altitudine di 700 metri. La maggior parte dei borghigiani si dedica all’agricoltura. L’economia in generale è assai mediocre. La popolazione, essendo vicina al comune, nella vita religiosa, politica e morale presenta le sue stesse caratteristiche.


Monumenti e feste del Comune di Blufi


MONUMENTI. Il monumento che senza dubbio rappresenta il comune è il Santuario della Madonna dell’Olio, fatto costruire dai Cavalieri di Malta, risulta uno dei più antichi santuari mariani in Sicilia ed è situato a breve distanza dal centro urbano di Blufi.
Altri monumenti molto apprezzati sono: il Ponte Aiosa, ponte di epoca romana a due archi, situato in località "Maimone", che pare sia conosciuto come il 35° ponte di Sicilia; La rocca di Marabuto, che è una specie di seso o nuraghe, cioè un qualcosa di monumentale costruito con grossi sassi accatastati, in cui venivano seppelliti guerrieri arabi che per valore o saggezza erano considerati condottieri Santoni: Marabuto, situato in direzione est ai piedi di una collinetta che lo ripara da ovest, dev’essere perciò considerato la tomba di un condottiero arabo caduto in battaglia verosimilmente durante l’assedio di Enna.

FESTE.

· Il 15 Agosto al Santuario della Madonna dell’Olio, con celebrazione di S. Messe per tutto il giorno. Giungono pellegrini da tutta la Sicilia. Sullo spiazzo antistante la chiesa vi sono numerose bancarelle con vendita di prodotti "fieristici".
· Martedì di Pentecoste, sempre al Santuario, altro pellegrinaggio.
· FESTE RIUNITE: concelebrazione per tre giorni in onore di S. Giuseppe, dell’Annunziata e della Crocifissione, effettuata nei giorni immediatamente successivi al ferragosto.

Curioso è il fatto che il Comune non ha aveva, fino a pochi anni fa, una festa patronale per problemi nella scelta del Santo Patrono, dovuti a pressioni e gelosie varie. Le maggiori "pretese" venivano dai devoti della Madonna dell’Olio che oggi è patrona di Blufi (martedì dopo Pentecoste).

Folclore

Un’antica manifestazione folcloristica era la "Casazza", rappresentazione della passione e morte di Gesù. La casazza appartiene ormai al passato, ma si spera che questa manifestazione venga al più presto ripristinata.
Un momento folcloristico molto bello è rappresentato dal "Ballo Pantomima" della vendemmia, che consiste in un ballo a coppie. I partecipanti al ballo, con il maschio che ha in mano un paniere, attraversano la pista e si preparano alla scena della "vigniggna". Entrano poi le donne che hanno in mano un grappolo di uva e si fermano mimando le virtù. Quando inizia la recita di "a vigniggna" entrano i maschi con i panieri, i quali andando ognuno alla propria donna, raccolgono l’uva e vanno a depositarla in una "friscina" comune dietro la quale andranno a depositarsi.
Appena tutti avranno finito, le donne si portano ognuna davanti al proprio cavaliere e con questo assisteranno alla "carricata" che verrà effettuata da due maschi della "contradanza".
Quando i due, con le rispettive dame, lasciano lo spazio, anche gli altri cavalieri con le dame escono e si preparano per la scena che si svolge "’nno parmientu": entrano i maschi e si dispongono al centro della pista in ordine sparso; seguono le donne che formano un piccolo cerchio attorno a questi che incominciano a pestare come se fossero nel palmento.
Allorquando "u mastru" finisce di recitare la prima parte di "’nno parmientu" uno dei maschi che pestano inizia a recitare una cantilena; Al primo verso seguono la voce del solista che recita tutti i versi pari, quindi il coro dell’intero corpo di ballo che invece recita i versi dispari. Finita la cantilena tutti si ritirano e "u mastru" introduce "a contradanza".


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