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•  Cu sanu s'attacca u itu, sanu su sciolli.

(La verità prima o poi salta a galla).

 

•  Cu piecura si fa u lupu sa mancia.

(Chi si sottomette sarà sempre sottomesso).

 

•  Pi mienzu du filluolu u patri si mancia l'uovu.

(Sfruttare una situazione per avvantaggiarsene).

 

•  Cu si curca cu i carusi a matina agghiorna vagnatu.

(Vivere una situazione critica, porta sempre ad essere compromessi).

 

•  Ammuccia, ammuccia che tuttu pari.

(Più si cerca di nascondere una cosa, più in fretta la si scoprirà).

 

•  Puri a regina appi bisuognu da vicina.

(Anche chi crede di essere autosufficiente, un giorno avrà bisogno degli

altri).

 

•  U Signuri aiuta mriachi e picciriddi.

(Dio aiuta tutti coloro non sono in capaci di ragionare).

 

•  Viestiti zuccuni, ca pari baruni.

(L'abbigliamento cambia la personalità)

 

•  Cu tranta a pilla, lesta a lassa.

(Chi si dedica con molto zelo ad una attività, con eccessivo spreco di

energia, in seguito ne pagherà le spese).

 

•  Dura chiossà na quadara schiaccata, ca una nova.

(E' possibile che viva di più una persona sofferente, che una che sembra

sana).

 

•  Nuddu si pilla suddu un s'assumilla.

(Questo proverbio è riferito agli sposi, ai fidanzati, che per andare

d'accordo devono avere lo stesso carattere).

 

•  Cu porta rispiettu o cani, porta rispiettu o patruni.

(Chi rispetta l'inferiore, rispetta contemporaneamente il suo superiore).

 

•  A robba d'atri un luci mai.

(Quando qualcuno si impossessa della roba di altri non potrà esserne

felice).

 

•  Cchiù picca simu miellu stamu.

(Meno si è, meglio si stà).

 

•  Trizza maliditta si di venari s'intrizza.

(Pettinarsi con cura particolare il venerdì porta male).

 

•  Cu veni appriessu cunta i pidati.

(Chi verrà dopo farà quello che potrà).

 

•  Ogni santu a i so devoti.

(Ogni persona potente ha i suoi fedeli).

 

•  Quatt'uocchi vidunu chiossai di dui.

(Nel prendere decisioni è meglio essere in tanti).

 

•  I sordi fanu viniri a vista all'uorvu.

(Con i soldi si può avere tutto).

 

•  Vuci di populu, vuci di Dì.

(In ciò che dice il popolo c'è sempre un filo di verità).

 

•  Ntrò ntrò cu i pari tò.

(Abbi contatti sociali solo con persone del tuo stesso ceto).

 

•  Dì senti l'angili cantari e un senti i scecchi grallari.

(Dio sente le preghiere ma non le maledizioni).

 

•  Siemu ‘no mari e a ma natari.

(Quando ci si trova in una situazione, non si può restare inerti mentre gli

altri agiscono).

 

•  Ognunu pì iddu, Dì pì tutti.

(Ognuno pensa per se, Dio per tutti).

 

•  Agustu capu di ‘miernu.

(Ad agosto l'estate si può considerare terminata; l'inverno è prossimo).

 

•  A lingua un ha l'uossu e rumpi l'uossu.

(Con la lingua si può danneggiare seriamente una persona).

 

•  A matinata vinci a jurnata.

(Ciò che si fa di mattina, quando si è riposati, è più valido di ciò che si

può fare durante la giornata).

 

•  Avantu u ma denti ca u ma parenti.

(Prima fai i tuoi interessi, dopo quelli dei tuoi parenti).

 

•  Acqua e vientu fa frummientu, acqua e suli fa lavuru.

(Pioggia, vento e sole favoriscono un buon raccolto).

 

•  Acqua currenti vivici cuntenti.

(Si può bere tranquillamente l'acqua di ruscello).

 

•  Avanti diri cu sa, ca sapia.

(E' meglio essere molto prudenti che troppo intraprendenti).

 

•  A mella acqua sa vivunu i puorci.

(Tante volte la fortuna arride ai cattivi).

 

•  Avanti lagnusa e pinsirusa ca massara e spinsirata.

(Dicasi della donna: meglio un po' pigra ma riflessiva che laboriosa e

superficiale).

 

•  All' AviMaria intra o pa via.

(Al suono dell'Ave Maria tutti dovevano rientrare a casa).

 

•  Cu appi fuocu campà, cu appi pani murì.

(Si vive se si sta al caldo, anche se non si mangia).

 

•  Cu strilla u so cavaddu un si chiama garzuni.

(Chi lavora per la sua casa e per i suoi interessi non deve sentirsi

umiliato).

 

•  Cu pari ca dormi e s'arriposa, porta a cruci cchiù gravusa.

(Le persone che sembrano felici hanno i loro guai).

 

•  Cavaddu gastimiatu ci luci u pilu.

(Un cavallo più malvisto, meglio sta).

 

•  Signuri scansatininni di fimmini varvuti e di masculi svarvati.

(Dio ci liberi dalle donne con la barba e dagli uomini imberbi, perché c'è

da temere da loro).

 

•  Cu a na bona vigna, a pani, vinu e ligna.

(Chi possiede una vigna, ha pane, vino e legna).

 

•  Marcati e mulina vacci di matina.

(E' sempre consigliabile andare di buon mattino al mulino per macinare il

grano e “o marcatu” per gustare latte, formaggio fresco e ricotta).

 

•  Nuddu t'arrobba, tranni cu ti sa.

(Nessuno può rubare in casa tua, se non chi viene spesso a visitarti e ti

sembra amico).

 

•  L'acqua fa mali e u vinu fa cantari.

(L'acqua fa male e il vino fa cantare).

 

•  Cu si voli ‘mriacari, di vinu buonu l'avi a fari.

(Chi vuole ubriacarsi, lo deve fare con buon vino).

 

•  A gatta frittulusa, fa li gatti uorvi.

(La gatta frettolosa fa i gatti ciechi. Bisogna saper pazientare).

 

•  Miellu suli ca mali accumpagnati.

(Meglio fare da soli che con l'aiuto di cattive compagnie).

 

•  Miellu n'uovu oi ca na gaddina dumani.

(Accontentarsi del poco è meglio che aspirare al molto incerto).

 

•  Dissi u monacu: - Cu fa, fa pi iddu -.

(Ha detto il monaco: - Chi fa, fa per lui. Opera bene; sacrificati, se è

necessario, troverai tutto il vantaggio per te stesso).

 

•  Quannu u gattu un c'è i surci abballanu.

(Quando il gatto non c'è i topi ballano. In assenza del capo, i dipendenti

fanno i loro comodi).

 

•  Miellu aviri un cani amicu ca n'amicu cani.

(Meglio avere un cane amico che un amico infame).

 

•  Casa senza suli, trasi lu midicu a tutti l'uri.

(Quando la casa non è soleggiata, riceverà frequenti visite dal medico).

 

•  Si vo aviri dinari, bisogna travallari.

(Se vuoi soldi, bisogna che lavori).

 

•  U diavulu fa i pignati e non i cuperchia.

(Il diavolo fa le pentole e non i coperchi. La verità viene sempre a galla).

 

•  Cu camina pa so strata un truppica mai.

(Chi cammina per la sua strada non cade mai. Chi non si impiccia degli

affari altrui, vive tranquillo).

 

•  Cu cancia a vecchia pa nova malanni trova.

(Chi cambia il vecchio per il nuovo troverà guai. Chi vuole sempre

sperimentare, disprezzando ciò che ben conosce, troverà sempre

malanni).

 

•  Cu chianu chianu va, gran caminu fa.

(Chi agisce con prudenza, va sempre lontano, fa grandi conquiste).

 

•  Socchi è scrittu, liggiri di vò.

(Il documento scritto è una garanzia, perché non può essere falsato).

 

•  Mentri u pedi camina u cori si sciala.

(Quando si viaggia, ci si diverte sempre).

 

•  Si vo campari cu to vicinu, curcati priestu e susiti o matinu.

(Se vuoi vivere in pace col tuo vicino, non fare pettegolezzi).

 

•  Calamuni ca Dì ni spinci.

(Se ci si umilia, Dio innalza. Questa frase era ripetuta dai contadini

quando zappavano la terra per indicare che la forza sarebbe stata loro

data da Dio).

 

•  Calati schiumi ca passa a china.

(Abbassati fiume che passa la piena. L'uomo più debole non si deve

misurare con il più forte).

 

•  Un ti vagnari prima che chiovi.

(Non ti bagnare prima che piova. Non bisogna preoccuparsi prima che il

pericolo arrivi).

 

•  Gaddina vecchia fa buon brodo.

(Gallina vecchia fa buon brodo. Anche i vecchi possono dare dei consigli

ai giovani).

 

•  Cu mali fa, mali aspetta.

(Chi male fa, male aspetta. Bisogna agire bene nella vita perché chi fa del

male, presto o tardi sarà punito).

 

•  Gaddina ca camina porta a vozza china.

(Gallina che cammina porta il gozzo pieno. Se una persona esce da casa

porta sempre qualche cosa da mangiare).

 

•  Arvulu curtu, tuttu fruttu.

(Albero piccolo, produce molto. Lo si dice per significare che non si può

giudicare dall'apparenza; anche ciò che si presenta piccolo può essere

ricco di doti).

 

•  Bontiempu e maluttiempu un dura tuttu u tiempu.

(Bel tempo e cattivo tempo non durano eternamente. Disgrazie e gioie

hanno un limite).

 

•  Prima Natali né friddu né fami, doppi Natali u friddu e a fami.

(Prima di Natale non c'è né freddo né fame, dopo verrà l'uno e l'altro).

 

•  Cu sarva sarva pi gatti.

(Chi conserva lo fa per i gatti. Non bisogna conservare troppo a lungo,

perché poi non si potrà usare ciò che si è messo da parte).

 

•  Nenti fari ca nenti si sa.

(Non fare niente di nascosto, perché la verità presto o tardi verrà a galla).

 

•  Un c'è spusa senza chianciri e un c'è muortu senza ridiri.

(Non c'è matrimonio senza lacrime e non c'è funerale senza qualche

risata).

 

•  Amari a cu un t'ama è tiempu piersu.

(Amare una persona insensibile, che non ricambia l'affetto, è inutile).

 

•  U friddu di marzu s'infila ‘no cuornu du voiu.

(Il freddo di marzo è tanto pungente che riesce anche a penetrare dentro le

corna del bue).

 

•  Cu dù lepri vo pillari, unu o l'atru a lassari.

(Come il cacciatore non può sparare contemporaneamente a due lepri,

così nella vita di ogni giorno non si possono contemporaneamente

raggiungere fini contrapposti).

 

•  Si jnnaru un jnnaria, frivaru malu pensa.

(Se a gennaio non c'è molto freddo, ci sarà sicuramente nel mense di

febbraio).

 

•  Causi e liti, si unn'aviti un vi ci mintiti.

(Se non si hanno molti soldi, meglio non litigare).

 

•  Cu da robba d'atri si vesti, lestu si spolla.

(Chi si appropria dell'altrui, presto dovrà abbandonarlo).

 

•  Fimmini e pallari cosi p'accommedari.

(Femmine e pagliai non danno sicurezza, sono solo per accomodare).

 

•  Petra ca un pilla lippu, sa tira a china.

(La pietra del fiume che non fa muschio, viene trascinata dalla piena. Chi

non si applica con continuità a una determinata attività, non concluderà

mai niente).

 

•  U jmmirutu iva e vinia, u so jmmu un s'u talia.

(La persona con la gobba, non vede la propria gobba. Si vedono più

facilmente i difetti - “u jmmu” - degli altri che non i propri).

 

•  U rispiettu è misuratu: cu u porta, l'a purtatu.

(Se rispetti gli altri, sarai rispettato anche tu).

 

•  Dì affliggi, ma un abbannuna.

(Dio affligge ma non abbandona; anche se permette la sofferenza è

sempre vicino e protegge l'uomo).

 

•  A marzu puta sulu u pazzu.

(Nel mese di marzo pota solamente il pazzo, perché la pianta ha già le

gemme e la potatura la danneggerebbe).

 

•  ‘Ntisa livata, ‘ncielu acchianata.

(Superata la difficoltà, si è felici come in paradiso).

 

•  Quannu u patri duna o fillu, ridi u patri e ridi u fillu;

quannu u fillu duna o patri, cianci u patri e cianci u fillu.

(Quando il padre dà al figlio sono entrambi felici, quando il figlio deve

aiutare il padre, entrambi ne soffrono).

 

•  U satru un cridi o djuni.

(Il sazio non può capire mai chi soffre la fame. Chi sta bene non capisce

chi soffre).

 

•  U surciu ci dissi a nuci: “timpu ma dari ma taiu a pirciari”.

(Il topo disse alla noce: “dammi tempo che ti bucherò”. Con il tempo si

riesce a fare tutto, a superare tutti gli ostacoli).

 

•  U liepru dissi o cunillu: “nuddu arricchisci cu so travallu”.

(La lepre disse al coniglio: “nessuno arricchisce con il suo lavoro”. Con il

solo lavoro onesto si può vivere modestamente, ma mai nel lusso).

 

•  Muortu u filluzzu, finisci a cumparanza.

(Morto il figlioccio, non ci sono più rapporti con il compare. Un rapporto

di amicizia è saldo finché c'è un interesse comune).

 

•  ‘Na manu lava l'atra e tutti e dui lavanu a facci.

(Una mano lava l'altra e tutte e due lavano la il viso. Detto per esaltare il

senso di solidarietà).

 

•  U lupu perdi u pilu ma no u viziu.

(Il lupo cambia il pelo ma non il vizio. L'uomo abituato a vivere nel vizio,

anche se apparentemente cambia, nell'intimo rimane corrotto).

 

•  Cu camina drittu, mori di pitittu.

(Chi riga dritto, nel pieno rispetto della legge, muore di fame).

 

•  Natali o suli, Pasqua o tizzuni.

(Se a Natale c'è il sole, a Pasqua ci sarà il maltempo e si dovrà stare

accanto al fuoco).

 

•  Cielu picurinu, s'un chiovi oj, chiovi o matinu.

(Cielo a pecorelle: al più presto pioverà).

 

•  Tantu avissi a durari ma soggira ‘no jazzu quantu dura a nivi di marzu.

Tantu avissi a durari ma nora gintili quantu dura a nivi d'aprili.

(E' una schermaglia tra suocera e nuora che, basandosi sull'osservazione

delle condizioni atmosferiche, indica l'astio che c'è di solito tra le due. La

nuora augura alla suocera di stare a letto in agonia per breve tempo

“quantu dura a nivi di marzu”, la suocera, sempre vincente, augura alla

nuora di morire ancora prima “quantu dura a nivi d'aprili”).

 

•  A vutti capi quantu voli u patruni.

(Pur essendo un piccolo recipiente, grazie all'abilità del padrone, può

contenere molto).

 

•  Pani schittu cala drittu.

(Era un incoraggiamento a mangiare pane senza companatico, quando la

miseria dilagava).

 

•  Ogni schiuri e signu d'amuri.

(Non è l'entità del regalo che conta, quanto l'affetto con cui si offre).

 

•  Falla cumi vua, sempri cucuzza è.

(Come la zucchina, che in qualsiasi modo venga condita, non è mai

gustosa, così alcune persone, che hanno difetti marcati, in qualsiasi modo

vengono trattati, non possono essere cambiate).

 

•  L'erva tinta un sicca mai.

(E' difficile estirpare le erbacce, così come è difficile che si annulli la

cattiveria di alcuni uomini).

 

•  U bon juornu si vidi da matina.

(Se un'opera avrà esito felice, si vede dall'inizio).

 

•  A terza jlata, o sciuttu o vagnatu.

(Se per tre giorni di seguito c'è la brina, è molto probabile che nevichi, se

il tempo non migliora).

 

•  Cu camina cu zuoppu, all'annu zuppichia.

(Chi frequenta cattive compagnie, presto o tardi ne sarà influenzato).

 

•  Cosi amari, accattali cari.

(Ciò che è amaro al gusto, costa caro).

 

•  Tira o puorcu e acchiappi u purcaru.

(Pensare di colpire, offendere una persona e colpirne un'altra innocente).

 

•  Cu parra picca, campa cent'anni.

(Parlare poco giova alla salute).

 

•  Comi a ma fari? Faciemu comi ficiru antichi: si tallaru i panzi e ci ristaru

i viddichi.

(Lo si diceva per indicare l'impossibilità di mutare una situazione).

 

•  Cu ammazza cani e gatti sett'anni ci cummatti.

(Si credeva che chi ammazzava cani e gatti avrebbe avuto per sette anni

difficoltà di ogni genere e grandi disgrazie).

 

•  Fimmini a vasari e vavaluci a sucari.

(Come non si possono gustare le lumache se non si succhiano così non si

può conquistare una donna se non la si bacia).

 

•  Filla ‘na fascia, doti ‘na cascia.

(Bisogna preparare il corredo alla figlia quando è ancora in fasce).

 

•  Quannu a gatta un po' arrivari o purmuni dici ca feti.

(Si disprezza facilmente ciò che si può conquistare solo con difficoltà).

 

•  Inchi a panza e inchila di spini.

(Quando c'è fame e miseria, non si può essere schifiltosi: qualsiasi cosa

può saziare).

 

•  U lignu s'addrizza quannu jé virdi.

(I difetti si correggono solo nella tenera età).

 

•  U fissa travalla e u scaltru mancia.

(E' considerato uno sciocco chi lavora per procurare il cibo a chi è

considerato intelligente).

 

•  Sparaci, funci e granci, assai spienni e nenti manci.

(Asparagi, funghi e granchi costano molto e, cotti, si riducono ad una

piccola quantità).

 

•  Ammuttami ca vaju.

(Con l'aiuto altrui agire è più facile).

 

•  U Signuri camina cu i piduzzi di cuttuni.

Dì lassa fari ma un lassa supraffari.

(Tardo nel punire, ma giusto è Dio).

 

•  I mura unn'anu aricchi e sientunu, i cantuneri unn'anu vucca e parranu.

(Le cose nascoste al più presto verranno alla luce).

 

•  I guai da pignata i sa a cucchiara ca arrimina.

(I problemi di una famiglia li sa solo chi li vive).

 

•  Roba sarvata, patruni aspetta.

(Ciò che è conservato, presto o tardi sarà utilizzato).

 

•  Soggira e nora jettali fora.

(Suocera e nuora non possono convivere).

 

•  A troppa cunfidenza, rumpi a cridenza.

(L'approfittare dell'amicizia spesso porta al rompersi della stessa).

 

•  Travallu di festa né ti luci né t'arresta.

(Il lavoro festivo non dà mai buon frutto).

 

•  Quannu i mulinari si sciarrianu a farina veni bona.

(La concorrenza fra i negozianti giova agli acquirenti).

 

•  A piecura pi fari “bé” perdi u muccuni.

(Parlare invano o inserirsi negli affari altrui nuoce sempre).

 

•  Mentri u cani dormi u liepru si ‘nni va.

(Se chi deve vegliare non lo fa, ci sarà sempre chi ne approfitta).

 

•  Vali chiossai a pratica ca a grammatica.

(L'esperienza tante volte è più utile della cultura).

 

•  Morti e maritu un si aspettanu mai.

(Morte e marito non si sa quando arrivano).

 

•  Cu sparti a ‘a mella parti.

(Chi spartisce prende per sé la parte migliore).

 

•  Ogni testa un tribunali.

Tanti testi tanti cantuneri.

(Ognuno ragiona a modo suo ed è pertanto difficile mettere d'accordo più

persone).

 

•  Aranci, aranci cu a i guai si chianci.

(Ognuno piange i suoi guai).

 

•  Cani ca abbaia assai, muzzica picca.

(Cane che abbaia non morde).

 

•  U Signuri n'a scansari di fimmini o suli e di l'uomini all'anti.

(Lo si dice per indicare la facilità dello spettegolare delle donne che sono

fuori a godere il sole e degli uomini che lavorano. “L'anti” sarebbe la

linea che separa la terra zappata da quella da zappare).

 

•  U picca abbasta, assai assuperchia.

(Bisogna accontentarsi di ciò che si ha, anche se poco).

 

•  ‘Na nuci ‘no ‘n saccu un scrusci mai.

(Una sola persona che porta avanti una determinata idea, non è ascoltata).

 

•  Arvulu cadutu accetta, accetta.

(Chi è caduto in basso, è continuamente colpito).

 

•  U cuorvu pi pillarisi a ‘ntisa di l'atri, addivintà niguru.

(E' sempre negativo inserirsi negli affari, nei fatti altrui, perché se ne

pagano le spese).

 

•  U poviru fa “e lé lé”, u riccu fa “abboné”.

(Il povero, pur essendo tale, non è legato al denaro, il ricco invece, cerca

di accumulare sempre, legato anche al poco).

 

•  Facci ca un jé vista jé disiata.

(Il vedersi di tanto in tanto, aumenta l'affetto e il desiderio di essere

vicini).

 

•  Ogni lignu a u so fumu.

(Ognuno ha i suoi lati caratteristici, i suoi difetti).

 

•  Fa mali e pensaci, fa beni e scordalu.

(Se agisci male o danneggi qualcuno, devi pensarci, perché presto o tardi

ti sarà ricompensato).

 

•  Cosi ‘na valanza un inchiunu a panza.

(Ciò che si compra non può saziare, perché date le precarie condizioni

economiche delle famiglie, si cercava di risparmiare spendendo quanto

meno possibile).

 

•  Uocchiu ca un vidi, cori ca un doli.

(Non vedere una triste situazione, non fa soffrire).

 

•  I ricchi si ficiru e i poviri arristaru.

(Meglio essere generosi perché il povero rimarrà tale, anche se

risparmiasse).

 

•  L'arma a Dì e a robba a cu tocca.

(Lo si dice per difendere la giustizia nella divisione della eredità).

 

•  Cu tuttu l'annu campa tutti i festi si vidi.

(Chi vive a lungo avrà la possibilità di vedere tutto ciò che di bello e di

brutto accadrà).

 

•  U pisci feti sempri da testa.

(Il male viene sempre dall'alto, cioè da chi comanda).

 

•  Acqua e fuocu datici luocu.

(Lo si dice per mostrare la difficoltà di arginare un incendio o

un'inondazione).

 

•  Cu arrobba nni fa unu, cu ié arrubbatu ni fa cientu.

(Chi ruba fa un peccato, chi ha subito il furto ne fa cento perché incolpa

con il pensiero questa persona o quell'altra).

 

•  Quannu u diavulu t'alliscia voli l'arma.

(Se una persona cattiva si mostra particolarmente affettuosa, lo fa

senz'altro per secondi fini, nel suo interesse).

 

•  Cu paga prima mancia pisci fitusu.

(Chi paga prima, non avrà, dopo, un lavoro perfetto).

 

•  Ogni fuocu forti cinniri addiventa.

(Ogni sofferenza dovrà pur finire).

 

•  Aprili fa ‘i sciura e magiu si nn'onura.

(Aprile prepara la fioritura e maggio ne ha l'onore. Detto anche in

riferimento a chi agisce per il raggiungimento di uno scopo e a chi

apparentemente ha il merito dell'azione).

 

•  Sutta a nivi pani, sutta l'acqua fami.

(Se nevica il raccolto sarà abbondante, se piove sarà scarso).

 

•  A vigna cu bona a zappa, bona a vignigna.

(Zappare bene una vigna è indispensabile, se si vuole avere uva in

abbondanza).

 

•  Marina chiara, muntagna scura, mintiti ‘n viaggiu senza paura.

(Se il cielo dalla parte della marina è limpido e a nord è nuvoloso, ci si

può mettere in viaggio perché non pioverà).

 

•  U farfanti aviri a bona memoria.

(Una persona bugiarda deve sempre ricordare le menzogne che ha detto,

altrimenti si tradisce).

 

•  Cu si mitti pi mari, prima a sapiri navigari.

(Prima di affrontare una situazione, bisogna ponderarla bene per non

correre rischi).

 

•  Si vo passari ‘na vita cuntenti, sta luntanu di to parienti.

I parienti su' cumi i scarpi: chiù stritti sù chiù mali fanu.

(I due proverbi vogliono mettere in guardia dai parenti).

 

•  Cu un po accattari, pattia.

(Chi ha pochi soldi, “pattia”: cerca cioè di convincere il negoziante

affinchè sconti il prezzo).

 

•  Acqua di giugnu cunsuma lu munnu.

(Se a giugno piove, il raccolto è seriamente danneggiato).

 

•  U munnu iè tunnu: cu nata e cu va o funnu.

(Nel mondo c'è sempre chi se la cava bene e chi soffre).

 

•  Cu nasci tunnu un po muriri quatratu.

(Chi ha dei difetti, delle brutte abitudini, difficilmente riuscirà a

correggerli).

 

•  Mitti u pani o denti ca u pitittu s'arrisenti.

(Comincia a mangiare: stuzzicherai l'appetito).

 

•  Cu un sa fari l'arti chiudi a putiga.

(Chi non sa districarsi nel commercio, è meglio che cessi l'attività).

 

•  U mastru è mastru, u patruni è capumastru.

(Anche se è da tenere in considerazione il parere del muratore, quello del

padrone di casa è superiore perché tiene in considerazione le esigenze

della famiglia).

 

•  I parenti da mulleri su duci cumi u meli,

i parenti du maritu sunu amari cumi u feli.

(I parenti della moglie sono trattati con dolcezza, i parenti del marito non

sono ben visti dalla moglie e sono trattati da lei con distacco).

 

•  Quannu u piru jé maturu cadi sulu.

(Ogni cosa a suo tempo).

 

•  L'uocchiu du patruni ingrassa u cavaddu.

(Gli affari vanno bene quando sono seguiti direttamente dall'interessato).


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