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LA TESSITRICE

Anticamente in ogni casa, o meglio in ogni rione, c'era un telaio per tessere tessuti necessari alle vari esigenze familiari. Infatti la donna tesseva “i frazzati”, coperte, lenzuola, “cannavazzi”, asciugamani. Anche il contadino usufruiva di ciò che si tesseva in casa: “i virtuli” che venivano posti sul dorso dell'asino e usati come contenitori di prodotti alimentari, “a sacchina” che era una pezza rettangolare cucita ai bordi e con una cordicella alle due estremità, che serviva da manico e “i visazzi”, contenitori utilizzati per il trasporto di prodotti della terra. Oggi però è rarissimo trovare un telaio e chi ce l'ha non lo usa perché preferisce acquistare direttamente sul mercato.

Il telaio e costituito da due “vanchi” di legno che fanno da supporto ai due “sugghi” che hanno scopi diversi: l'uno di contenere i fili (l'ordito), l'altro di avvolgere il tessuto; la “cassita”, che contiene il “pettine” e che con spostamenti avanti ed indietro, permette di accostare al tessuto il filo di trama; i “lizzi”, abbassandosi e alzandosi, spostano i fili dell'ordito in modo da formare una apertura attraverso cui viene lanciata la navetta. Legati ai “lizzi” ci sono i “puddicini” che inzieme a “sciocca” formano a “pidalora”. Sempre legati ai “lizzi” ci sono i “tummareddi” che servono a sostenere i “canni ai lizzi”, infine i “pinnalori” tengono in ordine l'ordito.


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