Scritto da Voi
The River


Questo spazio è dedicato a tutti voi, infaticabili e irriducibili fan del grande Bruce. Qui potete scrivere tutto ciò che vorrete: rimarrà per essere letto da altri appassionati come voi. Non si tratta di una messaggeria, ma di uno spazio critico dove inserire recensioni dei dischi, racconti dei concerti, esperienze vissute da voi e da altri. Tutto quello che vi viene in mente, insomma, che ha attinenza con il solo mito vivente della musica Rock: Bruce Springsteen! Per comunicare, scambiarvi notizie, materiale, informazioni di vario genere, vi ricordo che potete usufruire del Guestbook, dove gradirei che mi lasciaste anche qualche consiglio e qualche parere sul sito. Per vedere pubblicati i vostri lavori, spediteli all'indirizzo spanish.johnny@libero.it in formato .doc (Word '97 o precedenti), oppure in formato .txt (puro testo). Mi riservo di apportare le modifiche strettamente necessarie alla pubblicazione e alla formattazione. I vostri lavori verranno pubblicati al più presto.
NOTA: Questa prima parte contiene i racconti con titoli dalla 'A' alla 'E'.

A-E | F-M | N-Z | BOLOGNA



* = Questi scritti compaiono originariamente sul sito Knockin' on Rock 'n' Roll. Consiglio a tutti di visitare questo sito dove potete lasciare i vostri commenti sulla musica che più amate. Un grazie a Marco Giani per avermi concesso di utilizzare i suoi scritti.



Accecato dalla Luce

di Corrado Dottori [...]Ho 28 anni e sono anch'io, come credo la maggioranza del cosiddetto zoccolo duro, della generazione Born in the USA. Non me ne vergogno. Ho avuto anch'io da sempre una ammirazione quasi invidiosa verso i fans ancora precedenti, quelli che di sicuro erano a Zurigo nell'81 o che si scambiavano i primi bootlegs alla fine degli anni settanta, ma è una sana invidia rivolta verso tutta la generazione musicale degli anni sessanta e settanta, quella che ha vissuto un mondo musicale che volenti o nolenti non tornerà mai più. Bruce è stato per me, come per molti di noi, l'ultimo treno che passava proveniente dagli anni settanta, l'ultima ancora di salvezza musicale. Per un tredicenne che già ascoltava la fuffa degli anni ottanta, senza fratelli maggiori e con genitori che ascoltavano jazz, il successo di Born in the USA è stato fondamentale per entrare in un mondo diverso che mi ha cambiato per sempre. Per questo quel successo mi sta benissimo ed, anzi, pone Bruce sotto una luce ancora più grande nella sua coerenza di artista. Perché anche la nostra generazione ha avuto il suo trauma (come l'avrà prima o poi quella dei ragazzini, pochi, che seguono Bruce magari dal Greatest Hits o da Tracks): il nostro trauma si è chiamato Tunnel of Love, quel disco bellissimo che ancora oggi considero il più difficile, personale ed intimo di Bruce. Non vi annoio con le mie idee sul disco, ma quel trauma fu la dimostrazione, se ce n'era bisogno, che Bruce non fa i dischi per i fans, per quanto possa esservi affezionato, ma per se stesso, come gli artisti DEVONO fare... Per questo mi paiono fuori luogo i discorsi su The River non come doppio (diosanto è insieme a Exile on Main Street degli Stones L'ALBUM doppio della storia del rock!!! Come si fa a ridurlo??? A parte che io preferisco addirittura il disco 2) o su Human Touch e Lucky Town. Un artista deve poter fare anche quello schifo di disco (tutto) che è Human Touch. Perché da lì viene fuori il Fantasma di Tom Joad. Si è reso conto che senza E Street il massimo che poteva fare era un bel disco come Lucky Town ed un ottimo tour come quello del 1993 (sul '92 mettiamo una bella pietra), ma che non era ciò che voleva... Ciò che voleva (lo dimostrano le aperture acustiche di quegli show) era The Ghost Of Tom Joad. Tornando al trauma, Tunnel of Love è stato a distanza di anni il disco giusto al momento giusto, quello che ha smorzato i toni e fatto abbandonare chi si era avvicinato per moda... Per chi è rimasto, magari sulle sue o forse indeciso oppure incazzato, i dubbi sono svaniti sull'attacco di Adam raised a Cain aTorino '88. Noi possiamo star qui comodamente seduti ad immaginarci il Bruce che vogliamo, quello magrolino o quello muscoloso, quello elettrico o quello acustico, il rocker o il songwriter, e possiamo anche farci tutte le compilation del mondo e collezionare tutti i bootlegs in commercio, ma nessuno può sapere quello accadrà domani. Sono comunque dell'idea che, se e' vero che i concerti del Reunion Tour ci hanno regalato momenti indimenticabili, il Bruce della trilogia Born To Run, Darkness on the Edge of Town, The River non tornerà mai più né dal vivo né su disco. Dire questo non significa sminuire quanto fa oggi, ma restituire a quel Bruce, che purtroppo pochi di noi hanno conosciuto, la giusta dimensione, quella di essere "IL" rock, quello che ti cambia la vita, quello che ti sconvolge per sempre, quello che nasce dalla misteriosa ed unica alchimia di musica e poesia, quello che non tornerà mai più... Ma su questo possiamo scannarci fino all'alba, magari insieme al Tenca, davanti ad una buona pinta di birra. Corrado Dottori (Da una e-mail comparsa su BRUCE_IT). Grazie.

Accecato dalla Luce

di Daniele Tenca Allora, come è successo. A me personalmente, per caso. Era il 1984, avevo 13 anni e guardavo il Festivalbar. Ogni tanto mandavano un video con un tipo che ballava da cani, con un sorriso ebete sulla faccia, cantava una canzone sul ballare, e, colmo dei colmi, alla fine faceva finta di far ballare con sé una fan carina. Il mio commento era: "Che due coglioni 'sto idiota, fatemi vedere Tracy Spencer o Samantha Fox o i Picnic at the Whitehouse (ve la ricordate "We need protection" ?)". Stop. Passano circa due anni, e sono al liceo scientifico. I miei compagni di classe mi fanno una testa così su un certo Bruce Springsteen, così per curiosità a Natale mi compro "Live '75-'85" in cassetta, e metto su la cassetta 3, che comincia da Born in the USA. Bum. Il boato che segue il saluto del cantante mi dà la prima scossa, l'urlo del cantante stesso mi fa barcollare, il discorso prima di The River, per quello che posso capire, mi disorienta, l'armonica di The River e tutto il resto mi fanno capire che cosa vorrei fare da grande. In breve, mi bevo le altre due cassette e rompo le palle ai miei compagni per capire che razza di personaggio è questo Springsteen, se è tutto vero, se è tutto così coinvolgente come quelle cassette. Loro prima ridono di gusto, poi mi fanno una serie di cassette-compilation con i pezzi più vecchi, che mi spiegano essere migliori degli attuali. Infine mi danno due cose che mi fanno capire tutto: il mio primo bootleg (Live in the promised land) e le traduzioni dei testi. Faccio onestamente fatica a ricollegare il pirla che ballava nel video a Bruce Springsteen, ma poi me ne faccio una ragione. Quello che per me significa Bruce adesso arriva da lì, e si può sintetizzare con una frase su di lui che non è mia, ma che riconosco vera (non mi ricordo dove l'ho letta...): LA MUSICA C'ENTRA FINO AD UN CERTO PUNTO, E' DI LUI CHE CI FIDIAMO. Perché, volente o nolente, lui è cresciuto e ha sbagliato "in pubblico", perché ha voluto segnare con i dischi le tappe della sua vita, perché ha avuto la fortuna (o la bravura) di poter continuare a fare dischi PER SE STESSO. E' grazie a lui (o per colpa sua...) che suono e canto e che spero di farlo un giorno come lavoro (anche se adesso ho un altro lavoro...), che ho superato o vissuto in un certo modo alcune cose che mi sono capitate, ed è nelle cose che scrive che cerco consigli in certe situazioni, perché credo che la lealtà e la coerenza siano due valori su cui impostare una vita intera, anche se non è facile e si può sempre sbagliare. E' grazie a lui (o per colpa sua...) che ho fatto l'alba più volte insieme al Doc con la birra (o il Verdicchio della Distesa?), magari fuori da Ricordi per un biglietto per Genova acustica, o dopo qualche jam o qualche concerto, nostro o di Bruce. Ma questa è un'altra storia... Daniele Tenca (Da una e-mail comparsa su BRUCE_IT). Grazie.

Accecato dalla Luce

di Renato Cifarelli (Big Cif) Uno dei vecchietti è molto impegnato e sta leggendo una tonnellata di messaggi della Mailing List a partire dall'inizio di ottobre la sera della befana... Ma questa non è attualità e probabilmente va bene lo stesso rispondere dopo 15 gg. Al liceo un amico mi fece sentire il disco con copertina bianca di uno appoggiato ad un negrone col sax. Ai tempi ascoltavo del gran country rock e il disco non mi piacque molto. I miei preferiti erano CSN&Y ma ricordo che apprezzavo abbastanza i Credence. Passa qualche anno e, se devo essere sincero non ricordo come mi sono riavvicinato, parliamo di oltre 20 anni fa e a noi vecchietti la memoria notoriamente va e viene. Ricordo però che The River mi piaceva molto. E probabilmente avevo nel frattempo acquistato anche altro. Tenete conto che facevo il DJ a tempo perso ma non ricordo particolari manie sul boss. Ma macinavo musica come un disperato, da onnivoro. Al tempo i concerti erano abbastanza rari e si viaggiava parecchio per vederli. Tanto per dare l'idea sono comunque riuscito a vedere 2 o 3 volte i Police. Quando molti di voi erano alle elementari erano già sciolti... Ero a vedere gli Stones dopo la vincita del mondiale in Spagna ecc. Ma musica ne ho sempre sentita di tutti i generi. Tornai da Londra con i dischi dei Sex Pistols e gli ascoltatori della radio non apprezzarono molto... ho la raccolta dei dischi della Atlantic e della Motown ecc., ma queste sono altre storie. Ad aprile 1980 partii per militare. Con gli amici organizzai una gita a Zurigo per l'11.4.81, mi congedavo il 7. Springsteen mi piaceva già molto ma non dimenticherò mai la incredibile puntualità svizzera. Alle 8 si spengono le luci... uno spot violetto illumina un uomo davanti al microfono che attacca "Early in the morning factory whistle blows"... Ancora oggi al solo pensiero mi viene la pelle d'oca!!! ma tanto, non poco! Noi italiani eravamo in buona parte stipati nella tribuna opposta al palco. Alla seconda canzone, Prove it all night, Bruce scende dal palco fra il pubblico seduto, mentre quasi tutti avevamo abbandonato le tribune ed eravamo a ridosso della transenna che separa la zona vip da quella bestiame. Se Bruce non fosse ritornato di corsa sul palco l'avremmo travolto... Addio posti numerati, addio transenne, addio ordine! Il concerto l'ho visto in piedi, credo in terza fila, ballando sulla borsa della macchina fotografica (era di quelle rigide) sopra la sedia.... Ho una marea di foto (dia e B/N) della serata che prima o poi mi deciderò a passare in formato elettronico alcune veramente belle. Due giorni dopo andammo a vedere a Milano George Thorogood e, nonostante l'energia e la capacità, ci sembrò ben poca cosa, ma il paragone era devastante per chiunque. Inutile dire che fu l'inizio di una passione velocemente trasformatasi in mania. Storica la recensione (del Mucchio, mi pare) Di quello che disse "Dio esiste" all'uscita. Credo fosse il pensiero di tutti. La prima cosa fu informarsi dove vendevano i biglietti per Lione. Quindici giorni dopo, a Lione, ho nel cuore una strepitosa Who'll Stop the Rain. Ho sempre amato il Bruce "fan" che fa le sue canzoni preferite e lo amerò sempre. E lì fece anche Follow That Dream (prima volta...), I Can't Help Falling In Love, Detroit Medley, Rockin' All Over The World. Iniziai a raccogliere materiale e bootleg. Poi vennero San Siro, il grande successo, un problema per i "vecchi" come me improvvisamente gettati in mezzo ad una strada con i modaioli, Verona, il cuore spezzato nel vederlo al Forum senza gli E-streeters, il tour acustico (l'unico che ho perso, da acustica continuo a preferire Neil Young). Vederlo suonare con Baglioni a Torino.... Anche la mia vita è cambiata: moglie, figli, maggiori impegni di lavoro. Ma nel 1999 torna la E Street band, e allora vale la pena di farsi Bologna, Genova, il forum e di nuovo all'Hallenstadion, a Zurigo. Certo questa volta non più da ragazzotto in pullman, ma con il cuore che batte ancora forte. Oggi benedico i masterizzatori e i tree, ho ricominciato con la mia bulimia springsteeniana, accumulo cd e cd che non riesco ad ascoltare ma so che li' dentro c'è la sua musica e tanto mi basta. Ma anche a 40 anni passati si può farsi venire un brivido per la sua musica e farsi scappare una lacrima quando si senta la storia di Mary che aspetta un bambino. Oggi sparsi per casa ci sono tanti ricordi, alcuni chissà dove: riviste, la sciarpa del River Tour, le magliette di tutti i tour che con la panza (che ho sempre avuto ma è aumentata) non vanno più bene :-), decine di LP gelosamente custoditi, la copia in inglese di Born to Run comperata a New York e nel cuore il rimpianto di non aver avuto la voglia o il coraggio di correre in USA e vederlo a casa, in quella Arena nel New Jersey intravista un giorno dalla autostrada in un viaggio di lavoro... di non aver mai preso il coraggio a due mani per seguirlo in tour in Europa o di andare per un paio di giorni a soggiornare negli alberghi dove sapevo che era. Ma un grande amore è fatto anche di rimpianti! Mia moglie dopo averlo visto nel 1999 ha capito, le mie figlie forse capiranno un giorno. Ma non esistono verità sulla musica, non esistono fan buoni o cattivi, ognuno vive in modo personale queste cose. Non so se è un buon chitarrista, se è un buon musicista, se è una brava persona ecc. Mi ha regalato grandissime sensazioni e tanto mi basta. Renato Cifarelli (Da una e-mail comparsa su BRUCE_IT). Grazie.

Ain't Got You

di Marco Giani Torna alla Traduzione Visita Knockin' on Rock 'n' Roll. Sin dalla prima volta che l'ho ascoltata, questa canzone non mi è mai piaciuta più di tanto. Forse perché dopo "Born In The U.S.A." mi aspettavo ben altri suoni, forse perché è un pezzo così disincantato, con quella voce e quella chitarra, quasi da gospel. Per fortuna, però, l'ho compresa: da poco, però l'ho compresa. Riprendendo "Born In The U.S.A.", è evidente come questa canzone si riallacci al penultimo solco dell'album precedente, "Dancin' In The Dark": a sfondo autobiografico, in entrambe si vede come la fama non sia proprio l'humus ideale per Bruce, anzi, non riesce proprio a viverci dentro. Se però nella prima questa situazione era la spia d'allarme di un disagio esistenziale, qui invece va a toccare il rapporto con la donna amata. Certo, guardandola a prima vista può sembrare una semplice canzonetta d'amore, riassumibile nel ritornello e basta, e probabilmente è così; però quando l'ho sentita, in un particolare momento, mi è sembrata poter esser letta in un altro modo, ed è questa interpretazione che vi voglio proporre. E' una canzone che secondo me potrebbe funzionare anche una volta conquistata la ragazza: anzi, è proprio qui che diverrebbe tragica. Tutte le altre cose offerte dal mondo (e ci sono tanti esempi) non soddisfano l'uomo, mica perché l'uomo è un anti-materialista, semplicemente perché una cosa è una cosa, una persona è una persona. Sono due categorie differenti. La cosa è fine a se stessa, dopo un'occhiata già stanca, una persona no: una persona ha in sé qualcosa che va oltre al corpo, chiamatela testa, anima, spirito, cuore, Dio , destino o come vi pare. E mentre per le cose il possesso è relativamente facile, soprattutto se si ha fortuna, per la persona non è così, sfugge, e da qui arriva l'insoddisfazione. Per come questo mondo e questa società (e perciò per come Bruce è stato abituato a fare) l'unico modo di amare una donna è possederla, anche non necessariamente fisicamente. Ma si rimane con una insoddisfazione, con una distanza non colmata fra se stesso e la persona amata (e quest'album è pieno di questa cosa), perché amare vuol dire amare qualcosa diverso da sé, e nel momento in cui si ama come dice il mondo, si annulla l'altro, o lo si ama egoisticamente, facendolo diventare il proprio specchio personale. Invece amare vuol dire lasciare posto, sacrificarsi (che non necessariamente, come ci dice il mondo, vuol dire soffrire), lasciare posto all'altro, e a Ciò che è Presente nell'altro, ammettere che il proprio modo di amare non riuscirà mai pienamente a colmare la brocca dell'amore che si prova in cuore proprio; difatti, di fronte all'amata, quando si è veramente innamorati, viene proprio da dirsi "Tu non morirai, sarai per sempre", tanto è l'amore che ci lega a lei. Ma chi può dire qualcosa del genere? Chi può farlo, oltre il sentimentalismo del momento? Chi può farlo sul serio? C'è stata una persona, nella Storia, che ha dato la sua vita per fare in modo che questo fosse possibile, e affinché l'uomo possa veramente amare. Di Marco Giani

Asbury Park Revisited (30 giugno 2000)

di Lorenzo Semprini Era un'altra di quelle giornate stanche di un qualsiasi giorno estive con il sole e le nuvole che facevano a pugni. Ma eravamo a New York e la sera prima eravamo stati al Madison per goderci uno dei Bruce più in forma degli ultimi 15 anni e poi saremmo andati quel giorno stesso a coronare un altro dei nostri sogni il viaggio nel New Jersey (Freehold, Asbury, Rumson...) Appena alzati Alessandro (il mio compagno di viaggio e sventure assieme a Fabio) mi fa: "Vai andiamo alle Hertz ad affittare una Mercury". Così con la sua carta di credito prendiamo la nostra macchina e con difficoltà imbocchiamo l'Holland Tunnel che ci fa sbucare direttamente nel New Jersey. Quelle strade ci sembrano così conosciute come se le avessimo percorse ogni sera al ritorno dal lavoro (down through highway 9). C'è un sole fortissimo e la radio che spara le ballate dei Creedence o Don Mclean con "American Pie", dopo un po' arriviamo al cartello che dice: ASBURY PARK. E l'emozione ci prende un'altra volta, entrando ad Asbury si respira l'aria di città abbandonata a se stessa (C'mon raise up!), macchina abbandonate, vetri rotti, case disabitate, sporcizia ai bordi delle strade, tipi poco raccomandabili e soprattutto quello che mi colpì di più un gran silenzio... Parcheggiamo la macchina davanti al faccione di Tillie, una volta lì c'era una bella giostra per bambini (dove è finita?), il boardwalk in legno con il suo scricchiolio mi dà un'emozione particolare e devo fermare il mio impulso di correre verso Madame Marie e la Convention Hall. La spiaggia è deserta, se vuoi entrarci devi pagare. Robe da matti! E poi quando ti compare davanti lo Stone Pony non puoi fare a meno di pensare di essere DENTRO ad una di quelle canzoni che hai ascoltato per molto tempo. Senti che quel posto odora di mito, di serate improvvisate, di amici e risate, di eroi che stavano sul palco e di eroi che stavano sotto il palco... Come potrò mai descrivere quel pranzo sul boardwalk con una cuoca di colore immensa che ci ha cucinato hot dogs e patatine (le più buone che abbia mai mangiato) e quel tipo sui 60/65 anni che avvicinava qualunque persone raccontando di Asbury nei suoi anni d'oro e di come aveva visto Bruce crescere e diventare adulto (Growin' up). Le foto furono una tappa obbligata per poter fissare nelle immagini, e non solo nel cuore e nell'anima, quei posti. E' vero c'è aria di abbandono, di desolazione, ma non so perché io mi ci trovo benissimo, ci passerei lì ore ed ore a fare niente, ad ascoltare solo le onde dell'oceano e ad immaginarmi un giovane ventenne con una chitarra acustica ed uno zaino pieno di canzoni e di capolavori che avrebbero segnato la nostra e molte altre vite in maniera profonda e decisiva. A pochi chilometri da lì all'interno c'è Freehold, così tranquilla, residenziale e piena di neri: chi mai penserebbe che lì ci è nato il più grande rocker bianco di sempre.....comunque Freehold è un'altra storia... Allo Stone Pony dopo aver guardato le bellissime foto attaccate ai muri o incastrate nei tavoli compriamo qualche maglietta ed altri ricordi. A me Asbury Park piace, sarà la compagnia, sarà la sua storia, sarà il sole ma io mi ci trovo bene. E mentre un altro gruppo (sempre di italiani che scambia un semplice cabinotto in cemento per il baracchino di Madame Marie) noi ci avviamo lentamente verso la nostra Mercury con un sogno nel cuore e un sorriso sui nostri visi, pronti a riprendere il nostro cammino verso il sole, anche se fino ad allora i vagabondi come noi saranno nati solo per correre... Dedicata ai miei Blood Brothers, Lorenzo Miami Semprini (Da una e-mail comparsa su BRUCE_IT). Grazie.

Badlands

di Marco Giani Torna alla Traduzione Visita Knockin' on Rock 'n' Roll. Canzone d'apertura di "Darkness On The Edge Of Town", Badlands sin da subito fa capire dove ci troviamo e come si sente il protagonista. Un protagonista oramai stanco delle solite situazioni, delle solite cose che continuano a riaccadere sempre, che vuole avere qualcosa adesso, e non dover aspettare un domani che forse non arriverà: si è sempre parlato di Bruce come un "American Dreamer", ma sia questa prima strofa che l'inizio di Born To Run ("Di giorno ci sfoghiamo lungo le strade di un effimero sogno americano"), ma qui è la pragmaticità a prevalere. Come in poche altre canzoni si vede la differenza tra ideale e utopia: l'ideale è qualcosa a cui si punta ma che è già in atto, è un qualcosa non staccato dalla realtà. Perciò il protagonista non se la prende con il mondo perché è nato nei bassifondi, ma anzi accetta come condizione nella quale è stato messo ("ci devi vivere ogni giorno") senza per questo rinunciare alle cose che desidera ("Lasciate che i cuori infranti si facciano avanti/ Con il prezzo che devono pagare"). Tutta la canzone, ma soprattutto la seconda strofa, risentono della visione del film "The Grapes Of Wrath" (ispirato al romanzo di Steinbeck), visto da Bruce proprio nel 1978. Il divario enorme e impossibile da riempire tra ricchi e poveri, e la rabbia causata da questo divario, i semi dell'odio (questa la traduzione del titolo), fino ad arrivare a quelle quattro righe che dicono già tutto sul circolo vizioso della società ("Il povero vuol diventare ricco/ Il ricco ..."). Fin qua la realtà: poi arrivano le sua aspirazioni, ciò che è suo: l'amore, la fede e la speranza (è interessante vedere quel "prego che un giorno possa sollevarmi sopra questi bassifondi" riferito alla fede: l'uomo non si fa da sé, ha bisogno di Altro). Dopo i vari assoli, e dopo aver detto ciò che non va e come vorrebbe che andassero le cose, al protagonista non rimane altro se non la dichiarazione finale: l'uomo desidera la felicità, anche se il mondo lo ostacola in questa ricerca; l'uomo è fatto per un'amicizia, non delle persone che lo giudicano per le apparenze, è fatto per un posto fisso, per una casa, una dimora (questa contrapposizione alla fuga si vede bene in Born To Run: nelle versione dell'album è presente la fuga, mentre nell'88 Bruce stesso dirà che quella era anche la ricerca di una casa, di una dimora). La canzone si chiude con rabbia ("voglio sputare in faccia a questi bassifondi"), con una rabbia positiva però, carica di speranza per un qualcosa che è dovuto all'uomo. Personalmente, una delle tre-quattro canzoni di Bruce che condivido appieno. Di Marco Giani

Blowin' This Fuckin' Town

di Gianni Femminella Bruce ci parla di sentimenti positivi e di gioia di vivere, ma e' un artista troppo accorto e sincero per non raccontarci del lato oscuro ai margini della citta' e di come questo agisca e prosperi dentro di noi. Da un po' mi arrovellavo sull'argomento, da tanto anzi, e lo spunto me lo ha fornito l'ascolto di Forced to Confess, che sebbene i concerti di Bruce siano tutti unici, rientra nel novero di quelli magari non migliori, ma ancor piu' unici degli altri. Poi mentre mettevo ordine tra le mie idee e tentavo di scrivere al proposito mi sono imbattuto in una vecchia lettera di Andrea Boido ad una fanzine, che trattava dell'argomento e anche se il mio approccio alla questione e' differente l'ho letto con piacere e mi sono schiarito le idee. Probabilmente il motivo di quel mood così strano e delle versioni così particolari e' dovuto alle vicissitudini di Bruce all'epoca, pero' se così semplicemente fosse potrei anche finire qui. E invece il balzo in avanti nel tempo che mi ha fatto fare Sad Eyes e' stato così prepotente da farmi superare in un attimo cause legali e amori infranti per andare molto oltre al "and she kissed me...and then she promised...- and then she lied..." tutto detto col medesimo tono di voce e senza soluzione di continuità tanto che se alla prima frase ci si intenerisce, pur sapendo il seguito, al "and then she lied" più che traditi ci si sente raggelati. Poi l'intermezzo sfocia nella rabbia che era prima rimasta annichilita dalla delusione "blowin' this fuckin' town down into the sea" e' dunque per questa frase cosi' violenta e definitiva che non posso in qualche modo non pensare ad un altro concerto il primo che ho visto del tour acustico (15-2-96), il più agghiacciante fra tutti quelli che ho visto, con Bruce che era improvvisamente divenuto uno dei personaggi stessi delle sue canzoni, ancor più e in maniera inquietante, di quanto non accadesse durante le pur appassionate interpretazioni della sua intera carriera. La volontà devastatrice dell'intermezzo di Backstreets e' di qualita' ben diversa dal freddo distacco assassino di Nebraska prima e di The Ghost poi. Diversa per molti motivi ma soprattutto di ordine qualitativo. Il personaggio del '77 e' un giovane deluso che vorrebbe sì distruggere, ma distruggere per passione; i personaggi dei due dischi citati invece lo fanno per il motivo opposto, per mancanza di sentimento. Tradito da Terry esaurisce forse la sua innocenza ed entra nella vita adulta, sempre visto nell'ottica di Bruce immaginario protagonista delle proprie canzoni, ma da Nebraska in avanti la sua esistenza imbocca il disadorno tunnel della disillusione e della assenza di sogni. Di più ancora: il lato oscuro di noi stessi. In molte delle canzoni dei due album acustici i protagonisti compiono crimini immotivati, nemmeno sostenuti dalla scusante del bisogno bensì, nel migliore dei casi: "at least for a little while me and her we had us some fun"; o se volete: "I guess there's just a meanness in this world"; motivazioni effimere che vengono addirittura a mancare nell'album successivo dove uno dei personaggi non dice altro in un attimo di riflessione, nel quale peraltro non v'è traccia di pentimento né di paura, che: "I thought that was something in her but as we drove I knew that it was something in me, something that'd been comin' for a long long time". E' un argomento dei più delicati, di quelli che si possono motivare con abbondanza di parole ma che alla fine bisogna comprendere per vie traverse perché tutte queste persone non hanno bisogno di scuse per il crimine. Talvolta sfiorano appena il disgusto purificatore nei confronti della società e non è nemmeno rancore, è ancor meno, è un'inezia o addirittura quasi un caso; sarebbe bastato che lei, la perfect size seven, non fosse entrata nella roadhouse e lui avrebbe proseguito la sua banale esistenza, anche se c'è la controprova di chi ha "a cold mind to go tripping 'cross that thin line" e comunque se anche ha agito premeditatamente continua a non avere un motivo fondato per quello che ha compiuto; o se volete, tanto ormai gli esempi sono già troppi, altri ancora non si prendono nemmeno il disturbo di delinquere e proprio quelli che avrebbero il motivo per il rancore si limitano a un proposito futuro, addirittura ultraterreno, "I don't want no part of heaven..." ovvero le strofe finali di Youngstown terribili e definitive. Cosicché alla fine a delinquere non sono i diseredati di Balboa Park, anche se bambini, o i Joad, né i reduci abbandonati dalla società e neppure coloro ridotti al vagabondaggio dalla grande depressione, bensì le persone che hanno margini di scelta come noi. Anche in altre canzoni, perfino da Tracks, il tema è vivo ma non è ulteriormente probante elencare gole tagliate e propositi di vendetta, quanto ribadire l'indifferenza con la quale i protagonisti delle canzoni citate commettono i delitti. Per stanchezza? Noia? Delusione? Vuoto? Mancanza di valori? Immaturità ("they said she was too young, but she was no younger than I've been")? Tutto e niente direi. Semplicemente per quel "qualcosa che era dentro di me" cosi' ben interpretato dal regista Terrence Malick nel film Badlands. Se potete riguardatevi la scena nella baracca, quando Holly con un bastone tocca il guardiano al quale Kit (Martin Sheen) ha sparato, come se "pokin' that dog with a stick...that dog'd get up and run", arbitraria, ma non troppo, osservazione sull'attinenza perfetta del film con le migliori canzoni del Nostro. Gianni Femminella (Da una e-mail comparsa su BRUCE_IT). Grazie.

Born in the U.S.A.

di Marco Giani Torna alla Traduzione Visita Knockin' on Rock 'n' Roll. Sicuramente la canzone più famosa ma anche la più odiata dai veri fans, quelli che ragionevolmente considerano l'album Born In The U.S.A. pen poca cosa rispetto ai suoi quattro predecessori, ovverosia capolavori del pari di Born To Run, Darkness On The Edge Of Town, The River e Nebraska. Con questo pezzo per il Boss si sono aperte quelle porte del successo che lo hanno portato dove lui non voleva essere portato. Ovverosia sull'altare del sogno americano. Del falso sogno americano. La canzone, infatti, non solo non parla di quel "orgoglio di essere americano che più americano non si può" (cosa che ho letto qualche anno fa su una rivista), ma anzi, canta la vergogna di esserlo, la profonda rabbia: per questo ora, quando viene eseguita, il Boss la suona sempre in acustico, alla maniera di Nebraska (difatti è stata scritta durante le session di quell'album), e ancora meglio della versione apparsa su Tracks. Ma passiamo alla canzone. Già la prima riga non lascia spazio a seconde interpretazioni: nato in una città di morti. Siamo dalle parti di Nebraska, quando ormai tutte le illusioni si sono dissolte, e la "città di perdenti" di "Thunder Road" (album Born To Run) si trasforma in una città di morti, priva della vita e della speranza che in quell'album venivano comunque riservate ai protagonisti di "Backstreets". Anche il resto della strofa è duro, durissimo, un calcio nello stomaco, vite passate ai margini, in quei edge of the town che riservano solo violenza e disperazione. Poi si svolge la storia, fra pochi flash e il Vietnam, tema a lui caro, soprattutto dopo aver incontrato, nel 1983, Muller, il leader dell'Associzione Veterani del Vietnam. I reduci del Vietnam, difatti, non venivano accettati dall'Associzione Veterani ufficiale, perché vittime dell'unica guerra persa dagli States; Muller creò un'associazione apposta, ma che per problemi finanziari rischiò da subito il tracollo. Bruce, una volta conosciuto Muller, organizzò in loro favore un concerto. "Senza di lui, la nostra avventura sarebbe finita": l'associazione si riprese, e in seguito si espanse. L'atteggiamento ostico dell'Associazione Veterani si rispecchia proprio in quel "Figliolo, non capisci adesso?", e identica è la risposta del suo ex - datore di lavoro: una generazione falciata da una guerra che gli ha tolto le possibilità. E poi il fratello del protagonista, e la frecciata che colpisce nel profondo, quel "loro sono ancora là, lui se ne è andato per sempre", che riecheggerà, 11 anni dopo, in "Youngstown": "Abbiamo mandato i nostri figli in Corea e in Vietnam, adesso ci chiediamo cosa siano morti a fare". L'ultima strofa sembra drammaticamente autobiografica: dieci anni (per la precisione nove) sono passati da Born To Run, dall'inizio della corsa, ma oramai nulla è rimasto delle speranze che muovevano Bruce all'inizio, nulla che corrisponda ai suoi desideri, se non un imborghesimento, un fregarsene delle questioni vere della vita (la differenza tra il correre di 9 anni prima e il barcamenarsi di ora). Ma l'amore non ha ancora bussato alla sua porta, e Tunnel Of Love sorprenderà ancora tutti... Ultima nota su una strumentalizzazione sfacciata. Sarebbe bastato guardare il video, dove alle immagini di un Bruce incazzatissimo si alternano fotogrammi di reduci del Vietnam e addirittura di un cimitero militare con una trafila interminabile di croci bianche per capire.... Di Marco Giani

Brescia, 23-09-2000

di Fabio Sari [...]Ho letto recensioni idilliache per il sabato di Rimini, ma non ho sentito sprecare una parola per quello di Brescia. Mi permetto di dare una mia personalissima interpretazione dei fatti: ...dopo infiniti tentativi e sbagli di strade, finalmente, la sagoma del Palatenda, si materializza di fronte a me: una costruzione orribile, che, generalmente ospita manifestazioni tipo sagra della luganega, festa della tinca ripiena, italian oktoberfest e, dal cui impianto audio, usualmente, scaturisce il bel martellone da me tanto adorato. Giungo a questo Forum della zona industriale di Brescia con qualche decina di minuti di ritardo, dopo aver accumulato una serie di improperi vocali verso terzi, causati dalla matematica certezza di aver perso i Thundercrack; effettivamente me li ero persi, ma, come me, tutti gli altri, in quanto, i suddetti, per motivi personali, non hanno potuto presenziare alla festicciola. Lungo la stradina, d'arancio illuminata, che collega il parcheggio all'entrata, già si udivano le note di Working on the Highway, nella brillante esecuzione di Pitone & the Pink Cadillacs. Al mio ingresso già cominciano a materializzarsi i primi mailers: il Tenca, in atteggiamento sbarazzino e solitario, in attesa di calcare anche lui il palco, il Comai, chiaramente, al bancone delle birre e poi, nell'ordine più casuale, il Brizzi, il Locatelli, il Grieco, il Muchetti, il Cuselli, il Grella, Il Sasso, (più tutti quelli che mi sono dimenticato o di cui mi sono dimenticato il nome o che addirittura non ho conosciuto) e, last but not least, Professor Roy Boido (SENZA B-SHIRT), in compagnia della Grande Sorella, la non iscritta alla ML più illustre della ML, Lorenza "The Inquisition" Maggi (ti attendiamo con ansia trepidante sui nostri video) L'audio era buono, forse fin troppo, il volume era altissimo e rendeva impossibile qualsiasi tipo di colloquio. In riferimento a ciò mi si potrebbe anche rimproverare: cazzo vuoi, sei andato lì per ascoltare musica o per parlare dei cazzi tuoi? E' vero, è verissimo, ma con tutte queste facce nuove che, finalmente potevo associare ad un nome, due chiacchiere era anche bello farle no? Ma, passiamo alla musica: Pitone, non mi sembrava un volto del tutto sconosciuto: effettivamente lo conosco da una decina d'anni. E' l'ex leader dei Wolverine, un gruppo che tra la fine degli anni ottanta e l'inizio degli anni novanta, spopolava nella periferia est della periferia est di Milano, particolarmente tra San Felice, Segrate, Milano 2, Lavanderie, Redecesio e Segrate. [...] Effetivamente mi chiedevo il motivo per cui Pitone prendesse parte ad un tributo/compleanno come questo, quando come indole e come background, l'avrei visto meglio ad una manifestazione tipo Monsters of Rock o cose del genere... però è passato qualche anno, quindi... comunque, l'esibizione dei Pink Cadillacs, non è stata malaccio. La batterista, donna, picchiava di brutto, tanto da fracassare la pelle del rullante..... i casi sono due: o ha comprato la pelle della Linko (nota marca del cazzo per accessori di batteria), o quella che ha rotto ce l'aveva su da una vita... cazzo, va beh picchiare, ma spaccare addirittura una pelle con un attacco!! Il gruppo, che vedeva alla chitarra il capelluto chitarrista dei Badlands (ex chitarrista dei Lastbandit, un altro gruppo che, fino che c'è stato, non aveva niente a che fare con il rock del brus), ha sciorinato una scaletta tutto sommato piacevole, cimentandosi anche in una Light of Day, obiettivamente difficile da proporre ad un pubblico perfettamente a conoscenza del delirio collettivo che si viene a creare durante l'esecuzione dell'originale. Chiusura con Twist & Shout, comprensiva di finali simulati. Giudizio complessivo, una sufficienza piena, anche se, dal mio lato di fedele adepto, più che di fan, è un gruppo che manca di cuore, che probabilmente non annovera un gran numero di fans VERI, tra le sue fila. Sicuramente il cantante non lo è; apprezza la musica di Bruce, ma, sicuramente non è un fan e, questo, si percepisce abbastanza. Si stacca una attimo la spina dei Marshall ed ecco il Tenca, nella sua usuale performance acustica. Il pathos è senz'altro diverso, il Tenca è sicuramente un fan e, quando non si occupa di lanciare bandiere dalle prime file dei medisonscuergarden, offre sempre degli ottimi momenti di musica e, per l'occasione, ci ha anche regalato un bel BROOOOOOOOOOCE in viva voce; esecuzione senza sbavature, almeno ad un'impressione auditiva di uno che di chitarre se ne intende poco e, al massimo, si accorge di qualche stecca, forse neanche tutte. Finisce il Tenca e, nella sala, si percepisce uno strano fermento: il pubblico, in numero notevolmente inferiore rispetto alla capienza del posto, comincia ad abbandonare sedie, birre e panini per confluire deciso verso il palco. Non avevo mai sentito i Magic Rats fino a quel momento e, quindi, pensavo non si discostassero molto dai precedenti Pink Cadillacs, o dai Badlands che avevo già avuto modo di ammirare; bravi, sì, ma non a tal punto da farmi alzare dalla sedia per andare in prima fila. Due episodi mi hanno fatto cambiare idea facendo sì che mi unissi agli altri mailers davanti al palco: 1) si è alzato anche Boido e, Boido, ha sempre ragione; 2) Il komma Comai, ha lasciato incustodita la birra e, quindi, doveva avere un motivo più che valido; lo sforzo, nei circa cinquanta metri di cammino per arrivare a destino, viene largamente ripagato dalle prime note di piano elettrico: "New York City Serenade": la pelle d'oca la riservo generalmente a Bruce o al freddo che, in quel momento, era sicuramente assente. Pelle d'oca vera, un feeling incredibile, pubblico in delirio e, fatte le dovute proporzioni, atmosfera Bruce a tutti gli effetti. New York City Serenade proprio non me l'aspettavo e, eseguita in quel modo, con la voce del cantante molto simile a quella del brus, mi ha colpito. [...] A quest'inizio, che già ha fatto in modo che il gruppo si ingraziasse la folla, seguono, tutte attaccate e tiratissime, Born to Run , Out in the Street, Two Hearts e Darkness on the Edge of Town. Se sabato sera qualcuno non sapeva come buttare via quindici carte, credo che venendo a Brescia a vedere i Magic Rats, le avrebbe fatte fruttare alla stragrande. Prosegue la performance con approvazione indiscriminata da parte del pubblico, fino ad arrivare ad un'egregia Light of Day, con dialogo di chitarre di Pluggediana memoria e corpo centrale a base di Detroit Medley. Veramente eccezionali, parlo personalmente, ma sono andati di gran lunga al di là delle mie aspettative. Per chi segue, a questo punto, il compito è estremamente arduo, è un po' come se, durante la tournée di Amnesty non avessero fatto suonare Bruce per ultimo. Ne approfitto per mangiare un panino (che faceva cagare e che, involontariamente, ho tirato addosso a Luca Muchetti, [...]) e prende posto sul palco un altro "folker", non in locandina, che regala tre pezzi "The ghost of Tom Joad", "Streets of Phlialdelphia" e il terzo non me lo ricordo. Bravo, ma il pubblico era appena uscito dall'onda Magic Rats. Nel frattempo, qualcuno, ha notato che, Graziano Romani, presente alla serata con un hair-look simile a quello di Ronaldo, si aggira dalle parti del backstage. Si vocifera che possa salire sul palco a fare qualcosina anche lui. Il Tenca mi conferma questa tesi. Partono i Badlands, Born in the USA, dopodiché, mi assento un attimo per motivi telefonici e da fuori avverto le note di Downbound Train. Rientro e, effettivamente, sento una voce diversa da quella del cantante dei Badlands che mi è stato presentato da Pitone ma, di cui non ricordo il nome. Graziano Romani, nella sua tenuta nera e con la sua coccia pelata, è sul palco che affronta, con discreto impegno, la traccia numero 5 di "Born in the U.S.A.", segando clamorosamente, tra l'altro, un attacco. A dire la verità i Rocking Chairs mi mancano un po' e sentire la voce di Graziano, dopo la partecipazione a 'panettone is on the table', è sempre un piacere. Attendo fiducioso il suo nuovo album. I Badlands, continuano, ma siccome li ho già visti tre volte e, a dire la verità, non mi emozionano particolarmente, mi lascio corrompere da un altro tipo di piaceri della vita e, con Piece de resistance [...] a tutto volume, dirigo la mia macchina verso le sponde del Sebino... Una serata bellissima, i Magic Rats veramente una sorpresa e una bella occasione per conoscere finalmente un po' di mailers dal vivo. Spero che gli assenti di Brescia, che sono riusciti ad arrivare fin qui senza appisolarsi, si siano fatti un'idea della manifestazione, magari al prossimo raduno saremo ancora di più... Mi scuso fin d'ora per eventuali imprecisioni nelle scalette, ma la mia memoria comincia a risentire del tempo che passa. Fabio Sari (Da una e-mail comparsa su BRUCE_IT). Grazie.

Bruce: un Ciclo Concluso

di Marco Gioanola Le recenti discussioni su bruce_it riguardo l'ormai troppo lunga attesa di un nuovo album di bruce, mi hanno fatto ancor piu' convincere che il ciclo del bruce che noi conosciamo e' definitivamente concluso. (e metto "definitivamente" proprio sperando di essere smentito) Cerco di spiegarmi meglio: secondo me, la carriera e il repertorio di bruce hanno costituito una parabola che ormai e' giunta al suo termine, e non e' giusto illuderci e aspettarci qualcosa di nuovo da parte sua, o almeno qualcosa di simile a quanto bruce ha finora composto. Potremmo intitolare questo percorso "Asbury Park - Mondo; andata e ritorno": e il fatto che oggi bruce preferisca dedicarsi alle serate natalizie e ai festival di strada piuttosto che alle nottate in studio con la band conferma la mia idea. Se leggiamo la carriera di bruce attraverso la sua discografia (come secondo me DEVE essere fatto, nel caso di bruce), ci accorgiamo dell'evidenza di questo precorso. Bruce parte da Asbury Park, e ci manda una cartolina di "Greetings" raccontandoci le storie del Greasy Lake e della sua combriccola di amici spiriti nella notte. Greetings si conclude tra le strade della "citta'", dove e' cosi' difficile essere un santo, ed e' facile immaginarsi che questa citta' sia New York, primo "obbiettivo" del "provinciale" del new jersey... Ed e' a NY che arriviamo anche nell'album successivo: partendo dalla E Street, ma ritrovandosi in 57th Street.... Il ragazzo che da Asbury e' andato a NY, scopre la fuga, la corsa in macchina di notte, la citta' che ti strappa le ossa dalla schiena in Born To Run, nella Jungleland. Tra il '75 e l'81 bruce raggiunge secondo me il suo apice, dal punto di vista della qualita', quantita', e in generale nel definire la sua "immagine", la sua figura di assoluto riferimento e singolarita' nel panorama della musica rock e dal punto di vista compositivo ("letterario", direi.) La citta' scoperta in Born to run rivela l'oscurita' che ha ai margini, e la veduta di bruce si allarga: le vicende narrate nei brani non sono piu' strettamente "autobiografiche", nel senso che le storie non sono piu' aderenti in maniera cosi' stretta al vissuto di bruce, che esplora le memorie dei suoi luoghi e il rapporto col padre -simbolo del Passato- in Factory e Adam e poi in Independence Day... Qui possiamo situare il primo grande rimpianto degli springsteeniani: l'enorme quantita' di materiale prodotto e suonato da bruce ad altissimi livelli che rimane nel cassetto (per uscirne in parte solo con Tracks, ma mancano ancora delle edizioni ufficiali dei concerti del '78-'80... indispensabili, secondo me). Tutto questo materiale, appunto, si traduce "solo" nel doppio The River, visione a 360 gradi della realta', dal rock'n'roll "alla Asbury" (la mamma di Sherry Darling che blatera dal sedile posteriore) fino alla wreck on the highway. Nebraska e' una svolta che conosciamo benissimo, ma ci serve a riconoscere finalmente a bruce una levatura letteraria che va al di la' del "semplice" interprete dei sogni di una generazione, ma e' invece un talento a livello assoluto, mondiale. Con Born in the USA e il suo tour planetario, ormai bruce e' arrivato al punto piu' lontano da casa: e' per questo che lo abbiamo conosciuto, e i ragazzi di tutto il mondo si sono riconosciuti in lui, da Milano a Stoccolma a Buenos Aires. Qui mi permetto di aggiungere un altro rimpianto: il Tour di Amnesty avrebbe potuto dare a bruce la spinta per scrivere finalmente in maniera articolata e "cosciente" sui temi dei diritti umani, o dell'ambiente, della societa' in generale, come ad es. ha fatto egregiamente con Roulette. Ma bruce e' un cautious man, e la sua parola sul "nuovo ordine mondiale" la dira' in tutt'altra maniera, piu' pacata ma non meno tagliente, anni dopo, con Tom Joad. Bruce pero' e' gia' sulla strada verso casa: Tunnel of love e' un film girato in casa Springsteen. La bravura di bruce sta proprio nel rendere Tunnel un album in cui tutti -o molti- possano riconoscersi, ma nasce da un travaglio interiore e personale, quasi un simbolo del "rifiuto" verso il "mondo" e un desiderio di ritorno a guardare alle cose piu' vicini a se'. Personalmente considero Lucky Town e Human Touch artisticamente una "deviazione" dal percorso semplicemente dovuta all'incontro con realta' e persone diverse egli anni '90: nuovi musicisti, nuovi percorsi musicali, una nuova citta', che alla fine sara' abbandonata -come giusto- ma che avra' fatto scoprire nuovi orizzonti (da "no justice no peace" ai sinaloa cowboys...). Bruce completa il suo "ritorno a casa" da un lato richiamando i blood brothers, dall'altro riprendendo in mano la chitarra, solitario (mi piace immaginarlo come nella foto interna di Tunnel... chitarra in mano collegata al piccolo registratore sul tavolo di casa) a narrare nuovamente storie universali ma contemporaneamente "piccole piccole", dal balboa park ai forni di yougstown. Intorno a questo continua a girare (e alla grande!) il rock'n'roll, ma il ritorno ad Asbury Park e la grande dichiarazione di amore di My City of Ruins testimoniano la conclusione del viaggio. Da Asbury siamo partiti, e alle radici ritorniamo, perche' quelle sono la cosa importante, l'ossigeno da respirare per affrontare il "resto del mondo". La carriera di bruce ha narrato un grande, completo, romanzo... metafora della vita e panoramica di fughe, ritorni felici e non, amori, morte, ricchezza e solitudine ai margini della citta'... Io sarei soddisfatto cosi'. Non mi vengono in mente altri esempi di completezza, compattezza, omogeneita' e coerenza paragonabili a quanto ha fatto bruce finora, e non credo piu' -anzi, non desidero piu' sperare- che lui stesso possa superarsi. Tutto quello che bruce ci dara' ancora, da qua in avanti, sara' "solo" una sicuramente splendida raccolta di "ciliegine" su una torta gia' perfetta. PS: sono stato sicuramente un po' provocatorio, ma spero di non venir frainteso. Mi interesserebbe molto sapere se le mie interpretazioni differiscono molto dalle vostre. Marco Gioanola (Da una e-mail comparsa su BRUCE_IT). Grazie.

Bruce e il Ballo

di Elena Ormai siamo finiti un po' lontani dalla danza-combattimento nei vicoli di cui parlava Andrea [N.d.R. cfr. Jungleland di A. Boido], comunque riguardo John Ford una scena con ballo si trova anche in Furore, scena alla quale oltretutto Bruce nel tour acustico era solito fare riferimento. Il ballo ha luogo presso il campeggio governativo ed è uno dei pochissimi momenti di gioia di vivere e speranza dell'intero film. Nel campo infatti la famiglia Joad e gli altri profughi dopo tante sofferenze riescono a riprendere una vita quasi normale, fatta sempre di sacrificio e di duro lavoro ma in un clima più sereno dove anche il momento di svago quindi è contemplato. Ma il ballo soprattutto, in quanto momento sociale, è il simbolo della coesione all'interno della comunità del campo, che sola può fare rinascere negli individui il desiderio di andare avanti. La parola come sempre a Bruce... ciao "Questa scena bellissima alla fine del film, Tom Joad ha ucciso il guardiano che aveva ucciso un suo amico, e adesso sa che deve lasciare la sua famiglia, ed hanno viaggiato per miglia e miglia, e non hanno niente... e Tom deve dire a sua madre che dopo tutto quello che ha perso adesso perderà anche suo figlio. Ma prima di quella scena c'è una sorta di ballo che avviene nel campo governativo. C'è qualcosa nella musica e nei volti che ho sempre pensato servisse per offrire la possibilità della bellezza nella vita e nel mondo, persino in un mondo brutale. Dove c'è la bellezza c'è la speranza, e dove c'è la speranza c'è l'amore divino o comunque vogliate chiamarlo..." (Teatro Smeraldo, dall'introduzione ad Across the Border) Elena (Da una e-mail comparsa su BRUCE_IT). Grazie.

Bruce Vecchio Non Fa Buon Brodo

di Marco Sabatti NOTA INTRODUTTIVA: Questo scritto necessita di una breve introduzione. Quanto segue è il testo integrale di una e-mail che ha suscitato non poche reazioni di protesta all'interno di Bruce_it, la Mailing List su Bruce Springsteen. Ho deciso di riportarla sul mio sito non perché ne condivida i contenuti, ma perché ritengo giusto che abbiano voce anche coloro i quali muovono delle critiche all'artista del New Jersey. Non mi sembra giusto isolare o allontanare i pensieri altrui, se civilmente espressi, solo perché non sono perfettamente in linea con quello che si vorrebbe sentire. Su questo Sito, ciascuno ha la libertà di esprimere le proprie idee. Su questo Sito, ciascuno ha la libertà di approvare o meno le idee altrui. Claudio Pinna. Amo tantissimo molte canzoni di Bruce e lo seguo da circa 15 anni. Ho premesso questo per chiarire che non sono un fan dell'ultima ora e che la mia conoscenza della musica del nostro è, diciamo, assimilata e abbastanza approfondita. Tuttavia non posso negare che Bruce piano piano sta invecchiando (questa non è certo una colpa!) e forse, a mio giudizio, non è stato in grado di "reinventarsi" a sufficienza per poter rimanere ai livelli di vendita che meriterebbe. Chi crede che vendere dischi non sia importante probabilmente è un illuso o uno sprovveduto. Al di là di ciò che viene detto ai fans o alle tv, penso sia ovvio a tutti noi che ogni volta che Bruce pubblica un disco nuovo speri con tutto il suo cuore che il disco abbia il più grande successo possibile e che ne vengano vendute il maggior numero di copie possibile. Attenzione, questo è un bene: dovrebbe spingere l'artista a realizzare dei prodotti di qualità e apprezzati dal pubblico. La canzone, il disco, da un certo punto di vista non è che un "prodotto": deve essere venduto, deve essere redditizio, il più redditizio possibile, altrimenti c'è qualcosa che non funziona. Attenzione: è vero, Bruce è un artista, ma qui siamo al vecchio solito problema: l'autore, l'artista, non è nessuno senza un pubblico, senza qualcuno che possa "consumare" il suo prodotto artistico. Come negare che il livelli di vendita di The Ghost of Tom Joad siano stati perlomeno deludenti? E questo cosa significa? Personalmente ritengo che significhi che il disco non era ciò di cui il pubblico aveva bisogno in quel momento. (Il pubblico non siamo noi due/trecento della Mailing List, noi compreremmo anche una schifezza, basta che vi sia il nome "Bruce Springsteen", purtroppo è così). Ecco infatti che Bruce ritorna a cercare la E-Street Band... torna alla vecchia formula, che era risultata vincente... ed ecco che si parla di un DVD live, etc, etc, per quale scopo? Per vendere, vendere, vendere. (Prima ancora si lancia in un Greatest Hits.... la formula più commerciale che ci sia mai stata... vendere, vendere, vendere! Per non parlare di Tracks o di 18 Tracks... Bruce continua ad affidarsi al suo glorioso passato per riuscire a vendere qualcosa). Ben venga! Se Bruce ha successo, torna a vantaggio di tutti i fans: successo significa concerti in giro per il mondo, etc, etc.... E invece Bruce non riesce a sbloccare una situazione di stallo che piano piano, entro il 2006 / 2008 ma forse prima, lo porterà fuori di scena e anche noi fan lentamente scompariremo. Cosa avremmo detto se nell' 85/86 Bruce si fosse messo a scrivere canzoni per le colonne sonore dei film? Sarebbe stata un'oscenità! Il Boss stesso ha detto, ironicamente, che quando un cantante arriva a quel punto, allora vuol dire che è iniziato il suo declino. E così le varie Street of Philadelphia, etc.... Ci sono film mediocri che si aggrappano a buoni cantanti per vendere di più e ci sono cantanti mediocri che si aggrappano a buoni film per lo stesso motivo... ...Bruce forse ha rischiato di essere uno di questi. Insomma, quello che voglio dire è che Bruce cerca di trovare una formula vincente nel suo stile passato, ma un cinquantenne fa ridere se si mette a saltellare su un palco come un ragazzino! Inoltre essere "artisticamente maturi" non vuol dire limitarsi a trasformare delle canzoni rock in canzoni acustiche... Mi piacerebbe poter fare riferimenti diretti alle singole canzoni, ma credo che il messaggio sia già troppo lungo. Io ho lanciato il sasso nello stagno... ...a voi la discussione. Marco Sabatti (Da una e-mail comparsa su BRUCE_IT). Grazie.

Caro Gesù Bambino

di Alberto Calandriello ALBERTO: Caro Gesù Bambino, e per conoscenza, caro Babbo Natale, come al solito, pochi giorni prima di Natale, ti chiamo per chiederti il mio regalo GESU' BAMBINO: si Alberto, sei stato bravo quest'anno? A: Abbastanza, ho conosciuto tanti amici, sono tutti simpatici (anche se alcuni ascoltano Ligabue ed altri mi sgridano perchè mando messaggi polemici, fuori tema, in dialetto e con catene di S. Antonio) GB: Sei sempre il solito, non impari mai, fai sempre polemica, l'altra sera quando la Juve ha perso con la Lazio ti ho visto mentre litigavi con mezzo bar... solo perché l'altra metà teneva per la Juve... insomma hai quasi 30 anni quando ti decidi a crescere? A: Dai Gesù sono migliorato un po', non urlo tanto e se segna la Juve non sputo sul televisore contro gli avversari come qualche anno fa... GB: Beh è un passo avanti... comunque qual'è il tuo desiderio? A: Allora, proprio il giorno del tuo compleanno, tu guarda il caso!, esce un disco nuovo di quel cantante americano... GB (urlando): NOOOOOOOOOO non può essere ANCORA Springsteen!!! Dai hai già qualunque cosa di quello lì! A: Fammi finire Gesù, lo so che ho quasi 100 titoli fra ufficiali e boots, che mi è arrivato un pacco con 4 CD dove lui fa quasi solo canzoni natalizie, che ho tutte le canzoni che saranno sul CD nuovo ma... GB (sempre urlando): Ma!!! Cosa ma!!! Invece di comprarti questi CD non potresti fare qualcosa di più utile, cosa pensi di fare della tua vita, non è ancora troppo tardi, puoi ancora andare al college... A: Ecco ora parli come i genitori di Bru... vabbè lasciamo perdere!!! GB: Senti non puoi sempre ascoltare quello lì, lo so che è bravo, piace anche a me, pensa che mio papà lo segue in tutte le tournee (gratis ovviamente) e mi registra tutti i suoi conc... A (urlando): COSAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA? Tu hai TUTTI i boots di Bruce e non mi hai mai detto niente??? E poi si chiedono perché c'è il calo delle vocazioni... GB: Dai ora non esagerare, hai ragione è più forte di noi, se lo vedi una volta non lo molli più... A: Quindi... GB: Beh almeno mi prometti che rispetterai il fioretto che hai fatto dopo la fiera del disco e fino all'11 giugno non comprerai altro? A (in ginocchio): Giurin giuretta belìn... ooops scusa mi è scappato!!! GB: Se me lo prometti... A: Lo sai che l'11 giugno sono due anni che ha suonato a Genova e 13 che ha suonato a Torino e lo sai che al concerto di genova sono andato con una ragazza che... GB (in ginocchio): BASTAAAAAAAAA ti prego basta con sta storia del concerto di Genova, della ragazza, me ne hai già parlato 100000000 di volte... NON NE POSSO PIU'!!!! A: Ma... GB: Sì hai anche scritto alla ML raccontandolo, sei stato patetico e nessuno ti ha insultato... una mappazza di messaggio... devo dire a papà di nominare qualcuno di loro santo... con tutta sta pazienza... A: E poi sarei io il polemico? GB: No tu sei logorroico!!! (E si allontana cantando "...as we take our stand... down in jungleland....") Alberto Calandriello (Da una e-mail comparsa su BRUCE_IT). Grazie.

'Cause Tramps Like Us

di Marco De Marin Mi presento innanzitutto mi chiamo Marco ho 30 anni abito a Torino e seguo Bruce dall'82 con l'uscita di Nebraska. Quando dico seguo è perché non è che lo ascolto magari quando passa solo per radio, come tu ben sai chi segue Bruce è perché lo ama, e come se fosse un fratello. Io con Bruce sono cresciuto mi ha insegnato tantissimo, mi ha fatto vedere cose della nostra società e del nostro mondo che altri tralasciano. Insieme ad un mio amico di Torino abbiamo visto più di 50 concerti in Europa, lo abbiamo seguito dappertutto, abbiamo percorso migliaia di chilometri, dormivano in macchina e al mattino eravamo davanti ai cancelli per vederlo in prima fila. L'abbiamo conosciuto e parlato solo con Bruce, era nell'ultimo tour acustico, il 22/4/96 alle tre del mattino davanti al Dourchestel Hotel di Londra io, il mio amico e Bruce seduti a parlare non dei suoi concerti ma delle cose in generale, foto e autografo a casa trasmettono ancora quelle enormi sensazioni e gioie di quella sera. Ma il nostro premio arrivò due anni fa con l'apertura del tour mondiale al concerto di Barcellona, ovviamente io e il mio amico sempre in fila a vedere tutta la E Street Band al completo. E si siamo proprio i due ragazzi italiani che nella foto del tour book tengono in mano la bandiera italiana!!!! Siamo noi perché noi Bruce non l'ho abbiamo mai abbandonato neanche quando la critica più feroce cercava di sgretolare il suo mito. Per noi Bruce in primo è un nostro amico, è il fratello più grande che non abbiamo mai avuto ed è la persona che vorresti sempre al tuo fianco per condividere gioie e dolori. Qualunque cosa faccia, scriva, canti, Bruce non sbaglierà perché avrà fatto la cosa che in quel momento sentiva di fare e di trasmettere ai suoi fans e non solo. Mi auguro di non averti stressato con la mia lettera mi auguro di sentirti e magari di conoscerti a qualche concerto di Bruce, tanto io e il mio amico (Vitti) ci troverai sempre, sempre davanti a tutti abbracciati alla transenna a guardare il nostro amico che canta per noi. See you in... Promise Land Ciao da Marco Di Marco De Marin. Grazie.

Cautious Man

di Claudio Pinna Torna alla Traduzione NOTAScusate il gesto di presunzione! ;-) Sto leggendo i testi di Tunnel of Love, e vi devo confessare che sono tra i più belli mai scritti da Bruce. Dico davvero. Fantastici. E poi ho letto una parte di Cautious Man. Ve la propongo: One night Billy awoke from a terrible dream callin' his wife's name She lay breathing beside him in a peaceful sleep, a thousand miles away He got dressed in the moonlight and down to the highway he strode When he got there he didn't find nothing but road (Una notte Billy si sveglia da un sogno terribile chiamando il nome di sua moglie Lei giaceva vicino a lui respirando, in un sonno tranquillo, mille migia lontana Lui si vestì alla luce della luna e camminò verso l'autostrada Quando arrivò lì non trovò nient'altro che strada) Ora, secondo me, in questo passo c'è in sintesi tutto quello che significa per Bruce tutto questo album, o meglio, questa fase della sua vita. Infatti è cresciuto e non può più vedere la strada come la vedeva in Born to Run. E allora si rende conto che si tratta solo di asfalto. Non è più il sogno di libertà, la musa che ha ispirato tante ballate e cavalcate rock dei suoi anni passati. Non che la strada non sia più quel simbolo di fuga e di libertà. Solo per Bruce, ormai grande, la strada è diventata silenziosa, ha smesso di parlare. Per i milioni di ragazzi nel mondo, quel simbolo resterà per sempre immortalato da canzoni come Born to Run, Racing in the Street, Thunder Road, Lost in the Flood e Jimmy the Saint. E siccome non può cantare qualcosa in cui non crede più, anche se ci ha creduto, Bruce rivolge le sue canzoni ad un pubblico che è cresciuto con lui e per questo lo ama e lo capisce, e lo ascolta. E le sue canzoni ora parlano di problemi sociali (American Skin in testa, ma anche Dead man Walking e Streets of Philadelphia, solo per citare gli esempi più lampanti) o di sentimenti universali come l'amore, calati però nel contesto della sua vita, della sua condizione di uomo sposato con tre figli e una moglie che lo ama. Penso che alla fine, anche se lui non l'ha mai detto esplicitamente, Bruce abbia vissuto davvero una crisi di identità, o meglio di intenti. Secondo me, tra l'87 e il 92-93 non sapeva se continuare a far cantare e ballare la gente, i suoi fan, su un giro di accordi sempre uguale e perciò sempre di successo e sempre bello per i suoi afecionados, o se rimettersi in discussione, se domandarsi se quello che avrebbe cantato sarebbe stato sempre quello che avrebbe voluto cantare. In pratica se cantare Born to Run o scrivere una nuova Born to Run sarebbe stato compatibile con la sua coscienza di uomo vero e sincero. E perciò si è ritrovato a vagare nelle viscere di un qualcosa nella notte, nel buio della stanza di Candy, per uscire infine a guardare dritto il sole e ritrovare la sua strada, anche se dopo lunghe indecisioni e dubbi, più che legittimi, visto che il grande rocker, che per anni ha corso lungo la strip right, ora si trova davanti ad un bivio. Allora tira il freno a mano, scende dalla macchina, guarda l'asfalto, si gira a guardare la macchina, il cofano ancora caldo e fumante, poi si rigira a guardare quella cosa strana che si chiama crocevia, tira un sospiro, sceglie la direzione. E prosegue a piedi. Mentre nel tramonto che tinge di arancione la strada impolverata risuonano ancora le note di This Hard Land, del finale "stay hard, stay hungry, stay alive, if you can and meet me in a dream of this hard land" e via di armonica, mentre cammina solo, a testa alta, finalmente walk like a man. Claudio Pinna (Da una e-mail comparsa su BRUCE_IT).

Cautious Man

di Monica Mangano Torna alla Traduzione Stavo risentendo ieri Cautious Man e mi sono ritrovata a riflettere su come Bruce sappia sempre dare voce ai nostri pensieri e alle nostre emozioni...E' una canzone che ho sempre amato molto, anche se purtroppo Bruce l'ha fatta molto raramente live. Resta un mio sogno sentirla dal vivo.. mi "accontento" di risentirla su Tunnel of Love e su Bloomington Night... Risentirla mi fa sempre riflettere sulla mia vita, su come mi sento in certi momenti... Avevo già detto altre volte che le canzoni di Bruce uno le indossa come vuole... l'interpretazione che do io non deve essere per forza quella degli altri, e nemmeno quella di Bruce stesso... Ricordate? Bruce scrive le sue canzoni, ce le regala ed è come se dicesse: adesso fatene quello che volete... ed è quello che faccio sempre io, magari stravolgendo il significato iniziale... ma così diventano più mie e mi sono al fianco quando ne ho bisogno... In Cautious Man leggo la mia inquietudine che riemerge all'improvviso quando sembrava placata e che fa tornare la parola "paura" tatuata sulla mano sinistra...quando sembra che la parola "amore" abbia preso il sopravvento ti risvegli all'improvviso la notte con qualcosa dentro che ti tormenta, ma capisci che la persona che ti è vicina difficilmente capirebbe quello che stai provando perché forse non lo capisci nemmeno tu... e anche se cerchi delle risposte, alla fine... trovi solo la strada che non ti dà risposte, ma ti dice di andare avanti ancora un po', anche se il freddo sale in te e non trovi parole che diano voce a quello che provi... l'unica certezza è che quell'inquietudine ti resterà sempre dentro e dovrai imparare a far convivere i due tatuaggi... e, quando il momento passa, fortunatamente ritrovi la persona che ti è vicina e che è ignara di tutto, ma proprio per questo può regalarti momenti di serenità lontani da quel freddo.... Monica Mangano (Da una e-mail comparsa su BRUCE_IT). Grazie.

Come Hai Scoperto Bruce?

di Autori Vari NOTA INTRODUTTIVA: Partendo dalla e-mail di Stefano (Kremo), qui sotto riportata, ho deciso di raccogliere le risposte date de alcuni componenti di Bruce_It. Penso che sia una delle cose più divertenti e interessanti sapere come si è stati "folgorati" dalla musica di Springsteen. Penso inoltre che sia una delle esperienze che maggiormente accomuna i suoi fan. Le parti non relative al tema trattato sono state eliminate. Claudio Pinna Mail #0 di Stefano Prendo spunto dai post precedenti e mi accorgo che ci sono ragazzi molto giovani (16/18 anni) che ascoltano Bruce. Sono contento di questo ma avevo qualche curiosità su come foste venuti a conoscenza del Nostro. Come lo avete conosciuto ? Quale è stato il vostro primo disco ? Se lo avete già fatto, come siete risaliti all'interno della discografia? (o ridiscesi, nel caso che il primo disco sia Greetings..) Grazie e ciao. Stefano (Da una e-mail comparsa su BRUCE_IT). Grazie. Mail #1 di Francesco Brachi Ciao, io sono Francesco ed ho 18 anni. Ho conosciuto Bruce fin dalla nascita, da quando mio zio (grandissimo fan anche lui) mi "tartassava" ogni giorno con le canzoni del Nostro. Così ho imparato ad amare la Sua musica, la forza che c'era in essa e a conoscere meglio le sue canzoni. Certo che quando ero piccolo piccolo non conoscevo i titoli, ma solo la melodia e comunque non credo che mi fosse importato tanto saperlo, mi bastava solo ascoltare. Il mio primo album a dire il vero è stato Tunnel of Love e da lì in poi ho comprato tutto quello che usciva di nuovo e naturalmente adesso ho tutta la discografia ufficiale e una buona parte di quella non ufficiale. Sono cresciuto quindi con lo Springsteen del dopo Born in the U.S.A. ed ho potuto apprezzare meglio i suoi ultimi lavori, perché ci sono cresciuto. L'album che preferisco e sicuramente Born To Run, seguito da Darkness e The River. Ho fatto appena in tempo a gustarmi 3 shows del Reunion Tour, Bologna, Milano(la seconda) e Genova. Credo di essere stato fortunato sotto questo punto di vista. Bruce è tutta la mia vita, quando lo ascolto ripenso al passato e sono felice in quei momenti. [...] Francesco Brachi (Da una e-mail comparsa su BRUCE_IT). Grazie. Mail #2 di Cicca Io ho 19 anni, sono abbastanza giovane, no? Be' era il '96, avevo appena fatto la cresima e un mio cugino mi aveva regalato un stereo portatile a doppia cassetta. Non avevo mai ascoltato davvero della musica...anche perché non ho mai avuto in famiglia un fan di qualcuno. Un mio compagno di classe (uno con più di cento CD ma non springsteeniano) mi copiò in cassetta The Ghost Of Tom Joad, di un certo tizio che non sapevo chi fosse. Era l'unica cassetta che avevo e cominciai ad ascoltarla. Non mi piacque la prima volta, la seconda volta mi sembravano tutte uguali le canzoni incise, la terza volta lo riascoltai ma niente di speciale... Ma col passare del tempo ci feci l'orecchio (l'unica cassetta, vi rendete conto?) e un giorno, dopo aver trovato in un giornale la traduzione di Tom Joad... BANG! colpito al cuore. Allora chiesi al mio amico di copiarmi altre cose, se ne aveva, di questo Bruce: fu la volta di Darkness e poi Nebraska... Potete capire lo stupore di ascoltarmi questi album così diversi tra loro, ma propri di un artista solo. Che non veniva (e non viene) mai passato per radio o MTV. Mi incuriosì parecchio la faccenda, e allora mi copiai il Greatest Hits per cercare di capire qualcosa di più. Quindi essendomi completamente invaghito di quelle liriche, cercai di comprare tutti i cd seguendone la cronologia, così da capire l'evoluzione di questo artista straordinario. Nel giro di un anno avevo tutti i cd ufficiali originali (nel frattempo comprai pure un lettore CD) tranne il triplo Live che lo copiai in cassetta da un supplente di lettere... Io non so, forse sarà perché è il mio disco della scoperta springsteeniana, ma penso che cassetta The Ghost Of Tom Joad sia il suo capolavoro poi viene Darkness quindi Nebraska, Born to Run, The River, Greetings , The Wild the Innocent..., Born in the U.S.A., Lucky Town, Tunnel of Love, Human Touch. Tracks ovviamente è una cosa a sé stante. [...] Cicca (Da una e-mail comparsa su BRUCE_IT). Grazie. Mail #3 di Marco Grella Io sono decisamente più vecchio di te, ma la mia scoperta fu simile: regalo di stereo portatile, per Natale non so più quanti anni fa, e, da parte di mia zia, 5 cassette (originali) di un tizio di cui avevo sentito parlare da parte di qualche mio amico. Le cassette erano Nebraska, The River, Greetings, Darkness e The Wild.... Soprattutto Nebraska e The River hanno portato la luce nella mia vita! Quei due nastri hanno girato ininterrottamente per giorni fino quasi a consumarsi!!! Ora magari non sono proprio in testa alle mie preferenze (soprattutto The River) ma restano i dischi della mia scoperta!! Per cui... viva mia zia!! :-) Marco Grella (Da una e-mail comparsa su BRUCE_IT). Grazie. Mail #4 di Massimiliano Greci [...]Come ci si arriva? Personalmente, come tanti fui folgorato da Born in the U.S.A. e poi la strada fu la stessa del nostro più giovane fan... Ora i ragazzi più giovani che hanno un fratello o sorella maggiore fan, o qualche amico un po' più grande (a me mi e' capitato più di una volta) fan, o che sentono qualcosa di più bello (consentitemelo!) dei Backstreet Boys o qualche nuovo gruppo hip-hop, o anche a chi piace Vasco Rossi o Ligabue sentir dire da loro di essere fan di Bruce, provano ad ascoltare e boom! Scocca la scintilla... Poi penso che noi trentenni non è che siamo una categoria particolare, così come penso che un ragazzo a quattordici anni può capire la diversità che passa tra un artista e qualcosa solo commerciale (lo capii io, non vedo perché non possano capirlo loro... Quando "ero giovane" c'erano i Duran Duran, gli Spandau Ballet e pure quel "fenomeno di Jackson", eppure fummo in tanti a prendere altre strade e a fare di un cantante un amico, un fratello maggiore e poi un mito)... [...] Massimiliano Greci (Da una e-mail comparsa su BRUCE_IT). Grazie. Mail #5 di Marco Giani [...]>Come lo avete conosciuto ? Un mio grande amico, Rocco, in terza media , nel 97 (dunque avevo 13 anni): ero a casa sua, parlavamo, e stranamente quella volta volevo tornare a casa presto, ma lui continuava a dirmi - aspetta che devo farti sentire una canzone - e io - no - e lui - dai dura poco - e io - no, no - e vabbè dopo mi sono fermato, ha messo su il CD, ed ecco FACTORY. - com'era?- - mhh sì, così così - e sono volato a casa. Due ore dopo gli ho telefonato disperato per sapere il titolo dell'album, che lo dovevo comprare! >Quale e' stato il vostro primo disco ? Darkness (CD), appunto, comprato a 27mila lire presso il CARU' di Gallarate, che i lettori de IL BUSCADERO conosceranno molto bene. >Se lo avete già fatto, come siete risaliti all'interno della discografia ? Dunque, diciamo che prima del Brus mi ero appena comprato in un anno tutto Simon & Garfunkel (gli unici che ascoltavo assieme a Bob Dylan). Ho comprato Darkness diciamo a novembre, e il secondo disco (Born In The US.A. -CD-) ad agosto (però in mezzo mi ero fatto prestare il Greatest Hits), perciò in quei mesi decisivi sono rimasto solo con quel disco (questa vicenda non vi ricorda un certo giradischi??? :-)). - fai una settimana dopo THE RIVER - CD- (comprato a Milano) - il Rocco dopo mi ha prestato GREETINGS e THE WILD - a Rimini, a fine agosto, cassetta di TUNNEL OF LOVE e il mio primo bootleg, YOU MEAN SO MUCH TO ME -CD- (ne abbiamo già parlato un po' di tempo fa), tutti e due a 25mila lire - il Rocco mi ha mollato una cassetta con su doppiato HUMAN TOUCH credo a novembre (siamo nel 98 oramai) - idem, con su invece THE GHOST OF TOM JOAD e NEBRASKA (!!!!!!!!), a questo molto tardi, credo tipo all'inizio del 99 - inizio 99 anche il secondo bootleg, BACKSTREETS, che però secondo me è una cacchiata, perché credo che siano canzoni tirate fuori dal live 75.85... - per marzo 99 stavo guardando la VIDEO ANTOLOGY - 99: Plugged - naturalmente per 99 Tracks e 18 tracks e purtroppo non uccidetemi lo so non ho ancora avuto il piacere di sentire BORN TO RUN (ma presto mi faccio prestare il CD: comunque fra Greatest Hits, Plugged e Bootleg ho sentito: Born to Run, Thunder Road, 10th Avenue, Backstreets; Jungleland ho avuto l'onore di sentirla direttamente in concerto il 19/4 a Milano....), LUCKY TOWN (ho sentito: If I Should Fall Behind, Lucky Town, Living Proof, Beatiful Reward e credo basta) e soprattutto il LIVE 1975-85 .... sigh sigh.... Marco Giani alias italian_bruce (Da una e-mail comparsa su BRUCE_IT). Grazie. Mail #6 di Elisa Bort Io ho conosciuto Bruce tramite mio fratello... è stato merito suo... a dire la verità sono andata al primo concerto di Bruce (Bologna '99) perché volevo vedere Miami Steve (si, lo so che vi sembrerà strano ma è così!!!)... poi ho iniziato ad ascoltare Bruce sempre di più e a giugno dell'anno scorso sono andata al concerto di Genova con mio fratello (sempre con la speranza che il mio adorato Miami Steve mi regalasse la sua bandana!!! E invece niente...). La settimana scorsa sarei dovuta andare alle feste di Rimini e Brescia con Komma, Emmanuele e Marcello, ma purtroppo alla fine non ci sono potuta andare... non vi immaginate quanto mi sia dispiaciuto... Comunque, finisco di rispondere alle domande... non ho avuto difficoltà a raccogliere i dischi, perché li aveva già praticamente tutti mio fratello, il primo che ho ascoltato dev'essere stato il "Greatest Hits", quando ancora non ero una fan... Mi sembra di aver detto tutto, un salutone a tutti!! Elisa Bort (Da una e-mail comparsa su BRUCE_IT). Grazie. Mail #7 di Luca Muchetti Io di anni ne ho 19, e Bruce l'ho conocsiuto a 7 anni, quando mio padre metteva sull'autoradio Born in the U.S.A., l'album che penso di aver ascoltato più volte in vita mia [...]. Vedo Springsteen per la prima volta in tv nel 1988, durante la diretta RAI da Buenos Aires (Amnesty). Da lì fino ad oggi non è cambiato molto, Bruce è diventato la mia colonna sonora. Non ho trovato i biglietti per lo Smeraldo di The Ghost Of Tom Joad, ma mi sono rifatto con Milano 20 (la sera prima al Forum ci sono i miei genitori : 50 e 45 anni), e Marassi... pochi giorni dopo avrei cominciato gli esami di maturità... potete immaginare in che stato. Settembre 1999: mi iscrivo a Bruce_it! Luca Muchetti (Da una e-mail comparsa su BRUCE_IT). Grazie. Mail #8 di Fabio Santulli [...]Dunque io ho 21 anni, mio fratello 29. E grazie a lui ho scoperto Bruce. In modo anche abbastanza strano. Dunque, mio fratello stava scoltando la radio proprio mentre stavano passando We are the World. Nell'sacoltare le varie parti cantate da singer diversi, rimase piacevolmente impressionato da quella di Bruce. Sentendo sempre quella voce per radio decise di comprare un album: Born in the U.S.A. fu il primo, dopo quello Tunnel of Love e poi tutti gli altri. Gli album ufficiali incominciavano a non bastare così si è passato ai boot, fanzine.... Qui, mio fratello mi ha contagiato e mi ha trasmesso l'amore per Bruce. Da circa 4 anni seguo Bruce in modo quasi maniacale. Quando Internet non era ancora in voga leggevo molte fanzine. Oggi purtroppo le fanzine sono quasi scomparse:(( Comunque questo è il mio approccio alla Bruce Springsteen music. Al mio attivo ho solo 2 concerti:(((( (Milano 20 e Genova) Serate che rimarranno per sempre nei miei più bei cartoni! Fabio Santulli (Da una e-mail comparsa su BRUCE_IT). Grazie. Mail #9 di Elisabetta Caneparo [...]E' stato nel 1996, e precisamente il 20 febbraio 1996 (io ho 23 anni). Ebbene sì, la mia scintilla è scattata proprio a Sanremo!!! Ora vi racconto. Sentii The Ghost Of Tom Joad per la prima volta una sera, per radio, una canzone sconosciuta cantata da una voce sconosciuta, che però subito mi diede una sensazione: ascoltandola si respirava l'America. Sul momento la cosa finì lì, però mi capitò altre volte di sentirla, sempre per radio, e quando accadeva mi ritrovavo sempre ad alzare il volume, senza sapere bene il perché. Finchè saltò fuori che questo tizio avrebbe cantato a Sanremo, aprendo la prima serata. Quale migliore occasione poteva esserci per registrare questa canzone che ormai cominciava davvero a piacermi? Oltretutto col vantaggio di poter cambiare subito canale, senza nemmeno dovermi sorbire una parte della terribile pagliacciata sanremese, visto che avrebbe cantato per primo. Così quella sera ero lì, pronta a registrare, ma assolutamente non preparata a sentire e a vedere ciò che avrei visto e sentito: quella esecuzione straordinaria mi lasciò senza fiato. Vederlo esibirsi da solo, con solo la sua chitarra e la sua armonica, su quel palco totalmente buio, niente scenografia, niente luci, niente base registrata, solo un riflettore che lo illuminava nel buio, mentre eseguiva questa canzone in modo straordinario, incredibile, indescrivibile... e poi il testo, era trasmesso in sovrimpressione ed era la prima volta che lo leggevo, ma capii subito che era poesia... fu un'emozione. E' difficile descrivere a parole ciò che mi successe. So solo che non ricordo nulla di ciò che avvenne dopo, qualcuno su questa ML ha parlato di strette di mano con Baudo, di standing ovation, io non ricordo nulla, penso di essere rimasta sul divano in una sorta di trance. Il giorno dopo comprai l'album The Ghost Of Tom Joad, che per me rimane un capolavoro indiscusso, solo eguagliato da Born to Run. Lo ascoltai per quasi un anno prima di comprare Greatest Hits, e poi pian piano tutta la discografia, all'incirca retrocedendo cronologicamente. Fu pazzesco anche quando, poco prima di comprare il Greatest, per radio incappai in un disco a richiesta, Hungry Heart: io di Bruce fino a quel momento conoscevo solo The Ghost Of Tom Joad, erano mesi che lo ascoltavo; potrete facilmente immaginare il mio shock nel sentire la sua voce su una canzone così diversa!!! Non vi nego che, nell'accingermi a conoscere tutta la sua produzione passata, provavo una certa preoccupazione: tutti gli articoli che mi era capitato di leggere sul Bruce di The Ghost Of Tom Joad infatti non facevano che parlare di come lui e la sua musica fossero totalmente cambiati con questo disco, leggevo di quelli che "ballavano al ritmo di Born to Run" e che ora erano rimasti strabiliati di fronte al suo ultimo lavoro così diverso... insomma, temevo che il suo passato potesse non convincermi pienamente così come aveva fatto il suo presente. Naturalmente tutto ciò non è avvenuto, anzi!!!! La mia fede in lui ha continuato a crescere e a cementarsi. L'ho visto a Genova 99, mio primo ed unico concerto fino ad ora, e non credo di riuscire a trovare le parole adatte a descrivere le emozioni provate quella sera. Una curiosità: proprio grazie a Bruce ho anche conosciuto quello che per me è un altro grande mito, Alessandro Baricco... ma questa è un'altra storia.[...] Elisabetta Caneparo (Da una e-mail comparsa su BRUCE_IT). Grazie. Mail #10 di Lorenzo Beciani Io ho ventiquattro anni e le radici della mia passione per Bruce sono ben piantate negli anni ottanta. Il più vecchio ricordo risale ad uno dei tour che hanno toccato l'Italia a metà di quel decennio. Ricordo chiaramente un special televisivo in cui Red Ronnie intervistava il pubblico durante Born in the USA con questa domanda: - Ma secondo te questa canzone è pro o contro l'America?- Risposte contrastanti. Più o meno nello stesso periodo a causa di un trasloco mio zio porta tutti i suoi dischi a casa mia e io sfogliando quel tesoro trovo tutta la discografia ufficiale edita fino ad allora (Live 75-85). Il colpo di fulmine fu immediato soprattutto per vinili come The River, Greetings e ovviamente Born to Run. Li ascoltavo in continuazione e devo essere sincero mi sentivo un po' emarginato rispetto ai miei amici che allora, facevamo le scuole medie, o non si interessavano per niente di musica o facevano scelte molto più commerciali. Il problema erano i testi visto che a scuola studiavo francese e in mio aiuto giunse il libro di traduzioni dell'Arcana. (Solo dopo, approfondendo le mie conoscenze in inglese, avrei scoperto che razza di aiuto avevo ricevuto dalla sig.ra Cevoli...). Tra i vinili lasciati da mio zio, e assolutamente incamerati da me, c'era un cofanetto di dieci dischi con un libretto, in inglese ovviamente, che segnalava canzoni a me già note e altre assolutamente sconosciute. Era "All those years" e vinta una prima diffidenza scoprì chicce incredibili come The promise, Frankie, o I can't help... Il primo CD di Bruce che ho acquistato è stato Live at Roxy (bootleg in negozio) seguito da The River (da lì avrei cominciato a doppiare la discografia in vinile con quella in CD). L'attesa e l'ansia per un nuovo lavoro dopo tanti anni di silenzio crescevano e la notizia di una doppia uscita mi fecero letteralmente esultare. Dal mio negoziante di fiducia ho fatto aprire lo scatolone con i nuovi arrivi alle otto di sera con il negozio in chiusura. Sì belli ma... insomma a sedici volevo anch'io il mio Darkness e il mio Born To Run. Da lì un po' di passione per il "Bruce nuovo" è inesorabilmente scemata e, ammetto, ho perso un po' di interesse per quello che succedeva in quegli anni intorno al nostro; anche se le cose vecchie (quelle con l'E Street per intenderci) rimanevano assolutamente inimitabili da chiunque altro. Mi sono perso un po' dietro altri tipi di musica (punk, hardcore, crossover) anche se tutte le uscite ufficiali di Bruce non le perdevo mai (una forma di rispetto... per la tradizione credo). Tom Joad ha rappresentato una svolta per me. Non subito perché per qualche mese l'ho lasciato lì troppo distante dalle cose che ascoltavo allora. Poi dopo il clamore dei concerti italiani e forse, perché no, anche grazie alla partecipazione a SanRemo e alla baudiana standing ovation :-), ho ripreso quell'album e da allora è stata un'escalation continua, libri, dischi, partecipazioni ai lavori di altri, lavori di cantanti contigui (Southside, Gary US) fino alle spese folli per i tre concerti primaverili del Reunion tour. Ah senza dimenticare l'iscrizione a questa ML marzo 2000. Lorenzo Beciani (Da una e-mail comparsa su BRUCE_IT). Grazie. Mail #11 di Diego Per festeggiare il capodanno '96 (avevo 15 anni, ora 20) con gli amici abbiamo pensato di fare una cassetta con le canzoni che ci piacevano di più. Un mio amico mi porta un disco e mi fa: questa canzone potremmo mettercela, è carina: era Born in the USA. Qualche giorno dopo decido di ascoltare tutto il disco e registrarmi le canzoni più belle: non ci metto molto ad accorgermi che lo sono tutte e inizio a sentirle tutto il giorno. Pochi giorni dopo esce The Ghost of Tom Joad, corro a comprarlo e rimango un po' deluso, anzi molto deluso: beh, dovete ammettere che c'è una certa differenza, ma non mi scoraggio, compro Human Touch, e poi il Greatest Hits e poi tutti gli altri, e poi capisco che il Live 75/85 non basta... e infine un mese fa scopro questa fantastica Mailing List! Pur vivendo a Genova non sono riuscito a vederlo al Carlo Felice in tournee acustica (troppi pochi biglietti!!! Troppo piccolo io per prenderli!!!), ma per fortuna l'ho visto nel Reunion Tour a Milano 19/4 e Genova. [...] Diego (Da una e-mail comparsa su BRUCE_IT). Grazie. Mail #12 di Mat Ciao. Io ho 23 anni. Ho conosciuto Bruce 7 anni fa. In quel periodo ascoltavo Dylan, Young, Led Zeppelin, Jethro Tull, Springsteen lo conoscevo soltanto tramite le citazione del grande S.King e per aver ascoltato qualche volta Born in the U.S.A. Un mio amico mi prestò le cassette di Human Touch e Lucky Town, rimasi folgorato al primo ascolto, immaginate la mia reazione quando ascoltai gli altri album! Procurai in pochi mesi tutti gli album, Amo tutti i CD di Bruce ma il mio preferito è Born To Run, non posso vivere senza Jungleland Le sue canzoni mi hanno fatto crescere, mi fanno provare emozioni stupende, e vi assicuro che non è facile vivere tra persone che ascoltano G. d'Alessio e musica dance, e che non sanno neanche il vero significato della parola rock,e mi guardano come se fossi un marziano perché ascolto, secondo loro, rincoglioniti di 60 anni (il grande Bob) o un gruppo di drogati capelloni (Led Zeppelin, Jethro Tull). Mat (Da una e-mail comparsa su BRUCE_IT). Grazie. Mail #13 di Spartaco Ciao a tutti, sono Spartaco e voglio raccontarvi come ho conosciuto il Nostro e cosa è significato per me. Cominciamo dall'inizio: Data imprecisata (1986/87) Età 13/14 anni Cultura musicale pressoché uguale a zero. Alla radio ascolto e registro per caso una canzone che faceva, che fà, e che farà per milioni di anni: "'CAUSE TRAMPS LIKE US, BABY WE WERE BORN TO RUN " (All'epoca la mia musica era la radio di mio fratello, con la quale mi facevo le cassette con le canzoni che mi sembravano belle). La sensazione è stata stranissima, infatti, io che non l'avevo mai sentita, che non riuscivo a capire il testo e non sapevo neanche il titolo e l'autore, mi sono sentito dentro di me un'ondata di energia immensa, non so se è stata la voce di Bruce, o la canzone stessa che è trascinante, comunque quel giorno ha segnato la mia esistenza, non lo dimenticherò mai. Dopo quel giorno, ho provato a capire chi era l'autore, ma chissà perché nessuno dei miei coetanei la conosceva (molti non la conoscono neanche ora), lo chiesi a mio fratello, che ha 11 anni più di me, e quindi doveva conoscerla per forza, ed invece NIENTE (brutto ignorante), quindi il tutto scivolò via con quella canzone che canticchiavo senza sapere neanche il testo in inglese, pensando che fosse stata di qualche cantante minore (NON MI PICCHIATE). Passò un po' di tempo ed iniziai la scuola superiore, lì ho conosciuto uno dei miei migliori amici (LEO/MEO), che mi fece ascoltare l'album di Born in the USA, ed ha quel punto ci fu la normale folgorazione. Di conseguenza comprai il vinile di Born To Run, coronando finalmente il sogno di quella fantastica canzone, con annessi tanti altri capolavori; seguirono THE WILD, THE INNOCENT... comprato in edicola quasi per caso, poi i vinili di DARKNESS e GREETING (pagati tre lire a Riccione), Human Touch e Lucky Town comprati durante una "forca" di scuola. A quel punto mancava solo il concerto: 24/5/93 ormai già diplomato, e quindi avevo perso un po' in contatti con "LEO/MEO", per caso mi si affianca in motorino mentre io ero in macchina e mi dice: "domani vado a Roma a vedere Springsteen, vuoi venire?, il treno passa da casa tua alle 9 e 45 se vuoi noi siamo su quel treno.", mia madre che mi era accanto mi guarda un po' male, ed io gli risposi che ci avrei pensato, ma la decisione era già stata presa; quel treno non l'avrei perso per niente al mondo, l'indomani sarei stato a Roma, senza biglietto, fortuna volle che trovai il biglietto da un ragazzo di PISA (mi sembra, e se fa parte della ML mi farebbe piacere saperlo) a sole L.30.000 e non a 50.000 (o di più?) che avrei pagato al botteghino. Impatto stratosferico, con aggiunta di diverse bottiglie di Vino, INDIMENTICABILE. Da quel momento in poi si sono susseguite, Bootleg, Fanzine (Follw that Dream in testa), Video e tutto ciò che riguardava BRUCE con tanti soldini che se ne andavano e che se ne vanno tutt'ora. Ho visto anche il concerto di GENOVA al CARLO FELICE a pochi metri dal palco, in dei momenti mi sembrava di essere solo io e lui che parlavamo come due amici, DA BRIVIDI. Ero a Madrid l'anno scorso, la mia prima con l'E-Street Band, STRATOSFERICO. Ed ora sono qui a parlare con Voi, che capite cosa vuol dire amare BRUCE, e non avere nessuno con cui poter condividere certe emozioni. [...] Spartaco (Da una e-mail comparsa su BRUCE_IT). Grazie. Mail #14 di Francesco Ilario Esposito [...] Ho conosciuto Bruce già grande. Ero già sposato e avevo già i miei due figli. Ero a casa in malattia e, a letto, vedevo ed ascoltavo MTV. In quel momento davano il video di USA For Africa dopo la carrellata dei vari artisti spunta questo tizio che con quella voce roca e con uno sforzo quasi sovrumano (le vene gonfie del collo la maschera trasfigurata del suo viso) inizia la sua tranche di canzone. Che frustata quelle poche note e quel breve testo cantato! Poi sempre su MTV il video Born in the USA con bandana giacca jeans. A quella breve apparizione si deve il mio amore per Bruce. Il resto è cronaca. L'acquisto della discografia in vinile; la trasposizione su cassetta per l'autoradio; il riacquisto della discografia in CD (nel frattempo i grammofoni sono andati in pensione) e via dicendo. [...] Francesco Ilario Esposito (Da una e-mail comparsa su BRUCE_IT). Grazie. Mail #15 di Gianluca Rampanti [...] Ho scoperto Bruce nell'84/'85, io avevo 10 anni, alla radio sentivo passare Born in the U.S.A., mi piaceva e mi sono fatto comprare dai miei la cassettina (sì, ancora quella con il retro della custodia marrone e la cassetta con le etichette arancioni), subito mi sono innamorato di Downbound Train e ogni canzone che ascoltavo mi piaceva sempre di più, ammetto che mi sarebbe piaciuto andare al concerto di San Siro, ma chiaramente era impensabile x un bambino di 10 anni, dopo, per un po' di tempo l'interesse era un po' diminuito, e Tunnel Of Love non mi aveva risvegliato quella grande passione(mi sembra di ricordare),ma a giugno dell'88 ecco arrivare il concerto di Torino, e finalmente la possibilità, a 13 anni di vederlo dal vivo, con una mia compagna di classe, e soprattutto suo cugino ed i suoi amici maggiorenni(grazie alla loro presenza ho avuto il permesso)sono andato al Comunale, per la prima e ultima volta sono restato un po' indietro (addirittura appollaiato in curva (e non proprio la mia favorita, anzi...)) e, entrato da ammiratore sono uscito da fan. Poi, col passare del tempo ho completato la mia raccolta di dischi prima(diventati poi CD), arricchita da bootleg,libri e, soprattutto, concerti. [...] Gianluca Rampanti (Da una e-mail comparsa su BRUCE_IT). Grazie.

Commenti a caldo 20/6/2000

di Marcello Bariani Cari miei, ieri sera ho visto la luce. Non ho visto molti concerti di Bruce, ma questo è di gran lunga il migliore. È stato il mio quinto, ma il caro amico che è venuto con me era al 53 esimo, ed è stato il migliore anche per lui. Bruce è a casa, Bruce è in formissima, Bruce ha voglia di giocare, di scherzare, di saltare, correre, toccare e farsi toccare dal pubblico, dal suo pubblico; Bruce suona nel tempio della musica, nella serie di concerti dei record; Bruce tra un bis e l'altro indica e saluta uno a uno i blood brothers nelle prime file... sono entrato al madison alle 7.10, orario di inizio 7.30, e l'ho trovato semideserto. Nel mio settore, il 307, decisamente non vicino, ma con una discreta prospettiva sul palco, non c'era ancora nessuno. Cosi' ho vagabondato un po' per il Garden, gran bella struttura, grandissima organizzazione. Verso le 8.10 arriva il mio primo vicino di posto, certo David, di una sconosciuta città del Jersey, che mi racconta di essere venuto per la opening night, grande show, iniziato alle 8.30. David mi dice che i pezzi nuovi sono molto belli, soprattutto 41 shots. Io non ho voluto sentire i pezzi nuovi, voglio un'impressione diretta qui, a casa di Bruce. E Bruce non si fa attendere: alle 8.35, preceduto da tutti i membri della band che salgono a uno a uno, ultimo big man, ognuno con un'ovazione personale salutando tutto il teatro, Bruce sgretola il teatro, non uno dei 20 e passa mila che non urli e sbatta BROOOOOOCE! Non appena sale con la sua tenuta totalmente nera, stivale, jeans e camicia con maniche arrotolate. e via, CODE OF SILENCE, è il primo pezzo, bello, non mi sembra niente di meraviglioso, ma forse è perchè al Garden ancora un quarto degli spettatori deve ancora prendere posto, c'è molta confusione. Sta per partire il secondo pezzo, Bruce sta per chiamare il one-two, e invece ha un ripensamento, chiama Stevie e gli sussurra qualcosa, comincia un passaparola con gli altri membri della band, cambio rapidissimo di chitarre e attacco di TAKE 'EM AS THEY COME, un pezzo che come ricorderete Bruce ha usato come apertura più volte in questo tour. One-two, ed entra la miglior versione di PROVE IT che io abbia sentito in questo tour, perfetta, intensa come non avrei potuto sperare. TWO HEARTS è il quarto pezzo, si formano dei duetti, Bruce e Steve, Nils e Max, Patti e Gary, tutti sembrano in splendida forma. Bruce Bruce, dacci un minimo di respiro, stiamo invecchiando con te! E invece CANDY'S ROOM, una sorpresa splendida per me, il pubblico è in reale delirio, in modo particolare quello femminile, è il punto più alto del concerto, finora, ma non so ancora cosa mi aspetta. Sarà FACTORY o sarà MANSION? è INDIPENDENCE DAY!!! Incredibile versione, con Bruce che chiude all'armonica. Ecco finalmente 41 SHOTS, con i membri della bande che si alternano nell'ossessiva ripetizione del titolo. È un pezzo molto bello, appassionato, Bruce sembra cantarlo più per se stesso che per il pubblico. Qualche BOOO, coperti da innumerevoli BROOOOCE. Devo dire che non ho visto una sola persona NON bianca all'interno del madison... In ogni caso è scesa molta emozione sul teatro, molta tensione, ma Bruce sa come spazzarla via, e allora PROMISED LAND, ariosa e catartica. Parte la solita terna YOUNGSTOWN, MURDER INC. e BADLANDS, con la band al top del suo potere di fuoco, Nils in gran forma. come per PROVE IT, anche per BADLANDS una versione eccezionale, tesa, esplosiva. Le luci si accendono ogni volta che parte il ritornello. Ma quanto si sente bene, qui dentro?!? Acustica impressionante! Il pubblico apprezza molto OUT IN THE STREET, con il binocolo che ho affittato per 10 dollaroni (non so trattenermi, con le cacchiate!), vedo una signora che potrà avere 70-75 anni in prima fila in un settore parzialmente backstage che duetta con Bruce quando lui le è praticamente in braccio, va a tempo con lui alzando il pugno e cantando UOH-HO. Mereviglioso. Bruce fa cantare alternativamente tutti i settori del teatro, anche se l'entusiasmo è tale che nessuno riesce più a seguirne le direttive. 10TH AVE è la solita occasione per Bruce di fare il matto, di giocare con il suo ruolo prima ancora che con il pubblico. Sale in piedi sul piano di Roy, si strizza la camicia, è fradicio! Scende con un balzo ("attento alle ginocchia, per favore!" urla David di fianco a me). La mossa pelvica è per Bruce, Big Man e Patti, ripetuta due volte, con Bruce che non sembra molto soddisfatto e urla qualcosa tipo: "You gotta practice!" poi è in ginocchio, sulla schiena, con Clarence che gli suona il sax sopra. "ONLY IN N.Y.", urla Bruce, e aspettando N.Y. CITY SERENADE, estrae dal cilindro "SAINT IN THE CITY". Che dire...non ricordo più nulla, tranne il duello di chitarre con Stevie, anche se solo accennato. Il violino di Soozie Tyrrel accompagna TOM JOAD, dedicata a non so bene quale associazione benefica. Da due mesi aspetto questo pezzo. Da due mesi. E quando l'occhio di bue illumina Roy e partono le prime note non posso fare a meno di commuovermi. Billy hès down by the railroad tracks... Bruce canta divinamente, tutti gli altri membri della band suonano "sottovoce", quasi a non disturbare. Fish lady, oh fish lady she baits them tenement walls she won't take corner boys they ain't got no money and they're so easy... Anche Clarence entra col sax quasi in punta di piedi (e che piedi!), almeno all'inizio, mentre il finale è a tutti polmoni... Dio mio, che cosa sto vedendo e sentendo! LIGHT OF DAY è un'altra grande occasione di festa, Bruce corre qua e là, sbatte le ali, Max rompe almeno due bacchette, Bruce finisce pancia a terra, fa le flessioni, saltella, si aggrappa al microfono, cade sulla schiena, si rialza lentissimo, per cadere in ginocchio alla fine della canzone... basta Bruce, facci respirare! Prima pausa, e poi FURTHER, e RAMROD, una quasi improvvisata BOBBY JEAN, BORN TO RUN, sono i primi quattro bis, con il pubblico in delirio e un po' provato (per lo meno il sottoscritto). basta Bruce, basta. Sono contento così cos'altro potresti farmi? GROWIN' UP, questa poi... non me l'aspettavo di certo, dopo SAINT e NYC Serenade. Ma stasera tutto è possibile. Bruce chiude con FALL BEHIND e Land Of Hope And Dreams, e io sono stanco, molto stanco. Non ho più desideri... sensazioni... niente. Il pubblico canta ancora CANDY'S ROOM e OUT IN THE STREET scendendo dalla torre A... Taxi, voglio un taxi per tornare, altrimenti non arrivo a casa... Vi amo tutti, prendete due copie di questo bootleg, una da ascoltare e una da tenere... Marcello Bariani (Da una e-mail comparsa su BRUCE_IT). Grazie.

Commenti a caldo 22/6/2000

di Marcello Bariani Seconda sera, un filo inferiore a ieri, ma grandi pezzi, incident on the 57th su tutti, poi something in the night, backstreets, don't look back. Si apre con un pezzo nuovo, che non ho assaporato al meglio perché la mia vicina e' arrivata tardi e voleva ad ogni costo sedersi al mio posto. Certa sherry di Cleveland, Ohio. Non gliene fregava niente del concerto, era col marito, qualche fila più giu. Gran bella donna. Comunque non mi e' sembrata una killing song. (vabbe', primo ascolto...). Bruce solita mise, Patti vestita come se dovesse fare shopping sulla 5th, Stevie con improbabili pantaloni aderentissimi con spacchetti laterali. La prima sorpresa (oltre all'esordio) è something in the night, l'ho canticchiata tutto il giorno... esecuzione tutt'altro che perfetta, direi. Diverse sbavature, soprattutto nei back vocals. My hometown ha incendiato il cuore del Garden. American Skin sempre bellissima, con pubblico molto partecipe con le mani alla fine. Soozie Tyrrel entra con il violino su Youngstown e la rende meno aspra. Su Murder Inc. Bruce si batte più volte la chitarra sul petto. 10th Avenue con Bruce da solo alla mossa pelvica, poi si siede con le gambe penzoloni sulla prima fila, (GRRRRRR!), poi dà spazio solo a Patti col la sua rumble doll (!!!). Su Sherry darling, (unico momento in cui la mia vicina è sembrata viva), Bruce sembra divertirsi molto, fa lo svenevole, con quegli occhietti da furbo... Una splendida versione di Secret Garden, poi Joad, stasera davvero bellissima, con il pubblico che chiacchiera, si alza, beve, rumoreggia insomma. Meravigliosa backstreets, su Light Of Day Bruce bagna completamente Danny con una bottiglia d'acqua, pausa. Further, Ramrod con Stevie che indossa un paio di occhialini neri, magnifico! Ramrod viene interrotta. one-two e alcuni riprendono ramrod, altri attaccano Born To Run, Bruce ci ride su, ma secondo me si è davvero incacchiato, ma non è ancora finita..... INCIDENT!!!!!!!!!!!!!!!!!!! ragazzi, dal vivo e' una meraviglia, incredibile! Max sbagliucchia anche il finale di thunder road, Bruce mi e' parso davvero arrabbiato, stavolta. poi via, Fall behind e Land Of Hope And Dreams. Bruce non mi e' apparso molto in forma, cioè, ha fatto pezzi grandissimi e quelli standard, tipo joad, in maniera eccelsa, ma mi è sembrato stanco o trattenuto. Presumo più trattenuto, stasera ce n'è un'altra... sono certo che si scatenerà. sarà la mia ultima data, sigh...:-((( ...e se tornasse Kitty?!? Marcello Bariani (Da una e-mail comparsa su BRUCE_IT). Grazie.

Commenti a caldo 23/6/2000

di Marcello Bariani Ragazzi, che dire... Bruce non fa altro che continuare a stupirmi. Ieri mi chiedevo se fosse stanco o in trattenuta, beh, vista questa serata non ho dubbi. Ieri si è risparmiato per oggi. Intendiamoci, le due date consecutive non hanno giovato alla sua voce, su alcuni pezzi mi è parso un filo in difficoltà. Però stassera era un ciclone inarrestabile!!! Inizio con code of silence, continua a non piacermi moltissimo. Ma poi ties that bind mette le cose a posto, e lascia spazio a una versione meravigliosa di does this bus? mamma mia, che roba! Bruce sembra divertirsi molto a cantarla. Two hearts e poi dopo darkness, (la mia prima a N.Y.), ecco Clarence al sax...... per point blank!!!!! uno dei iei pezzi preferiti, e qui al Garden! Bruce non parte benissimo, un po' "gobbo", come dice Luca, ma poi corregge il tiro e la rende MERAVIGLIOSA!!! 41 shots, non mi stancherò mai di dirlo, grandissima, poi solito standard youngstown, murder inc., badlands, out in the streets, anche stasera ottimamente eseguito, Nils è una furia, Bruce un tornado! 10th ave. e, sorpresona, HUMAN TOUCH, se non è la prima mondiale ci andiamo vicini. Patti canta tutta la canzone, ecco perchè Bruce non le ha fatto fare nulla in 10th ave. né le ha dedicato my girl o red headed woman. Riga vuota, perché devo raccontarvi del l'accoppiata regina, meeting across the river che scivola in jungleland. forse preferisco non raccontarlo, banalizzerei. Comunque commovente. Land Of Hope And Dreams con inserto di un paio di strofe di BOOM BOOM!!! INCREDIBILE! Pausa, hungry heart, born to run. Pausa e... SANDY!!!!! Mamma mia, sandy! Kitty non e' tornata, ma in compenso è venuta Sandy! Credetemi, emozioni davvero grandi. Non so se ha cantato bene, so solo che mi ha fatto accapponare la pelle per 4-5 minuti. Thunder road, fall behind, con Stevie che canta "I drive all night" invece di "I wait for You". pubblico in delirio, io e Carlo in deliquio. Si chiude con Land Of Hope And Dreams. Si chiude qui la mia vacanza. N.Y. è magnifica, difficile da raccontare. Composita, con mille anime, sempre prodiga di sorprese. Anche Bruce lo è. Mi hanno dato tante emozioni, N.Y. e Bruce. Spero di essere riuscito a darne qualcuna anche a Voi. Marcello Bariani (Da una e-mail comparsa su BRUCE_IT). Grazie.

Commento a Code of Silence

delle Inner Sisters (Sabrina & Bianca) Torna alla Traduzione Ci siamo chieste più volte perchè Bruce aprisse i suoi concerti di New York City (quasi tutti gli ultimi) con Code Of Silence... eravamo in montagna, immerse nel silenzio della natura, e improvvisamente il significato di quella canzone ci è apparso chiaro... ovviamente parlavamo di Bruce e di Code Of Silence... è stato ancora una volta sorprendente scoprire come ogni sua canzone si apra a significati profondi e unici che solo Bruce sa esprimere. A prima vista Code Of Silence sembra una canzone sulla incomunicabilità di coppia, insomma una cosa banale e piuttosto scontata. Ma conoscendo Bruce non ci siamo fermate al significato superficiale e immediato del testo e abbiamo guardato oltre: il codice del silenzio di cui Bruce parla è in realtà un codice che noi tutti utilizziamo per non scoprirci e per non esporci. La paura di mostrarci e di metterci in discussione con gli altri contrasta vistosamente con il gran rumore delle parole che ogni giorno noi tutti pronunciamo esibendoci in discussioni, dibattiti, giudizi e critiche non dicendo in realtà nulla che ci possa veramente far scoprire, generando solitudine. Ecco quindi come in due spaventose e misere parole, Bruce riesce ad esprimere l'intera vicenda umana, cioè quella dell'uomo che si vergogna di parlare di se stesso e di liberare le sue emozioni. GOD BLESS BRUCE Inner Sisters (Da una e-mail comparsa su BRUCE_IT). Grazie.

Considerazioni su Bruce Springsteen

di Laura Ronchi Credo che la musica rifletta in un certo senso il proprio stato d’animo. Quando sono triste ascolto un certo genere musicale e quando le cose vanno meglio, invece, mi oriento su tutt’ altro genere. Di questo ne sono sempre stata convinta, almeno fino a poco tempo fa. Ma da quando ascolto Bruce Springsteen ho scoperto anche un’ altra cosa: ci sono dei casi in cui non si sente il bisogno di cambiare radicalmente genere musicale in conformità dell’umore, perché esistono artisti in grado di far provare emozioni sempre diverse nell’ambito dello stesso stile. Non importa se un giorno io mi senta al settimo cielo o, invece, (come spesso capita) irrimediabilmente a terra: dalla mia stanza si può sentire solo un’unica e grande musica, quella di Springsteen. È praticamente il mio idolo e significa davvero molto per me. Non voglio che le mie parole vengano considerate delle frasi fatte, quello che dico lo penso veramente. Lui è un artista in grado di dare voce alla gente comune e la gente comune è fatta di molteplici sfumature: non esiste il buono ed il cattivo, esiste il buono che a volte dubita della propria bontà ed il cattivo che a volte è così solamente a causa delle circostanze, dell’ ambiente in cui è nato, dei ''postacci in cui deve vivere tutti i giorni''. Quelle che racconta non sono favole a lieto fine, sono storie reali, che possono finire bene o possono finire soltanto. Il mercato è stracolmo di canzonette allegre e scontate che raccontano storie di vita ideali, e che con la realtà hanno pochissimo a che fare (anche se ammetto che ogni tanto è bello evadere ed illuderci che tutto vada sempre bene), ma si tratta di canzoni che fanno una stagione e poi sono destinate a cadere nell’ oblio e non ad entrare nella storia. Sono storie ipocrite e, dunque, se l’alternativa è questa, vorrà dire che la cosa migliore da fare è evitare di sognare troppo ad occhi aperti ed immergerci in mondo che a volte può essere sì spietato ma sicuramente più genuino e reale. Laura Ronchi. Grazie.

Cosa Ha Fatto Bruce Per Me

di Sergio Scubla [...]Mi è sempre piaciuto lo spirito "integralista" di Bruce, cosa che me lo faceva apparire diverso da tutti gli altri, mi piace il suo scegliere oculatamente le partecipazioni in TV e l'attenzione a cedere i suoi pezzi per il cinema. Mi sembra un segno di rispetto per chi lo segue il fatto di non cedere di fronte allo show biz. Per questo vedere Bruce oggetto di collezionismo e fanatismo mi sembra offenderlo, mi sembra rendere inutile la sua opera di distanziamento dal fanatismo musicale.[...] Lui ha sempre difeso i suoi dischi da ogni manipolazione esterna, perché il messaggio che voleva arrivasse a noi era il suo messaggio e non il messaggio di qualcun altro. A me, il suo messaggio, ha mostrato un mondo nuovo che pensavo non esistesse. Mi ha spiegato tanto dei miei errori, e davvero ho imparato più da un suo disco che a scuola. Lavoravo già in fabbrica quando ascoltai Factory. Quell'ansia che lui descrive nella canzone, quella violenza che esplode il venerdì sera dopo aver fumato e bevuto lui mi ha aiutato a capirla. E perché mi sentissi quasi in obbligo di bere e fumare lo dice in the River quando scrive che nella mia valle quando sei giovane ti insegnano a fare quello che tuo padre faceva, senza speranza, senza vie d'uscita, ma con tanti sogni. E allora vai, segui quel sogno ragazzo, prendi la tua auto, quattro ruote possono diventare ali se lo sai pensare, prendi la tua Wendy e scappa da questa città di perdenti. E non aver fretta di fermarti perché può darsi che non accada mai di poterlo fare, ma per chi come noi è nato con la certezza che non c'è peccato nella gioia di essere vivi, correre non è faticoso, correre è quello per cui siamo nati. Avevo 20 anni e nessuno mai qui dalle mie parti aveva detto queste cose. Mio padre pensava, e forse pensa, che valgo proprio pochino, gli amici pensavano più alle mode che ad altre cose, anche perché magari una raccomandazione gli avrebbe salvato la vita, mentre per me non vedevo futuro. Lui mi ha fatto capire che avrei avuto un futuro continuando a correre e a credere in quello che sono. Questo ha fatto per me Bruce Springsteen, che me ne faccio di un altro bootleg? Scusate la lunghezza ma in realtà potrei continuare a parlare per altre decine di pagine. [...] Sergio Scubla (Da una e-mail comparsa su BRUCE_IT). Grazie.

Fausto, Monica e il Live in Vinile

di Fausto Langerame e Monica Mangano FAUSTO [...]Ieri mi è arrivata una copia del triplo live in formato LP e devo dire che stringere in mano il live formato disco da tutta un'altra soddisfazione rispetto al formato così "minuto" del CD, sembra quasi di aver tra le mani un vecchio bootleg dell'era ACD (avanti CD), ti vien voglia di mettere via il CD e di ascoltare solo il vinile; penso che per canzoni come Lost in the flood, Jungleland, il vinile sia proprio il loro habitat naturale :-)))))) ci si trovano a meraviglia! Da notare che le foto all'interno dell'Lp sono diverse da quelle presenti nel libretto del CD; ci sono piccole foto, una per ogni membro della band, mentre alcune sono le stesse di quelle del formato CD. Lunga vita al vinile!!! MONICA Proprio oggi sono riuscita anch'io ad avere il vinile del live e leggendo ciò che ha scritto Fausto ho ritrovato le stesse sensazioni che ho provato io... era da un po' che tormentavo il negoziante del mio paese, e lui ogni volta mi diceva che sul computer c'era e che quindi si poteva avere. Lui l'aveva ordinato e si trattava solo di aspettare...solo aspettare?!!! Io in altre cose ho molta pazienza, ma quando si tratta di Bruce è sempre la stessa storia: tutto e subito! Fatto sta che, probabilmente snervato dalle mie telefonate, il tipo del negozio mi aveva fatto lasciare il mio numero con la promessa: "Appena arriva ti chiamo io, non ti preoccupare!". Io avevo perso un po' le speranze, pensavo fosse un modo per liberarsi di me, ed invece oggi pomeriggio, alle 16, suona il telefono e dopo dieci minuti il vinile era nelle mie mani...Era arrivata ben una copia una, praticamente solo la mia! Per una come me che ha sofferto immensamente prima di rassegnarsi ai cd, l'emozione di aprire il vinile di un disco di Bruce è sempre grandissima. C'è quell'attenzione particolare nel maneggiarlo, quasi fosse un neonato e si avesse paura di fargli male...tirar fuori dalla mitica custodia in carta bianca il disco, con delicatezza per paura che possa cadere, o graffiarsi.... è stato come tornare indietro nel tempo di parecchi anni. Il live in vinile si apre in tre parti, ognuna delle quali ospita uno dei tre dischi. Da una parte c'è l'articolo di Jon Pareles, con in mezzo la foto in bianco e nero che c'è anche nel libretto del cd accanto appunto all'articolo. Nella parte in mezzo, sullo sfondo nero della foto di Bruce in piedi con la sua ombra davanti, ci sono i due testi delle canzoni Land e American skin. Nella parte a fianco la foto, sempre in bianco e nero, di Bruce con la band, contornata da 10 fotografie, una di Bruce da solo al piano, due con Clarence, una con Steve, e le altre che ritraggono gli altri componenti della E street band. Richiudendo un lato ci sono tutti i credits su sfondo rosso, come sul cd. Da notare che anche nel vinile, sul retro, manca la divisione dei brani e manca Born to run. E' come il retro del cd, con la differenza che al posto di "this double cd also contains..." c'è ovviamente "this 3-LP package also contains..." Che bello sentire parlare di LP! [...] Fausto Langerame e Monica Mangano (Da una e-mail comparsa su BRUCE_IT). Grazie.

Glory Days in Rimini

di Francesco Brachi Ciao a tutti! Sono appena tornato da Rimini, una città che per una sera è diventata la Terra Promessa. Non so bene come descrivere quello che ho provato, è stato un continuo succedersi di emozioni, di sensazioni diverse: infinita gioia, serenità, speranza. Un sogno interminabile, una notte che difficilmente potrò cancellare dalla mia memoria. Si respirava nell'aria una euforia incontenibile, la fratellanza tra noi fans tutti riuniti per omaggiare il motivo della nostra esistenza: Bruce. Il Nostro era lì con noi, sotto quel piccolo palco che è diventato grande come la nostra speranza. Quando Joe lo ha cercato alzando gli occhi al cielo ho pensato a Lui, alla mia esistenza, l'ho cercato accanto a me e sono riuscito e vederlo...Ma era lui davvero o era solo un fan di Bruce come me e voi? Non so se mi avete capito ma spero di sì. Voglio ringraziare tutti gli organizzatori per il magnifico lavoro svolto, per averci fatto sognare ancora una volta tutti insieme. In particolare ringrazio tantissimo Allessandro Della Torre, Joe Castellani e la sua Band, Paolo, ma ancora di più Lorenzo "Miami" per la sua cortesia, per le fede in Bruce e per assomigliare in una maniera spaventosa a Little Steven...Ringrazio infine tutti coloro che come me sono venuti da lontano per questa festa perchè è davvero molto faticoso, anche se la fatica scompare con la musica del Nostro. "QUESTA E' LA FORZA DI BRUCE" ha detto Lorenzo...è proprio vero. Francesco Brachi (Da una e-mail comparsa su BRUCE_IT). Grazie.