Copertina di Mondo sommerso Maria Altomare Rubino
Mondo sommerso
con l’intervento di Enrico Ferri


Collana «Carmina», 3
ISBN 88 8410 006 2
cm. 11 x 18
pp. 64

ESAURITO

«Il titolo della raccolta prende lo spunto da alcuni versi che sono allo stesso tempo una auto-presentazione della donna e della poetessa: «Da anni mi vado convincendo / di essere un universo / e continuo a profondere, / nell’impavido verso, / tutto un mondo sommerso». La poesia disvela questo mondo interiore e lo porta in superficie, ma sembra compiere pure l’operazione inversa, assorbire l’esteriorità quotidiana, ripensarla e coglierne significati che l’apparenza lascia latenti. La quotidianità si avverte in certi tratti come inadeguata, irretita in una monotonia che si ammanta di compiutezza, ma che viene vissuta come una prigione fatta di “giorni che scorrono sempre uguali”, come una eredità che meccanicamente si ripropone, ma che solo in frammenti ed evocazioni lascia intravedere un’intensità quasi dimenticata. Soprattutto nelle poesie dedicate al padre, tra le più emozionanti della raccolta, si coglie il tentativo di colmare un vuoto, frutto di eventi davanti ai quali si era impreparati, di ricostruire trame disperse: “Giovane comandavi balli / nelle aie e nelle sale / e portavi serenate / alle finestre delle zite / Avrei voluto cantare anch’io / quel repertorio armonioso, / avrei voluto danzare anch’io / al tuo comando imperioso”. È una poesia che si alimenta anche nel ricordo e nella lontananza dalla natia terra del Tavoliere, da affetti lontani, da paesaggi infantili che diventano un tutt’uno con l’infanzia. Un elemento simbolico sembra ricorrere ed imporsi in queste poesie, quello dell’acqua, per meglio dire, della corrente e del fluire. Lo scorrere è il trascorrere della vita, la sua rappresentazione; i rischi del mestiere di vivere sono le questioni aperte da un movimento che a volte sembra prescindere da noi. Si avverte e si rimarca l’oscura minaccia di essere avvolti e travolti da un movimento solo patito, sul quale più non ci si interroga, che ci chiede solo assuefazione, che ci offre in cambio solo ripetitive, rassicuranti simmetrie». Dalla Presentazione di Enrico Ferri

*Maria Altomare Rubino è nata a Ordona, in provincia di Foggia, il 19 aprile 1950. È vissuta a Foggia sino al 1972. Abita a Isola del Liri, in provincia di Frosinone, dove insegna nella scuola elementare. Ha cominciato presto a interessarsi di poesia e a comporre versi. Il suo esordio molto giovanile, sul finire degli anni Sessanta, è approvato da Alfonso Gatto, Giuliano Gramigna e Alberico Sala. Non ancóra ventenne ha pubblicato la sua prima raccolta di poesie presso l’editore Gabrieli di Roma. Ha ricevuto riconoscimenti in svariati concorsi e nel 1987 ha partecipato al Premio nazionale di Poesia Edizione dei Dioscuri di Angelo Bellettato. Lo stesso editore ha pubblicato la silloge dal titolo Ipotesi. Suoi versi appaiono sulla stampa nazionale e regionale.


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