Copertina di Prossima fermata Nostalgiaplatz Stefano Lorefice
Prossima Fermata
Nostalgiaplatz


Collana «Carmina», 7
ISBN 88 8410 028 3
cm. 11 x 18,5
pp. 58
Euro 10,50

«Ogni tanto succede (per fortuna) che qualcuno emerga, nel panorama editoriale italiano, con un'opera diversa, interessante e, non per ultimo, coraggiosa [...] Lorefice è un poeta dei nostri tempi: figlio diretto della parola-immagine, del post-modernismo, del verbo filtrato e trasformato in linguaggio visuale [...] L'autore è un gran confezionatore di mosaici linguistici ed emotivi, di metriche suadenti e perfette, di cadenze gelide e intense [...] Ottimo esordio di un autore giovanissimo, che annovero fra i pił promettenti degli ultimi anni».
A. Dezzi, Container


«Parlare di un libro di poesia scritto da un esordiente è qualcosa di estremamente salutare per il paesaggio culturale odierno, soprattutto quando l'opera merita di essere citata. Per questa ragione sono contenta di poter leggere, tra i tanti malriusciti tentativi, tra le varie beffe delle case editrici minori, tra i vari concorsi a sfondo biecamente economico, un libretto come questo di Lorefice, ben edito da Clinamen. Fin dalla veste grafica, semplice e lineare, pare evidente una dote rara e apprezzabile: l'assenza di presunzione. Non si punta al libro dei libri, né ci si atteggia da grandi vati, non si elogiano presunte eccezionali doti in prefazioni che si parlano addosso. Anzi, la prefazione nemmeno c'è [...] Quindi mi ritrovo questo esile volumetto, "Prossima fermata Nostalgiaplatz", e ho anche un po' di paura ad aprirlo, come ogni volta che si ha per le mani un libro di poesie di un autore che non si conosce. Lo leggo tutto e con voglia, poi ogni tanto ritorno ad alcuni versi che mi hanno colpita, li leggo ad alta voce ad altri, come faccio ogni volta che qualcosa mi suona bene [...] Le poesie di Lorefice sono come spezzate, c'è un perenne richiamo all'oltre, a un didietro che è da qualche parte. Rimangono sempre sul ciglio, come lasciando da dire l'ultima parola, nella consapevolezza che non vada detta [...] Lo farei leggere ad amici, pubblico e critica. C'è bisogno di primavera, nella poesia italiana»
Azzurra D'Agostino, Daemon Magazine


«Le poesie di "Prossima fermata Nostalgiaplatz" hanno un collegamento, un senso anche per chi tra questi versi perde l'orientamento [...] La tensione emotiva si respira tutta in questi bervi componimenti, il guardarsi attorno non è un semplice cercare immagini; bensì un acquisirle, filtrarle e delinearle secondo metriche nuove [...] Uno dei più interessanti esordi nella poesia contemporanea italiana»
Annarita Retani, www.pennadoca.net


«La frammentazione non è segno di alienazione bensì di un'origine perduta. I frammenti formano un mosaico, nel quale i pezzi si muovono: scollegando pensieri, frasi, sensi [...] Questa tecnica è carica d'effetti e vivace; il significato è espresso in uno stato di assenza di gravità, movendosi tra la sensualità del suono e l'astrazione del ritmo [...] L'apertura dei sensi permette un'identificazione facile, allora è evocato il sentimento, che si tratti di una soundtrack, che nella sua atmosfera malinconica ci ricorda il jazz, il blues, anzi una soundtrack della nostra vita, moderna, postmoderna, confortevole da ascoltare, personale, emozionale e toccante, accessibile, attuale».
Ansgar Lissy, recensione in Rivista letteraria Daemon

«Scorrono veloci le parole di Stefano Lorefice. Gli occhi le divorano avidamente, e loro, rapide si lasciano assimilare. Quasi ci si rende conto di questo solo qualche istante dopo averle lette, e attimi passati in stanze dove le luci fluorescenti definiscono i contorni delle cose, dei corpi si mostrano semplicemente per quello che sono. Molte immagini si presentano alla mente senza nemmeno avvisare, così, come fotogrammi di vita vissuta, anche solo la sera prima. Anche solo l'istante prima di fermarli. E vengono così ben mostrati, in queste cinquanta liriche, sì perché leggendole e rileggendole assomigliano sempre più a canzoni, testi brevi ed intensi per canzoni un po' noise ed un po' a tinte metalliche. Da leggere, certamente. Lasciando che questo cortometraggio metropolitano scorra ticchettante fino alla fine della pellicola».
Ivan Visini, www.progettobabele.it


«Leggetelo. Assolutamente intenso, un nuovo poeta. Un calcio alla vecchia poesia becera. Espressività forte e tagliente: un cortometraggio metropolitano che si apre in cinquanta liriche. Stefano Lorefice è un pittore di momenti vissuti al limite. Ci sono contaminazioni con la lingua inglese, umori ermetici, e silenzio. Ho ritrovato nelle sue parole quel sentimento metropolitano intriso di lacrime e salsedine che sa di vita bruciata sulla pelle. Come si legge in quarta di copertina, queste sono "poesie di stanze al neon blu, rubate a sigarette di fretta". Il mood di ogni verso trasuda attimi, pareti su cui si riflettono luci pulsanti. Un continuo movimento di significati, di sensi che si rincorrono? Un must. Letteratura per eletti, da un poeta della nuova era»
Giorgia Santi, www.private.it


«Giovane poeta caratterizzato da una forte modernità d'espressione. Titoli quasi tutti in inglese, frasi taglienti [...] Farà strada e con questa opera ha già dato uno scossone ai poetucoli retrogradi d'oggi. Il Battiato della poesia? Sì, con un po' di Nirvana, Pearl Jam, post-modernismo e qualche sigaretta spenta metà. Consigliato vivamente».
Carmen Soli, www.landscape.it/viceversa


«Flash. Questa la prima parola che viene alla mente leggendo Prossima fermata Nostalgiaplatz di Stefano Lorefice: frammenti, pezzi di discorsi strappati un po' qua e un po' là, brandelli di carta appallottolati, gettati e recuperati dal cestino della memoria. Canzoni, la seconda parola: una manciata di note prese da uno spartito, accenni post-rock, qualche tocco di blues, molto jazz e del sanguigno rock si alternano morbidamente tra le poche pagine di questo intenso volume [...] Non parlerei di poesia, non solo almeno. Prossima fermata Nostalgiaplatz va al di là del semplice libro di versi. Poteva benissimo essere un cd [...] poteva essere un piccolo taccuino, un blocchetto per appunti, appunti per un film: ogni pagina una scena tratteggiata con poche, ma efficaci parole. In questo libro il verso si rifà al linguaggio parlato, al pensiero, alla quotidianità che ci investe e talvolta ci devasta, talvolta ci rende felici e altre volte ci lascia indifferenti».
Alberto Ghiraldo, www.ktvehi.com


«Le parole scorrono arrivando direttamente ai sensi; quasi si percepisce la vita che pulsa leggendo questi brevi versi [...] Sembra di stare in città, in una stanza che dà sul traffico la notte [...] Ogni sillaba si fa strada sotto la pelle, si trascina tra i ricordi e le frasi assumono un significato che si svela a dosi sempre più forti»
Daniele Acquiero, www.lettera.com


Sfondo metropolitano per queste poesie di stanze al neon blu, rubate a sigarette di fretta. Parole e frasi che si rincorrono intense sulle pareti, agli incroci, nelle stazioni del metrò. Immagini sovrapposte in continuo movimento, disegnate in silenzio. Uno sguardo fuori dalla finestra, quando la città tace. Un circoscrivere momenti eliminando ogni limite, il concetto stesso del limite. Si tratta di una poetica veloce, tagliente, fredda, che lascia poco spazio a barocchismi stilistici. Si tratta di una geometria polisemica che si distende appena.

*Stefano Lorefice è nato a Morbegno, in provincia di Sondrio, nel 1977. Con studi scientifici a suo bagaglio culturale, ha vissuto tra Milano e Roma, con alcune parentesi a Budapest e Parigi. Attualmente vive in provincia di Torino, dove lavora e collabora con alcune riviste letterarie.
Per maggiori informazioni sull'autore e sull'opera visita il sito http://utenti.lycos.it/oltrenauta/


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