Copertina di Non c'è ombra che sia più oscura Fabrizio Rizzi
Non c'è ombra
che sia più oscura



Collana «Ogmios», 6
ISBN 88 8410 023 2
cm. 12 x 20
pp. 190
Euro 15,30

«Non c'è ombra più oscura di quella che tentiamo di fugare attraverso troppo facili esorcismi di rimozione o censura, i quali, oltre a non rischiararla davvero, non ci consentono di attraversarla, di patirla, di vedere chiaramente cosa ha da dirci. Questo romanzo è un inno all'espressività, i cui apici nel testo sono simbolizzati dagli squarci poetici - ancora una metafora della luce nelle tenebre [...] Ed è un racconto, nonostante la sua complessità, godibile e scorrevole. Perché lungo tutti i suoi capitoli la storia tiene; come si direbbe in gergo da recensore: è a tenuta di lettore, cioè si fa leggere. Anzi, si fanno leggere. Poiché si tratta di due storie parallele, ad incastro. A ben riflettere, del resto, non si dà mai nella vita di nessuno una storia sola, ma un intreccio: una trama simile a quella d'un romanzo. Ogni io, infatti, ha sempre a che fare con un tu. Magari un tu assente, remoto, negato, misconosciuto».
Francesco Roat, Un sogno ci salverà, in Nautilus Web Magazine (www.inews.it)


«Le parole sono forti. Specie perché vengono da un addetto ai lavori. Mi fa piacere che Rizzi scriva chiaro e tondo quello che molti suoi colleghi psicoterapeuti lasciano fra le righe di inutili atti di convegni fuori dal mondo (e non certo fuori nel mondo). Non gli è difficile, quindi, immaginare perfino la reazione dei colleghi lettori (perché di reazionari si tratta!): "È una storia, un romanzo ... Non è un caso clinico". Fortuna vuole che egli non abbia a che fare con strutture accademiche o scolastiche di casta».
Salvatore Pernice, recensione in www.onnivora.net


«Rizzi è un prosatore che fonde la realtà e l'esperienza clinica con la storia umana individuale, con la liricità della storia personale [...] Non c'è ombra che sia più oscura è la storia di un lutto non elaborato [...] Perché la malattia mentale dovrebbe nascere dal nulla; perché un calo nell'equilibrio chimico del nostro corpo dovrebbe impedirci di vivere; perché le paure devono essere immotivate; ma soprattutto perché si pensa che il disagio mentale non sia una malattia? Sono quesiti che mi pongo spesso e che Rizzi affronta nel suo romanzo, rispondendo in maniera del tutto originale: attraverso la narrazione di una storia [...] E a nulla è valsa la rivoluzionaria scoperta freudiana della psicoanalisi se alla fine si avallano teorie che sostengono l'uomo come l'insieme chimico e genetico delle sue parti vitali [...] In questa era della tecnica, della genetica assolutista, della globalizzazione, l'universo dello spirito si è ristretto, tanto da evitare persino il pensiero che esistano luoghi non "palpabili" dove il dolore può risiedere, dove si trova l'intreccio tra l'es, l'io e il super io, dove il valore della nostra storia ha un peso enorme e intenso, la mente, appunto. L'anima del romanzo di Fabrizio Rizzi sta proprio nell'importanza della storia; il sintomo, la malattia sono il segnale che qualcosa nel nostro equilibrio emotivo è cambiato, non la causa [...] La vita comprende i lutti, ogni perdita è un lutto e da ogni lutto emerge una nascita, è il ciclo vitale che si accompagna in noi: nascita/morte/rinascita. Questo percorso dialettico è descritto da Rizzi con intensa liricità. Come in Diario di bordo, anche in questo romanzo la poesia si immerge nella prosa, proprio a significare che il viaggio attraverso noi stessi è il più bello, perché il più doloroso, perché per rinascere bisogna morire. La morte può essere un'emozione, una sensazione lirica, se si riesce a vedere oltre… e oltre è il titolo dell'ultimo capitolo del romanzo».
Tina Cosmai, recensione in www.caffeeuropa.it


L’ombra oscura a cui allude il titolo di questo romanzo è più cose insieme: è la fobia che blocca Marta, la protagonista della storia, imprigionandole la vita; è la vicenda della crisi matrimoniale con Francesco, che vive due volte un senso di impotenza: né come marito né come medico sa cosa fare per aiutare Marta; è l’inquietante identità del pittore, Serendip, che giunge a casa di Marta per dipingere dei trompe-l’oeil; è il passato intriso del dolore di un lutto che torna alla luce attraverso i sogni di lei e i dipinti di lui; ed è anche il mistero che tutti noi scopriamo nell’incontro con l’altro e con noi stessi. Questa “ombra oscura” è un giallo psicologico che mira dritto all’anima del lettore, lasciando un segno che rimane.

*Fabrizio Rizzi, psicologo clinico e psicoterapeuta, vive a Trento dove è nato nel 1955. Lavora nell’Unità Operativa di Psicologia Clinica presso l’Azienda Sanitaria di Trento. Le sue pubblicazioni scientifiche riguardano soprattutto l’adolescenza. Con questa opera è alla sua seconda prova narrativa; nel 2000 ha infatti pubblicato con Bollati Boringhieri di Torino il romanzo Diario di bordo. Storia di Màlinka e del suo dottore.

Sommario

La casa dei sogni sta sospesa nel cielo - Prigioniera in fondo al mare - I colori delle stanze dentro di lei - Vivere è cavalcare le onde del destino - Un sogno libera la verità dalle sue catene - Oltre - Questo speciale tipo di prigione (Postfazione)


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