NOTTE UBRIACA D'APATIA

di Cesare Pavel Berlenghi

(dall'opera "Le colline lontane-dei fiori del male")

Notte ubriaca di aeree emozioni

Sensazioni a non finire

Volo irreale d'una mosca

In una stanza stufa e sazia

Di innumerevoli e dimenticate

Parole

Quella notte parca di sillabe

Ubriaca d'acidi umori

L'evanescenza d'un flusso fotonico

Quella notte parva d'amori

Penetrata dalla restia persiana, ora schiusa

Nel silenzio della notte il mio tacito urlo.

I miei passi seguivano un solitario viottolo

Circondato da folti arbusti di grano

Nel cielo di fronde il luccichio

Sparso delle angosciate anime

Che vegliano nelle ore notturne

Come può nascere il grano

Se il saper d'essere destinato

Alla falce allorchè maturo ?

Nessuno di quelli che vengono

Al mondo

Hanno chiesto di venire

Al mondo

Nessuno di quelli che se ne vanno

Dal mondo

Hanno chiesto di andarsene

Dal mondo.

Nella stanza ora sembra tutto animarsi:

Ombre diafane prendere corpo

Le pareti mobili, quasi librate

Da forze misteriose

Sfuggite dalla segregazione dell'inconscio.

Dura poco. Ora quella favola s'azzitta.

Le pareti tornano statiche.

L'apatia del ronzare delle mosche

Penna posata su fogli bianchi

L'indescrivibile noia

L'inerzia dei movimenti senza dinamica.