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THE BLOOD (Il sangue)                                            lunedì 13 aprile 1998            

 

Paul Gaugin quel giorno aveva in tasca

solo tre franchi con cui comperare

da mangiare, le tele ed il color rosso che gli era finito

Doveva finire un quadro ed il rosso era necessario

 

Decise di comperare le tele: spese tutto !

Non aveva più franchi nè per i viveri nè per il rosso

Fu allora che un barlume di idea gli passò

per la testa  e decise

 

Vinti i morsi della fame

 una consueta abitudine

prese il coltello da cucina

con cui tagliava il pane

si tagliò una vena

uscì del sangue rosso

"ecco il mio rosso"

lo raccolse nel flacone

e finì il suo quadro

 

Paul Gaugin finì il quadro con il rosso del suo sangue                                           

 

di Cesare Pavel Berlenghi

da   "...ANCHE LE SCIMMIE PENSANO....Carpe diem-Kalòs kai agathòs"


E FU SUBITO NOTTE….-di Cesare Pavel Berlenghi-20-02-00

 

Il mio dolore è la sofferenza d'amarci

Che neanche le luci dell'alba

Possono placare né contenere

Lo stesso dolore che irradia la luna

Che ruba la luce del sole

Ed in questo dolore nessuna gioia

Potrà appagare

L'inesauribile sazietà

Che sopraggiunge al tramonto del sole

Ed all'apparire delle prime luci della luna

Ed io con te mi sento vicino

A quell'insondabile mistero divino

Che regola i cicli dell'astro nascente

 

E fu subito notte

Il giorno andò via

Presto amor mio

Prima che sopraggiunga il giorno

E le luci dell'alba

Ci sorprendano e mettano

A nudo i nostri segreti

Le nostre celate nudità

Non prendiamo tempo

Lasciamoci trafiggere

Dai dardi del Sagittario

Seguiti amorevolmente

Dalla Vergine e dall'Acquario

Difesi dal Leone

Sbrigati, amor mio,

la Luna è in Giove

altre costellazioni

dovranno nascere stanotte

questa notte è la nostra notte

nessuno può rubarcela

sbrigati

sbrigati

la notte è lunga un dito

Psyche ed Eros incalzano

Impazienti

Imperiosi

Tempestosi

Sbrigati

Sbrigati amor mio

questa è la nostra notte.


THE RYTHM  di Cesare Pavel Berlenghi                                          domenica 26 aprile 1998

 

Un giorno conobbi una ragazza piemontese

Quando camminava la sua velocità

era simil al rapido Monza-Cologno Monzese

Quando parlava sembrava ingranaggi meccanici

Quando gesticolava sembrava un caterpillar

Quando mangiava sembrava un'autogrù

Andava dritta spietata su e giù

Sembrava un robot dai ritmi calcolati e cronometrati

Perfetta nei suoi orari ed impegni

Peccato avesse dimenticato una cosa importante.

Diceva sempre "dai pirla sbrigati non ho tempo da perdere"

Faceva all'amore frettolosamente e mi diceva "sbrigati, ma quanto ci metti"

Mi sono sempre chiesto se raggiungesse mai l'orgasmo

Chissà a cosa pensasse in quel momento, forse al mutuo o alla fabbrica

Era perfetta nelle sue decisioni

Peccato avesse dimenticato una cosa importante: di essere donna !

La lasciai dopo tre mesi, lasciandole solo un biglietto :

"Non posso vivere nè fare all'amore con una pressa di una fabbrica, addio"


LUNGO I VIALI SEGNATI DALL'ACRO DEI TIGLI IN AMORE-

di Cesare Pavel Berlenghi-25-02-00

(VALKYRIA N.°2)

 

Lungo i viali segnati dall'acro

Di tigli in amore sino all'ultima

Rotonda dove l'animo si rincuora

E tra chiacchiere quasi assopite

Grida lazzi fischi

Assapora la lieve ebbrezza

Della brezza di quei meriggi

 

L'ondeggiare di corpi

Curvi ricurvi a volte frettolosi

Come lampi di luce

Tra le reti dei pescatori

Ed aprire nuove falle

Cercando il remo

Come fosse apriscatole

Di un destino mai così disincantato

Dì un fine perseguitato

Fino all'estrema unzione

 

E trastullarsi di beltà

Così trascendentali

Vantandosi come fossero

Lucciole primaverili

Afferrate al volo

E trattenute come sogni

Dimenticati in cassetti mai svuotati

 

Vuoti incolmabili

Incalcolabili

Alzarsi all'improvviso

Per andare alla fine del viale

Cercando l'inizio

E lasciarsi trasportare

Da quell'acro che ti giunge

Dal vento come musiche

Forse conosciute o mai dimenticate

 

Le membra vengono solleticate

Da quel leggero eppur veloce

Andare indietro e avanti

Da quei corpi scalfiti

Dalla calura e dalle vesti ariose

 

Ed ecco all'improvviso

Ed ecco giunge una voce

Che mi desta da quel disincanto

Giunge a bordo di un cavallo alato

Bianco e lucente

Non so forse dal mare

Forse dai monti

Forse da quei corpi dalle vesti ariose

Forse da una foglia caduta

Forse da echi lontani

Incavati e celati

Ad ogni memoria

Mi dice cose incomprensibili

Eppur dall'accento familiare

M'accarezza i biondi capelli

Mi bacia la fronte mi prende per mano

Mi tormenta le labbra

M'acceca

Ed io divento sordo

A quel odor acro lasciato

Dai tigli lungo i viali.

 CESARE PAVEL BERLENGHI


martedì 24 marzo 1998     9.26.30

THE PETER PAN'S MYTH

Lo specchio riflette la fioca luce

      dell'astro notturno

Nascente sulle nostre auree chiome

Nello stagno stelle pelle lucida

Corpi aggrovigliati , mistero divino:l'amore!!

 

 Trattenersi l'impeto finale quasi votato all'eternità

  prima della rivelazione finale, quasi fosse liberazione

  oh gioia divina gioventù eterna il mio amorino

  i suoi capezzoli come cime innevate

  ne posso gustare il dolce nettare inebriante

  come un ridente arcobaleno primaverile

 

... E la notte fu un continuo rincorrersi, ricercarsi

sembrava come se fosse la prima volta

offrirsi, rioffrirsi, sfiorarsi, corteggiarsi,

Rinascere e rigenerarsi ad ogni continuo sussulto

 

Strappavamo all'amore il segreto dell'eterna giovinezza

Trattenevamo l'attimo prima, l'attimo fuggente sino

a raggiungere le scale del cielo, infiniti

   prati celesti sbocciavano fiori nelle nostre nudità

Oh Venere!

Nulla ci era proibito, nulla vietato nè celato

             eppur nuovi orizzonti carpivamo

Il segreto era celato nell'attimo fuggente

nell'attimo prima dell'orgasmo, quasi fosse

olimpica rivelazione l'attrazione tra due corpi celesti

la simbiosi fu immmensamente totale

ne assaporavamo ogni frammento

ne gustavamo ogni mutamento

 

Era la nostra aurora boreale più esplosiva dell'elio

                                                                          solare.

 

Ad un'amica, la mia orsacchiotta .

 

                                          cesare pavel berlenghi


IL LIMITE-(THE LIMIT) di Cesare Pavel Berlenghi 06-02-00

 

Delimitare il volo del gabbiano

In gabbie dorate prive di venti

Quale evento stolto

Può impedire la corsa

Della gazzella rincorsa

Dall'affamato leone?

 

Strozzare il rio alla foce

Per impedirgli l'orgasmo marino

Quale oscuro sortilegio

Potrà soffocare l'innamoramento

Della dura roccia

Verso le correnti marine?

 

Assurdità arbitraria o forse

Casualmente infamante

L'ostacolo interposto

Come potremmo ammirare, in seguito,

spiagge dalla finissima sabbia?

         Su di essa

Riflette la luce solare

Sulla roccia non sempre

        O quasi mai

 

Voler affettare come fette d'angurie

Il dolore dal piacere

E dire: qui inizia e qui finisce

Come scorgere nelle rughe o crune del viso

Atti di coraggio o timore

Impossibile scindere la speranza

Dall'attesa di gioia

Pensate che tutto ciò che apporta

Piacere abbia origine dal piacere

O che tutto ciò che apporta dolori

Abbia origine dai dolori?

 

Scrutare nell'animo

Pieghe umide di lacrime

Delimitarne il confine

Tra le pieghe del viso

 

 Umide labbra

  Slanciate

     Verso

Il volo del gabbiano

La corsa della gazzella

 

Corpi nudi aggrovigliati

Nell'amore il nono notturno chopiniano

Similmente

Alla corsa

Del leone

Della gazzella

Al volo del gabbiano

 

In amore non c'è mai pace

     Si lotta

La vittima

Diviene complice

Del carnefice

 

Sublime farsi affogare in un bicchiere di birra.

L'amata tagliò le vene dell'amato

Ne bevve il sangue

Divenne immortale

L'amato chiedeva di non morire

Ma l'amata lo uccise e lo risuscitò.

 

Nessuno degli altri mortali

Poteva vederli

Erano diventati immortali.

 

CESARE PAVEL BERLENGHI


CARTHAGO DELENDA EST- di Cesare Pavel Berlenghi-18-02-00

 

Scrutare nelle notti

Affievolite dal torpore

Nebbia

Sonno nelle palpebre

Stanche di lunghi cammini

Lungo errabondi viottoli

 

Illegali sentieri temporali

Percorrevo in quei angusti spazi

Percorse ora da anime

Candide

Ora da dannati

Affannati come cavalli

Da soma o da corsa

Che il loro triste giogo

M'appesantisce?

 

Una strana calma m'addolcisce

Quel tormentato cammino

E seguo piste tempestate

D'eventi

Mutati solo dal vento

 

Quel sogno infranto

Quell'agonia pericolante

Dondolante

Figure forse ignote

Paesaggi impalpabili

Sensazioni mutevoli

M'appaga

 

Che il male minore

Sia quello di non dire

Mai dov'è la fine

Per porre un limite ad esso

Ed a tutti gli eventi?

 

Che Carthago fosse predestinata

A tal fine ed a continuare

La sua vita nel ventre molle

Ed adiposo dell'Urbe?

Che i suoi semi abbiano generato

E partorito fianchi molli

E seni grondanti di latte

Nella pastorale e bellicosa

Città tiberina?

 

Ed altre navi giunsero a Carthago

Grondanti d'armi e volti bellicosi

Pronti ad estirparle ogni segreto

Tutto era stato preparato

Per questa trasformazione

Per questo trasloco

Dal volto giovane e superbo

dagli occhi carnosi

distrussero e rubarono tutto

strapparono persino

i segreti celati dalle urne

portarono via le ceneri

da cui nascevano le palme

 

 

Lode a Carthago

Culla di civiltà

Dove le donne

Dalle vesti imperiali

E dai fianchi dondoleggianti

Irradiano il mare

Di freschi petali

Ogni qualvolta

Un eroe ulisseiano

Si getta

Ai loro piedi

 

E le onde marine

Allontanarono quei petali

Da Carthago fin sotto le stive

Di quelle navi trasportanti

Volti gonfi di grugniti

 Tutti dimenticarono

 Velocemente l'evento

Ma nuovi semi

Furono trapiantati

Aldilà della riva mediterranea

Una terribile vendetta

Covava sulle rive tiberine

E la città ne fu improvvisamente

Pervarsa

Qualcosa risorgeva

Qualcosa rinasceva

E si diffondeva

Senza apparenti ostacoli

Qualcuno ritornò a Carthago

Ma lì non c'era più niente

Da distruggere o rubare

 

Carthago risorgeva in altri posti

E l'urbe ne fu improvvisamente

Innamorata

 

Fu questa la vendetta di Carthago

 

Una fioca luce attraversa

Il cielo ombroso

Mi dice che lì c'è Carthago

Pronta a risorgere

Ogni qualvolta

Una nave

Colma di volti bellicosi

Attraversa il Mediterraneo.

 

....strappavamo all'amore il segreto dell'eterna giovinezza.....

...il segreto era nell'attimo prima, nell'attimo fuggente nel porre resistenza all'orgasmo, come se non finisse mai e durasse in eterno, perdendo la cognizione di spazio e tempo....

 

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