ATTO I

Le cose erano iniziate nel migliore dei modi in quella oscura città; una cliente attraente come non ne avevo mai visto era venuta ad offrirmi un lavoro per il quale sarei stato pagato bene: dovevo semplicemente trovare un uomo di nome Mundy, sbarcato con una nave – la Milka – tre giorni addietro al porto.

Mi incamminai con il mio passo flemmatico verso quel luogo pregno del fastidioso olezzo dell’Ankh e non potei fare a meno di notare un ufficiale, che controllava il procedere dei lavori dall’alto del suo ponte. Mi rivolsi a lui, facendo qualche domanda e chiedendogli in particolare della sua nave, ma mi disse che il capitano della nave – capitano Jenkins – era rinchiuso all’Ankh Cafè, il luogo preferito dalla gente di mare, o da coloro che semplicemente avevano qualcosa da dimenticare, come me. Dovevo ottenere il permesso di salire sulla barca, quindi senza perdere altro tempo, mi diressi da quelle parti e le note di una canzone mi accolsero come entrai… non poteva essere, quella canzone, la "nostra" canzone. Cercai il capitano e gli parlai, ma sembrava non volerne sapere di farmi salire a bordo per dare una controllata; dal Primo Ufficiale avevo anche appreso che erano sbarcati altri due passeggeri, di cui uno dall’aspetto straniero e che un nano era passato a fare domande, ma il capitano non seppe aggiungere nulla ai miei dubbi.

Così scambiai anche quattro chiacchiere con Nobby, mio vecchio collega all’epoca della Sorveglianza; risvegliare i vecchi ricordi mi fece un po’ male, ma il sorvegliante riuscì a essermi di qualche aiuto: quando gli parlai della Milka, mi confessò che era proprio dal giorno del suo attracco che era iniziata una strana catena di omicidi ad Ankh-Morpork e a Pseudopolis Yard stavano investigando sulla faccenda. Gli promisi che sarei passato a trovarlo in ufficio, il vecchio Vimes non avrebbe fatto storie e me ne andai, soffermandomi nel vicoletto, dove un golem si stava dando da fare scaricando dei barili nelle cantine del locale. Come si voltò, rubai il grimaldello che c’era sul carretto e tornai in ufficio. C’era un nano ad attendermi, qualcosa mi disse che era lo stesso che aveva fatto tutte quelle domande in giro; era lì per minacciarmi, per intimarmi di lasciar perdere il caso Mundy: lo cacciai in malo modo, poi presi la strada per il porto, dirigendomi questa volta nei pressi delle casse (se è ancora presente il marinaio, provate a uscire e rientrare dalla schermata); ne trovai in particolare una che stava per essere caricata e poteva fare al caso mio: la aprii con l’utensile appena recuperato e mi introdussi di soppiatto. L’idea non era delle più eleganti (dal momento che dovevo fare compagnia a qualche topo delle peggiori razze), ma si rivelò la trovata giusta per introdurmi nell’umida stiva di quel cencio di nave. Aggirandomi tra i detriti trovai una strana etichetta, rimasuglio probabile di una cassa distrutta, ma la scritta era indecifrabile. Più lontano c’era anche una specie di tana che era stata abitata da chissà quale strano essere, era meglio non indagare. Uscii dalla stiva, salendo sul ponte e prima che il Primo Ufficiale riuscì ad accorgersi della mia presenza, mi infilai nelle cuccette; esaminandone una (quella più in basso) trovai un lembo di un pezzo di cartone, con quello che sembrava un numero: ovviamente così era inutilizzabile, dovevo trovarne il pezzo mancante. Continuai a esaminare, ma nei pressi di una gamba del letto, rinvenni degli strani graffi, che potevano essere stati fatti dagli artigli di qualche animale impazzito. Uscii sconvolto e forse fu proprio la mia distrazione a fare in modo che il Primo Ufficiale mi cogliesse sul fatto, costringendomi alla peggiore delle soluzioni, il tuffo nel – anzi "sopra al" – fiume Ankh.

Decisi di fare un salto a Pseudopolis Yard, giusto per consolarmi (c’era qualcuno che stava peggio di me) e provai un brivido ripercorrendo quelle scalinate. Anni fa ero stato cacciato per un piccolo errore che avevo commesso, ma chi non ne commetteva? Chi era innocente ad Ankh-Morpork?

Nobby mi accolse con la consueta flemma e mi spiegò che il caso non procedeva e che dalle indagini sulla Milka non era emerso nulla di utile; dei due testimoni che avevano interrogato uno era all’Ankh Café. Decisi di andarci subito, ma uscendo, fui costretto a bloccarmi sul posto: un enorme troll era uscito dall’oscurità e troneggiava dinanzi a me con un’unica richiesta: trova Therma. Mi fece capire che un tempo lavorava al Pappagallo Ottarino come cantante, ma non seppe dirmi altro (francamente i troll erano troppo tardi per dire altro…).

Decisi di proseguire comunque per la mia strada – sebbene avessi certamente intenzione di portare avanti anche quel caso, non era saggio prendersi gioco dei troll – e tornai all’Ankh Café. Di nuovo quella canzone, di nuovo quell’atmosfera, di nuovo… Ilsa! Non potei fare a meno di avvicinarmi. Era stata crudele con me e sua era la colpa di tutti questi ultimi anni bui, passati dinanzi a bottiglie sempre più vuote; trovai il coraggio di parlarle e quando le accennai dei due stranieri, mi spiegò che era venuta con un uomo di nome Two Conkers, un agateano. Mi venne in mente di mostrarle l’etichetta reperita nella stiva della nave e ricevetti la risposta: diceva "molo 5". Ma quella conversazione stava diventando troppo dolorosa, così me ne andai, per dirigermi subito al molo 5. C’era una sorta di magazzino e un sorvegliante che mi riuscì immediatamente avverso; sembrava avere addosso un torpore che era difficile da levare, ma quando gli parlai di Mundy si animò all’improvviso: a quanto pareva aveva cercato di penetrare nel magazzino, ma lui glielo aveva impedito. Diedi uno sguardo attorno all’edificio, ma tutto quello che scoprii fu un lucernario ad un’altezza inarrivabile. Per ora c’era poco da fare da quelle parti, così decisi di provare a dare una mano a quel troll di nome Malachite e a cercare la sua Therma, partendo ovviamente dal Pappagallo Ottarino.

Il locale, uno di quelli malandati era gestito da un mezz’elfo di nome Mankin e vi cantava una troll chiamata Sapphire. Parlai all’uomo dietro al bancone, ma non c’erano molte informazioni che potesse darmi. Quando la cantante ebbe finito, mi rivolsi a lei e le domandai di Therma e di Malachite; doveva saperne qualcosa ma probabilmente non ne parlava. Comunque mi indicò la bottega di Rhodan, dove avrei potuto trovare il mio troll.

Rhodan era un vecchio compagno dei tempi della scuola, ma non ricordava assolutamente i nomi; così dopo avergli chiesto di Madame Lodestone (il nome d’arte di Therma) rinunciai, dirigendomi verso il fondo della bottega, dove incontrai Malachite. Ma il gigante troll non aveva il senso della conversazione, quindi dopo la domanda relativa a Madame Lodestone, decisi di tornare a Pseudopolis Yard, dove avrei incontrato Nobby. Gli chiesi immediatamente di Malachite e venni a sapere che era ricercato e di Madame Lodestone e mi indicò il Mausoleo Selachii come possibile sepoltura. Ma, al mausoleo non sapevo come trovare la tomba giusta, mi occorreva una guida.

Feci un salto all’Ankh Café dove Ilsa mi parlò di Mundy, descrivendolo come un tipo strano; qualcosa mi diceva che aveva fatto una brutta fine.

Tornando all’ufficio notai un biglietto che era stato spinto sotto alla porta: Carlotta chiedeva di vedermi.

Mi presentai alla villa Von Uberwald (Carlotta era nobile!) e fui immediatamente fermato da un fastidiosissimo maggiordomo; gli chiesi di Carlotta, poi gli mostrai il biglietto e lui andò a chiamarla. Proprio mentre osservavo un quadro che le somigliava in maniera spaventosa, sopraggiunse sorprendendomi. Le parlai dei misteriosi omicidi e le chiesi se poteva farmi da guida al Mausoleo Selachii.

Mentre si cambiava, il maggiordomo mi condusse dal conte Henning, che voleva vedermi. Il conte era malato ed era costretto a vivere nella serra della villa; gli chiesi di parlarmi di se stesso, quindi gli accennai il nome di Malachite e lui mi spiegò che era stato a rubare tempo addietro nella villa. Allora gli chiesi del mausoleo e di Carlotta, con la quale non aveva buoni rapporti.

Quando finimmo di parlare lasciai il conte con la promessa che l’avrei aggiornato sul caso e mi recai al mausoleo con Carlotta; non ci mise molto a trovare la tomba; esaminando la lapide, sembrava che fossi giunto a una conclusione del caso Therma. Decisi di andare a dirlo a Malachite alla bottega di Rhodan e di farmi seguire sino al mausoleo; il grande troll non ebbe difficoltà ad aprire la tomba, ma come vide il cadavere affermò che non si trattava di Therma. Gli chiesi il grappino promettendogli che avrei continuato a indagare.

Esaminando il pietrisco all’interno della bara , notai i denti di diamante e ne recuperai uno; mi sarebbe servito.

Ma quello che in quel momento mi sarebbe servito di più era il grappino di Malachite: andai al molo 5 e, spostatomi sul retro, lo utilizzai per raggiungere il lucernario. Una volta sul tetto il grimaldello mi servì per forzarlo ed entrare nel magazzino. Nel buio più completo riuscii a scorgere un pacchetto di cerini per terra, probabilmente la traccia del passaggio di Mundy; al pacchetto mancava un lembo, così provai ad avvicinare il pezzo di cartone che avevo trovato e quello che ne risultò fu un indirizzo: Vicolo dei Denti di Balena 9.

Avevo già visto quell’indirizzo da qualche parte; andai al Pappagallo Ottarino e parlai a Mankin: la vetrata alle sue spalle mi rivelò quello che volevo sapere. Gli mostrai i cerini e lo misi al muro, sostenendo che aveva mentito. Alla fine cedette, confessando che Mundy era nella stanza al piano di sopra.

Salii le scale e non appena vidi l’uomo che cercavo, fui colpito alla testa e tutto si oscurò…

ATTO II
Quando mi risvegliai ero steso sul letto, accanto a me due sorveglianti e per terra il cadavere di Mundy. Mi spiegarono che era stato ucciso e che ero accusato di omicidio; le cose si stavano complicando!

Quando se ne furono andati, esaminai il cadavere, i suoi stivali (non contenevano nulla, strano…), la scritta sulla parete (Azile, che significava?) e la corda logorata: certamente era stato appeso al soffitto, ma qualcuno doveva averlo tirato giù.

Scesi al piano di sotto e ne parlai a Mankin; gli chiesi degli Omicidi dal Contrappeso (una catena di strani omicidi che aveva preso piede in città), gli parlai dell’Omicidio di Mundy, di Sapphire (era nel camerino) e gli feci notare il particolare della corda logorata. Sfortunatamente non avevo altre idee per incastrarlo, così andai in camerino a parlare con Sapphire.

Entrando, la colsi nell’atto di contare del denaro e le chiesi da dove provenisse, ma tutto quello che mi disse è che aveva realizzato una buona vincita a Saturnalia, il casino della città. Le chiesi di quel denaro, sostenendo che aveva mentito, ma non cedette. Avrei indagato…

Dell’omicidio di Mundy sembrava non sapere molto, così decisi di chiedere il parere di Mankin sul denaro di Sapphire; secondo lui aveva a che fare con l’incontro segreto che aveva avuto da poco.

Andai a fare visita al casinò di Saturnalia e fui sorpreso di trovarvi Ilsa con il suo compagno; fu solo la prontezza di riflessi che mi permise di fermare Remora Selachii, un assassino evidentemente pagato per ucciderli. Come se non ne avessi avuto abbastanza, mi cacciai in guai più grossi di me.

Nel salone c’era anche Carlotta, così ne approfittai per dirle di Mundy; non sembrava abbastanza scossa, così le chiesi anche della parola Azile e degli Omicidi dal Contrappeso.

Poi la lasciai e mi diressi al tavolo delle carte Caroc. Parlai a Whirl, il croupier, chiedendogli del denaro di Sapphire e dell’incontro segreto che aveva avuto, ma era difficile farlo parlare. Così gli allungai gli ultimi risparmi che avevo e gli rifeci le domande; venni a sapere che la troll era andata incontro a una sfilza di perdite consecutive e quando ne chiesi al mago nelle vicinanze (tale Warb), mi venne confermato che se avesse vinto una grossa somma si sarebbe saputo. Era chiaramente un bluff!
Tornai al Pappagallo e affrontai Sapphire, chiedendole dell’incontro segreto e parlandole della sfilza di perdite; non poteva fare altro che confessare, così promise che mi avrebbe organizzato un incontro con Therma.

Me ne andai soddisfatto e decisi di fare un salto all’Ankh Cafè dove trovai il vecchio Sam in pausa e potei scambiare quattro chiacchiere con lui: parlammo di Ilsa e degli Omicidi dal Contrappeso.

Ora dovevo proprio visitare il Tempio dei Piccoli Dei, il luogo che mi aveva fornito Carlotta come alibi. In mezzo alla confusione che caratterizzava quel posto, incontrai una specie di pretuncolo ciarlatano, tale Malaclypse. Era convinto vi fosse qualche genere di complotto dietro a ogni cosa, così gli chiesi degli Omicidi dal Contrappeso, di quello di Mundy, di Carlotta, Al Khali, Malachite, della parola Azile, della corda logorata e del fatto che Mundy fosse appeso a testa in giù. Mi aveva dato un’idea e riflettendo sul fatto che Mundy fosse appeso a testa in giù, realizzai che Azile (dovrete combinare i due indizi come se si trattasse di due oggetti: selezione di uno e doppio click sul secondo) era in realtà quello che si leggeva al contrario del vero messaggio: 3712V. Una sigla, che poteva significare?

Proseguii all’interno del tempio, esaminando le sue statue, i suoi totem e la piccola pozza che stava al centro, per giungere infine nei pressi di una vetrata. La esaminai e scoprii che era istoriata e che al centro c’era una sorta di pizza.

Ne parlai al prete che stava dinanzi e me ne illustrò le origini; gli chiesi anche degli Omicidi dal Contrappeso, di quello di Mundy e infine di Carlotta: confermò il suo alibi, anche se non mi convinceva.

Andai a confidare quello che avevo scoperto a Nobby e parlammo della catena di Omicidi dal Contrappeso che – mi spiegò – erano iniziati all’arrivo della Milka e del fatto che Mundy fosse appeso a testa in giù. Naturalmente la Sorveglianza non aveva notato il particolare, quindi me ne andai deluso e decisi che avrei affrontato Mankin.

Gli dissi che ero giunto alla conclusione che Mundy era stato appeso a testa in giù e che probabilmente era stato lui a tirarlo giù; ma avevo esaminato gli stivali e non avevo trovato nulla: il che significava… Alla fine cedette e mi consegnò la moneta che aveva trovato negli stivali.

Decisi di andare al casinò e spiegare a Carlotta le mie ultime conclusioni (Mundy appeso a testa in giù) e a mostrarle la moneta che avevo trovato. Ma evidentemente avevo fatto il passo più lungo della gamba, perché quando tornai in ufficio trovai Al Khali ad attendermi, questa volt armato: mi condusse al cospetto di un troll mafioso con il quale collaborava, tale Jasper Horst. Gli parlai dell’omicidio di Mundy, gli chiesi di Carlotta (e mi consigliò di non fidarmi), di Al Khali, degli omicidi dal Contrappeso e infine gli chiesi se potevo tenere la moneta. Era interessato a una spada antica, così me la lasciò e io lo convinsi che avevo trovato anche la spada e che avremmo discusso del suo prezzo.

Quello che mi aveva detto sul conto di Carlotta mi aveva scioccato, dunque decisi di parlargliene direttamente (Spada Dorata) e di farlo in privato; mi condusse a casa sua e mi spiegò come stavano realmente le cose. Con un bacio suggellammo il nostro accordo e decidemmo di lavorare alla pari. Le chiesi del carico della Milka e mi diedi un tagliando per il ritiro della merce al magazzino; poi le chiesi di Horst: non era bello avere a che fare con gente come lui.

Il maggiordomo era nei paraggi e gli chiesi del Conte e di Carlotta; il conte aveva un amico, ma sarebbe stato necessario parlarne di persona, così chiesi di essere ricevuto.

Il conte decise di assumermi per scoprire che fine aveva fatto il suo amico Regin, colui che guidava la carrozza e mi diede una foto. Quando gli nominai Jasper Horst, mi disse di stare in guardia poiché mi avrebbe causato solo guai.

Andai di corsa al molo 5 e consegnai il tagliando che mi aveva dato Carlotta al sorvegliante; entrammo, ma per quanto si mise a cercare non trovò alcuna cassa: probabilmente era stata ritirata prima da qualcuno.

La faccenda diventava sempre più curiosa e mi precipitai alla banchina, dove interrogai il signor Scoplett; gli chiesi dei barili di vino che stavano sulla Milka, della cassa Von Uberwald, di Ilsa, di Al Khali e quando gli mostrai l’immagine di Regin la riconobbe e disse che era venuto a ritirare la cassa. Cercai di approfondire ma non si ricordava altro.

La faccenda dei barili di vino, però, mi aveva incuriosito, quindi andai a parlarne a Sam e gli chiesi la chiave della cantina: non ebbe problemi a darmela e uscito dal locale, entrai nel vicolo a fianco e la utilizzai per aprire la botola.

Non mi aspettavo di trovare proprio laggiù Ilsa e il suo compagno; Two Conkers era ferito e la ragazza mi spiegò che Remora li aveva inseguiti ed era riuscito a colpire l’uomo. Le chiesi della spada dorata, le parlai degli omicidi dal contrappeso, di Azile e della sigla 3712V, quindi della casse Varberg; erano le sue e le aveva portate alla Gilda degli Archeologi, ma mi ci avrebbe condotto solo se avessi trovato un buon nascondiglio per il suo compagno: ora come ora qualsiasi posto ad Ankh-Morpork era pericoloso e non sarebbe stata un’impresa facile!

Le mostrai anche la moneta e mi disse che proveniva da Tsort, poi la lasciai ed esaminai la cassetta delle ricevute sulla cassa: uno degli ultimi clienti era stato il Patrizio; decisi così di andare al palazzo dell’uomo più potente della città e all’ingresso parlai alle due guardie che non avevano alcuna intenzione di lasciarmi passare (omicidi dal contrappeso, barili di vino). Girato l’angolo c’erano i resti dei barili e la parete altissima del palazzo che non sarei mai riuscito a scalare a mani nude; dovevo trovare un sistema, perché il posto mi sembrava quello ideale per nascondervi Two Conkers (fate il collegamento tra nascondiglio e parete).

Gironzolando dalle parti della banchina, scoprii che la Milka aveva mollato gli ormeggi, lasciando una fune dietro di sé; provai ad agganciarla al grappino e vidi che era abbastanza robusta. Ma all’esterno del palazzo del Patrizio non sembravano esserci appigli, così fui costretto a rinunciare per il momento alla mia idea.

Ma c’era ancora una pista che potevo seguire e l’uomo che mi poteva aiutare era Nobby: gli parlai della spada dorata, poi gli accennai della carrozza di Regin e mi disse che uno dei sorveglianti aveva visto una carrozza dirigersi a folle velocità dalle parti del ponte dei Sospiri. Ci andai immediatamente e trovai dei segni di sbandata per terra; esaminandoli mi fu chiaro che la carrozza poteva essere finita nel fiume. Sulla ringhiera trovai un pezzo di tessuto strappato e lo raccolsi; decisi di andare a mostrarlo al conte e lo riconobbe; discussi ancora con lui di Carlotta, poi me ne andai.

Era chiaro che la carrozza era finita nel fiume Ankh e, al ponte, esaminando il corso d’acqua (ma quella era una definizione azzardata…), ne fui ancora più certo; lanciai allora il grappino sul fondo e si aggrappò a qualcosa, ma non ero abbastanza forte da tirarlo a secco. Conoscevo però qualcuno che aveva la forza che io non possedevo, Malachite. Mi affrettai alla bottega di Rhodan, spiegai al troll che c’era qualcosa sul fondo del fiume e gli diedi il grappino, convincendolo ad aiutarmi; ne tirò fuori la carrozza di Regin e il corpo del nano era ancora lì. Prima che riuscissi a fermarlo, Malachite raccolse una cassetta dal fondo della carrozza e se ne andò; del resto non sarei mai riuscito a fermarlo, quindi mi dedicai al cadavere, esaminandolo. C’era qualcosa che non mi tornava e in effetti, confrontandolo con la foto, notai che aveva un parrucchino e sotto allo stesso trovai una chiave. Di cosa si trattava?

Andai al casinò di Saturnalia e provai a domandare a Whirl se avesse visto Regin, mostrando la foto del nano; l’idea era stata buona, perché lo riconobbe e mi disse che era solito giocare lì e che il posto aveva delle cassette di sicurezza. In effetti le trovai a sinistra del salone e, dopo una breve riflessione, dedussi che quella di Regin doveva essere alla sua altezza. Utilizzai la chiave e la cassetta si aprì rivelando una busta e un bracciale con delle strane rune.

Andai immediatamente dal conte a spiegare quello che avevo scoperto (omicidio di Regin): mi chiese di continuare con le indagini per vedere se avrei scoperto qualcosa su Therma, il personaggio al quale sembrava legato l’omicidio. Poi gli mostrai la busta e il bracciale: mi spiegò che il legno con il quale erano fatte le rune era particolarmente fortunato, quindi il bracciale doveva essere un portafortuna.

Esaminai la busta e scoprii che era vuota; la cosa non mi convinceva, così andai a mostrarla a Nobby che mi suggerì l’idea del bluff: per una volta il sorvegliante poteva avere ragione…

Tornando in ufficio, trovai un secondo biglietto; questa volta era di Sapphire e mi invitava all’incontro con la misteriosa Therma, sopra i tetti tra Salis e Phedre. Mi precipitai alla bottega di Rhodan per dirlo a Malachite e ci recammo entrambi sui tetti. Ma nel buio della notte, dall’alto della città non si vedeva nessuno e proprio mentre osservavo la luna, fui colpito di nuovo precipitando nell’oblio.

Quando mi risvegliai, mi trovavo a Pseudopolis Yard e mi portarono nella stanza degli interrogatori. Mi spiegarono che Malachite era stato ucciso con il mio grimaldello e che a questo punto la mia situazione era divenuta un po’ pesante. Cercai di spiegare come erano andati i fatti (rifiutando di rispondere la conversazione si farà più breve), poi chiesi cosa ne pensassero di Regin e suggerii altri sospetti; quelli che mi venivano in mente erano la misteriosa Therma, Horst e Al Khali. A quanto pare c’era un serial killer che stava uccidendo a catena; si supponeva venisse dal continente del Contrappeso, per questo gli omicidi erano chiamati allo stesso modo. Quando comparve Vimes decisi di rinunciare, quell’uomo aveva qualcosa contro di me e non sarei riuscito a fargli cambiare idea.

Così venni incarcerato nel palazzo del Patrizio; da un momento all’altro mi trovavo in una cella male illuminata e puzzolente con un topo che gironzolava. Era troppo veloce perché potessi prenderlo e del resto non me ne sarei fatto nulla, però riflettendo decisi di osservare i suoi movimenti e mi spostai vicino alla porta per non disturbarlo.

Quando il topo fu libero di scorrazzare per la stanza, si infilò in un pertugio nella parete che non avevo notato; mi avvicinai e lo esaminai (click destro e doppio click) per scoprire che si trattava di un’intera lastra mobile. Spostai l’intero blocco e passando dall’apertura mi ritrovai in una cella diversa dalla mia, colma di invenzioni e idee. Un uomo stava lavorando su una di esse e quando lo riconobbi rimasi allibito: era Leonard di Quirm, un genio riconosciuto da tutti, ma altrettanto pericoloso per la stabilità della città. Esaminai il tavolo pieno di ciarpame, poi mi diressi verso il fondo della stanza e osservai lo squarcio nella parete: Malachite era passato di lì. Proprio in quel momento sentii un rumore provenire dalla mia cella e mi affrettai a tornare indietro; era Nobby e mi spiegò che ero libero, dal momento che sulla scena del delitto un testimone aveva visto l’assassino e non corrispondeva a me.

Il testimone era un gargoyle di pietra e decisi di andare subito a fargli qualche domanda; gli chiesi dell’omicidio di Malachite e dato che da quella posizione poteva aver visto il ponte, gli chiesi di quello di Regin: c’era qualcuno nella carrozza con lui ed era fuggito prima che la stessa precipitasse nel fiume. La faccenda si faceva sempre più singolare.

Mentre riflettevo scendendo dai tetti, mi tornò a mente il problema del nascondiglio: mi portai a palazzo e osservai la parete, scoprendo che dava proprio all’esterno della stanza di Leonard; riflettendoci (nesso tra nascondiglio e parete), poteva davvero essere la soluzione giusta. Utilizzai il grappino per agganciarmi all’apertura e vidi che era raggiungibile.

Mi affrettai alle cantine dell’Ankh Cafè e lo dissi a Ilsa; insieme portammo Two Conkers nella stanza di Leonard e i due si trovarono immediatamente in accordo. Allora Ilsa mantenne la sua promessa e mi condusse alla Gilda degli Archeologi, firmando per farmi entrare.

Nel salone principale, incontrai un’avventuriera che, per qualche ragione, mi ricordava qualcuno; il suo nome era Laredo Cronk e le feci alcune domande (Jasper Horst, Azile, 3712V, spada dorata, casse Varberg, gioiello placcato oro, Al Khali, Ilsa e Two Conkers), poi le mostrai la moneta e il bracciale. Dalle sue risposte, mi lasciò intuire che ci doveva essere qualche genere di magazzino sotto alla gilda e che era pieno di reperti (anche quelli che stavo cercando). Il problema era che con lei attorno non sarei riuscito ad andare da nessuna parte; dal momento che conosceva Horst e aveva avuto a che fare con lui, mi venne un’idea…

Andai da Horst e parlai al troll di Laredo; mi chiese di organizzare un incontro con la ragazza, così, tornato alla gilda, riferii e riuscii a liberarmene. Esaminai il caminetto, che sembrava nascondere un meccanismo; diedi allora un’occhiata allo scaffale e scoprii che uno dei libri aveva un cardine. Lo tirai e il caminetto si aprì; all’interno, attraverso un dedalo di corridoi e trappole giunsi infine a una porta che sembrava protetat da una sorta di magia. Esaminando l’avviso scoprii che si trattava di un meccanismo della Sicurezza Invisibile, per la quale lavorava Warb; esaminai anche il pannello e provai a inserire una combinazione, ma non ci fu nulla da fare. Allora decisi di andare a Saturnalia e parlarne a Warb (Cripta 51); dal momento che era sfortunato, gli offrii in cambio il bracciale di Regin e mi disse la combinazione segreta da inserire nel pannello. Tornato sotto alla gilda, la inserii e la magia di protezione scomparve.

La cripta 51 era un immenso magazzino colmo di vetrine, casse e reperti, troppo vasto perché mi potessi mettere a esaminare tutto; ma mi venne un’idea: la sigla che Mundy aveva scritto sulla parete (3712V) poteva essere il codice del reperto. Cercai e trovai una teca. Ora poteva tornare utile il dente di diamante: incisi il vetro della teca e misi le mani sulle urne, fino a quando, spaccandone una, non trovai la spada dorata che stavo cercando. Uscii con circospezione dalla gilda, ma sentivo che qualcuno mi stava seguendo. Mi misi a correre senza guardare indietro, sino a quando, girato un angolo, mi ritrovai con la spada piantata nello sterno e l’ultima cosa che vidi fu la luna scomparire…

ATTO III

Ma la Morte non era venuta a farmi visita e quando uscii dalla tomba scoprii che ero diverso da prima: un lupo mannaro! Vagai per le strade senza sapere dove andare, poi tornai al cimitero e incontrai un cane – Gaspode – che mi spiegò come utilizzare la mia nuova natura. Ora averi potuto trasformarmi in lupo, percepire gli odori come fossero colori (doppio click per memorizzarli nel menu) e addirittura seguirli come tracce. Dopo aver osservato con disgusto la mia tomba, raccolsi una lettera che era stata lasciata accanto: era di Ilsa e mi diceva che in fondo non ero stato dimenticato.

Parlai a Gaspode, interrogandomi su chi mi avesse potuto trasformare in lupo mannaro (i miei sospetti indicavano Carlotta), gli chiesi anche degli omicidi dal Contrappeso e dell’aggressore bestiale che, mi spiegò, non doveva essere un lupo mannaro, altrimenti avrebbe saputo come uccidermi.

Mi trasformai in lupo ed esaminai l’odore fucsia a sinistra, certamente era di Ilsa (confrontate l’odore con l’appunto su Ilsa). Seguii (doppio click) allora l’odore magenta, che doveva essere quello del mio aggressore: infatti mi condusse dinanzi al Saturnalia, dove ero stato assalito. Esaminai il profilo di gesso e raccolsi lo strano muschio che l’aggressore aveva probabilmente perso: mi avrebbe dato qualche indicazione.

Mi trasformai di nuovo in lupo e seguii le tracce magenta, che mi condussero all’esterno del tempio dei Piccoli Dei, proprio sul retro della vetrata che – una volta esaminata – si confermò essere la stessa dinanzi a cui Mooncalf predicava.

Tornai finalmente al mio ufficio e colsi Nobby nell’atto di prelevare dalla mia scrivania alcuni oggetti; il poveretto si spaventò e corse via, lasciando sulla scrivania il mio vecchio grimaldello. Dopo averlo raccolto, mi trasformai in lupo mannaro, memorizzai gli odori presenti, quindi uscii.

Decisi di andare a parlare a Carlotta e il maggiordomo andò a vedere se era in casa; quando fui solo, mi trasformai in lupo ed esaminai l’odore: si trattava certamente di Carlotta e percepii che era un lupo mannaro. Quando il maggiordomo tornò, gli lasciai un messaggio: dovevo assolutamente parlarle.

Quella sera all’Ankh Cafè, la incontrai e la conversazione fu molto lunga (Carlotta è un lupo mannaro, omicidio di Regin, spada dorata, Al Khali, omicidi dal Contrappeso, omicidio di Malachite, alibi, Errata, aggressore bestiale); poi le mostrai la busta vuota, ma non seppe dirmi nulla. Allora la lasciai e mi diressi verso Sam; gli parlai dei recenti omicidi che avevo appreso (Mercante e impiegato Patrizio), ma mi disse che non poteva parlare, perché il suo locale aveva una licenza dalla Gilda dei Mercanti. Conoscevo qualcuno che non si sarebbe fatto problemi…

Andai al Pappagallo Ottarino, da Mankin e gli chiesi dei tre nuovi omicidi di cui avevo appreso da Nobby (impiegato, mago e mercante); mi indicò la Gilda dei Mercanti, dove avrei potuto fare qualche interessante domanda. Ma alla gilda avevano una politica di riservatezza e non intendevano lasciare trapelare alcuna informazione, così me ne andai insoddisfatto: avrei dovuto trovare un modo per farli parlare.

Decisi allora di approfondire l’indizio del muschio trovato sul luogo del mio omicidio e mi diressi alla Villa Von Uberwald per fare due chiacchiere con il Conte. Nella serra lo trovai quasi morente e in effetti tentando di parlare con lui, mi apparve quello che non mi sarei mai aspettato, la Morte. Ne approfittai per chiederle dei recenti omicidi, poi mostrai il muschio al Conte e mi disse che nella Libreria Apocrifa di sua proprietà avrei trovato qualche informazione utile. Il maggiordomo mi ci accompagnò e una volta all’interno confrontai il muschio con lo schedario trovando un libro che ne parlava; il libro mi disse che cresceva nelle fogne della città, così cercando un tomo su questo argomento, scoprii che c’era un accesso alle fogne dalle parti del Ponte del Sentimento.

Ci andai immediatamente, ma lì sotto c’era un dedalo di cunicoli e non sarei mai riuscito a trovare la strada; dopo aver lasciato il primo antro, mi trasformai allora in lupo mannaro e seguii le tracce fucsia del mio aggressore. L’idea era stata buona e l’odore mi condusse sino a una zona con una nicchia, che doveva essere la tana della creatura. Esaminai i detriti che c’erano sul terreno e trovai un ciondolo, che raccolsi. Un veloce movimento mi fece trasalire, ma quando mi voltai mi venne da sorridere: la morte dei topi era venuta a farmi visita. Fu del tutto inutile parlare con lei, dal momento che gli affari degli umanoidi poco la interessavano.

Così andai al palazzo nella cella di Leonard e mostrai a Two Conkers il ciondolo; mi parlò del Tempio di Anu-Anu ad Al-Khali e presi appunti.

Riflettendo, i miei passi mi portarono al Pappagallo Ottarino. Non avevo voglia di parlare, così lasciai perdere Mankin e distrattamente mi misi a osservare la bacheca: cercavano un domestico all’università, la cosa mi avrebbe dato l’opportunità di fare alcune indagini anche da quelle parti. Decisi di entrare nel camerino di Sapphire e dare un’occhiata: la troll non si era più vista e così mi trasformai in lupo mannaro per fiutare il suo odore. Ma ne trovai uno molto forte, che proveniva da un profumo per troll; quando riassunsi la forma umana, lo raccolsi, poteva tornarmi utile.

Andai all’Università Invisibile, dove mi presentai alla signora Fomes e accettai il lavoro. Ma prima di lasciarla andare, le chiesi dell’Omicidio del Mago e la donna mi spiegò l’esistenza di una politica denominata degli Stivali a Punta dei Maghi Estinti. Sosteneva in pratica che l’omicidio potesse essere una questione interna, ma non mi fidavo.

Proseguii nel dormitorio ed esaminai i dischiusetti, trovando alcuni libri. Era impossibile leggere la Lavagna Ottarina, così mi trasformai in lupo mannaro e la osservai: erano segnati alcuni testi e alcune note. Decisi di modificarne una, scrivendo qualche appunto relativo al Tempio di Anu-Anu ad Al-Khali (usate l’appunto con la lavagna). Poi uscii dal dormitorio e mi diressi lungo il corridoio sino alla biblioteca; l’entrata era sorvegliata da una specie di bidello universitario. Gli chiesi dell’Omicidio del Mago e mi spiegò che era stato avvelenato e che si chiamava Mathom.

Bene, ne sapevo abbastanza. Decisi di indagare anche sull’omicidio dell’impiegato, ma dovevo trovare un sistema per entrare a palazzo.

Mi diressi dalle parti delle mura esterne e mutai in lupo, per annusare gli odori in quella zona e memorizzarli; confrontando l’odore del killer con quello magenta, scoprii che l’assassino era passato di lì, si era probabilmente introdotto attraverso i barili. Potevo usare lo stesso sistema.

Andai all’Ankh-Cafè, nelle cantine ed esaminando il registro, scoprii che il palazzo avrebbe presto ritirato delle botti; allora utilizzai il grimaldello su una di esse e mi introdussi, disponendomi all’attesa.

Non dovette passare molto e la botte si mosse; quando il viaggio terminò, provai ad uscire e mi ritrovai nel magazzino del palazzo; ne uscii e finii nel corridoio. Tentando di ascoltare dietro alle porti udii qualche bisbiglio, ma non potevo distinguere molto, così mi trasformai in lupo e ritentai. Due impiegati discutevano del mio caso, ma la questione era di basso interesse, così mi rivolsi alla porta che sembrava di maggiore importanza, un portone a due ante. Si trattava probabilmente dell’ufficio Oblungo, perché dalla parte opposta udii le voci di Vimes e di Lord Vetinari, il patrizio. Appresi che Saipha, l’impiegato, era stato affogato in una tinozza. Ma fui interrotto da un passo alle mie spalle: una guardia mi aveva scoperto! L’odore di sangue arrivato da chissà dove mi fece perdere la testa e saltai alla gola dell’uomo senza che questi potesse difendermi. Poi fuggii per le strade di Ankh-Morpork e raggiunsi il mio ufficio.

Il giorno dopo dovetti ricevere una sgradevole visita; Remora Selachii passava per dirmi che era stato pagato per uccidere l’intruso della notte precedente e sospettava fortemente che si trattasse di me.

Quando se ne fu andato, tornai alla Gilda dei Mercanti e parlai della Politica dei Maghi Estinti al portiere, ma non era ancora abbastanza per saperne qualcosa, dovevo escogitare un sistema per farlo tradire. Conoscevo qualcuno che poteva saperne di più, così mi diressi alla Serra di villa Von Uberwald e provai a sollecitare i ricordi della Morte, domandandogli dell’Omicidio del Mercante; si lasciò sfuggire che Gamin era stato strangolato.

Soddisfatto, tornai all’Università Invisibile per verificare se la mia modifica aveva prodotto qualche risultato; gli studenti si erano immediatamente attrezzati, infatti trovai nel dischiusetto più a sinistra un libro riguardante i Templi (attenzione, può capitare che il libro non appaia in fretta; in tal caso tornate più tardi, la cosa importante è che abbiate scritto sulla Lavagna Ottarina la nota riguardante il Tempio di Anu-Anu). Cercai all’interno il simbolo del ciondolo e trovai il sistema per aprirlo: all’interno c’era una lista di nomi, alcuni dei quali appartenevano a personaggi ben noti.

Andai al Tempio dei Piccoli Dei e ne chiesi a Moocalf, mostrandogli la lista; sembrava che la cosa lo turbasse, ma non si lasciò scappare molto, così decisi che avrei potuto origliare nascosto da qualche parte. Uscii per andare nel cimitero, sino alla vetrata istoriata, esattamente dietro di lui. Lo bisbigliare, così mi trasformai in lupo e tendendo l’orecchio lo ascoltai parlare con un troll: organizzavano un Incontro dei Veri Credenti. Dovevo assolutamente assistervi; tornai nel Tempio e questa volta andai da Malaclypse. Dopo aver adulato un po’ la sua dea (Errata), gli parlai dell’Incontro di cui avevo appreso da poco; mi spiegò l’esistenza del Santuario delle Anime, un luogo nel tempio dedito a questo genere di riunioni. Non fu difficile convincerlo a condurmi in quella sala, così con circospezione entrai nel santuario, mentre il prete folle restava di guardia.

Dovevo trovare un nascondiglio e il posto più probabile sembrava il leggio; lo esaminai e scoprii che aveva una cavità, così mi nascosi appena poco prima dell’arrivo dei seguaci di Anu-Anu. Dalla nuova posizione non potevo muovermi, ma solo ascoltare quello che dicevano; si sarebbero incontrati in un nascondiglio che solo loro conoscevano, così mi venne un’idea per seguirli: spruzzai un po’ di Eau de Troll sui piedi di Mooncalf e quando se ne andarono li seguii nelle mie sembianze di lupo. Mi condussero in un lugubre edificio nel quartiere delle Ombre e quando furono tutti all’interno mi misi ad ascoltare quello che avevano da dirsi; parlavano di una strana divinità denominata Nylonathatep, ma non riuscii a sentire molto altro, perché si accorsero della mia presenza e fui costretto a fuggire.

Quando tornai al santuario, lo trovai deserto; all’interno strani simboli rimandavano a un’adorazione occulta. Esaminai l’affresco sulla parete e notai che si ripeteva con costanza uno strano simbolo; decisi di appuntarlo sul taccuino. Mi voltai per esaminare il tavolo: sopra di esso una strana mappa della città. Qualcosa di molto strano stava certamente succedendo.

Decisi di indagare su Nylonathatep e sullo strano simbolo e andai a cercare informazioni alla Libreria Apocrifa; i miei sospetti si confermarono e scoprii che per l’invocazione di quello che era definito l’Orrore Smagliante, occorreva un ottagramma di omicidi, mentre i simbolo altri non era che il Segno del Girino.

Tornai al santuario per esaminare la mappa. Provai a segnare il luogo in cui era stato commesso ciascun omicidio e quando li ebbi esauriti, confrontai la figura con l’ottagramma e l’intero disegno mi fu rivelato: sarebbero stati commessi altri due omicidi, uno in Dagon Street e l’altro al Giardino dei Maghi, mentre al centro, al Teatro Disco, ci sarebbe probabilmente stato qualche genere di rito.

Mi diressi subito al Teatro e trovai un volantino tra i posti a sedere; era in scena la rappresentazione delle Otto Grandi Tragedie di Hwel. Provai a parlarne a Privatier, l’attore che stava provando sul palco, ma tutto quello che mi suggerì fu che le tragedie corrispondevano in qualche modo agli omicidi. Otto? Di corsa raggiunsi la Libreria Apocrifa e grazie al volantino, appresi delle Otto Grandi Tragedie.

Realizzai che il Teatro doveva essere molto più di quello che sembrava, così ci tornai e avvicinatomi al palco a sufficienza da non farmi vedere dall’attore, mutai in lupo. Avevo ragione! Le tracce del mio assassino passavano di lì e sembravano scomparire nel muro. Esaminandolo, scoprii alcuni segni strani, così decisi di tentare il tutto per tutto, tracciando il segno del Girino, così come avevo appreso dai tomi della libreria. Si aprì un passaggio segreto.

Entrai senza indugio e mi ritrovai in un enorme Tempio Sepolcrale; riflettendo sui nessi tra le Otto Grandi Tragedie e quel posto (l’altare, sul quale dovrete utilizzare l’indizio delle tragedie), realizzai gli omicidi che mancavano.

Senza perdere tempo mi diressi in Dagon Street e trovai un negozietto sprangato; con il grimaldello forzai le assi sulla finestra ed entrai. All’interno un terribile odore mi accolse ed esaminando tra i detriti, trovai un femore umano. Non c’era tempo da perdere, dovevo correre al Giardino dei Maghi, l’ultimo omicidio sarebbe avvenuto lì.

Quando lo raggiunsi, regnava la massima calma, così decisi di dispormi in attesa dietro a un cespuglio. Scoprii allora che ero stato seguito in tutti i miei passi da Al-Khali, il nano al servizio di Horst; ma per lui non fu il momento adatto per uscire allo scoperto: improvvisamente apparve un mostro dalle fattezze canine e lo assalì con ferocia. Lo sfortunato nano aveva incontrato Anu-Anu.

Quando uscii dal mio nascondiglio, mi apparve Carlotta e tutto mi fu chiaro; ma la donna non volle ancora uccidermi e mi condusse al Tempio Sepolcrale, dove avrei assistito all’Invocazione di Nylonathatep.

ATTO IV

Ma i calcoli degli otto seguaci di Anu-Anu non andarono come previsto e la piccola divinità pur brandendo il falchion d’oro che mi era stato sottratto venne sopraffatta da Nylonathatep e lo stesso tempio sepolcrale crollò uccidendo alcuni dei Veri Credenti. Ora l’Orrore Smagliante era libero sopra la città e presto avrebbe distrutto l’intero creato.

Quando il peggio fu cessato, esaminai l’iscrizione (doppio click) che era apparsa e cercai tra i detriti, ritrovando la spada dorata.

Finalmente uscii, muovendomi tra i detriti e i cadaveri che costellavano quello che un tempo era stato il glorioso Teatro Disco. Andai direttamente alla magione Von Uberwald, dove appresi che il Conte era trapassato, ma aveva disposto affinché avessi accesso alla Libreria Apocrifa. Così ci andai immediatamente e cercai ancora qualche informazione su Nylonathatep: appresi che quello che occorreva per cacciarlo era un gioiello noto come Trapezoedro Radiante e probabilmente la sua assenza era stata la ragione della sconfitta di Anu-Anu.

Andai a parlarne a Two Conkers nella cella di Leonard e mi spiegò che si trattava dello stesso gioiello che stava cercando con Ilsa e che secondo le loro ricerche doveva trovarsi proprio ad Ankh-Morpork; ma l’unico modo per trovarlo era seguire le indicazioni delle stelle. Mi diede una mappa stellare e mi augurò buona fortuna.

Non era poi una persona malvagia, solo si trovava nella posizione sbagliata perché lo apprezzassi a sufficienza.

Me ne andai immerso tra i miei pensieri e quasi senza accorgermi mi trovai nel quartiere delle Ombre. Sembrava che ci fosse qualcuno nel santuario, così entrai e fui assalito da Kondo, uno dei credenti scampati all’Orrore Smagliante. Riuscii ad avere la meglio e lo uccisi. Non potevo più permettermi intralci!

Esaminai il suo cadavere e trovai un amuleto; c’era solo una persona cui potevo chiederne… andai al tempio dei Piccoli Dei nella zona di Mooncalf e lo trovai assolutamente impazzito. Gli mostrai l’amuleto e poi gli chiesi di Kondo; mi spiegò che era stato tradito da qualcuno in particolare non si era mai fidato del troll, Foid. Era stato tradito ed era impazzito. Improvvisamente saltò attraverso la vetrata alle sue spalle e prima che riuscissi a fermarlo si stava già arrampicando sulla fiancata del tempio. Quando lo vidi precipitare dalla volta direttamente nella piccola pozza centrale, decisi che non doveva poi possedere tutta questa furbizia per insultare le divinità sul tetto di un tempio dedicato a loro…

Uscii da quell’enorme edificio e passai dal negozio di Rhodan; Malachite era morto, ma nel punto dove era solito restare per ore e ore trovai qualcosa di strano: dei bendaggi incrostati di gesso. Chiesi spiegazioni a Rhodan, poi gli parlai di Foid, spiegandogli che era plausibile che l’avesse aiutato a cambiare connotati, cosa profondamente illegale. Alla fine cedette alle mie minacce, spiegandomi dove avrei potuto trovare il troll. Non era molto distante dal bar del pesce, in Dagon Street; in una casa malandata trovai il troll sdraiato a terra all’interno di un enorme Segno del Girino: doveva averlo usato come protezione.

Gli mostrai l’amuleto e dopo qualche minaccia, mi spiegò che la mente dietro a tutta quella storia era stato Gelid e un mago dell’Università Invisibile. Lo lasciai nel suo panico e andai subito all’università, dove però dovetti imbattermi in un problema minore, la signora Fomes!

Mi licenziò impedendomi di entrare nell’università, ma avevo ancora qualche carta da giocare… andai da Nobby a Pseudopolis Yard e gli parlai di Gelid, inducendolo con un piccolo tranello a lasciarmi un mandato per entrare all’università. Quando lo consegnai alla signora Fomes, la stessa decise di non fidarsi e andare alla Sorveglianza a controllare; ne approfittai per raggiungere il bidello e… era morto! Dovevo immaginarlo! Mi trasformai in lupo e seguii le tracce di sangue sino all’Osservatorio.

Lì incontrai la mente che stava dietro all’intera macchinazione, un mago malvagio con il solo scopo di una distruzione su larga scala. Gli parlai di Horst, di Gelid e del Trapezoedro, poi fui costretto allo scontro fisico e, tramutatomi in lupo, lui ebbe la peggio, precipitando al suolo. Mi guardai attorno e scoprii un mosaico contenente le varie costellazione; utilizzai la mappa stellare per riconoscerle, quindi indicai al golem che spostava il telescopio di indicare il Piccolo Gruppo di Stelle Noiose. Utilizzai allora il telescopio e scoprii l’ubicazione del Trapezoedro: si trovava da qualche parte nel Mausoleo Selachii. Prima di andarmene raccolsi l’astrolabio.

Non appena entrato nell’enorme edificio a cielo aperto, utilizzai lo strumento e alzai lo sguardo sino a scoprire l’esatta ubicazione del gioiello, una cripta sormontata da una figura Grottesca. Esaminai la statua, spostandola e si aprì un passaggio.

Nella cripta c’era soltanto una tomba, ma alla sua sommità notai un perno della medesima forma della cavità nella moneta di Mundy. Provai a inserirla e un meccanismo scattò aprendo il sarcofago; ne uscì un non morto che mi spaventò e d’istinto gli tagliai un braccio. Ma era un essere buono, era stato posto a custodia del gioiello per secoli e ora pretendeva che rispondessi a un indovinello per dimostrare il mio valore. Ma non avevo tutto quel tempo da perdere e fui costretto a minacciarlo con il falchion; non fece resistenza, ma quando uscii dalla cripta trovai una brutta sorpresa: Jasper Horst mi si parò dinanzi e tra le mani teneva Ilsa! Non avevo scelta, gli consegnai la spada e lo lasciai andare.

Quando poco dopo rientrai nel mio ufficio con la ragazza, mi sentii un poco stupido, ma non c’erano state alternative. Ora dovevo trovarlo! Il non morto mi aveva spiegato che il Trapezoedro aveva il potere di rintracciare la spada dorata, così lo utilizzai e scoprii che Jasper stava parlando con qualcuno al Ponte del Sentimento.

Lo raggiunsi poco prima che tentò di uccidere Carlotta e lo gettai nel fiume; la donna cercò di ringraziarmi, ma ormai la conoscevo e non potevo fidarmi di lei, così la feci arrestare. Ora non mi rimaneva che tentare di fermare quella grossa minaccia sopra alla città. Recuperai la spada dorata e mi diressi a palazzo, alla cella di Leonard. La macchina volante era pronta e doveva solo essere provata; naturalmente era proprio quello che faceva al caso mio, quindi liberai il tetto dai detriti e la portai in zona di lancio. Quando mi sentii pronto, presi un bel respiro e… proprio in quell’istante arrivò Ilsa e mi fermò: non avrei potuto farcela in quel modo – mi disse – occorreva una protezione. Aveva ragione, scesi dal velivolo e tracciai il Segno del Girino sul fianco del mezzo, quindi mi sedetti di nuovo e partii. Le ultime parole di Ilsa mi diedero coraggio, ma quello che stavo affrontando era comunque troppo pericoloso.

Non so come riuscii a trapassare quella creatura, ma lo feci e fuggì per sempre. Ora rimaneva solo un problema e riguardava il mio cuore…