ATTO I
Le cose erano
iniziate nel migliore dei modi in quella oscura città; una cliente attraente
come non ne avevo mai visto era venuta ad offrirmi un lavoro per il quale sarei
stato pagato bene: dovevo semplicemente trovare un uomo di nome Mundy, sbarcato
con una nave – la Milka – tre giorni addietro al porto.
Mi incamminai con
il mio passo flemmatico verso quel luogo pregno del fastidioso olezzo dell’Ankh
e non potei fare a meno di notare un ufficiale, che controllava il procedere
dei lavori dall’alto del suo ponte. Mi rivolsi a lui, facendo qualche domanda e
chiedendogli in particolare della sua nave, ma mi disse che il capitano della
nave – capitano Jenkins – era rinchiuso all’Ankh Cafè, il luogo preferito dalla
gente di mare, o da coloro che semplicemente avevano qualcosa da dimenticare,
come me. Dovevo ottenere il permesso di salire sulla barca, quindi senza
perdere altro tempo, mi diressi da quelle parti e le note di una canzone mi
accolsero come entrai… non poteva essere, quella canzone, la "nostra"
canzone. Cercai il capitano e gli parlai, ma sembrava non volerne sapere di
farmi salire a bordo per dare una controllata; dal Primo Ufficiale avevo anche
appreso che erano sbarcati altri due passeggeri, di cui uno dall’aspetto
straniero e che un nano era passato a fare domande, ma il capitano non seppe
aggiungere nulla ai miei dubbi.
Così scambiai anche
quattro chiacchiere con Nobby, mio vecchio collega all’epoca della
Sorveglianza; risvegliare i vecchi ricordi mi fece un po’ male, ma il
sorvegliante riuscì a essermi di qualche aiuto: quando gli parlai della Milka,
mi confessò che era proprio dal giorno del suo attracco che era iniziata una
strana catena di omicidi ad Ankh-Morpork e a Pseudopolis Yard stavano
investigando sulla faccenda. Gli promisi che sarei passato a trovarlo in
ufficio, il vecchio Vimes non avrebbe fatto storie e me ne andai, soffermandomi nel vicoletto,
dove un golem si stava dando da fare scaricando dei barili nelle cantine del
locale. Come si voltò, rubai il grimaldello che c’era sul carretto e tornai in
ufficio. C’era un nano ad attendermi, qualcosa mi disse che era lo stesso che
aveva fatto tutte quelle domande in giro; era lì per minacciarmi, per intimarmi
di lasciar perdere il caso Mundy: lo cacciai in malo modo, poi presi la strada
per il porto, dirigendomi questa volta nei pressi delle casse (se è ancora
presente il marinaio, provate a uscire e rientrare dalla schermata); ne trovai
in particolare una che stava per essere caricata e poteva fare al caso mio: la
aprii con l’utensile appena recuperato e mi introdussi di soppiatto. L’idea non
era delle più eleganti (dal momento che dovevo fare compagnia a qualche topo
delle peggiori razze), ma si rivelò la trovata giusta per introdurmi nell’umida
stiva di quel cencio di nave. Aggirandomi tra i detriti trovai una strana
etichetta, rimasuglio probabile di una cassa distrutta, ma la scritta era
indecifrabile. Più lontano c’era anche una specie di tana che era stata abitata
da chissà quale strano essere, era meglio non indagare. Uscii dalla stiva,
salendo sul ponte e prima che il Primo Ufficiale riuscì ad accorgersi della mia
presenza, mi infilai nelle cuccette; esaminandone una (quella più in basso)
trovai un lembo di un pezzo di cartone, con quello che sembrava un numero:
ovviamente così era inutilizzabile, dovevo trovarne il pezzo mancante.
Continuai a esaminare, ma nei pressi di una gamba del letto, rinvenni degli
strani graffi, che
potevano essere stati fatti dagli artigli
di qualche animale impazzito. Uscii sconvolto e forse fu proprio la mia
distrazione a fare in modo che il Primo Ufficiale mi cogliesse sul fatto, costringendomi
alla peggiore delle soluzioni, il tuffo nel – anzi "sopra al" – fiume
Ankh.
Decisi di fare un
salto a Pseudopolis Yard, giusto per consolarmi (c’era qualcuno che stava
peggio di me) e provai un brivido ripercorrendo quelle scalinate. Anni fa ero stato
cacciato per un piccolo errore che avevo commesso, ma chi non ne commetteva?
Chi era innocente ad Ankh-Morpork?
Nobby mi accolse
con la consueta flemma e mi spiegò che il caso non procedeva e che dalle
indagini sulla Milka non era emerso nulla di utile; dei due testimoni che
avevano interrogato uno era all’Ankh Café. Decisi di andarci subito, ma
uscendo, fui costretto a bloccarmi sul posto: un enorme troll era uscito
dall’oscurità e troneggiava dinanzi a me con un’unica richiesta: trova Therma.
Mi fece capire che un tempo lavorava al Pappagallo Ottarino come cantante, ma
non seppe dirmi altro (francamente i troll erano troppo tardi per dire altro…).
Decisi di
proseguire comunque per la mia strada – sebbene avessi certamente intenzione di
portare avanti anche quel caso, non era
saggio prendersi gioco dei troll – e tornai all’Ankh Café. Di nuovo quella
canzone, di nuovo quell’atmosfera, di nuovo… Ilsa! Non potei fare a meno di
avvicinarmi. Era stata crudele con me e sua era la colpa di tutti questi ultimi
anni bui, passati dinanzi a bottiglie sempre più vuote; trovai il coraggio di
parlarle e quando le accennai dei due stranieri, mi spiegò che era venuta con
un uomo di nome Two Conkers, un agateano. Mi venne in mente di mostrarle
l’etichetta reperita nella stiva della nave e ricevetti la risposta: diceva
"molo 5". Ma quella conversazione stava diventando troppo dolorosa,
così me ne andai, per dirigermi subito al molo 5. C’era una sorta di magazzino
e un sorvegliante che mi riuscì immediatamente avverso; sembrava avere addosso
un torpore che era difficile da levare, ma quando gli parlai di Mundy si animò
all’improvviso: a quanto pareva aveva cercato di penetrare nel magazzino, ma
lui glielo aveva impedito. Diedi uno sguardo attorno all’edificio, ma tutto quello
che scoprii fu un lucernario ad un’altezza inarrivabile. Per ora c’era poco da
fare da quelle parti, così decisi di provare a dare una mano a quel troll di
nome Malachite e a cercare la sua Therma, partendo ovviamente dal Pappagallo
Ottarino.
Il locale, uno di
quelli malandati era gestito da un mezz’elfo di nome Mankin e vi cantava una
troll chiamata Sapphire. Parlai all’uomo dietro al bancone, ma non c’erano
molte informazioni che potesse darmi. Quando la cantante ebbe finito, mi
rivolsi a lei e le domandai di Therma e di Malachite; doveva saperne qualcosa
ma probabilmente non ne parlava. Comunque mi indicò la bottega di Rhodan, dove
avrei potuto trovare il mio troll.
Rhodan era un
vecchio compagno dei tempi della scuola, ma non ricordava assolutamente i nomi;
così dopo avergli chiesto di Madame Lodestone (il nome d’arte di Therma)
rinunciai, dirigendomi verso il fondo della bottega, dove incontrai Malachite.
Ma il gigante troll non aveva il senso della conversazione, quindi dopo la
domanda relativa a Madame Lodestone, decisi di tornare a Pseudopolis Yard, dove
avrei incontrato Nobby. Gli chiesi immediatamente di Malachite e venni a sapere
che era ricercato e di Madame Lodestone e mi indicò il Mausoleo Selachii come
possibile sepoltura. Ma, al mausoleo non sapevo come trovare la tomba giusta,
mi occorreva una guida.
Feci un salto
all’Ankh Café dove Ilsa mi parlò di Mundy, descrivendolo come un tipo strano;
qualcosa mi diceva che aveva fatto una brutta fine.
Tornando
all’ufficio notai un biglietto che era stato spinto sotto alla porta: Carlotta
chiedeva di vedermi.
Mi presentai alla villa Von
Uberwald (Carlotta era nobile!) e fui immediatamente fermato da un
fastidiosissimo maggiordomo; gli chiesi di Carlotta, poi gli mostrai il
biglietto e lui andò a chiamarla. Proprio mentre osservavo un quadro che le
somigliava in maniera spaventosa, sopraggiunse sorprendendomi. Le parlai dei
misteriosi omicidi e le chiesi se poteva farmi da guida al Mausoleo Selachii.
Mentre si cambiava,
il maggiordomo mi condusse dal conte Henning, che voleva vedermi. Il conte era
malato ed era costretto a vivere nella serra della villa; gli chiesi di
parlarmi di se stesso, quindi gli accennai il nome di Malachite e lui mi spiegò
che era stato a rubare tempo addietro nella villa. Allora gli chiesi del
mausoleo e di Carlotta, con la quale non aveva buoni rapporti.
Quando finimmo di parlare
lasciai il conte con la promessa che l’avrei aggiornato sul caso e mi recai al
mausoleo con Carlotta; non ci mise molto a trovare la tomba; esaminando la
lapide, sembrava che fossi giunto a una conclusione del caso Therma. Decisi di
andare a dirlo a Malachite alla bottega di Rhodan e di farmi seguire sino al
mausoleo; il grande troll non ebbe difficoltà ad aprire la tomba, ma come vide
il cadavere affermò che non si trattava di Therma. Gli chiesi il grappino
promettendogli che avrei continuato a indagare.
Esaminando il
pietrisco all’interno della bara , notai i denti di diamante e ne recuperai uno;
mi sarebbe servito.
Ma quello che in
quel momento mi sarebbe servito di più era il grappino di Malachite: andai al
molo 5 e, spostatomi sul retro, lo utilizzai per raggiungere il lucernario. Una
volta sul tetto il grimaldello mi servì per forzarlo ed entrare nel magazzino.
Nel buio più completo riuscii a scorgere un pacchetto di cerini per terra,
probabilmente la traccia del passaggio di Mundy; al pacchetto mancava un lembo,
così provai ad avvicinare il pezzo di cartone che avevo trovato e quello che ne
risultò fu un indirizzo: Vicolo dei Denti di Balena 9.
Avevo già visto
quell’indirizzo da qualche parte; andai al Pappagallo Ottarino e parlai a
Mankin: la vetrata alle sue spalle mi rivelò quello che volevo sapere. Gli
mostrai i cerini e lo misi al muro, sostenendo che aveva mentito. Alla fine
cedette, confessando che Mundy era nella stanza al piano di sopra.
Salii le scale e
non appena vidi l’uomo che cercavo, fui colpito alla testa e tutto si oscurò…
ATTO II
Quando mi risvegliai ero steso sul letto, accanto a me due sorveglianti e per
terra il cadavere di Mundy. Mi spiegarono che era stato ucciso e che ero
accusato di omicidio; le cose si stavano complicando!
Quando se ne furono
andati, esaminai il cadavere, i suoi stivali (non contenevano nulla, strano…),
la scritta sulla parete (Azile, che significava?) e la corda logorata:
certamente era stato appeso al soffitto, ma qualcuno doveva averlo tirato giù.
Scesi al piano di sotto e ne
parlai a Mankin; gli chiesi degli Omicidi dal Contrappeso (una catena di strani
omicidi che aveva preso piede in città), gli parlai dell’Omicidio di Mundy, di
Sapphire (era nel camerino) e gli feci notare il particolare della corda
logorata. Sfortunatamente non avevo altre idee per incastrarlo, così andai in
camerino a parlare con Sapphire.
Entrando, la colsi
nell’atto di contare del denaro e le chiesi da dove provenisse, ma tutto quello
che mi disse è che aveva realizzato una buona vincita a Saturnalia, il casino
della città. Le chiesi di quel denaro, sostenendo che aveva mentito, ma non
cedette. Avrei indagato…
Dell’omicidio di
Mundy sembrava non sapere molto, così decisi di chiedere il parere di Mankin
sul denaro di Sapphire; secondo lui aveva a che fare con l’incontro segreto che
aveva avuto da poco.
Andai a fare visita
al casinò di Saturnalia e fui sorpreso di trovarvi Ilsa con il suo compagno; fu
solo la prontezza di riflessi che mi permise di fermare Remora Selachii, un
assassino evidentemente pagato per ucciderli. Come se non ne avessi avuto
abbastanza, mi cacciai in guai più grossi di me.
Nel salone c’era
anche Carlotta, così ne approfittai per dirle di Mundy; non sembrava abbastanza
scossa, così le chiesi anche della parola Azile e degli Omicidi dal
Contrappeso.
Poi la lasciai e mi
diressi al tavolo delle carte Caroc. Parlai a Whirl, il croupier, chiedendogli
del denaro di Sapphire e dell’incontro segreto che aveva avuto, ma era
difficile farlo parlare. Così gli allungai gli ultimi risparmi che avevo e gli
rifeci le domande; venni a sapere che la troll era andata incontro a una sfilza
di perdite consecutive e quando ne chiesi al mago nelle vicinanze (tale Warb),
mi venne confermato che se avesse vinto una grossa somma si sarebbe saputo. Era
chiaramente un bluff!
Tornai al Pappagallo e affrontai Sapphire, chiedendole dell’incontro segreto e
parlandole della sfilza di perdite; non poteva fare altro che confessare, così
promise che mi avrebbe organizzato un incontro con Therma.
Me ne andai
soddisfatto e decisi di fare un salto all’Ankh Cafè dove trovai il vecchio Sam
in pausa e potei scambiare quattro chiacchiere con lui: parlammo di Ilsa e
degli Omicidi dal Contrappeso.
Ora dovevo proprio
visitare il Tempio dei Piccoli Dei, il luogo che mi aveva fornito Carlotta come
alibi. In mezzo alla confusione che caratterizzava quel posto, incontrai una
specie di pretuncolo ciarlatano, tale Malaclypse. Era convinto vi fosse qualche
genere di complotto dietro a ogni cosa, così gli chiesi degli Omicidi dal
Contrappeso, di quello di Mundy, di Carlotta, Al Khali, Malachite, della parola
Azile, della corda logorata e del fatto che Mundy fosse appeso a testa in giù.
Mi aveva dato un’idea e riflettendo sul fatto che Mundy fosse appeso a testa in
giù, realizzai che Azile (dovrete combinare i due indizi come se si trattasse
di due oggetti: selezione di uno e doppio click sul secondo) era in realtà
quello che si leggeva al contrario del vero messaggio: 3712V. Una sigla, che
poteva significare?
Proseguii
all’interno del tempio, esaminando le sue statue, i suoi totem e la piccola
pozza che stava al centro, per giungere infine nei pressi di una vetrata. La
esaminai e scoprii che era istoriata e che al centro c’era una sorta di pizza.
Ne parlai al prete
che stava dinanzi e me ne illustrò le origini; gli chiesi anche degli Omicidi
dal Contrappeso, di quello di Mundy e infine di Carlotta: confermò il suo
alibi, anche se non mi convinceva.
Andai a confidare
quello che avevo scoperto a Nobby e parlammo della catena di Omicidi dal
Contrappeso che – mi spiegò – erano iniziati all’arrivo della Milka e del fatto
che Mundy fosse appeso a testa in giù. Naturalmente la Sorveglianza non aveva
notato il particolare, quindi me ne andai deluso e decisi che avrei affrontato
Mankin.
Gli dissi che ero
giunto alla conclusione che Mundy era stato appeso a testa in giù e che
probabilmente era stato lui a tirarlo giù; ma avevo esaminato gli stivali e non
avevo trovato nulla: il che significava… Alla fine cedette e mi consegnò la
moneta che aveva trovato negli stivali.
Decisi di andare al
casinò e spiegare a Carlotta le mie ultime conclusioni (Mundy appeso a testa in
giù) e a mostrarle la moneta che avevo trovato. Ma evidentemente avevo fatto il
passo più lungo della gamba, perché quando tornai in ufficio trovai Al Khali ad
attendermi, questa volt armato: mi condusse al cospetto di un troll mafioso con
il quale collaborava, tale Jasper Horst. Gli parlai dell’omicidio di Mundy, gli
chiesi di Carlotta (e mi consigliò di non fidarmi), di Al Khali, degli omicidi
dal Contrappeso e infine gli chiesi se potevo tenere la moneta. Era interessato
a una spada antica, così me la lasciò e io lo convinsi che avevo trovato anche
la spada e che avremmo discusso del suo prezzo.
Quello che mi aveva
detto sul conto di Carlotta mi aveva scioccato, dunque decisi di parlargliene
direttamente (Spada Dorata) e di farlo in privato; mi condusse a casa sua e mi
spiegò come stavano realmente le cose. Con un bacio suggellammo il nostro
accordo e decidemmo di lavorare alla pari. Le chiesi del carico della Milka e
mi diedi un tagliando per il ritiro della merce al magazzino; poi le chiesi di
Horst: non era bello avere a che fare con gente come lui.
Il maggiordomo era
nei paraggi e gli chiesi del Conte e di Carlotta; il conte aveva un amico, ma
sarebbe stato necessario parlarne di persona, così chiesi di essere ricevuto.
Il conte decise di
assumermi per scoprire che fine aveva fatto il suo amico Regin, colui che
guidava la carrozza e mi diede una foto. Quando gli nominai Jasper Horst, mi
disse di stare in guardia poiché mi avrebbe causato solo guai.
Andai di corsa al
molo 5 e consegnai il tagliando che mi aveva dato Carlotta al sorvegliante;
entrammo, ma per quanto si mise a cercare non trovò alcuna cassa: probabilmente
era stata ritirata prima da qualcuno.
La faccenda
diventava sempre più curiosa e mi precipitai alla banchina, dove interrogai il
signor Scoplett; gli chiesi dei barili di vino che stavano sulla Milka, della
cassa Von Uberwald, di Ilsa, di Al Khali e quando gli mostrai l’immagine di
Regin la riconobbe e disse che era venuto a ritirare la cassa. Cercai di
approfondire ma non si ricordava altro.
La faccenda dei
barili di vino, però, mi aveva incuriosito, quindi andai a parlarne a Sam e gli
chiesi la chiave della cantina: non ebbe problemi a darmela e uscito dal
locale, entrai nel vicolo a fianco e la utilizzai per aprire la botola.
Non mi aspettavo di
trovare proprio laggiù Ilsa e il suo compagno; Two Conkers era ferito e la
ragazza mi spiegò che Remora li aveva inseguiti ed era riuscito a colpire
l’uomo. Le chiesi della spada dorata, le parlai degli omicidi dal contrappeso,
di Azile e della sigla 3712V, quindi della casse Varberg; erano le sue e le
aveva portate alla Gilda degli Archeologi, ma mi ci avrebbe condotto solo se
avessi trovato un buon nascondiglio per il suo compagno: ora come ora qualsiasi
posto ad Ankh-Morpork era pericoloso e non sarebbe stata un’impresa facile!
Le mostrai anche la
moneta e mi disse che proveniva da Tsort, poi la lasciai ed esaminai la
cassetta delle ricevute sulla cassa: uno degli ultimi clienti era stato il
Patrizio; decisi così di andare al palazzo dell’uomo più potente della città e
all’ingresso parlai alle due guardie che non avevano alcuna intenzione di
lasciarmi passare (omicidi dal contrappeso, barili di vino). Girato l’angolo
c’erano i resti dei barili e la parete altissima del palazzo che non sarei mai
riuscito a scalare a mani nude; dovevo trovare un sistema, perché il posto mi
sembrava quello ideale per nascondervi Two Conkers (fate il collegamento tra
nascondiglio e parete).
Gironzolando dalle
parti della banchina, scoprii che la Milka aveva mollato gli ormeggi, lasciando
una fune dietro di sé; provai ad agganciarla al grappino e vidi che era
abbastanza robusta. Ma all’esterno del palazzo del Patrizio non sembravano
esserci appigli, così fui costretto a rinunciare per il momento alla mia idea.
Ma c’era ancora una
pista che potevo seguire e l’uomo che mi poteva aiutare era Nobby: gli parlai
della spada dorata, poi gli accennai della carrozza di Regin e mi disse che uno
dei sorveglianti aveva visto una carrozza dirigersi a folle velocità dalle
parti del ponte dei Sospiri. Ci andai immediatamente e trovai dei segni di
sbandata per terra; esaminandoli mi fu chiaro che la carrozza poteva essere
finita nel fiume. Sulla ringhiera trovai un pezzo di tessuto strappato e lo
raccolsi; decisi di andare a mostrarlo al conte e lo riconobbe; discussi ancora
con lui di Carlotta, poi me ne andai.
Era chiaro che la carrozza
era finita nel fiume Ankh e, al ponte, esaminando il corso d’acqua (ma quella
era una definizione azzardata…), ne fui ancora più certo; lanciai allora il
grappino sul fondo e si aggrappò a qualcosa, ma non ero abbastanza forte da
tirarlo a secco. Conoscevo però qualcuno che aveva la forza che io non
possedevo, Malachite. Mi affrettai alla bottega di Rhodan, spiegai al troll che
c’era qualcosa sul fondo del fiume e gli diedi il grappino, convincendolo ad
aiutarmi; ne tirò fuori la carrozza di Regin e il corpo del nano era ancora lì.
Prima che riuscissi a fermarlo, Malachite raccolse una cassetta dal fondo della
carrozza e se ne andò; del resto non sarei mai riuscito a fermarlo, quindi mi
dedicai al cadavere, esaminandolo. C’era qualcosa che non mi tornava e in
effetti, confrontandolo con la foto, notai che aveva un parrucchino e sotto
allo stesso trovai una chiave. Di cosa si trattava?
Andai al casinò di
Saturnalia e provai a domandare a Whirl se avesse visto Regin, mostrando la
foto del nano; l’idea era stata buona, perché lo riconobbe e mi disse che era
solito giocare lì e che il posto aveva delle cassette di sicurezza. In effetti
le trovai a sinistra del salone e, dopo una breve riflessione, dedussi che
quella di Regin doveva essere alla sua altezza. Utilizzai la chiave e la
cassetta si aprì rivelando una busta e un bracciale con delle strane rune.
Andai
immediatamente dal conte a spiegare quello che avevo scoperto (omicidio di
Regin): mi chiese di continuare con le indagini per vedere se avrei scoperto
qualcosa su Therma, il personaggio al quale sembrava legato l’omicidio. Poi gli
mostrai la busta e il bracciale: mi spiegò che il legno con il quale erano
fatte le rune era particolarmente fortunato, quindi il bracciale doveva essere
un portafortuna.
Esaminai la busta e
scoprii che era vuota; la cosa non mi convinceva, così andai a mostrarla a
Nobby che mi suggerì l’idea del bluff: per una volta il sorvegliante poteva
avere ragione…
Tornando in ufficio, trovai
un secondo biglietto; questa volta era di Sapphire e mi invitava all’incontro
con la misteriosa Therma, sopra i tetti tra Salis e Phedre. Mi precipitai alla
bottega di Rhodan per dirlo a Malachite e ci recammo entrambi sui tetti. Ma nel
buio della notte, dall’alto della città non si vedeva nessuno e proprio mentre
osservavo la luna, fui colpito di nuovo precipitando nell’oblio.
Quando mi
risvegliai, mi trovavo a Pseudopolis Yard e mi portarono nella stanza degli
interrogatori. Mi spiegarono che Malachite era stato ucciso con il mio
grimaldello e che a questo punto la mia situazione era divenuta un po’ pesante.
Cercai di spiegare come erano andati i fatti (rifiutando di rispondere la
conversazione si farà più breve), poi chiesi cosa ne pensassero di Regin e
suggerii altri sospetti; quelli che mi venivano in mente erano la misteriosa
Therma, Horst e Al Khali. A quanto pare c’era un serial killer che stava
uccidendo a catena; si supponeva venisse dal continente del Contrappeso, per
questo gli omicidi erano chiamati allo stesso modo. Quando comparve Vimes
decisi di rinunciare, quell’uomo aveva qualcosa contro di me e non sarei riuscito
a fargli cambiare idea.
Così venni incarcerato nel
palazzo del Patrizio; da un momento all’altro mi trovavo in una cella male
illuminata e puzzolente con un topo che gironzolava. Era troppo veloce perché
potessi prenderlo e del resto non me ne sarei fatto nulla, però riflettendo
decisi di osservare i suoi movimenti e mi spostai vicino alla porta per non
disturbarlo.
Quando il topo fu
libero di scorrazzare per la stanza, si infilò in un pertugio nella parete che
non avevo notato; mi avvicinai e lo esaminai (click destro e doppio click) per
scoprire che si trattava di un’intera lastra mobile. Spostai l’intero blocco e
passando dall’apertura mi ritrovai in una cella diversa dalla mia, colma di
invenzioni e idee. Un uomo stava lavorando su una di esse e quando lo riconobbi
rimasi allibito: era Leonard di Quirm, un genio riconosciuto da tutti, ma
altrettanto pericoloso per la stabilità della città. Esaminai il tavolo pieno
di ciarpame, poi mi diressi verso il fondo della stanza e osservai lo squarcio
nella parete: Malachite era passato di lì. Proprio in quel momento sentii un
rumore provenire dalla mia cella e mi affrettai a tornare indietro; era Nobby e
mi spiegò che ero libero, dal momento che sulla scena del delitto un testimone
aveva visto l’assassino e non corrispondeva a me.
Il testimone era un
gargoyle di pietra e decisi di andare subito a fargli qualche domanda; gli
chiesi dell’omicidio di Malachite e dato che da quella posizione poteva aver
visto il ponte, gli chiesi di quello di Regin: c’era qualcuno nella carrozza
con lui ed era fuggito prima che la stessa precipitasse nel fiume. La faccenda
si faceva sempre più singolare.
Mentre riflettevo scendendo
dai tetti, mi tornò a mente il problema del nascondiglio: mi portai a palazzo e
osservai la parete, scoprendo che dava proprio all’esterno della stanza di
Leonard; riflettendoci (nesso tra nascondiglio e parete), poteva davvero essere
la soluzione giusta. Utilizzai il grappino per agganciarmi all’apertura e vidi
che era raggiungibile.
Mi affrettai alle
cantine dell’Ankh Cafè e lo dissi a Ilsa; insieme portammo Two Conkers nella
stanza di Leonard e i due si trovarono immediatamente in accordo. Allora Ilsa
mantenne la sua promessa e mi condusse alla Gilda degli Archeologi, firmando
per farmi entrare.
Nel salone
principale, incontrai un’avventuriera che, per qualche ragione, mi ricordava
qualcuno; il suo nome era Laredo Cronk e le feci alcune domande (Jasper Horst,
Azile, 3712V, spada dorata, casse Varberg, gioiello placcato oro, Al Khali,
Ilsa e Two Conkers), poi le mostrai la moneta e il bracciale. Dalle sue
risposte, mi lasciò intuire che ci doveva essere qualche genere di magazzino
sotto alla gilda e che era pieno di reperti (anche quelli che stavo cercando).
Il problema era che con lei attorno non sarei riuscito ad andare da nessuna
parte; dal momento che conosceva Horst e aveva avuto a che fare con lui, mi
venne un’idea…
Andai da Horst e
parlai al troll di Laredo; mi chiese di organizzare un incontro con la ragazza,
così, tornato alla gilda, riferii e riuscii a liberarmene. Esaminai il
caminetto, che sembrava nascondere un meccanismo; diedi allora un’occhiata allo
scaffale e scoprii che uno dei libri aveva un cardine. Lo tirai e il caminetto
si aprì; all’interno, attraverso un dedalo di corridoi e trappole giunsi infine
a una porta che sembrava protetat da una sorta di magia. Esaminando l’avviso
scoprii che si trattava di un meccanismo della Sicurezza Invisibile, per la
quale lavorava Warb; esaminai anche il pannello e provai a inserire una
combinazione, ma non ci fu nulla da fare. Allora decisi di andare a Saturnalia
e parlarne a Warb (Cripta 51); dal momento che era sfortunato, gli offrii in
cambio il bracciale di Regin e mi disse la combinazione segreta da inserire nel
pannello. Tornato sotto alla gilda, la inserii e la magia di protezione
scomparve.
La cripta 51 era un immenso
magazzino colmo di vetrine, casse e reperti, troppo vasto perché mi potessi
mettere a esaminare tutto; ma mi venne un’idea: la sigla che Mundy aveva
scritto sulla parete (3712V) poteva essere il codice del reperto. Cercai e
trovai una teca. Ora poteva tornare utile il dente di diamante: incisi il vetro
della teca e misi le mani sulle urne, fino a quando, spaccandone una, non
trovai la spada dorata che stavo cercando. Uscii con circospezione dalla gilda,
ma sentivo che qualcuno mi stava seguendo. Mi misi a correre senza guardare
indietro, sino a quando, girato un angolo, mi ritrovai con la spada piantata
nello sterno e l’ultima cosa che vidi fu la luna scomparire…
ATTO III
Ma la Morte non era
venuta a farmi visita e quando uscii dalla tomba scoprii che ero diverso da
prima: un lupo mannaro! Vagai per le strade senza sapere dove andare, poi
tornai al cimitero e incontrai un cane – Gaspode – che mi spiegò come
utilizzare la mia nuova natura. Ora averi potuto trasformarmi in lupo,
percepire gli odori come fossero colori (doppio click per memorizzarli nel
menu) e addirittura seguirli come tracce. Dopo aver osservato con disgusto la
mia tomba, raccolsi una lettera che era stata lasciata accanto: era di Ilsa e
mi diceva che in fondo non ero stato dimenticato.
Parlai a Gaspode,
interrogandomi su chi mi avesse potuto trasformare in lupo mannaro (i miei
sospetti indicavano Carlotta), gli chiesi anche degli omicidi dal Contrappeso e
dell’aggressore bestiale che, mi spiegò, non doveva essere un lupo mannaro,
altrimenti avrebbe saputo come uccidermi.
Mi trasformai in
lupo ed esaminai l’odore fucsia a sinistra, certamente era di Ilsa (confrontate
l’odore con l’appunto su Ilsa). Seguii (doppio click) allora l’odore magenta,
che doveva essere quello del mio aggressore: infatti mi condusse dinanzi al
Saturnalia, dove ero stato assalito. Esaminai il profilo di gesso e raccolsi lo
strano muschio che l’aggressore aveva probabilmente perso: mi avrebbe dato
qualche indicazione.
Mi trasformai di
nuovo in lupo e seguii le tracce magenta, che mi condussero all’esterno del
tempio dei Piccoli Dei, proprio sul retro della vetrata che – una volta
esaminata – si confermò essere la stessa dinanzi a cui Mooncalf predicava.
Tornai finalmente
al mio ufficio e colsi Nobby nell’atto di prelevare dalla mia scrivania alcuni
oggetti; il poveretto si spaventò e corse via, lasciando sulla scrivania il mio
vecchio grimaldello. Dopo averlo raccolto, mi trasformai in lupo mannaro,
memorizzai gli odori presenti, quindi uscii.
Decisi di andare a
parlare a Carlotta e il maggiordomo andò a vedere se era in casa; quando fui
solo, mi trasformai in lupo ed esaminai l’odore: si trattava certamente di
Carlotta e percepii che era un lupo mannaro. Quando il maggiordomo tornò, gli
lasciai un messaggio: dovevo assolutamente parlarle.
Quella sera
all’Ankh Cafè, la incontrai e la conversazione fu molto lunga (Carlotta è un
lupo mannaro, omicidio di Regin, spada dorata, Al Khali, omicidi dal
Contrappeso, omicidio di Malachite, alibi, Errata, aggressore bestiale); poi le
mostrai la busta vuota, ma non seppe dirmi nulla. Allora la lasciai e mi diressi
verso Sam; gli parlai dei recenti omicidi che avevo appreso (Mercante e
impiegato Patrizio), ma mi disse che non poteva parlare, perché il suo locale
aveva una licenza dalla Gilda dei Mercanti. Conoscevo qualcuno che non si
sarebbe fatto problemi…
Andai al Pappagallo
Ottarino, da Mankin e gli chiesi dei tre nuovi omicidi di cui avevo appreso da
Nobby (impiegato, mago e mercante); mi indicò la Gilda dei Mercanti, dove avrei
potuto fare qualche interessante domanda. Ma alla gilda avevano una politica di
riservatezza e non intendevano lasciare trapelare alcuna informazione, così me
ne andai insoddisfatto: avrei dovuto trovare un modo per farli parlare.
Decisi allora di
approfondire l’indizio del muschio trovato sul luogo del mio omicidio e mi
diressi alla Villa Von Uberwald per fare due chiacchiere con il Conte. Nella
serra lo trovai quasi morente e in effetti tentando di parlare con lui, mi
apparve quello che non mi sarei mai aspettato, la Morte. Ne approfittai per
chiederle dei recenti omicidi, poi mostrai il muschio al Conte e mi disse che
nella Libreria Apocrifa di sua proprietà avrei trovato qualche informazione
utile. Il maggiordomo mi ci accompagnò e una volta all’interno confrontai il muschio
con lo schedario trovando un libro che ne parlava; il libro mi disse che
cresceva nelle fogne della città, così cercando un tomo su questo argomento,
scoprii che c’era un accesso alle fogne dalle parti del Ponte del Sentimento.
Ci andai
immediatamente, ma lì sotto c’era un dedalo di cunicoli e non sarei mai
riuscito a trovare la strada; dopo aver lasciato il primo antro, mi trasformai
allora in lupo mannaro e seguii le tracce fucsia del mio aggressore. L’idea era
stata buona e l’odore mi condusse sino a una zona con una nicchia, che doveva
essere la tana della creatura. Esaminai i detriti che c’erano sul terreno e
trovai un ciondolo, che raccolsi. Un veloce movimento mi fece trasalire, ma
quando mi voltai mi venne da sorridere: la morte dei topi era venuta a farmi
visita. Fu del tutto inutile parlare con lei, dal momento che gli affari degli
umanoidi poco la interessavano.
Così andai al
palazzo nella cella di Leonard e mostrai a Two Conkers il ciondolo; mi parlò
del Tempio di Anu-Anu ad Al-Khali e presi appunti.
Riflettendo, i miei passi mi
portarono al Pappagallo Ottarino. Non avevo voglia di parlare, così lasciai
perdere Mankin e distrattamente mi misi a osservare la bacheca: cercavano un
domestico all’università, la cosa mi avrebbe dato l’opportunità di fare alcune
indagini anche da quelle parti. Decisi di entrare nel camerino di Sapphire e
dare un’occhiata: la troll non si era più vista e così mi trasformai in lupo
mannaro per fiutare il suo odore. Ma ne trovai uno molto forte, che proveniva
da un profumo per troll; quando riassunsi la forma umana, lo raccolsi, poteva
tornarmi utile.
Andai
all’Università Invisibile, dove mi presentai alla signora Fomes e accettai il
lavoro. Ma prima di lasciarla andare, le chiesi dell’Omicidio del Mago e la
donna mi spiegò l’esistenza di una politica denominata degli Stivali a Punta
dei Maghi Estinti. Sosteneva in pratica che l’omicidio potesse essere una
questione interna, ma non mi fidavo.
Proseguii nel dormitorio ed
esaminai i dischiusetti, trovando alcuni libri. Era impossibile leggere la
Lavagna Ottarina, così mi trasformai in lupo mannaro e la osservai: erano
segnati alcuni testi e alcune note. Decisi di modificarne una, scrivendo
qualche appunto relativo al Tempio di Anu-Anu ad Al-Khali (usate l’appunto con
la lavagna). Poi uscii dal dormitorio e mi diressi lungo il corridoio sino alla
biblioteca; l’entrata era sorvegliata da una specie di bidello universitario.
Gli chiesi dell’Omicidio del Mago e mi spiegò che era stato avvelenato e che si
chiamava Mathom.
Bene, ne sapevo
abbastanza. Decisi di indagare anche sull’omicidio dell’impiegato, ma dovevo
trovare un sistema per entrare a palazzo.
Mi diressi dalle
parti delle mura esterne e mutai in lupo, per annusare gli odori in quella zona
e memorizzarli; confrontando l’odore del killer con quello magenta, scoprii che
l’assassino era passato di lì, si era probabilmente introdotto attraverso i
barili. Potevo usare lo stesso sistema.
Andai
all’Ankh-Cafè, nelle cantine ed esaminando il registro, scoprii che il palazzo
avrebbe presto ritirato delle botti; allora utilizzai il grimaldello su una di
esse e mi introdussi, disponendomi all’attesa.
Non dovette passare
molto e la botte si mosse; quando il viaggio terminò, provai ad uscire e mi
ritrovai nel magazzino del palazzo; ne uscii e finii nel corridoio. Tentando di
ascoltare dietro alle porti udii qualche bisbiglio, ma non potevo distinguere
molto, così mi trasformai in lupo e ritentai. Due impiegati discutevano del mio
caso, ma la questione era di basso interesse, così mi rivolsi alla porta che
sembrava di maggiore importanza, un portone a due ante. Si trattava
probabilmente dell’ufficio Oblungo, perché dalla parte opposta udii le voci di
Vimes e di Lord Vetinari, il patrizio. Appresi che Saipha, l’impiegato, era
stato affogato in una tinozza. Ma fui interrotto da un passo alle mie spalle:
una guardia mi aveva scoperto! L’odore di sangue arrivato da chissà dove mi
fece perdere la testa e saltai alla gola dell’uomo senza che questi potesse
difendermi. Poi fuggii per le strade di Ankh-Morpork e raggiunsi il mio
ufficio.
Il giorno dopo
dovetti ricevere una sgradevole visita; Remora Selachii passava per dirmi che
era stato pagato per uccidere l’intruso della notte precedente e sospettava
fortemente che si trattasse di me.
Quando se ne fu
andato, tornai alla Gilda dei Mercanti e parlai della Politica dei Maghi
Estinti al portiere, ma non era ancora abbastanza per saperne qualcosa, dovevo
escogitare un sistema per farlo tradire. Conoscevo qualcuno che poteva saperne
di più, così mi diressi alla Serra di villa Von Uberwald e provai a sollecitare
i ricordi della Morte, domandandogli dell’Omicidio del Mercante; si lasciò
sfuggire che Gamin era stato strangolato.
Soddisfatto, tornai
all’Università Invisibile per verificare se la mia modifica aveva prodotto
qualche risultato; gli studenti si erano immediatamente attrezzati, infatti
trovai nel dischiusetto più a sinistra un libro riguardante i Templi
(attenzione, può capitare che il libro non appaia in fretta; in tal caso tornate
più tardi, la cosa importante è che abbiate scritto sulla Lavagna Ottarina la
nota riguardante il Tempio di Anu-Anu). Cercai all’interno il simbolo del
ciondolo e trovai il sistema per aprirlo: all’interno c’era una lista di nomi,
alcuni dei quali appartenevano a personaggi ben noti.
Andai al Tempio dei Piccoli
Dei e ne chiesi a Moocalf, mostrandogli la lista; sembrava che la cosa lo
turbasse, ma non si lasciò scappare molto, così decisi che avrei potuto
origliare nascosto da qualche parte. Uscii per andare nel cimitero, sino alla
vetrata istoriata, esattamente dietro di lui. Lo bisbigliare, così mi
trasformai in lupo e tendendo l’orecchio lo ascoltai parlare con un troll:
organizzavano un Incontro dei Veri Credenti. Dovevo assolutamente assistervi;
tornai nel Tempio e questa volta andai da Malaclypse. Dopo aver adulato un po’
la sua dea (Errata), gli parlai dell’Incontro di cui avevo appreso da poco; mi
spiegò l’esistenza del Santuario delle Anime, un luogo nel tempio dedito a
questo genere di riunioni. Non fu difficile convincerlo a condurmi in quella
sala, così con circospezione entrai nel santuario, mentre il prete folle
restava di guardia.
Dovevo trovare un
nascondiglio e il posto più probabile sembrava il leggio; lo esaminai e scoprii
che aveva una cavità, così mi nascosi appena poco prima dell’arrivo dei seguaci
di Anu-Anu. Dalla nuova posizione non potevo muovermi, ma solo ascoltare quello
che dicevano; si sarebbero incontrati in un nascondiglio che solo loro conoscevano,
così mi venne un’idea per seguirli: spruzzai un po’ di Eau de Troll sui piedi
di Mooncalf e quando se ne andarono li seguii nelle mie sembianze di lupo. Mi
condussero in un lugubre edificio nel quartiere delle Ombre e quando furono
tutti all’interno mi misi ad ascoltare quello che avevano da dirsi; parlavano
di una strana divinità denominata Nylonathatep, ma non riuscii a sentire molto
altro, perché si accorsero della mia presenza e fui costretto a fuggire.
Quando tornai al
santuario, lo trovai deserto; all’interno strani simboli rimandavano a
un’adorazione occulta. Esaminai l’affresco sulla parete e notai che si ripeteva
con costanza uno strano simbolo; decisi di appuntarlo sul taccuino. Mi voltai
per esaminare il tavolo: sopra di esso una strana mappa della città. Qualcosa
di molto strano stava certamente succedendo.
Decisi di indagare
su Nylonathatep e sullo strano simbolo e andai a cercare informazioni alla
Libreria Apocrifa; i miei sospetti si confermarono e scoprii che per
l’invocazione di quello che era definito l’Orrore Smagliante, occorreva un
ottagramma di omicidi, mentre i simbolo altri non era che il Segno del Girino.
Tornai al santuario per
esaminare la mappa. Provai a segnare il luogo in cui era stato commesso ciascun
omicidio e quando li ebbi esauriti, confrontai la figura con l’ottagramma e
l’intero disegno mi fu rivelato: sarebbero stati commessi altri due omicidi,
uno in Dagon Street e l’altro al Giardino dei Maghi, mentre al centro, al
Teatro Disco, ci sarebbe probabilmente stato qualche genere di rito.
Mi diressi subito
al Teatro e trovai un volantino tra i posti a sedere; era in scena la
rappresentazione delle Otto Grandi Tragedie di Hwel. Provai a parlarne a
Privatier, l’attore che stava provando sul palco, ma tutto quello che mi
suggerì fu che le tragedie corrispondevano in qualche modo agli omicidi. Otto?
Di corsa raggiunsi la Libreria Apocrifa e grazie al volantino, appresi delle
Otto Grandi Tragedie.
Realizzai che il
Teatro doveva essere molto più di quello che sembrava, così ci tornai e
avvicinatomi al palco a sufficienza da non farmi vedere dall’attore, mutai in
lupo. Avevo ragione! Le tracce del mio assassino passavano di lì e sembravano
scomparire nel muro. Esaminandolo, scoprii alcuni segni strani, così decisi di
tentare il tutto per tutto, tracciando il segno del Girino, così come avevo
appreso dai tomi della libreria. Si aprì un passaggio segreto.
Entrai senza
indugio e mi ritrovai in un enorme Tempio Sepolcrale; riflettendo sui nessi tra
le Otto Grandi Tragedie e quel posto (l’altare, sul quale dovrete utilizzare
l’indizio delle tragedie), realizzai gli omicidi che mancavano.
Senza perdere tempo
mi diressi in Dagon Street e trovai un negozietto sprangato; con il grimaldello
forzai le assi sulla finestra ed entrai. All’interno un terribile odore mi
accolse ed esaminando tra i detriti, trovai un femore umano. Non c’era tempo da
perdere, dovevo correre al Giardino dei Maghi, l’ultimo omicidio sarebbe
avvenuto lì.
Quando lo
raggiunsi, regnava la massima calma, così decisi di dispormi in attesa dietro a
un cespuglio. Scoprii allora che ero stato seguito in tutti i miei passi da
Al-Khali, il nano al servizio di Horst; ma per lui non fu il momento adatto per
uscire allo scoperto: improvvisamente apparve un mostro dalle fattezze canine e
lo assalì con ferocia. Lo sfortunato nano aveva incontrato Anu-Anu.
Quando uscii dal
mio nascondiglio, mi apparve Carlotta e tutto mi fu chiaro; ma la donna non
volle ancora uccidermi e mi condusse al Tempio Sepolcrale, dove avrei assistito
all’Invocazione di Nylonathatep.
ATTO IV
Ma i calcoli degli otto
seguaci di Anu-Anu non andarono come previsto e la piccola divinità pur
brandendo il falchion d’oro che mi era stato sottratto venne sopraffatta da
Nylonathatep e lo stesso tempio sepolcrale crollò uccidendo alcuni dei Veri
Credenti. Ora l’Orrore Smagliante era libero sopra la città e presto avrebbe
distrutto l’intero creato.
Quando il peggio fu
cessato, esaminai l’iscrizione (doppio click) che era apparsa e cercai tra i
detriti, ritrovando la spada dorata.
Finalmente uscii,
muovendomi tra i detriti e i cadaveri che costellavano quello che un tempo era
stato il glorioso Teatro Disco. Andai direttamente alla magione Von Uberwald,
dove appresi che il Conte era trapassato, ma aveva disposto affinché avessi
accesso alla Libreria Apocrifa. Così ci andai immediatamente e cercai ancora
qualche informazione su Nylonathatep: appresi che quello che occorreva per
cacciarlo era un gioiello noto come Trapezoedro Radiante e probabilmente la sua
assenza era stata la ragione della sconfitta di Anu-Anu.
Andai a parlarne a Two
Conkers nella cella di Leonard e mi spiegò che si trattava dello stesso
gioiello che stava cercando con Ilsa e che secondo le loro ricerche doveva
trovarsi proprio ad Ankh-Morpork; ma l’unico modo per trovarlo era seguire le
indicazioni delle stelle. Mi diede una mappa stellare e mi augurò buona
fortuna.
Non era poi una
persona malvagia, solo si trovava nella posizione sbagliata perché lo
apprezzassi a sufficienza.
Me ne andai immerso
tra i miei pensieri e quasi senza accorgermi mi trovai nel quartiere delle
Ombre. Sembrava che ci fosse qualcuno nel santuario, così entrai e fui assalito
da Kondo, uno dei credenti scampati all’Orrore Smagliante. Riuscii ad avere la
meglio e lo uccisi. Non potevo più permettermi intralci!
Esaminai il suo
cadavere e trovai un amuleto; c’era solo una persona cui potevo chiederne…
andai al tempio dei Piccoli Dei nella zona di Mooncalf e lo trovai assolutamente
impazzito. Gli mostrai l’amuleto e poi gli chiesi di Kondo; mi spiegò che era
stato tradito da qualcuno in particolare non si era mai fidato del troll, Foid.
Era stato tradito ed era impazzito. Improvvisamente saltò attraverso la vetrata
alle sue spalle e prima che riuscissi a fermarlo si stava già arrampicando
sulla fiancata del tempio. Quando lo vidi precipitare dalla volta direttamente
nella piccola pozza centrale, decisi che non doveva poi possedere tutta questa
furbizia per insultare le divinità sul tetto di un tempio dedicato a loro…
Uscii da quell’enorme
edificio e passai dal negozio di Rhodan; Malachite era morto, ma nel punto dove
era solito restare per ore e ore trovai qualcosa di strano: dei bendaggi
incrostati di gesso. Chiesi spiegazioni a Rhodan, poi gli parlai di Foid,
spiegandogli che era plausibile che l’avesse aiutato a cambiare connotati, cosa
profondamente illegale. Alla fine cedette alle mie minacce, spiegandomi dove
avrei potuto trovare il troll. Non era molto distante dal bar del pesce, in
Dagon Street; in una casa malandata trovai il troll sdraiato a terra
all’interno di un enorme Segno del Girino: doveva averlo usato come protezione.
Gli mostrai
l’amuleto e dopo qualche minaccia, mi spiegò che la mente dietro a tutta quella
storia era stato Gelid e un mago dell’Università Invisibile. Lo lasciai nel suo
panico e andai subito all’università, dove però dovetti imbattermi in un
problema minore, la signora Fomes!
Mi licenziò
impedendomi di entrare nell’università, ma avevo ancora qualche carta da
giocare… andai da Nobby a Pseudopolis Yard e gli parlai di Gelid, inducendolo
con un piccolo tranello a lasciarmi un mandato per entrare all’università.
Quando lo consegnai alla signora Fomes, la stessa decise di non fidarsi e
andare alla Sorveglianza a controllare; ne approfittai per raggiungere il
bidello e… era morto! Dovevo immaginarlo! Mi trasformai in lupo e seguii le
tracce di sangue sino all’Osservatorio.
Lì incontrai la
mente che stava dietro all’intera macchinazione, un mago malvagio con il solo
scopo di una distruzione su larga scala. Gli parlai di Horst, di Gelid e del
Trapezoedro, poi fui costretto allo scontro fisico e, tramutatomi in lupo, lui
ebbe la peggio, precipitando al suolo. Mi guardai attorno e scoprii un mosaico
contenente le varie costellazione; utilizzai la mappa stellare per
riconoscerle, quindi indicai al golem che spostava il telescopio di indicare il
Piccolo Gruppo di Stelle Noiose. Utilizzai allora il telescopio e scoprii
l’ubicazione del Trapezoedro: si trovava da qualche parte nel Mausoleo
Selachii. Prima di andarmene raccolsi l’astrolabio.
Non appena entrato
nell’enorme edificio a cielo aperto, utilizzai lo strumento e alzai lo sguardo
sino a scoprire l’esatta ubicazione del gioiello, una cripta sormontata da una
figura Grottesca. Esaminai la statua, spostandola e si aprì un passaggio.
Nella cripta c’era soltanto
una tomba, ma alla sua sommità notai un perno della medesima forma della cavità
nella moneta di Mundy. Provai a inserirla e un meccanismo scattò aprendo il sarcofago;
ne uscì un non morto che mi spaventò e d’istinto gli tagliai un braccio. Ma era
un essere buono, era stato posto a custodia del gioiello per secoli e ora
pretendeva che rispondessi a un indovinello per dimostrare il mio valore. Ma
non avevo tutto quel tempo da perdere e fui costretto a minacciarlo con il
falchion; non fece resistenza, ma quando uscii dalla cripta trovai una brutta
sorpresa: Jasper Horst mi si parò dinanzi e tra le mani teneva Ilsa! Non avevo
scelta, gli consegnai la spada e lo lasciai andare.
Quando poco dopo
rientrai nel mio ufficio con la ragazza, mi sentii un poco stupido, ma non
c’erano state alternative. Ora dovevo trovarlo! Il non morto mi aveva spiegato
che il Trapezoedro aveva il potere di rintracciare la spada dorata, così lo
utilizzai e scoprii che Jasper stava parlando con qualcuno al Ponte del
Sentimento.
Lo raggiunsi poco prima che
tentò di uccidere Carlotta e lo gettai nel fiume; la donna cercò di
ringraziarmi, ma ormai la conoscevo e non potevo fidarmi di lei, così la feci
arrestare. Ora non mi rimaneva che tentare di fermare quella grossa minaccia
sopra alla città. Recuperai la spada dorata e mi diressi a palazzo, alla cella
di Leonard. La macchina volante era pronta e doveva solo essere provata;
naturalmente era proprio quello che faceva al caso mio, quindi liberai il tetto
dai detriti e la portai in zona di lancio. Quando mi sentii pronto, presi un
bel respiro e… proprio in quell’istante arrivò Ilsa e mi fermò: non avrei
potuto farcela in quel modo – mi disse – occorreva una protezione. Aveva
ragione, scesi dal velivolo e tracciai il Segno del Girino sul fianco del
mezzo, quindi mi sedetti di nuovo e partii. Le ultime parole di Ilsa mi diedero
coraggio, ma quello che stavo affrontando era comunque troppo pericoloso.
Non so come riuscii
a trapassare quella creatura, ma lo feci e fuggì per sempre. Ora rimaneva solo
un problema e riguardava il mio cuore…