GOLD SAUCER

OGGETTI
Silver Armlet Summon Ramuh Materia

cl.gif (18352 byte)Il paese era ridotto davvero male e parlando con la gente era triste ascoltare le loro storie, così non ci fermammo molto e ci dirigemmo verso la funivia che ci avrebbe condotto al Gold Saucer; prima di salire, Barret fu assalito dai ricordi del suo amico Dyne. Il Gold Saucer era un’immensa struttura costruita per il divertimento e qualsiasi cosa era a pagamento, persino il Save Point all’ingresso, con la differenza che la valuta riconosciuta era solo quella locale (i famigerati GP); pagammo l’ingresso e decidemmo di dividerci e Aeris venne con me. Esplorando l’intera struttura scoprimmo che anche i soldati della Shinra stavano cercando Sephiroth e, passando dal Wonder Square, ci imbattemmo in uno strano personaggio, una sorta di indovino, che insistette per unirsi a noi (Cait Sith). Ma il vero problema ci attendeva al Battle Square: cadaveri disseminato ogni dove, qualcuno con un’arma a proiettili; non poteva essere stato Sephiroth, questa volta. Cercammo spiegazioni nell’unico sopravvissuto e improvvisamente apparve il proprietario del posto, Dio e ci accusò della carneficina. Cait Sith ci spronò a un tentativo di fuga, ma finimmo subito tra le mani degli uomini di Dio che, invocato tre enormi mostri meccanici, ci costrinsero alla resa, richiudendoci nelle prigioni alla base del Gold Saucer. Qui incontrammo finalmente Barret, che forse ci doveva qualche spiegazione; possibile che era stato capace di un simile gesto? Non seppe convincerci e fuggì via; cercammo di sapere qualcosa esaminando il cadavere e parlando al tipo che osservava, ma ci decidemmo infine a proseguire verso la cancellata a sud, per entrare nel caseggiato a est. Lì Barret, finalmente, ci spiegò quello che aveva passato; era ancora giovane quando North Corel era stata rasa al suolo e sentiva parte di quella responsabilità. Lo rincuorammo, poi tornammo nell’area precedente e, esaminato il cadavere della guardia, ci venne qualche sospetto; attraversammo il cancello e, dopo aver chiesto informazioni al tale che incontrammo, proseguimmo verso destra (le altre direzione, come pure l’altra uscita portano nel deserto; nel caso vi perdiate, apparirà un furgoncino che vi porterà indietro, se la risposta che gli darete sarà la prima ndXAM). Finalmente incontrammo nel cimitero delle auto la causa di tutta quella distruzione: Dyne, il vecchio amico di Barret. Parlò a Barret di Eleanor e Marlene, poi decise di attaccarlo e non potemmo in alcun modo intervenire. Purtroppo lo scontro fu violento e Barret non poté fare a meno di ucciderlo, così tornammo alla roulotte di Mr. Coates, che mi offrì di diventare dei fantini di chocobo, in cambio della libertà. Accettai, che potevo fare? Sull’ascensore mi venne spiegato il regolamento e nella stanza successiva, dopo aver raccolto il Summon Materia (Ramuh), mi preparai alla corsa. Quando fui pronto lo dissi a Ester e la gara ebbe inizio.

Controllare il chocobo non era così semplice (tasto A per aumentare la velocità, B per rallentare, C per lo scatto, ASSIST per cambiare la modalità, TARGET+PAGDOWN per far salire il Dash Meter, CAMERA+PAGUP per velocizzare il passo); scattando troppo spesso, la fatica dell’animale si faceva sentire ed ero costretto a fargli prendere fiato. Ma alla fine la vittoria arrivò (non doveste farcela, optate per il controllo automatico tramite il tasto ASSIST e prima o poi vincerete) e come premio ottenni una Buggy, che ci avrebbe permesso di attraversare il deserto come i corsi d’acqua che ci si sarebbero parati davanti (tasto C per salire a bordo, tasto B per scendere, poi i soliti, tenendo presente che la buggy non permette di evitare i nemici ndXAM). Balzammo sull’auto e ci dirigemmo a sud, verso il villaggio di Gongaga.