Arcano Enigma - articoli

"Juri Camisasca, dal convento a «L'evidenza di un amore», da Il Gazzettino, 16/7/1999

"Juri Camisasca. Arcano Enigma". Recensione

"Il viaggio dell'eremita dalle stelle al tuffo nel pop", da Avvenire, 18/7/1999  

"Un Camisasca tutto nuovo nel segno dello Zodiaco", da La Provincia, 26 luglio 1999  

"Camisasca mette in rock anche Sant'Agostino", da Famiglia Cristiana  15/8/1999

"Nuovi solchi", da la Provincia di Como/Lecco/Sondrio, agosto 1999

"Un Arcano Enigma", dal Giornale di Sicilia, 6/8/1999  

"Cantautore di Dio", da Il nostro tempo, 16/9/1999  

Da Rockol 1999 su Arcano Enigma

Da Rockol 1999, Intervista

"Un enigma arcano" (intervista), da Re Nudo n.35, novembre 1999

Tre recensioni ad Arcano Enigma (1999)

"Juri Camisasca Arcano enigma", da Jam, settembre 1999

"Juri Camisasca", da Messaggero dei ragazzi, marzo 2000

JURI CAMISASCA. DAL CONVENTO A «L'EVIDENZA DI UN AMORE»:

RECENSIONE «ARCANO ENIGMA»:

 

IL VIAGGIO DELL'EREMITA DALLE STELLE AL TUFO NEL POP

"Arcano enigma", l'ultimo cd di Juri Camisasca

Altro che amorazzi, spiagge e gelosia. Dai temi obbligati del pop estivo, Juri Camisasca si tiene lontano mille miglia: la sua è una musica che vagheggia armonie cosmiche, i suoi testi raccontano la ricerca dell'assoluto. E non è un vezzo commerciale: l'autore è, prima che compositore e cantante, un ex monaco, che completati gli studi di teologia, ha abbandonato la veste ma non il desiderio di silenzio e meditazione. Amico di Franco Battiato, vive oggi in completa solitudine (interrotta da rarissimi concerti) in un modesto alloggio presso la residenza del cantautore, ai piedi dell'Etna. Proprio a Battiato si devono produzione e arrangiamenti di Arcano enigma, un Cd con 10 canzoni che l"'eremita del rock" esegue accompagnato dai Bluvertigo. E qui la sorpresa: perché, rispetto alle sue opere precedenti, di assoluta compostezza, Camisasca sceglie una linea più "leggera", melodica. Non sarà la voglia di piacere a tutti i costi ai giovani? "No. Io sono un vero monaco, ma anche un rockettaro, la mia vena è il rock. Ho voluto spiazzare tutti: ci si aspettava da me il solito approccio meditativo, e allora ho scelto una connotazione molto più pop. E, mi creda, non è in contraddizione col silenzio di cui mi nutro ogni giorno. Il vero silenzio non è assenza di suono, ma il giocare con tante suggestioni diverse. I Bluvertigo rappresentano questo: la generazione più giovane, fautrice di sonorità più immediate, non cervellotiche. Oppure prenda Ecce panis, forse il brano più provocatorio. Ne ho fatto tre versioni: una classica, con la tastiera, una orientaleggiante e una decisamente dance. Ho preferito quest'ultima". Sembra di capire che questa concezione nelle scelte musicali si rifletta anche sulle idee di Camisasca riguardo alla vita ascetica: "Ormai la mia fede è consolidata, e non provo più il disagio nemmeno in luoghi come ristoranti o aeroporti. Essere monaco è una questione del tutto interiore: o lo sei o non lo sei, non contano l'abito e le apparenze. Io vivo rispettando gli altri, rispettando la vita: è questo, e non altro, a far di me una persona consacrata". Da dove deriva la scelta di far ancora uso del Latino per alcuni testi? "Anche qui, è una ricerca di suoni diversi dal solito inglese. E per me è qualcosa di naturale, è un'eredità del mio periodo in monastero. E' la mia seconda lingua". Ci racconta la giornata media in un monaco atipico? "Una volta mi imponevo un orario per il risveglio, oggi mi posso anche concedere un'ora in più. Ogni giorno, alzandomi, mi sento felice. Passo il tempo leggendo, facendo musica o dipingendo icone. A volte mi sembra che il tempo non esista". E la tv? Poca: un po' di sport, qualche film. Ma di solito la tengo spenta, avvolta da una coperta".

Martino Perini

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UN CAMISASCA TUTTO NUOVO NEL SEGNO DELLO ZODIACO

L'intrigante brano d'apertura di "Arcano enigma"

" L'acquario va su di giri poi si deprime senza motivi e l'ariete si scorna col mondo per niente". E' il testo di Zodiaco, brano di apertura del nuovissimo cd di Juri Camisasca "Arcano Enigma", il suo migliore, senza nessun dubbio. Dal rock al rock attraverso un percorso originalissimo iniziato nel 1974 con "La finestra dentro". Nella sua discografia anche titolo tutto con canti gregoriani. Piace l'energia che esce in brani come "Zodiaco", la melodia piacevole e i cambi di ritmo in "Evidenzia di un amore", oppure la suggestiva "Tocchi terra tocchi Dio", dal ritornello da brividi. Testi di un certo tipo, e non ci si poteva aspettare niente di meno da uno che ha viaggiato molto. Interessante l'uso del latino nel contesto della canzone pop. "Non ha niente a che vedere con il gregoriano, ho usato il latino come si usa l'inglese in una canzone, approfittando del fatto che il latino ben si adatta alla formula canzone". Questo il commento di Camisasca che nel brano "Vegetarian song" invita a non cibarsi di carni d'animale, né di pesce, ma anche di cereali, frutta e verdura subiscono manipolazioni. "Sì, il discorso sarebbe lungo, io ho voluto abbassare il tono del discorso cantandola come una filastrocca". Ancora latino, canto melodico, tappeto d'archi e una ritmica incalzante in "Sant'Agostino". Un recitato con voce bassa, apre l'ariosa "Polvere e diamanti", paragonabile come stile a "Nomadi, suo brano interpretato da Alice e Battiato. Proprio quest'ultimo cura la produzione del cd, mentre a suonare sono stati chiamati i Bluvertigo. Lega bene la combinazione testi e musica in "Ecce panis", con una ritmica ipnotica da discoteca e il canto in latino. Un brano su cui scommettere. Synt cosmico e ampie aperture di tastiere, ma anche basso corposo e chitarre distorte per "Erranti stelle", con un canto che allarga il fiato. Anni di canto gregoriano non svaniscono nel nulla e "Arcano enigma" ne conserva il senso religioso. Un album dalla freschezza sorprendente, propositore di nuove sonorità, di quelli che hanno il pregio di azzerare lo standard e ripartire con qualcosa di nuovo in testa.

Giordano Casiraghi

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CAMISASCA METTE IN ROCK ANCHE SANT'AGOSTINO 

Il musicista, che ha vissuto per undici anni in un monastero, pubblica un album prodotto da Franco Battiato e suonato dai Bluvertigo, nel quale propone due brani delle Confessioni.

Juri Camisasca dice di aver confezionato un album di "rock meditativo". L'analisi sembra corretta ed efficace: questa è musica che esce dai percorsi usurati della consuetudine, che accetta la sfida della modernità pur conservando con cura un'anima antica.

Volendo sintetizzare il tutto in una formula, si potrebbe dire che questo album va da Sant'Agostino ai Bluvertigo. Il primo fornisce, per mezzo delle Confessioni, lo spunto per due testi, i secondi suonano in tutti i dieci episodi. la sfida, insomma, è coraggiosa: esprimere nella forma moderna della canzone -tra l'altro con largo uso di suoni elettronici- ciò che per definizione non muta col tempo.

Camisasca ha preparazione per vincere la sfida: nell'uno e nell'altro senso. Ha vissuto per undici anni in un monastero (ora abita quasi da eremita sull'Etna), prima ancora, all'inizio degli anni '70, era uno dei protagonisti dell'ala più sperimentale della nostra musica rock. Arcano enigma rappresenta dunque anche una conciliazione delle esperienze più significative della sua vita: da questa autenticità trae forza e ispirazione.

Produce Franco Battiato, amico di sempre, che come Camisasca ha fatto dei paradossi il trampolino dal quale lanciare la propria musica. Juri, del resto, lo dichiara apertamente: non è una "Lux antiqua e nova" (Sant'Agostino) quella a cui sale il suo canto?

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NUOVI SOLCHI.  Juri Camisasca, il suo migliore disco con Battiato e Bluvertigo.
L'acquario va su di giri poi si deprime senza motivi e l'ariete si scorna con il mondo per niente. E' il testo di "Zodiaco", brano d'apertura del nuovissimo cd di Juri Camisasca "Arcano enigma", il suo migliore, senza nessun dubbio. Dal rock al rock attraverso un percorso originalissimo iniziato nel 1974 con "La finestra dentro". Nella sua discografia anche titolo tutto con canti gregoriani. Piace l'energia e la caroca che esce in brani come Zodiaco, la melodia piacevole e i cambi di ritmo in "Evidenza di un amore", oppure la suggestiva "Tocchi terra tocchi Dio", dal ritornello da brividi. Testi di un certo tipo, e non ci si poteva aspettare niente di meno da uno che ha viaggiato molto. Interessante l'uso del latino nel contesto della canzone pop. "Non ha niente a che vedere con il gregoriano, ho usato il latino come si usa l'inglese in una canzone, approfittando del fatto che il latino ben si adatta alla formula canzone". Questo il commento di Camisasca che nel brano "Vegetarian Song" invita a non cibarsi di carni d'animale, né di pesce, ma anche cereali, frutta e verdura subiscono manipolazioni. "Si, il discorso sarebbe lungo, io ho voluto abbassare il tono del discorso cantandola come una filastrocca". Ancora latino, canto melodico, tappeto d'archi e una ritmica incalzante in "Sant'Agostino". Un recitato con voce bassa, apre l'ariosa "Polvere e diamanti", paragonabile come stile a "Nomadi", suo brano interpretato da Alice e Battiato. Proprio quest'ultimo cura la produzione del cd, mentre a suonare sono stati chiamati i Bluvertigo. Lega bene la combinazione testi e musica in "Ecce Panis", con una ritmica ipnotica da discoteca e il canto in latino. Un brano su cui scommettere. Synt cosmico e ampie aperture di tastiere, ma anche basso corposo e chitarre distorte per "Erranti stelle", con un canto che allarga il fiato. Anni di canto gregoriano non svaniscono nel nulla e "Arcano enigma" ne conserva il senso religioso. Un album dalla freschezza sorprendente, propositore di nuove sonorità, di quelli che hanno il pregio di azzerare lo standard e ripartire con qualcosa di nuovo in testa.
Giordano Casiraghi

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UN "ARCANO ENIGMA" L'album è ispirato al silenzio, all'eternità, alla ricerca del senso della vita.
Domani all'Agricantus si presenta l'ultimo lavoro discografico del catanese Juri Camisasca

Sarà presentato domani sera all'Agricantus di via XX Settembre il nuovo cd di Juri Camisasca, dal titolo "Arcano Enigma". Un album, prodotto da Franco Battiato su etichetta universal-Mercury, vede la collaborazione dei Bluvertigo ed esce a otto anni di distanza dal precedente "Il Carmelo di Echt".
Camisasca è noto per avere realizzato numerosi brani di musica cosiddetta "colta" e la sua vita è stata anche caratterizzata da una profonda meditazione, che lo portò alla fine degli anni Settanta ad entrare in un monastero benedettino in Umbria, nel quale restò per undici anni.
Attualmente vive a Milo sull'Etna ed è grande amico di Battiato, grazie al quale decise di uscire talvolta dal suo ritiro spirituale, per partecipare ad alcune rappresentazioni della "Genesi" dell'artista catanese. Nel 1988 ha pubblicato per l'Ottava un album dal titolo "Te Deum", dal forte carattere spirituale e contenente anche tre brani ispirati a canti gregoriani.
Camisasca iniziò, comunque, la sua carriera musicale già nei primi anni settanta e nel 1974 ha pubblicato "La finestra dentro", considerata una delle produzioni musicali più rivoluzionarie di quel periodo. Un anno dopo uscirono "Himalaya" "Un fiume di luce" e "Metamorfosi", seguite da sperimentazioni influenzate dalla metafisica orientale, che furono quasi un'anticipazione della sua scelta di meditare insieme ai monaci benedettini. Negli ultimi anni ha firmato anche importanti collaborazioni con i Nomadi, con Milva e con Alice; per quest'ultima ha anche firmato il recente singolo "Open your eyes".
Successivamente ha effettuato alcune partecipazioni al "Gilgamesh" di Battiato, per poi "chiudersi" in una volontaria solitudine, necessaria alla realizzazione del nuovo cd.
Gli arrangiamenti sono dello stesso Juri Camisasca, dei Bluvertigo e di Franco Battiato. L'album contiene dieci brani, nei quali si armonizzano influenze spirituali e tendenze pop. Splendido "Arcano Enigma" che dà il nome all'album, ma anche "Sant'Agostino" cantata in latino. Da segnalare Zodiaco, nel quale viene ne rilevata l'importanza dei flussi astrali e "L'evidenza di un amore", già scelta come primo  singolo che sarà estratto dall'album di Camisasca. La ricerca spirituale emerge forte anche in "Erranti Stelle" e "Non cercarti fuori".
In pratica, si tratta di un album che, per espressa ammissione del suo autore, è ispirato all'eternità, che rappresenta il senso della vita. Camisasca non ha infatti mai rinnegato la sua esperienza spirituale in monastero, ma è fortemente convinto che la spiritualità possa essere vissuta anche in una dimensione per così dire "sociale". Il "silenzio" è infatti l'elemento fondamentale della sua vita fatta di viaggi in giro per l'Italia, ma anche di solitudine e riflessione. L'incontro all'Agricantus sarà introdotto dal giornalista Fabio Bagnasco, che ha lavorato al fianco di Battiato per la casa editrice "L'Ottava". "Arcano Enigma" vede la presenza di Sergio dei Bluvertigo alla batteria, Morgan al basso, Livio alla chitarra, Mauro Spina alla batteria e e altre percussioni e Pino Pischetola ai trattamenti elettronici. All'album hanno anche lavorato Andy e il tastierista di Catania, Franco Lazzaro.
Alberto Samonà
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CANTAUTORE DI DIO

Andare controcorrente non è mai agevole, in nessun caso. Occorrono tenacia, forza di volontà, idee chiare. Qualità che servono a tener lontane le sirene dell'opportunità, del compromesso, dell'arrendevolezza che, inevitabilmente, faranno sentire il loro canto nei tanti momenti di difficoltà. Tentazioni che compaiono in maniera ancora più evidente se si è scelto di navigare nelle agitate acque delle sette note e di farlo senza seguire le correnti delle mode, proprio come ha fatto Juri Camisasca, protagonista di una vicenda artistica e umana decisamente inconsueta.
Il musicista milanese aveva esordito nei tumultuosi anni settanta nelle vesti di atipico cantautore: testi surreali, arrangiamenti che sfuggivano a ogni stile ed un insondabile desiderio di sperimentazione erano i tasselli con cui fabbricava le proprie canzoni. Nasce allora l'amicizia con un altro altrettanto giovane Franco Battiato, che dura ancora oggi. Ma Camisasca durante il suo personale cammino artistico raccoglie "segnali" diversi e importanti, che superano l'aspetto musicale e vanno a toccargli l'animo nel profondo, portandolo ad un'inaspettata decisione. All'inizio degli anni ottanta Camisasca si ritira per undici anni in un monastero benedettino dell'Umbria.
Nel 1991 l'artista abbandona la vita monastica, ma non le motivazioni forti che lo avevano accompagnato a quella scelta. Torna alla musica con un album, "Il Carmelo di Echt", e come autore componendo brani per Battiato, Milva, Alice. Poi un nuovo ritiro, in una sorta di eremitaggio solitario durato circa 8 anni, rotto dalla pubblicazione di un nuovo, recente lavoro, "Arcano Enigma", in cui Camisasca ritorna alla forma canzone. Lo fa, però, senza cadere nelle facili banalità, sia quando i brani contengono atmosfere più pop, sia quando condensa con indubbia originalità la propria esperienza spirituale (alcuni pezzi sono ispirati dalle Confessioni di Sant'Agostino, un altro dal Lauda Sion). A dargli una mano una mano, tra gli altri, Battiato (che ha prodotto l'album) e Morgan dei Bluvertigo, a certificare, se ancora ce ne fosse bisogno, che il prodotto è di quelli a "denominazione controllata".
Un lungo periodo di silenzio e oggi questo improvviso ritorno con un album di canzoni. Cosa ha determinato questa decisione?
Durante questi anni non ho ricevuto proposte che potevano interessarmi e, piuttosto che avventurarmi in progetti che non mi appassionavano, ho preferito attendere momenti migliori. Inoltre, com'è noto, il mondo della discografia, di fronte a produzioni non propriamente incanalate nella commerciabilità, è sempre un po' sordo e quindi, arrivare all'incisione, ha richiesto del tempo. Alla fine, però, insieme a Battiato e a Morgan, si sono creati i presupposti giusti per dare vita a un lavoro stimolante e in questa situazione è maturato l'album.
Il disco pare diviso quasi in due parti: da un lato canzoni più immediate, dall'altro più riflessive...
La maggior parte dei brani guarda certamente all'aspetto interiore dell'animo e desidera trasmettere serenità, ma in altri ho voluto prendere in considerazione argomenti che definirei "terreni" e che mi riguardano, come l'astrologia, che rappresenta per me una specie di passatempo, o l'essere vegetariano. In sostanza l'album è la sintesi delle mie esperienze: da un cantautore appassionato di rock a cultore dei canti gregoriani. Entrambe sono espressioni che hanno segnato il mio cammino, ed è logico ritrovarle accanto in questo disco, senza inutili barriere.
Tra le sue esperienze passate, c'è stata anche quella di ritirarsi in convento. Che cosa ha determinato questa scelta?
Una somma di intuizioni, di stati d'animo, di sensazioni difficili da spiegare, ma che mi hanno indirizzato verso una precisa direzione, che poi è sfociata nell'entrata in convento. Credo che l'uomo non sia solo nell'Universo e, a volte, si possono vivere delle esperienze molto forti a contatto con una realtà che ci trascende.
La sua musica parla di Dio e di spiritualità, ma quanto arriva del suo messaggio alla gente?
Purtroppo c'è molta esteriorità del mondo e il consumismo regna sovrano su ogni cosa. Si vive per apparire e non per essere. La musica, sicuramente, può essere un veicolo importantissimo per cambiare in meglio certi atteggiamenti. Sappiamo però bene che gli stessi mass media fanno poco per diffondere suoni o concetti che si allontanino dalla logica del mercato. Tuttavia, almeno a guardare la mia esperienza, incontro persone che hanno dentro sé valori importanti e non si fermano alla superficie, ma sono interessate alla scoperta di mondi più profondi. Con il tempo sono certo che il loro numero aumenterà.
C'è la speranza, insomma, che qualcosa cambi in positivo.
L'uomo, di per sé, è un essere alla ricerca di qualche cosa. C'è chi trova la felicità nei soldi, chi nel divertimento.... Poi, a un certo punto, si accorgerà che tutto questo trasmette solo una gioia effimera. E si spera che si orienti verso obiettivi più concreti. D'altra parte, la nostra vita e una ricerca continua e lo testimoniano anche le grandi personalità illuminate che non si sono mai sentite pienamente realizzate perché erano in costante cammino. San Francesco, per esempio, non si considerava certo un santo proprio perché mentre procedeva nella sua ricerca si accorgeva delle proprie imperfezioni. Insomma, più l'anima progredisce e più deve migliorare. Ma già accorgersi della propria imperfezione è indice di miglioramento.
Intervista di Claudio Facchetti

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Juri Camisasca - ARCANO ENIGMA

Mercury

Sono passati otto anni da quando negli scaffali dei negozi arrivarono il cd e il vinile di uno strano personaggio: si chiamava Juri Camisasca, l'album "Il carmelo di Echt" e i colleghi con qualche capello bianco frenarono subito lo scetticismo dei più giovani raccontando una storia: quello lì, quel Camisasca, era stato un cantante pop, negli anni '70 (per quello che poteva significare essere pop negli anni '70, anni in cui erano pop la PFM, gli Area). Poi, all'improvviso aveva sentito il  bisogno di scomparire nella quiete di un monastero benedettino, dove, presi gli ordini, soggiornò non esattamente per un fine settimana, ma per 11 anni. Il disco che si trovavano di fronte era il suo ritorno al mondo e alla musica, che aveva abbandonato tanto a lungo. Un mormorio di stupore si impadronì dei giovani cronisti, che si misero allora ad ascoltare quell'album con uno spirito diverso, e alcuni di loro lo trovarono anche molto bello e prezioso.

Sono passati otto anni. Dopo "Il carmelo di Echt" Juri Camisasca ha fatto altre cose, ha continuato a coltivare la propria solitudine e ricerca spirituale vivendo in una sorta di semieremitaggio volontario in Sicilia. Ha continuato a scrivere canzoni, però, e di diverso tipo: quelle che appartengono a questo album possono essere considerate di matrice mista, capaci cioè di unire il suo immaginario spirituale a melodie e arrangiamenti più canonicamente pop-rock. Se la struttura dei pezzi vive egregiamente di questa duplice natura, non altrettanto però può dirsi per quello che riguarda la qualità complessiva del lavoro, che appare a tratti un po' troppo dispersiva. Accanto a brani senza dubbio riusciti come "L'evidenza di un amore", "Tocchi terra tocchi Dio", "Sant'Agostino", "Polvere e diamanti" troviamo cose più leggere e interlocutorie come "Zodiaco" e "Vegetarian song", o brani meno efficaci dal punto di vista musicale come "Ecce panis" e "Erranti stelle". Prodotto da Franco Battiato, suonato dai Bluvertigo, il disco possiede un discreto suono d'insieme e la voce di Camisasca sa convincere ed evocare. Forse un po' più di sforzo per garantire uniformità artistica ai picchi di questo disco non avrebbe guastato. Ciò non toglie, comunque, che si tratti di un album molto interessante e unico per la qualità delle emozioni che suscita. Bisognerà aspettare altri otto anni per il seguito? Speriamo di no.

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INTERVISTA

Quella di Juri Camisasca è una storia unica: musicista 'pazzo' e sperimentale all'inizio degli anni '70 - con un album all'attivo intitolato "La finestra dentro" - Camisasca ha presto abbracciato i voti dell'ordine benedettino per vivere 11 anni chiuso in un monastero. Nel 1991 ha pubblicato l'album "Il carmelo di Echt" dopo aver sciolto il voto dell'ordine: segue un periodo dedito alla vita in solitudine, durante il quale Camisasca canta nel "Gilgamesh" di Franco Battiato. Il suo più recente lavoro si intitola "Arcano enigma" e ripropone la miscela di spiritualità e musica pop che di questo artista milanese costituisce il tratto distintivo. L'album è stato prodotto da Franco Battiato, vede la collaborazione dei Bluvertigo e contiene delle canzoni molto suggestive, uniche nel loro genere, come del resto è unico il loro autore, capace di cantare in latino in "Sant'Agostino" e affiancare melodie più squisitamente 'profane' per "Zodiaco".

Prima di "Arcano enigma", il tuo ultimo disco risaliva al 1991 e si intitolava "Il carmelo di Echt": cosa è successo dopo?

Probabilmente l'album non ha soddisfatto, dal punto di vista commerciale, le aspettative della mia casa discografica di allora, ragion per cui è diventato più complesso mettersi a lavorare con tranquillità ad un nuovo progetto. Ho ricevuto diverse proposte per altri lavori, ma in ambiti e situazioni che non mi andavano a genio. "Arcano enigma" mi dava invece delle garanzie soprattutto sul piano della serenità, per cui ho pensato bene di rimettermi a lavorare. Il disco è nato in maniera molto serena, la Universal si è interessata al lavoro e così ci siamo accordati per farlo uscire.

Le canzoni presenti sull'album sono state composte in un arco di tempo comunque recente oppure risalgono al passato?

Sono tutte molto recenti tranne un paio di brani, "Tocchi terra, tocchi Dio" e "Vegetarian song", che risalgono a qualche anno fa. Tutto il resto è stato scritto l'anno scorso, quando ho deciso di rimettermi a scrivere qualche canzone. Precedentemente avevo fatto altri provini - un altro genere di cose - che sembravano essere interessanti per diverse case discografiche e che poi, invece, sono rimaste nel cassetto...

Ma quanto il materiale di "Arcano enigma" è diverso da quei provini e quanto invece pensi che possa essere stata soltanto una questione di tempi 'non coincidenti'?

Può essere... prima di questo disco stavo facendo un lavoro con dei musicisti napoletani, molto interessante, ma non l'ho concluso per mia volontà, perché si erano create delle tensioni all'interno del gruppo di lavoro. Per quel disco avevo già una proposta da parte della EMI. Poi è subentrato un periodo di ripensamento, in cui mi sono detto che forse non valeva la pena di sopportare tensioni e stress di vario tipo pur di fare un disco a tutti i costi. Visto che io dipingo, posso benissimo vivere facendo quadri. Comunque, scartato quel progetto, dopo un anno ho iniziato a fare dei provini di matrice molto rock, sostenuti da una base musicale molto potente. Era quello il genere di lavoro a cui sembravano essere interessati in diversi, ma del quale poi non si è fatto nulla. Lasciato passare un po' di tempo anche da quel progetto, ho iniziato a scrivere le canzoni di "Arcano enigma": quando quelli della Polygram - ora Universal - le hanno ascoltate, mi hanno detto che erano interessati a stampare il disco. Così siamo arrivati alla fine del progetto e all'uscita dell'album.

Qual è il cast con cui hai lavorato a questo nuovo disco?

Ci sono anzitutto i Bluvertigo, tranne Andy. Morgan al basso, Sergio alla batteria e Livio alla chitarra. Poi c'è Franco Lazzaro, un tastierista di Catania, col quale ho fatto un pezzo che si chiama "Sant'Agostino". Lui ha arrangiato il brano. Io suono delle tastiere, mentre con Pino "Pinaxa" Pischetola abbiamo aggiunto dei suoni tra il rumoristico e l'elettronico. Poi c'è l'aggiunta di un altro batterista e percussionista che è il socio di Pino, Mauro Spina. Il tutto è prodotto da Franco Battiato.

Continui nei tuoi album a mescolare pop e spiritualità...

Be', sì, ma questo succede perché è la mia natura. Ognuno di noi fa quello che ha dentro. Io vengo dal pop, e negli anni '70 ero un cantautore 'pazzo'. Prima di fare il cantautore avevo un gruppo con cui suonavamo pezzi di Jimi Hendrix, King Crimson, Cream, Deep Purple, Led Zeppelin, quindi la mia vena è quella, però sentivo di apprezzare anche cose più melodiche: mi piacevano José Feliciano, il primo Elton John, James Taylor, Donovan, Dylan... però, data l'energia che avevo, preferivo cantare proprio quelle cose di cui ti parlavo sopra, il rock inglese. Poi nella vita si cambia, e io ho fatto delle esperienze molto particolari, che mi hanno dato un corpo interiore un po' diverso. Quindi se nel nuovo album c'è un accenno alla spiritualità è perché questa cosa fa realmente parte della mia vita, e non perché ci tenga a passare per 'spirituale'.

L'esperienza cui accennavi è quella che riguardava la tua vita monastica?

Esatto. Ad un certo momento della mia vita sono entrato in un monastero benedettino...

E quanto tempo ci sei rimasto?

Per la bellezza di undici anni!

Se non sono troppo indiscreto, perché quell'esperienza si è conclusa?

Si è conclusa perché si è conclusa...perché ogni cosa ha un inizio e una fine. Che poi possiamo dire che si è conclusa da un punto di vista esteriore, perché poi la spiritualità è una cosa che è dentro di me e che non abbandonerò mai. E' uno stile di vita, è un modo di concepire la vita: non è che indossando un saio tu la concepisci in un modo e poi togliendolo la concepisci in modo diverso. Il monachesimo è un'istituzione che è stata inventata nel quarto secolo per le esigenze di alcune persone, per vivere più radicalmente certe scelte che si facevano. Da parte mia sentivo il desiderio di fare un altro tipo di esperienza, che è quella relativa alla vita da eremita, alla vita silenziosa che poi è quella che conduco adesso. Anche se poi con il tempo ho imparato a bilanciare al vita in solitudine con quella per così dire 'sociale'. Non è che mi costringo a mangiare radici, magari vado anche in pizzeria con gli amici, però il mio elemento è il silenzio, la vita in solitudine. E' lì che mi trovo come il pesce nell'acqua. Quando mi sposto per l'Italia sto benissimo, ma poi mi piace anche stare per conto mio. Vivo il silenzio, la solitudine, lo stare insieme agli altri, e anche il momento creativo: dipingere, scrivere, cantare. Sono fatto così: credo che l'importante sia scoprirsi, nella vita, scoprire come si è fatti e starci bene.

A proposito dell'eremitaggio, Franco Battiato mi diceva che il rischio del vivere in un posto così bello si rischia di diventare pigri...

Non sono d'accordo. Secondo me la scelta che ho fatto io richiede una motivazione continua per poter essere vissuta, altrimenti la abbandoni dopo tre ore o dopo una settimana che vivi così. All'esterno non hai delle gratificazioni, quindi il diventare pigri è un rischio di tutta l'umanità, perché ci sono dei momenti in cui non hai voglia di fare niente, però sono momenti che vanno superati in una scalata ascetica. Tutto ciò che ti tira verso il basso deve essere superata, se vuoi fare una vita come quella che sto facendo io: che poi non è detto che io ci riesca, però io sto bene, sono una persona serena. Questo è secondo me il parametro secondo cui puoi stabilire se stai vivendo bene o non stai vivendo bene. C'è un detto che dice "la felicità è un fatto naturale, l'infelicità ha bisogno di una causa". Lo stato naturale dell'uomo è la sua serenità: siccome io mi reputo una persona serena...

A otto anni di distanza dal tuo precedente lavoro, è un caso che "Arcano enigma" arrivi sul finire del millennio?

Non è un caso, perché credo anche che quello che noi facciamo è nel bene e nel male l'esternazione di un'energia che circola. Credo che ci siano delle attinenze in questo senso...non ho certo pensato a fare un disco sul millennio, però il mondo che osservo vive in qualche modo questo momento storico in modo particolare. Dall'altro lato penso anche che certe ricorrenze l'uomo se lei crei e le celebri per dare più colore alla vita. Dal punto di vista cosmico il secondo millennio per me non vuol dire niente, visto che noi calcoliamo gli anni in base all'avvento di Cristo, mentre i buddisti lo fanno in un altro modo... sono scadenze che l'uomo si impone e si dà, e che per me non hanno una grandissima valenza, se riesco ad avere un senso più ampio della vita. Per me il senso della vita è la sua eternità...

...che è il tema che si ritrova all'interno di questo disco...

Sì, perché esiste unicamente il presente alla fine, una continua eternità. Sant'Agostino diceva bene: "il passato è nella memoria e il futuro è nell'immaginazione". Ciò che realmente è, è soltanto questo momento del presente che poi è già passato...senza entrare in complicazioni filosofiche, posso dire che mi interessa molto vivere l'attuale, superare il concetto di tempo. Ciò non toglie che io non sia influenzato da quello che succede esternamente al mio mondo, quindi anche la musica che faccio e le cose che scrivo risentono dell'umore dell'umanità.

E in questo momento che umore ti sembra che abbia l'umanità?

E' un momento di attesa, si sta vivendo un momento in cui sembra che debbano avvenire dei grandi cambiamenti. Ci si aspetta dall'avvento del nuovo millennio chissà che cosa, invece probabilmente si andrà avanti come sempre, anzi: uno si aspetta cose importanti e belle e invece magari arriva la guerra in Kosovo. C'è una speranza, comunque, contenuta in una sfera di assoluto mistero: l'arcano enigma per me è questo, un mistero antichissimo e impenetrabile. Anche se poi arcano enigma dà il titolo all'album e a una canzone, io l'ho ricavata da una tematica di Sant'Agostino in cui lui parla della memoria e del ricordo di Dio, e dice : "se io mi ricordo di te, è perché in qualche modo ti conosco", sono cose molto misteriose, così come quando dice "uno non può cercare Dio se non lo ha già trovato"...

Però lui era Sant'Agostino...

Ah, senza dubbio!

Probabilmente persone meno 'credenti' non arrivano altrettanto facilmente alla stessa considerazione, o forse non gli interessa arrivarci...

Certo, può essere così... io credo che tutti gli uomini sono potenzialmente uguali, poi in alcuni si risveglia questa potenzialità e in altri rimane assopita. Però tutti gli uomini sono degli involucri attraverso i quali passa la corrente cosmica. Tutti noi siamo templi di un'energia inestimabile.

Sul tuo album comunque non si parla solo di spiritualità, ma anche di astrologia: "Zodiaco" è una canzone sospesa tra l'ironia sulle caratteristiche dei segni e la seria considerazione dell'elemento astrale che influisce sulle nostre vite...

Mi era venuta l'idea di fare un pezzo sui segni zodiacali, con un po' di ironia intorno alle caratteristiche dei segni visti nella loro valenza più debole, da giornale del mattino. E' un gioco che però ti può fare anche pensare, perché io credo all'influenza degli astri. Ho pensato di fare la canzone in modo molto ironico, seminando qua e là della frasi più serie come "siamo appesi allo zodiaco" e "siamo macchine astrologiche". C'è una forte contraddizione all'interno del nostro rapporto con gli astri, come se a volte la nostra natura ci portasse a fare cose che noi non approviamo, il nostro male. A volte, senza un motivo, facciamo delle cose che ci si rivoltano contro, nonostante la strada da seguire sia lì proprio di fronte a noi. Facili. Eppure è la nostra natura che viene fuori, e in questa dialettica c'è sicuramente il rapporto con gli astri.

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UN ENIGMA ARCANO -INCONTRO CON JURI CAMISASCA

AFFERMARE CHE “ARCANO ENIGMA” E’ UNO DEI DISCHI PIU’ RIUSCITI DEL 1999 E’ IL MINIMO CHE SI DEBBA FARE. JURI CAMISASCA CI HA MESSO TUTTA LA SUA VITA, LE SUE PASSIONI, LE SUE MEDITAZIONI, E HA TROVATO UN NUCLEO DI PERSONE CON CUI CONDIVIDERLE:  INSIEME A FRANCO BATTIATO (PRODUTTORE) E BLUVERTIGO (MUSICISTI IN SALA). HA CREATO UN SOUND MOLTO PARTICOLARE, ROCK QUANTO BASTA, LASCIANDO SPIRAGLI APERTI PER: FUGHE MELODICHE.

 Si parte da Zodiaco, nella maniera più rock che oggi si possa immaginare, con quel suono di chitarra elettrica che entra dritto nello stomaco. Melodia e ritmo moderno in L’evidenza di un amore, la canzone singolo più vicina allo stile di Battiato, giusto per intenderci, con botti di pieno e rilascio arioso, Suggestiva atmosfera, da brividi, in Tocchi terra tocchi Dio; partenza in latino, come lingua e non gregoriano, in Non cercarti fuori dalla progressione che trasporta via. Leggera e piacevole Vegetarian Song, batteria accelerata e ampia melodia con conseguente cambio di ritmo per Sant’Agostino, ritmo e perfino accenno Rap nella seguente Polvere e diamanti. Seraficamente ipnotico quanto martellante, Ecce Panis è adatta da ballare in discoteca. E si chiude in morbidezza (Erranti stelle e Arcano enigma). Tempo ne è passato dal primo incontro, nella sua casa milanese di via Ronzoni, un piatto di riso integrale con azuki e un regalo mai dimenticato: un piccolo concerto per armonium e oboe. Niente intervista, e poi a spiegarlo agli ascoltatori di Radio Montevecchia che è meglio la musica delle parole. Oltre vent’anni addietro, adesso l’incontro è molto più formale. Una casa discografica che fa da tramite, ma la sintonia è quella antica.

 Quanto e diverso lo stile di Camisasca oggi da quello di ieri?

 Mi sono adeguato alle sonorità attuali, sono uscito dalla mia nicchia di intendere e ho cercato di assimilare gli sviluppi della musica pop corrente, una certa forza d’urto l’ho voluta. Mi interessava il connubio tra il mondo tipico del mio modo di essere con quello che potrebbe essere un’energia più esteriore. Combinare un clima di pacatezza che mi è consono con questo impatto rock che pure appartiene al mio dna, perché provengo da lì. Di gregoriano c’è un brano, Ecce Panis, che ho estrapolato da un antico canto, Lauda Sion, che ho trasformato come hai sentito.

 Ne è uscito un pezzo Techno Dance. Prossimo tour in discoteca, quando parte?

 Non esageriamo, Ecce Panis lo cantavo nei cori monastici, I’ho utilizzato contorcendolo. Ne ho fatto tre versioni e alla fine ho scelto questa onda più martellante. Si prestava anche a un arrangiamento orientaleggiante, ma...

 Sei passato attraverso una lunga permanenza in Monastero, puoi dirmi...

 Si dovrebbe parlare solo di questo. La musica che uno fa è la sua vita. Nel canto emani una certa vibrazione della tua essenza. II percorso di vita ha cambiato il mio modo di essere e anche la mia musica. Alla base resta un discorso esistenziale inevitabile. In ciò che si fa metti una sintesi delle tue esperienze di vita. In questo disco trovi del rock; ma anche l’aspetto più interiore.

 Ricordi con certa nostalgia i tuoi esordi? Quando si suonava dappertutto per poche lire, o solo si era più giovani.

 Innanzitutto si era più giovani. Con nostalgia no, fa parte dell’itinerario di ogni uomo, andare avanti e vivere nuove esperienze. Magari fra vent’anni ricorderemo questo momento con una certa nostalgia. Mi interessa scoprire giorno per giorno l’entusiasmo, la motivazione di esistere. E’ chiaro che ricordo con piacere quei momenti. Ogni volta che si racconta di quel periodo ci si sente toccati da quell’epoca.

 Hai solo nostalgia quindi, ma c’era un atmosfera irripetibile?

 Sì, non tanto per quello che proponevo allora. lo ero l’emblema della confusione, meglio lasciar perdere l’aspetto artistico. Tuttavia ricordando quel periodo, le pazzie che si facevano, certe improvvisazioni, l’esperienza con il gruppo Telaio Magnetico, oggi non sarebbe proponibile perché devi organizzare nei dettagli il concerto, all’epoca c’era invece questo senso di avventura impagabile lo cantavo con il megafono e la gente stava ad ascoltarti. Credo che oggi sia il momento della sintesi. Gli anni Settanta sono stati importanti per il fenomeno ideologico che ha spinto alla sperimentazione sfrenata, fuori dagli schemi della canzone, tradizionale. In questa follia si poteva già avvertire la necessità di uscire dagli schemi. Non rimanere intrappolati dai modelli imposti dalla società e c'era il desiderio della libertà 

Adesso concerti ne fai più?

 Ogni tanto faccio dei concerti in un ambito quasi ritualistico, nel senso che mi avvalgo di un coro di una sessantina di persone, con due tastieristi e un percussionista, io suono un armonium indiano. Propongo alcune mie canzoni e canti gregoriani armonizzati elettronicamente.

 Come senti l’avvicinarsi del Duemila?

 Noi calcoliamo gli anni secondo la nascita Cristo, che poi non è un calcolo così preciso. Il livello emozionale che ti porta a questa attesa può far scattare nelle persone qualcosa di diverso. II Natale e la Pasqua sono ricorrenze che scatenano qualcosa, ma è più una necessità della gente che non l’accadimento di un reale evento.

 Dei brani del disco cosa hai da dire?

 Sono stato attento all’impatto sonoro. Poi ci sono brani di divertimento come Zodiaco che parla di oroscopo ma con ironia. In Vegetarian Song c’era il rischio di apparire troppo seri, così ho usato uno stile da nenia e filastrocca.

 Vegetarian Song, canzone che invita a non mangiare carne e pesce, ma verdure e frutta. Come la mettiamo con la manipolazione su fagioli, mais ecc.?

 Juri: Si; ma a questo punto uno non vive più. C’è un detto orientate che dice: se tu vivi in una stanza piena di fuliggine anche con tutte le precauzioni che puoi prendere, prima o poi ti sporchi. Noi viviamo in un mondo contaminato e non possiamo farci niente

 Cosa ascolti adesso?

 Mi piace la musica etnica, indiana, minimalista, sono stato un grande ammiratore di Terry Riley, Glass e Reich, mi hanno lasciato il segno, ma adesso mi pare che quel genere si è consumato. Apprezzo perfino certe cose di Marylin Manson e anche la nuova scena italiana è in fermento.

 Adesso è svanita la necessità di proporre canzoni con un chiaro significato sociale e politico. E’ positivo secondo te?

 Sì, perché è rimasto il desiderio di fare musica, senza per forza di cose andare oltre, suonarla per un esclusivo piacere ludico.

 Tornando alla matrice rock dei primi anni, collego molto questo disco ai tuoi esordi, perché se prima c’era il tuo modo di cantare molto rock; stavolta sono le chitarre elettriche a spingere su questo tasto. Una certa assonanza esiste. Arcano enigma lo trovo molto più convincente del tuo precedente Il Carmeld di Echt, che trovo un po’ contrastato.

 Perché ero io in contrasto in quel periodo, Quando feci quel disco ero appena uscito da un monastero dopo un decennio di vita impegnativa in quel senso. Ero un po’ combattuto e non ho gestito completamente la situazione di quel disco. Ero passivo e subivo un po’ la situazione. In questo disco abbiamo fatto un lavoro di gruppo con i Bluvertigo e Battiato, e sono davvero soddisfatto.

Intervista di Giordano Casiraghi

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Tre recensioni ad  ARCANO ENIGMA (1999)

- Arcano enigma di Juri Camisasca (Mercury). Mescolando latino e italiano, elettronica e sfiziosi arcaismi, Sant'Agostino e i Salmi, zodiaco e salutismo, l'ex monaco confeziona, con l'aiuto di Franco Battiato e di morgan (BluVertigo), un disco candidamente provocatorio, ricco di assortite genialità, a tratti splendidamente ispirato. (VARIESPECIED'AMORE)

Da MAX, Cesare G. Romana 

- Voto: 9. Juri parte a razzo con Zodiaco, nella maniera più rock che oggi si possa immaginare, con quel suo­no di chitarra elettrica che ti entra dritto nello stomaco. Dei 4 album pubblicati, questo è il suo migliore, non ci sono dubbi. Franco Battiato alla produzione in stile Gommalacca, ai vari strumenti i Bluvertigo che assicurano l’attualità della proposta. Ma ciò che più sor­prende sono i testi e la voce di Juri. Pensate che per oltre dieci anni ha fatto il monaco benedettino e adesso è qui, a raccontare con un linguaggio rock ciò che ha imparato, senza leziosità. Ecce Panis, seraficamente ipnotico quanto martellante, è adatto per ballare in discoteca. Arcano enigma è uno dei migliori cd italiani usciti da gennaio a oggi. (da TUTTO MUSICA, g.c.)

 - Camisasca approda a questo nuovo e interessante cd ancora una volta in compagnia di Battiato, che produce l’album e lo arrangia insieme all’autore e a Morgan dei Bluvertigo. Con tale equipaggio è inevitabile che ci si addentri in territori espressivi molto vicini a quelli di Battiato, ma trattandosi di affinità elettive di lunga data le somiglianze sono quasi naturali e assolutamente consequenziali, come avviene per approccio a temi filosofici e religiosi, che in Camisasca si traducono però in un interesse specifico per la speculazione teologica tardo-romana e medievale, con due testi tratti dalle Confessioni di Sant’Agostino e la rivisitazione di alcune delle strofe del Lauda Sion di San Tommaso D’Aquino. Tra le cose più riuscite, due canzoni con testo in latino dello stesso Camisasca, un brano pro-vegetariani e due potenziali singoli di buona fattura (Zodiaco e L’evidenza di un amore). 

Luciano Ceri

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JURI CAMISASCA ARCANO ENIGMA (Mercury)

 Ritorna una vecchia conoscenza del mondo rock sperimentale degli anni Settanta. Dopo un lungo periodo speso in meditazione in un convento siciliano Juri Camisasca si rifà vivo con un nuovo lavoro, Arcano Enigma, un album intriso di misticità mescolata ad una certa ironia che si manifesta soprattutto nel pezzo di apertura, Zodiaco, in cui si diverte a giocare con i facili modelli astrologi­ci da rotocalco. La sua lunga amicizia con Franco Battiato lo ha portato ad una collaborazione molto interessante che è culminata con l’intera produzione dell’album affidata al cantautore siciliano. I vari pezzi, tutti scritti dallo stesso Juri, sono in grande sintonia con la filosofia di Battiato, basta infatti seguire uno qualsiasi dei testi delle canzoni per rendersi conto dell’evidente affinità nell’uso delle parole e degli argomenti. Sant’Agostino e Arcano enigma sono per esempio frutto di una sintesi elaborativa tratta dalle Confessioni di Sant’Agostino, Ecce Panis deriva dalla lettura di Lauda Sion e Non cercarti fuori contiene alcune citazioni di Alfonso di Salerno. Interessante anche l’uso del latino in alcuni pezzi che, oltre a dare un effetto emotivo particolare, ha anche l’evidente intento di dare un’impronta nostrana ad un rock da sempre troppo legato a modelli anglosassoni. Dal punto di vista musicale si ritorna ad un rock dal sapore sperimentale che non disdegna certo l’ovvio aiuto della tecnolo­gia, le varie canzoni sono infatti ric­che di suoni campionati e di effetti particolari che danno freschezza e personalità alle composizioni. Alla registrazione dell’album, oltre a Juri, impegnato alle tastiere, sono intervenuti i Bluvertigo che hanno dato il loro tocco ormai inconfondibile alla sonorità complessiva. Un ritorno davvero piacevole.  

Roberto Caselli

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JURI CAMISASCA 

All’alba della musica rock italiana, nei primi anni Settanta, nacquero tanti nuovi artisti. Dapprima vennero i gruppi, con i loro fantasiosi nomi (Premiata Forneria Marconi, Perigeo, Osanna, Locanda delle Fate e così via), subito dopo seguirono i cantautori. Mentre i primi, salvo rarissime eccezioni, con il tempo sparirono dalla circolazione, i secondi riuscirono a imporsi alla grande. Tanto che, ancora oggi, molti di essi vivono e vegetano allegramente, da Venditti a De Gregori, da Bennato a Battiato.
Nel mazzo, trovò posto allora un giovane milanese, Juri Camisasca, che si rivelò subito personaggio intelligente e interessante. Pubblicò un album, “La finestra dentro”, condito da una serie di singoli, con cui spiazzò critica e ascoltatori proponendo canzoni ben diverse dalla solita minestra cantautorale di quel periodo. Testi surreali, arrangiamenti complessi, interpretazioni di sorprendente intensità, nessun punto di riferimento musicale: un autore, insomma, fuori dagli schemi. Un’originalità, comunque, che gli portò una discreta notorietà, bloccata nel 1979 da una decisione all’apparenza sorprendente, ma meditata e in linea con il percorso compiuto fino a quel momento: Juri si ritirò in un monastero benedettino in Umbria.
Il ritiro durò 11 anni, rotto solo dalla sua partecipazione ad alcune rappresentazioni della “Genesi” dell’amico Battiato e dalla pubblicazione di un album di carattere spirituale, Te Deum. Nel ‘90, Camisasca lasciò il convento, ma non le motivazioni forti che lo avevano accompagnato a quella scelta, per tornare brevemente alla musica con un disco, “Il carmelo di Echt”, e per scrivere brani per Alice, Milva, ancora Battiato, scegliendo però di vivere in una sorta di eremitaggio volontario.
Oggi è ritornato a farsi vivo con un nuovo album, “Arcano enigma”, dove, dopo otto anni di silenzio, si misura con la «forma canzone». Lo affiancano, nel progetto, personaggi importanti, primi: Battiato (sempre lui) e Morgan dei Bluvertigo. I pezzi hanno atmosfere inconsuete, sia per i temi più «leggeri» (“Zodiaco”, “Vegetarian song”) che per momenti più profondi (“Tocchi terra, tocchi Dio”, “Ecce panis”). Spunti che hanno acceso interesse del MERA spingendomi a incontrare Juri per una bella chiacchierata.
Sono passati otto anni dal tuo ultimo disco. Come mai?
In questi anni non ho ricevuto proposte interessanti e piuttosto che avventurarmi in progetti in cui non credevo, ho preferito attendere. Non sono comunque rimasto inattivo: ho collaborato e scritto canzoni con altri artisti. Intanto mettevo da parte le idee per questo album. Poi, finalmente, è arrivato il mio turno.
Tanta attesa, forse, è perché i tuoi lavori non sono pensati come prodotti commerciali.
Certo l’industria discografica non è ben disposta verso chi propone dischi non studiati appositamente per vendere. Alla fine, però, contando anche sulla collaborazione di Battiato e Morgan, si sono creati i presupposti ideali per far prendere il volo al progetto. Ne è nato un album che mi pare stimolante e interessante.
Un album con due facce: una più immediata, l’altra più meditativa. Per quale ragione?
Sono entrambi aspetti della mia personalità. Durante il mio cammino artistico ho frequentato generi musicali più diversi: dal rock ai canti gregoriani. E logico ritrovarli distribuiti nelle canzoni di questo disco, senza inutili steccati. Questo ha facilitato anche lo sviluppo delle composizione. Quando ho voluto affrontare argomenti più «terreni» mi sono avvalso dei linguaggi del pop. Per temi più significativi ho utilizzato arrangiamenti e testi più colti, ispirandomi anche alle Confessioni di Sant’Agostino e al Lauda Sion. Il disco, comunque, privilegia le atmosfere pacate: desideravo scandagliare l’animo, trasmettere serenità.
In molti brani fai largo uso di tastiere computerizzate. Non pensi di risultare «freddo» all’ascolto?
Non credo. Durante la mia carriera ho sempre seguito con attenzione l’evoluzione della «tecnologia» nella musica e non ho problemi a servirmene. Infatti, non è la prima volta che ne faccio uso: nell’album Te Deum avevo provato a far incontrare strumenti elettronici con i canti gregoriani e l’esperimento mi sembrava riuscito. Quel disco era all’inizio di una ricerca musicale che mi affascina ancora oggi. Non sempre l’elettronica è fredda, dipende da come viene utilizzata.
In passato, ti ritirasti in convento. Perché?
Nella vita accadono talvolta cose che non ti aspetti, che non hanno una risposta razionale. Sono una somma di sensazioni. di stati d’animo, di intuizioni che ti fanno andare verso una direzione, che può portare poi a entrare in convento.
Le tue canzoni sono sovente intrise di spiritualità. Ma arriva al pubblico?
L’esteriorità, purtroppo, sembra regnare sovrana e il consumismo dilaga! Si vive per apparire e non per essere. La musica può aiutare a cambiare in meglio questo stato di cose.
Si scontra, però, con le regole del mercato.
E’ logico: il mercato non favorisce certi progetti. Anche i mass media per lo più rientrano in una logica affaristica e fanno poco per diffondere suoni o concetti diversi da quelli più alla moda. Tuttavia io incontro tante persone che hanno idee e valori importanti, interessate a percorrere sentieri differenti dai soliti, a scoprire stati d’animo profondi, a non fermarsi alla superficie. E sono convinto che il loro numero cresce.
Una speranza nell’uomo che emerge anche in Polvere e diamanti, una canzone dell’album.
L’uomo è sempre alla ricerca di qualcosa. C’è chi ha individuato la felicità nei soldi, chi nel divertimento. A un certo punto, però, costoro si accorgeranno che tutto questo trasmette solo una soddisfazione passeggera, priva dì reale sostanza. La mia speranza è che allora si orientino verso obiettivi più concreti. La nostra esistenza è una lunga strada di ricerca: ce lo insegnano proprio le grandi figure religiose. Essi non si sentivano mai pienamente realizzati perché erano in costante cammino. San Francesco, per esempio, non si è mai considerato un santo proprio perché durante il suo percorso si accorgeva delle sue imperfezioni. Insomma, più l’anima progredisce e più deve migliorare.

 Claudio Facchetti

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