U cannizzu: Avamposto Normanno |
“U cannizzu”, oltre ad essere una torre di forma cilindrica,
è il simbolo di Castiglione.
Un tempo, questo sito fu agglomerato militare, sorse insieme alla cittadella durante il periodo Normanno
tra il XII ed il XIII secolo con partecipazione di manovalanza Saracena,
inizialmente fungeva da vedetta, internamente infatti sono praticati nei
suoi 360° murari quattro spioncini o feritoie, perché quattro erano i
militi che vi prendevano posto durante i turni di guardia, potevano
scrutare vigili l’intera valle e con essa l’eventuale arrivo di forze
nemiche.
Sopra alcune grotte, Siculi probabilmente, una porta
Normanna, costruita lungo il viario difensivo intermedio del sito, ci
guida fino alla successiva porta, e proprio accanto ad essa, un’altra
costruzione di forma circolare, che a noi si presenta con un obelisco in
mezzo, rappresentato come ringraziamento a Dio eretto verso il cielo,
probabilmente bizantino.
Un tempo doveva far parte dell’abbazia della SS. Trinità,
oggi Chiesa di San. Vincenzo Ferreri, era il silos dell’antichità,
veniva utilizzato come granaio, e durante le soventi carestie la
popolazione comprava grano dai frati Cassinesi.
Oggi come allora il sito è adibito a pascolo, proprio laddove
molto tempo prima, schiere di soldati erano ospiti della cittadella,
pronti ad essere usati contro eventuali
nemici.
Nel XV secolo i monaci Cassinesi lasciarono il convento di San
Nicola perchè malsana era l’aria che respiravano, e si stabilirono
in località Cannizzu, iniziarono così la costruzione di un monastero
rispondente agli usi per una vita monastica.
Nel 1439 se ne ultimò la costruzione; spettava al Gran
Contestabile Colonna presentare il candidato abate, visto che lui
stesso si era insignito di usare questo beneficio ecclesiastico anziché
affidarlo ad un commendatario. Nel 1468 fu primo abate Don Bartolomeo Ruxo, il quale, come privilegio, poteva esprimere il proprio voto nel Parlamento siciliano occupando il 59° posto, e sedeva a mensa con il Re. Molto tempo dopo, nel 1537 fu abate don Girolamo Sardo, nel 1563 don Antonio Pagliaro e così via…
La Chiesa di San Vincenzo Ferreri, è l’unica cosa rimasta
del grande monastero che formava l’abbazia della SS. Trinità ultima
abitazione dei frati Cassinesi a Castiglione. Essa ci ricorda un nome però,
come allora, anche se
pochissimo usato: “ I rocchi da Badia”,
ovvero “le rocce della Badia.” |