Castello di Lauria 


 

 

         La tipica costruzione medievale del Castello risale al XII Sec. sorse con l’attiva partecipazione di manovalanza Saracena, le difese murarie invece, furono fortificate durante la dominazione Sveva sotto Federico II Hohenstaufen nipote di Federico Barbarossa.

         Nel 1233 lo stesso Federico fregia Castiglione col Titolo di  “Animosa”, ma il piu’ grande dei privilegi concessi fu quello di battere moneta, ancor oggi dal lato “Solecchia”, i ruderi della Zecca.

La zecca fu costruita proprio accanto ad una cisterna, che pare esistesse già allora una fenditura chiusa da una botola, laddove, arrivava diretta dal fiume Alcantara una tubatura d’acqua chiamata  a Ugghia.

         Un’altra cisterna, serviva insieme ad altre scavate nella roccia molto tempo prima dai Siculi, a dissetare gli occupanti del castello in caso d’assedio.

         Altre due escavazioni di superiori entità servivano invece, come deposito per le derrate alimentari.

 


Una delle cisterne utilizzata per la raccolta delle acque piovane o derrate alimentari

 

         Le scale ci guidano nelle stanze del castello, e subito dopo la prima rampa, dalla finestra si nota quel poco rimasto di una nicchia rupestre del periodo Paleocristiano, dedicata una volta a Santa Barbara, come ci trasmette Filoteo degli Omodei, così come quella di S. Filippo d’Agira venuto in questo castello nel V secolo ed in suo onore fu edificata persino una Cappelletta.

Questa cappelletta con l’abside rivolta verso est  fu dedicata a S. Filippo Siriaco e non Costantinopolitano, vissuto nel I Sec., e fu proprio il Santo che nel 66 d.C. viaggiò molto nel nostro territorio e nella Valle dell’Alcantara e scacciò secondo la tradizione molti demoni. A Calatabiano un Santuario dedicato a S. Filippo Siriaco, ci fa supporre che si doveva trattare dello stesso Santo venuto anche a Castiglione.

          Poco distante da qui un balcone seicentesco in pietra lavica, (casa Federico Abbate) era l’organo difensivo della casa, i buchi praticati nelle volte servivano per la fuoruscita di olio,  liquidi caldi ed eventuali altri oggetti riconosciuti idonei per l’offesa, nei sotterranei della casa, esistono  ancora le vecchie costruzioni murarie del castello con un enorme colonna dove essa è adagiata.

Durante l’epoca Angioina (1272) il Castello risulta infeudato a Pietro D’Alvernia, che cede in cambio di Capizzi a Galvano Lancia. Nel 1245 nasce Ruggero di Lauria.

          Il Castello, che porta il suo nome, fu ricevuto sotto la dominazione degli Aragonesi, anche se dopo la Guerra del Vespro (1282-1302) lo stesso Ammiraglio tradisce la causa con Re Giacomo, alleandosi con gli Angioini.

         Il 29 Luglio 1356 Federico IV detto il Semplice, dopo aver ricevuto alcune lettere a Catania dall’Università di Castiglione, rimette lettere di risposta indirizzate ai due Sindaci-Giudici, Guglielmo Malatino e Giovanni di Avillanti  e ordina loro che il milite Gilio de Statella continui ad essere il Castellano e conservi la custodia dei castelli di Castiglione e della detta terra, purché essi prestino il giuramento di fedeltà e di omaggio per il Sovrano e promettano solennemente di ricevere nei castelli solamente il Re, la principessa Eufemia e le persone al loro seguito.

 

La lettera che si trova nel registro del Protonotario del regno, è inserita nel documento CCXXXIII – vol.2, fog.119, è una chiara testimonianza che a Castiglione erano già stati edificati più di un castello (perché essi sono citati più volte ed in forma plurale). Dispone inoltre, che il giuramento sia prestato nelle mani del nobile Alberto de Bonicosis di Mantova, milite e consigliere regio. Le lettere per conoscenza sono state inviate anche al milite Gilio.

 

Le lettere ebbero veramente un seguito, ed il 7-9 Settembre 1356  Ind. X, il Re Federico al seguito dell’Infantessa Eufemia, ospite nei castelli di Castiglione, ne approfitta della sua presenza nel nostro paese per nominare i nuovi ufficiali:

 

Not. Astasiano de Bene – Not. Giovanni de Raccuja – Lorenzo de Costancio – (Giudici).

Giovanni de Mencita – Perrello de Xixona – Nicolò de Presbitero – Simone – Manfredo de Vitali – (Giurati).

Giovanni de Avillanti – Giovanni de Arena – (Acatapani).

Not. Gregorio di Napoli – Not. Degli atti della Curia civile.

Simone de Xixona – (Tesoriere).

 

Guglielmo Malatino invece, viene rimosso dalla sua carica di Vice-Secreto di Castiglione e sostituito con Giovanni de Avillanti, ma solamente per l’anno in corso.

 

         Nel 1373 il castello con le terre di Castiglione passano a Pirrono Gioeni primo barone e Protonotario del Regno, terre che permuta con altre con il Conte Enrico Rosso signore di Aidone.

Nel 1374 lo stesso castello, viene selvaggiamente attaccato dal Conte Rosso, riprendendolo come sua proprietà con quello di Francavilla, senza però cedere Aidone.

Difficile a credersi ma questa diabolica figura, la si trova dopo la morte del Re il 27 Luglio 1377, con la carica di Cancelliere del Regno.

Il Rosso torna a spadroneggiare su tutta la Sicilia Orientale, l’Isola cade in una profonda anarchia, ed il comando passa in mano ai quattro Vicari: Manfredi Chiaramonte, Artale Alagona, Francesco Ventimiglia e Guglielmo Peralta.

Ciò che ha fatto famoso il castello di Castiglione, fu un fatto particolarmente speciale ed importante (anche se gli avvenimenti di quel tempo erano purtroppo tristi e burrascosi) che risale al XIV sec.; esattamente, il 20 Novembre 1376 giorno in cui Federico IV, fece confiscare al leggendario Enrico Rosso Conte di Aidone i mobili del castello di Castiglione e le sue terre.

         Il Re Federico il semplice, così chiamato per la sua inettitudine, entrò nei turpi progetti del Conte Rosso che ad ogni costo voleva fare più grande le sue proprietà, (quasi tutta la Sicilia Orientale) tanto da voler gareggiare con la potenza dello stesso Sovrano.

Figura spietata con i nemici, ma fedele con gli Aragonesi, grande nemico  degli Angioini solo perché vedeva un reale pericolo di perdita delle sue terre.

         Nato a Messina verso il 1313 da Rosso Rosso, appartenente ad una famiglia nobile di discendenza Normanna. (**Mugnos, Teatro genealogico delle famiglie Nobili di Sicilia, vol.3, (Pa) 1670 - Famiglia Rosso) Il Di Blasi nella storia di Sicilia, parte II, capp. 17 e 23, ci trasmette che la sua discendenza è consanguinea con i Re di Sicilia, capostipite fu Guglielmo d’Altavilla, figlio del Conte Goffredo nipote di Tancredi d’Altavilla padre di Roberto il Guiscardo e il Grande Conte Ruggero il Normanno. Ugone figlio di Goffredo, che prese parte nella liberazione della Sicilia con la scacciata degli Arabi, che dal suo colore dei capelli era detto il Rosso, da lui iniziò la procreazione della famiglia. Era tipico dei Normanni, che le persone, visto che non possedevano un cognome, venivano chiamati dai loro visibili segni somatici: il Conte Ruggero ad esempio, fu detto Bosso” perchè particolarmente robusto, il duca Roberto fu chiamato il Guiscardo” perché astuto e veloce di mente, Guglielmo d’Inghilterra fu chiamato il Conquistatore”, perché aveva conquistato l’Isola d’Inghilterra.

 

Meraviglie inesplorate espresse con foto inedite