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Ufficio Catechistico
Nazionale , CONSULTA NAZIONALE U.C.N.
C. Nosiglia
Trent'anni del Documento Base: prospettive
di rinnovamento
Consulta dell'UCN (5-6 aprile 2000)
1-Trent'anni del DB sono una data che merita non solo
il ricordo più significativo di un'opera che ha sostenuto e sostiene il Rdc nel nostro Paese, ma ci permette di riflettere sulla
catechesi e le nuove sfide e risorse che nascono dall'oggi della Chiesa e della
società. Sfide e risorse a cui il DB continua a dare
una risposta per molti aspetti ancora valida ed efficace, ma che va comunque
rivisitata e rinnovata con sapiente discernimento e coraggio.
I quattro pilastri fondamentali del DB restano tali e rappresentano come le
basi su cui è necessario continuare a puntare con perseveranza :
Essi riguardano
- la finalità della catechesi: la catechesi è per la vita cristiana ( per
nutrire e consolidare nel cristiano una sempre più matura, consapevole e
responsabile mentalità di fede).
- il contenuto della catechesi è Gesù Cristo
- la catechesi è opera dell'intera comunità ecclesiale ( il "prima"
teologico e pastorale e i passi che da esso
discendono: comunità, catechista, catechismi..)
- il metodo della catechesi persegue la fedeltà a Dio e la fedeltà all'uomo
Su questo si inquadra l'architettura del DB, quella dei catechismi, della
formazione dei catechisti.
Si tratta delle radici conciliari del DB ( le famose quattro ruote: La LG, la
DV, la SC, La GS).
Le sfide e le risorse che oggi la Chiesa è chiamata ad affrontare nella sua evangelizzazione sono profondamente nuove rispetto a trent'anni fa.
2 - C'è da prendere coscienza con realismo della gravità dello status in cui ci
troviamo all'inizio del terzo millennio.
Assistiamo a una progressiva e sistematica scardinazione del cristianesimo nei suoi supporti
fondamentali che ha costruito in millenni di storia. Il tentativo è subdolo e
accattivante in quanto da un lato sembra lasciare
spazio al fenomeno religioso, lo rincorre in ogni modo e lo presenta come un
prodotto da consumare come qualsiasi altro prodotto commerciale in voga. Con la
conseguenza che il fenomeno si logora e si consuma rapidamente o conduce a un ritorno indietro verso una religiosità fatta di
pratiche, di esteriorità e di emotività che alla lunga non regge all'impatto
con la cultura e la vita e si riduce sempre più a spazio privato e soggettivo
nella vita dei singoli.
D'altro lato si tende a scardinare alcuni capisaldi della cultura cristiana
inerenti al tema della vita, della famiglia, dell'educazione, dell'uso dei beni
con le conseguenze di accentuare il divario tra fede e vita, tra fede e cultura
come fossero due vie parallele e incomunicabili,
sempre più distanti e in contrasto tra loro.
Questa visione realistica non deve indurci al pessimismo e allo scoraggiamento,
alla chiusura dentro un nostro mondo sempre più ristretto e in cui cerchiamo e
troviamo il consenso, ma deve stimolarci ad uscire fuori affrontando il
problema con consapevolezza, preparazione culturale adeguata, impegno di
rinnovamento spirituale, facendo leva sulla risorse
illimitate della Parola di Dio, dell'azione di Dio nella storia di
ciascuno e del mondo, nella certezza che il cuore dell'uomo malgrado tutto
resta aperto e disponibile al Vangelo.
Non si tratta di metterci sulla difensiva, ma di agire con spirito profetico,
coraggio apostolico, creatività pastorale non risparmiandoci nella ricerca di
ciò che il Signore vuole e ci chiede. Perché lui continua ad
operare nel mondo e chiede di credere fermamente nella potenza del suo Spirito
e della sua divina presenza.
Vediamo allora quali passaggi di conversione spirituale e pastorale siamo invitati a compiere nel nostro ministero di catechisti
e di conseguenza nella viva pastorale della nostre comunità.
Alcune domande che dobbiamo rivolgerci con realismo sono :
Come aiutare tanti battezzati che stanno scivolando verso una religiosità con
riferimenti cristiani sempre più labili, intrisi di superstizioni, devozionalismo e ricerca del sensazionale, a ritrovare la
gioia e la forza della fede in Cristo e nella Chiesa, con una spiritualità
fondata solidamente sulla Parola di Dio, i sacramenti e la preghiera, la vita
di comunità?
Qui pongo l'accento sulla fede in Cristo come elemento decisivo e dunque
sull'interrogativo se e come si diventa oggi cristiani e si consolida e si
mantiene poi aiutandola a crescere in maturità tale fede fino a tradursi in
coerenti comportamenti di vita.
Come far leva su una cultura del soggettivismo e individualismo che ha molti
aspetti negativi e fuorvianti, ma che esprime comunque
esigenze sentite dalla persona di un incontro con il "divino" meno
massificante e più rispondente alle proprie attese e domande, per incontrare in
esperienze forti e coinvolgenti Gesù Cristo, accolto come il Dio con noi, Dio
della storia e persona Vivente nella sua Chiesa ?
Qui pongo l'accento sulla necessità inderogabile di itinerari differenziati di
fede e di vita che rispondano alle persone più che a finalità estrinseche di
tipo pastorale.
Quali vie pastorali attivare per offrire a quanti ricercano una sorta di
mobilità "spirituale" che scardina il riferimento stabile a una comunità e genera un "fai da te" proprio del
consumismo religioso e del sincretismo proposte di una pluralità di esperienze
e di luoghi di incontro con il "mistero" di Dio nella vita di una
comunità ricca di autentica spiritualità vissuta nel quotidiano dell'esistenza
e non confinata solo negli spazi dei riti e delle celebrazioni istituzionali ?
Qui pongo l'accento sui "luoghi" di mediazione tra la strada e la
chiesa per usare un'immagine, luoghi nel senso di esperienze, persone, piccole
comunità, dove l'accoglienza e la fraternità vissuta siano come il cemento di
un'unità che accompagna poi all'incontro con la Chiesa.
Partendo dal diffuso e profondo desiderio di "stare bene con se stessi,
con le cose e con gli altri", alla ricerca spasmodica della propria
gratificazione e della realizzazione di sè nella gioia come annunciare e aiutare a sperimentare che
la gioia vera e la pace interiore nascono dalla donazione di sè nella vocazione che Dio indica, nel ministero che la Chiesa
offre e nel servizio che gli altri richiedono?
Qui si pone l'accento su un aspetto decisivo della cultura del soggettivismo
che tuttavia in campo etico appella comunque alla
persona e dunque solleva la questione del senso e della verità.
A queste domande che risuonano nel cuore di ogni
pastore occorre dare una risposta che non è certo apodittica e chiusa in
ricette precostituite, ma esige costante ricerca insieme partendo però da una
convinzioni di fondo: la pastorale non si improvvisa ma non può nemmeno essere
statica e ripetitiva.
Le sicurezze del passato non ci sono più e se a volte sembrano ancora produrre
effetti positivi per lo meno sul piano della
partecipazione della gente, rischiamo di perpetuarne uno status religioso
debole e sempre più separato dalla cultura e dal vissuto quotidiano.
D'altra parte è altrettanto deleterio il pendolarismo
pastorale che si muove su una strategia che una volta accentua aspetti di
novità che inseguono la cultura del "mordi e fuggi" o si muovono su
un piano "alto e aristocratico" per specialisti, altre volte
ritornano a proporre una tradizione pre-Concilio
ignorando il rinnovamento liturgico, catechistico e biblico, teologico ed
ecclesiale di questi decenni.
Tutto ciò significa che non possiamo impostare la pastorale nè
su un continuo cambiamento, nè su una
occasionalità dei cambiamenti che si esprime
in momenti forti per poi tornare al "si è sempre fatto".
E' necessario impostare il cammino su linee permanenti che di
anno in anno sviluppano un discorso di seguito, lo verificano e lo
rinnovano secondo le esigenze e l'esperienza svolta.
E' questo il senso del Documento Base che prima che una serie di indicazioni pratiche da compiere ha proposto di cambiare
la mentalità da parte dei sacerdoti e degli operatori.
Ora occorre riproporlo e se necessario ripensarlo
rinnovandolo in vari aspetti, ma mantenendo ferma questa sua caratteristica di
fondo.
3 - Lo sguardo in avanti.
Alla luce delle sfide e risorse ( alcune ) delineate
tento di proporre un indice ragionato di punti su cui il movimento catechistico
è chiamato a riflettere con realismo e creatività.
3.1-Dalla catechesi e ....alla catechesi nel o nella..
Intendo dire che il DB non sviluppa un discorso della catechesi a se stante, ma
la collega sempre a un'azione evangelizzante e pastorale più ampia che investe
la liturgia e i sacramenti, la carità e la missione. C'è uno specifico della
catechesi che il DB presenta e lo fa tenendo conto del fatto che il Concilio
non ha espresso un testo mirato sulla catechesi. Era dunque necessario che si
traducesse il Concilio nell'ambito catechistico con chiarezza delineandone finalità, contenuti e metodo in modo preciso e
organico.
Oggi, questo, resta a mio avviso un problema da non sottovalutare, in quanto la vanificazione della specificità della catechesi
è un rischio o forse per molti versi un dato di fatto in molte esperienze
formative e piani pastorali. Tuttavia credo che il ricupero della specificità
della catechesi nella evangelizzazione, sia da
perseguire non separando, ma inserendo con chiarezza la catechesi dentro i
processi di iniziazione, di formazione e di maturazione della fede e della vita
cristiana.
Il primo passo lo aveva già fatto la Lettera di riconsegna del DB nel 1988, là
dove si afferma che non tutto è catechesi, ma tutto ha
bisogno di catechesi. Primo passo in quanto occorre
andare avanti su questa strada e trarne tutte le conseguenze sul piano della
riflessione teologica e su quella della prassi pastorale.
Non dimentico che il DB è stato frutto di un dialogo
interdisciplinare ricchissimo, tra teologi, catecheti, catechisti e pastori,
un'esperienza unica nel suo genere che si è poi ripetuta nei catechismi, ma che
oggi è un po' appannata con grave danno della catechesi e della teologia e della
pastorale.
La catechesi nella iniziazione, nella formazione
permanente, nella liturgia, nella carità, nella missione. Che cosa comporta
questo non è possibile delinearlo solo sul piano
pratico, ma si deve approfondire anche su quello teoretico investendo la
formazione dei sacerdoti, quella dei catechisti e animatori.
3.2 La pastorale della fede
E qui entriamo in un ambito che richiama la sfida prioritaria di cui ho
parlato:
la pastorale della fede .
La Chiesa primitiva accentuava il cherigma come è ovvio; successivamente si inventò l'iniziazione
cristiana per dare solidità all'atto di fede in Gesù Cristo fino al Battesimo e
alla mistagogia; la Chiesa del Concilio di Trento,
delineò un processo di formazione permanente per far fronte all'ignoranza del
popolo di Dio con la catechesi domenicale per gli adulti, le missioni popolari,
la catechesi presacramentale in specie quella di IC
dei piccoli.
La Chiesa del Concilio Vaticano II ha rinnovato profondamente i contenuti di questa impostazione
( rendendoli più biblici, liturgici, esperienziali,
ecclesiali) e indicando nell'unità tra Parola-Liturgia e Carità una via
privilegiata di evangelizzazione del popolo di Dio.
Molto resta ancora da attuare, tuttavia già incalzano nuove sfide e oggi si impone il nodo radicale che il Concilio e i successivi
periodi ricchi di proposte catechistiche e pastorali non si sono posti con
l'urgenza di cui c'è bisogno : oggi appare inderogabile ritornare ad affrontare
un problema che si era posto la Chiesa primitiva; come far diventare cristiani
i pagani? Non solo dunque più, come conservare e accrescere la fede nei
cristiani battezzati, ma come farli diventare o ridiventare cristiani nel senso
di credenti in Gesù Cristo .
Si impone il problema della fede in Gesù Cristo, dell'educare
alla fede in Gesù Cristo, del formare a vivere poi secondo questa fede
liberamente accolta con una scelta personale, convinta
e matura.
Un esempio per comprendere la portata di questo fatto lo possiamo
ricavare dal fatto che tutta l'impostazione del DB circa i soggetti e poi dei
catechismi è quella classica dell'età, della crescita evolutiva dall'infanzia
alla maturità adulta, con le tappe proprie della crescita umana, sociale.
La cosiddetta catechesi permanente, scelta portante del DB si muove su questa
via. Per cui la catechesi nutre una fede iniziale che passo passo
raggiunge la sua maturità e il soggetto viene
accompagnato con una grande attenzione alle sue esigenze di crescita.
Ora questo non è certo da abbandonare, ma non possiamo dimenticare che il
diventare cristiano si impone a qualsiasi età e tappa
della crescita umana, e che la fede in Gesù Cristo comporta se vogliamo dargli
solidità, un impianto diverso dallo schema precedente: si tratta di impostare
un processo di pastorale della fede, e dunque un preciso cammino di annuncio,
di catechesi, di preghiera, di esperienza di vita cristiana nella comunità, di
missione...non solo più legato alla fase iniziale della vita e
dell'infanzia-adolescenza (iniziazione cristiana), ma anche all'età giovanile e
soprattutto adulta. Inoltre entrano in gioco alcuni soggetti comunitari che
nella comunità cristiana assumono un ruolo decisivo per questo scopo: le
piccole comunità in particolare, i movimenti e gruppi, in cui gli itinerari di
catechesi sono impostati su contenuti che passano anche attraverso esperienze
ricche di spiritualità e di umanità; e in cui le
distinzioni per età saltano nel senso che sono molto meno decisive e importanti
ai fini della trasmissione della fede.
Per non parlare poi del catecumenato vero e proprio per quanti non battezzati
da piccoli desiderano il sacramento o per chi si converte da altre religioni e
confessioni .
La pastorale della fede viene così a delineare un
quadro che si muove non solo più in modo sistematico seguendo la crescita della
persona, ma esige un impianto pastorale diverso che accentua
l'iniziazione alla fede e alla vita cristiana, il suo consolidamento nella la
formazione permanente.
Due momenti che si completano e che attraversano e
interessano tutte le età della vita.
Questo sollecita le parrocchie e comunità a reimpostare un nuovo impianto di iniziazione cristiana e di formazione che non è facile
ipotizzare, se non attraverso linee teologiche, pastorali e culturali
condivise. Da qui l'impegno di una riflessione sistematica che promuova consapevolezza, ridia motivazioni e riferimenti
fondamentali su cui compiere questa operazione che non è solo di aggiustamento,
ma di rifondazione. Come ha fatto a suo tempo il DB occorre il coraggio di
ripensare la globalità dell'itinerario catechistico e spirituale che fa il
cristiano e lo accompagna nella sua crescita e maturazione nella fede e nella
vita.
Non è a mio avviso tanto una questione di catechismi che reputo ancora
validissimi, ma di impianto pastorale entro cui
ricollocarli. A livello di testi se mai ci sarebbe bisogno di un prima,
necessario per una larga fascia di persone, piccoli o grandi, che abbisognano
dei primi rudimenti, della prima evangelizzazione, spesso anche
"occasionale" ( come in genere sono le catechesi pre-sacramentali
per giovani e adulti o i Centri di ascolto del Vangelo
nelle case e negli ambienti ..).
3.3 La catechesi per la missione
Un'altro grosso ambito riguarda la missione che in
questi anni si è sempre più imposta come frontiera decisiva della
evangelizzazione o della nuova evangelizzazione .
L'esplicita dimensione missionaria richiamata dal DB nelle stesse finalità, è
stata però sempre riservata alla "missio ad gentes" e negli stessi
catechismi non ha il rilievo e l'estensione che oggi la pastorale le
attribuisce anche nell'opera formativa.
La missione investe l'intero processo formativo dell'essere cristiano nel senso
che non è confinata solo alla testimonianza della propria fede, ma comporta
l'impegno di annunciare, proporre la fede ricevuta con coerenza nei
comportamenti e nell'esplicito invito rivolto a tutti di diventare discepoli di
Cristo.
La missione si incentra sui contenuti fondamentali
della fede, in primo luogo l'annuncio di Cristo morto e risorto e riporta al
centro la fede come principio e fonte di vita e di carità.
La missione investe il problema del linguaggio e della comunicazione della fede
oggi dentro la cultura del nostro tempo perché il messaggio annunciato sia
compreso, accolto, e possa penetrare nel cuore di chi
lo ascolta. Il tema della cultura è decisivo e rappresenta una
urgenza su cui il DB accenna con chiarezza nel capitolo sui contenuti,
ma non lo affronta nella sostanza e nell'incidenza che merita oggi.
Il progetto culturale ispirato al Vangelo se vuole realmente
incidere nella mentalità e nella prassi di vita delle persone per poi rifluire
nelle scelte anche sociali, politiche, economiche e culturali, non può fare a
meno di partire dai processi di formazione permanente dei credenti, da quelli
di base catechistica nelle comunità per poi risalire a quelli scolastici,
universitari.
La missione si confronta con il problema del dialogo ecumenico e con i fedeli
delle altre religioni oggi particolarmente sentito nella nostra società occidentale
e fonte spesso di ambiguità o sottovalutazioni .
La missione esige che nei diversi processi formativi e nello stesso di IC o Iniziazione alla fede, si tenga in forte conto
questo sbocco della evangelizzazione e della formazione: quello appunto di
abilitare il credente ad essere missionario di Gesù Cristo sempre e ovunque,
nel vissuto concreto della sua esistenza familiare come sociale.
La missione rappresenta la nuova frontiera su cui anche la catechesi è chiamata
a impegnarsi con determinazione sia sul piano della
formazione del clero e dei catechisti, sia su quello della enunciazione dei
principi o linee di fondo su cui impostare il proprium,
sia in rapporto all'intera vita della comunità catechista. Il capitolo del DB relativo alla catechesi nella Chiesa particolare con la
presentazione dei vari ambiti di catechesi ( dalla famiglia, alla parrocchia,
alla scuola, ai gruppi..), esige un ripensamento e questo naturalmente
rifluisce poi anche sul capitolo relativo ai catechisti.
In primis occorre che teniamo presente che spesso oggi i destinatari della
catechesi non vivono più dentro queste realtà classiche di riferimento, ma in
mondi vitali o virtuali che esulano, o viaggiano fuori della influenza
di queste realtà. Questo vale non solo per i giovani e ragazzi che viaggiano su
internet e si creano un mondo a sè nella propria
stanza di casa o stazionano sulla strada, magari
davanti all'Oratorio, ma non entrano e non sono interessati alle sue proposte
educative, ma vale anche per gli adulti che sempre meno sono attirati dal
classico invito "andiamo o venite in parrocchia all'incontro di
catechesi" e spesso sono invece più interessati a trovare spazi di
incontro con la Parola di Dio, la preghiera e la testimonianza cristiana, nel
proprio mondo del lavoro o in esperienze coinvolgenti dove prevale la piccola
comunità extraparrocchiale.
Intendo dire che la catechesi rigidamente vista come espressione di alcuni luoghi privilegiati e comunque riferita ai canali
di formazione, non regge all'impatto con altri mondi e luoghi vitali dove
invece potrebbe trovare un suo specifico spazio di presenza efficace e di
proposta alternativa.
Questo rientra pur sempre in una visione missionaria e culturale che investe la
mentalità e le capacità dei catechisti che si trasformano di volta in volta in
evangelizzatori, animatori di strada, accompagnatori ...ma pur sempre con una
fondatezza spirituale, catechistica ed ecclesiale necessaria a dare loro solidi
contenuti e metodi appropriati di comunicazione della fede.
Su questo punto apro alcune finestre su problematiche che meriterebbero un
forte impulso anche da parte del movimento catechistico:
- la catechesi familiare. Vi rimando all'incontro europeo del 15 Aprile 1999 i
cui Atti sono stati pubblicati dall'UCN. Mi limito a sottolineare
il fatto che sempre più ci accorgiamo della necessità di ricuperare la
responsabilità della famiglia anche nell'ambito della catechesi diretta e
quella di IC e non solo a latere di quella
parrocchiale. Questo rientra nell'ambito missionario.
Occorre trarre dai principi del DB le necessarie conseguenze anche pastorali
per impostare la catechesi familiare non isolandola, ma rendendola veramente
via efficace di evangelizzazione della famiglia
stessa. Ho presente diverse parrocchie di Roma che
fanno questa esperienza con frutti assai positivi. Quando
diventa una scelta portante esige tanto lavoro da parte dei pastori e dei
catechisti, ma produce anche tanti frutti.
- il rilancio del ministero catechistico dei presbiteri. Oggi i preti non fanno
più catechesi o comunque la considerano un di più
rispetto a tantissime altri servizi che svolgono nella comunità. Questo fatto
impoverisce il loro ministero e li fa apparire più manager, organizzatori, liturghi...impegnati nell'andamento della vita pastorale
della comunità. Il loro primo e specifico compito di evangelizzatori
e catechisti e formatori dei catechisti, sta venendo meno. Nei gruppi spesso è
il catechista che li ha di fatto soppiantati.. Questo
è un grave danno per la stessa catechesi che non è più al centro delle comunità
in quanto il Pastore non la vive e la considera al centro del suo ministero.
Questo è una frontiera che l'ufficio catechistico deve porsi con grande vigore culturale ed ecclesiale (prima ancora è un
compito che i Vescovi devono sentire urgente e decisivo ).
- il sostegno "catechistico" agli insegnanti di
religione, agli animatori e formatori dei gruppi.
Da quando l'IRC è stato separato dalla catechesi, giustamente sul piano dei
principi, si è impoverita la formazione degli insegnanti e lo stesso UCD ne ha
fortemente risentito.
Disancorato dalla catechesi l'IRC si riduce
a ben poca cosa e soprattutto i docenti di religione non sostenuti da un solido
fondamento teologico, biblico e catechistico si trovano esposti al grave
rischio di non avere un retroterra fontale decisivo
per la loro formazione e costante aggiornamento, isolati dal contesto
ecclesiale più appropriato a dare loro stabilità e sicurezza di rapporto con la
pastorale dei fanciulli, ragazzi e giovani delle comunità.
E' sempre stata un' idea vissuta personalmente con
sofferenza, ma la confermo giorno per giorno nel mio ministero a Roma. Se sul
piano dell'immagine e dei principi e finalità sappiamo
bene la distinzione e complementarità tra catechesi e IRC, tuttavia resta il
fatto che si tratta di due canali inseparabili sul piano dei contenuti portanti
e dell'impegno ecclesiale, che non possono non dialogare con vantaggio
reciproco.
La catechesi agli animatori e formatori dei gruppi rappresenta
l'altro versante importante, sempre decisivo se vogliamo che passi nella
catechesi di queste realtà, un appropriato ed efficace contenuto, con un
altrettanto fecondo metodo pedagogico. Non si può sfuggire da questo aspetto ed è necessario che l'Ufficio catechistico
diocesano non sia esautorato dalla formazione permanente di queste figure di
"catechisti" che spesso sono promossi sul campo e preparati a modo di
autodidatti.
Conclusione
Nel Messaggio al popolo di Dio dopo il Sinodo sulla catechesi si afferma che
sono ugualmente pericolose la ripetizione abitudinaria che respinge ogni
cambiamento, e l'improvvisazione sconsiderata che affronta i problemi con
leggerezza.
Credo che sia un invito equilibrato che vale anche oggi nel guardare al DB
riconfermandone da un lato i punti di non ritorno
fondamentali e delineando a partire da essi nuove prospettive di rinnovamento
della catechesi, con coraggio, sapienza e fedeltà.
Il DB e i catechismi sono stati trainanti dell'intera pastorale della Chiesa in
Italia. I piani pastorali della CEI sono nati e si sono consolidati proprio a
partire dalle grandi intuizioni del DB e dei catechismi. La catechesi è risultata così l'anima di una stagione nuova di
evangelizzazione e di vita ecclesiale nel nostro Paese.
Oggi, la pastorale è diventata un contenitore di innumerevoli
ambiti e proposte, spesso frammentate e disorganiche, che rischiano di
soffocarci sotto i documenti, le strutture e gli organismi preposti ai diversi
settori. Si sente l'esigenza di una sosta riflessiva e di un discernimento per
ricuperare l'essenzialità e la semplicità dell'annuncio e della sua
comunicazione.
L'operazione DB fatta dalla Chiesa in Italia dopo il Concilio che pure aveva aperto spazi di riflessione e di operatività pastorale
amplissimi, mi pare esemplare anche per questa stagione della Chiesa per
raggiungere l'obiettivo di offrire ai pastori e fedeli il riferimento ai
"fondamentali" della fede che occorre vivere, annunciare,
testimoniare .
Lo stesso Anno Santo che celebra e testimonia la persona di Gesù Cristo unico
Salvatore del mondo ci sollecita a riordinare attorno alla fede in Lui e alla
sua sequela la pastorale, ricuperandone dunque il centro vivo e dinamico. E in
questo non può che apparire decisiva e insostituibile la catechesi così come il
DB la imposta con la ricchezza del suo contenuto cristocentrico, ecclesiale e vitale.