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Ufficio Catechistico Nazionale , CONSULTA NAZIONALE U.C.N.


                            C. Nosiglia                                    

Trent'anni del Documento Base: prospettive di rinnovamento

Consulta dell'UCN (5-6 aprile 2000)



1-Trent'anni del DB sono una data che merita non solo il ricordo più significativo di un'opera che ha sostenuto e sostiene il Rdc nel nostro Paese, ma ci permette di riflettere sulla catechesi e le nuove sfide e risorse che nascono dall'oggi della Chiesa e della società. Sfide e risorse a cui il DB continua a dare una risposta per molti aspetti ancora valida ed efficace, ma che va comunque rivisitata e rinnovata con sapiente discernimento e coraggio.
I quattro pilastri fondamentali del DB restano tali e rappresentano come le basi su cui è necessario continuare a puntare con perseveranza :
Essi riguardano
- la finalità della catechesi: la catechesi è per la vita cristiana ( per nutrire e consolidare nel cristiano una sempre più matura, consapevole e responsabile mentalità di fede).
- il contenuto della catechesi è Gesù Cristo
- la catechesi è opera dell'intera comunità ecclesiale ( il "prima" teologico e pastorale e i passi che da esso discendono: comunità, catechista, catechismi..)
- il metodo della catechesi persegue la fedeltà a Dio e la fedeltà all'uomo


Su questo si inquadra l'architettura del DB, quella dei catechismi, della formazione dei catechisti.
Si tratta delle radici conciliari del DB ( le famose quattro ruote: La LG, la DV, la SC, La GS).


Le sfide e le risorse che oggi la Chiesa è chiamata ad affrontare nella sua evangelizzazione sono profondamente nuove rispetto a trent'anni fa.


2 - C'è da prendere coscienza con realismo della gravità dello status in cui ci troviamo all'inizio del terzo millennio.
Assistiamo a una progressiva e sistematica scardinazione del cristianesimo nei suoi supporti fondamentali che ha costruito in millenni di storia. Il tentativo è subdolo e accattivante in quanto da un lato sembra lasciare spazio al fenomeno religioso, lo rincorre in ogni modo e lo presenta come un prodotto da consumare come qualsiasi altro prodotto commerciale in voga. Con la conseguenza che il fenomeno si logora e si consuma rapidamente o conduce a un ritorno indietro verso una religiosità fatta di pratiche, di esteriorità e di emotività che alla lunga non regge all'impatto con la cultura e la vita e si riduce sempre più a spazio privato e soggettivo nella vita dei singoli.
D'altro lato si tende a scardinare alcuni capisaldi della cultura cristiana inerenti al tema della vita, della famiglia, dell'educazione, dell'uso dei beni con le conseguenze di accentuare il divario tra fede e vita, tra fede e cultura come fossero due vie parallele e incomunicabili, sempre più distanti e in contrasto tra loro.
Questa visione realistica non deve indurci al pessimismo e allo scoraggiamento, alla chiusura dentro un nostro mondo sempre più ristretto e in cui cerchiamo e troviamo il consenso, ma deve stimolarci ad uscire fuori affrontando il problema con consapevolezza, preparazione culturale adeguata, impegno di rinnovamento spirituale, facendo leva sulla risorse illimitate della Parola di Dio, dell'azione di Dio nella storia di ciascuno e del mondo, nella certezza che il cuore dell'uomo malgrado tutto resta aperto e disponibile al Vangelo.
Non si tratta di metterci sulla difensiva, ma di agire con spirito profetico, coraggio apostolico, creatività pastorale non risparmiandoci nella ricerca di ciò che il Signore vuole e ci chiede. Perché lui continua ad operare nel mondo e chiede di credere fermamente nella potenza del suo Spirito e della sua divina presenza.
Vediamo allora quali passaggi di conversione spirituale e pastorale siamo invitati a compiere nel nostro ministero di catechisti e di conseguenza nella viva pastorale della nostre comunità.
Alcune domande che dobbiamo rivolgerci con realismo sono :


Come aiutare tanti battezzati che stanno scivolando verso una religiosità con riferimenti cristiani sempre più labili, intrisi di superstizioni, devozionalismo e ricerca del sensazionale, a ritrovare la gioia e la forza della fede in Cristo e nella Chiesa, con una spiritualità fondata solidamente sulla Parola di Dio, i sacramenti e la preghiera, la vita di comunità?
Qui pongo l'accento sulla fede in Cristo come elemento decisivo e dunque sull'interrogativo se e come si diventa oggi cristiani e si consolida e si mantiene poi aiutandola a crescere in maturità tale fede fino a tradursi in coerenti comportamenti di vita.


Come far leva su una cultura del soggettivismo e individualismo che ha molti aspetti negativi e fuorvianti, ma che esprime comunque esigenze sentite dalla persona di un incontro con il "divino" meno massificante e più rispondente alle proprie attese e domande, per incontrare in esperienze forti e coinvolgenti Gesù Cristo, accolto come il Dio con noi, Dio della storia e persona Vivente nella sua Chiesa ?
Qui pongo l'accento sulla necessità inderogabile di itinerari differenziati di fede e di vita che rispondano alle persone più che a finalità estrinseche di tipo pastorale.


Quali vie pastorali attivare per offrire a quanti ricercano una sorta di mobilità "spirituale" che scardina il riferimento stabile a una comunità e genera un "fai da te" proprio del consumismo religioso e del sincretismo proposte di una pluralità di esperienze e di luoghi di incontro con il "mistero" di Dio nella vita di una comunità ricca di autentica spiritualità vissuta nel quotidiano dell'esistenza e non confinata solo negli spazi dei riti e delle celebrazioni istituzionali ?
Qui pongo l'accento sui "luoghi" di mediazione tra la strada e la chiesa per usare un'immagine, luoghi nel senso di esperienze, persone, piccole comunità, dove l'accoglienza e la fraternità vissuta siano come il cemento di un'unità che accompagna poi all'incontro con la Chiesa.


Partendo dal diffuso e profondo desiderio di "stare bene con se stessi, con le cose e con gli altri", alla ricerca spasmodica della propria gratificazione e della realizzazione di nella gioia come annunciare e aiutare a sperimentare che la gioia vera e la pace interiore nascono dalla donazione di nella vocazione che Dio indica, nel ministero che la Chiesa offre e nel servizio che gli altri richiedono?
Qui si pone l'accento su un aspetto decisivo della cultura del soggettivismo che tuttavia in campo etico appella comunque alla persona e dunque solleva la questione del senso e della verità.


A queste domande che risuonano nel cuore di ogni pastore occorre dare una risposta che non è certo apodittica e chiusa in ricette precostituite, ma esige costante ricerca insieme partendo però da una convinzioni di fondo: la pastorale non si improvvisa ma non può nemmeno essere statica e ripetitiva.
Le sicurezze del passato non ci sono più e se a volte sembrano ancora produrre effetti positivi per lo meno sul piano della partecipazione della gente, rischiamo di perpetuarne uno status religioso debole e sempre più separato dalla cultura e dal vissuto quotidiano.
D'altra parte è altrettanto deleterio il pendolarismo pastorale che si muove su una strategia che una volta accentua aspetti di novità che inseguono la cultura del "mordi e fuggi" o si muovono su un piano "alto e aristocratico" per specialisti, altre volte ritornano a proporre una tradizione pre-Concilio ignorando il rinnovamento liturgico, catechistico e biblico, teologico ed ecclesiale di questi decenni.
Tutto ciò significa che non possiamo impostare la pastorale su un continuo cambiamento, su una occasionalità dei cambiamenti che si esprime in momenti forti per poi tornare al "si è sempre fatto".
E' necessario impostare il cammino su linee permanenti che di anno in anno sviluppano un discorso di seguito, lo verificano e lo rinnovano secondo le esigenze e l'esperienza svolta.
E' questo il senso del Documento Base che prima che una serie di indicazioni pratiche da compiere ha proposto di cambiare la mentalità da parte dei sacerdoti e degli operatori.
Ora occorre riproporlo e se necessario ripensarlo rinnovandolo in vari aspetti, ma mantenendo ferma questa sua caratteristica di fondo.


3 - Lo sguardo in avanti.
Alla luce delle sfide e risorse ( alcune ) delineate tento di proporre un indice ragionato di punti su cui il movimento catechistico è chiamato a riflettere con realismo e creatività.


3.1-Dalla catechesi e ....alla catechesi nel o nella..


Intendo dire che il DB non sviluppa un discorso della catechesi a se stante, ma la collega sempre a un'azione evangelizzante e pastorale più ampia che investe la liturgia e i sacramenti, la carità e la missione. C'è uno specifico della catechesi che il DB presenta e lo fa tenendo conto del fatto che il Concilio non ha espresso un testo mirato sulla catechesi. Era dunque necessario che si traducesse il Concilio nell'ambito catechistico con chiarezza delineandone finalità, contenuti e metodo in modo preciso e organico.
Oggi, questo, resta a mio avviso un problema da non sottovalutare, in quanto la vanificazione della specificità della catechesi è un rischio o forse per molti versi un dato di fatto in molte esperienze formative e piani pastorali. Tuttavia credo che il ricupero della specificità della catechesi nella evangelizzazione, sia da perseguire non separando, ma inserendo con chiarezza la catechesi dentro i processi di iniziazione, di formazione e di maturazione della fede e della vita cristiana.
Il primo passo lo aveva già fatto la Lettera di riconsegna del DB nel 1988, là dove si afferma che non tutto è catechesi, ma tutto ha bisogno di catechesi. Primo passo in quanto occorre andare avanti su questa strada e trarne tutte le conseguenze sul piano della riflessione teologica e su quella della prassi pastorale.
Non dimentico che il DB è stato frutto di un dialogo interdisciplinare ricchissimo, tra teologi, catecheti, catechisti e pastori, un'esperienza unica nel suo genere che si è poi ripetuta nei catechismi, ma che oggi è un po' appannata con grave danno della catechesi e della teologia e della pastorale.
La catechesi nella iniziazione, nella formazione permanente, nella liturgia, nella carità, nella missione. Che cosa comporta questo non è possibile delinearlo solo sul piano pratico, ma si deve approfondire anche su quello teoretico investendo la formazione dei sacerdoti, quella dei catechisti e animatori.


3.2 La pastorale della fede


E qui entriamo in un ambito che richiama la sfida prioritaria di cui ho parlato:
la pastorale della fede .
La Chiesa primitiva accentuava il cherigma come è ovvio; successivamente si inventò l'iniziazione cristiana per dare solidità all'atto di fede in Gesù Cristo fino al Battesimo e alla mistagogia; la Chiesa del Concilio di Trento, delineò un processo di formazione permanente per far fronte all'ignoranza del popolo di Dio con la catechesi domenicale per gli adulti, le missioni popolari, la catechesi presacramentale in specie quella di IC dei piccoli.
La Chiesa del Concilio Vaticano II ha rinnovato profondamente i contenuti di questa impostazione
( rendendoli più biblici, liturgici, esperienziali, ecclesiali) e indicando nell'unità tra Parola-Liturgia e Carità una via privilegiata di evangelizzazione del popolo di Dio.
Molto resta ancora da attuare, tuttavia già incalzano nuove sfide e oggi si impone il nodo radicale che il Concilio e i successivi periodi ricchi di proposte catechistiche e pastorali non si sono posti con l'urgenza di cui c'è bisogno : oggi appare inderogabile ritornare ad affrontare un problema che si era posto la Chiesa primitiva; come far diventare cristiani i pagani? Non solo dunque più, come conservare e accrescere la fede nei cristiani battezzati, ma come farli diventare o ridiventare cristiani nel senso di credenti in Gesù Cristo .
Si impone il problema della fede in Gesù Cristo, dell'educare alla fede in Gesù Cristo, del formare a vivere poi secondo questa fede liberamente accolta con una scelta personale, convinta
e matura.



Un esempio per comprendere la portata di questo fatto lo possiamo ricavare dal fatto che tutta l'impostazione del DB circa i soggetti e poi dei catechismi è quella classica dell'età, della crescita evolutiva dall'infanzia alla maturità adulta, con le tappe proprie della crescita umana, sociale.
La cosiddetta catechesi permanente, scelta portante del DB si muove su questa via. Per cui la catechesi nutre una fede iniziale che passo passo raggiunge la sua maturità e il soggetto viene accompagnato con una grande attenzione alle sue esigenze di crescita.
Ora questo non è certo da abbandonare, ma non possiamo dimenticare che il diventare cristiano si impone a qualsiasi età e tappa della crescita umana, e che la fede in Gesù Cristo comporta se vogliamo dargli solidità, un impianto diverso dallo schema precedente: si tratta di impostare un processo di pastorale della fede, e dunque un preciso cammino di annuncio, di catechesi, di preghiera, di esperienza di vita cristiana nella comunità, di missione...non solo più legato alla fase iniziale della vita e dell'infanzia-adolescenza (iniziazione cristiana), ma anche all'età giovanile e soprattutto adulta. Inoltre entrano in gioco alcuni soggetti comunitari che nella comunità cristiana assumono un ruolo decisivo per questo scopo: le piccole comunità in particolare, i movimenti e gruppi, in cui gli itinerari di catechesi sono impostati su contenuti che passano anche attraverso esperienze ricche di spiritualità e di umanità; e in cui le distinzioni per età saltano nel senso che sono molto meno decisive e importanti ai fini della trasmissione della fede.
Per non parlare poi del catecumenato vero e proprio per quanti non battezzati da piccoli desiderano il sacramento o per chi si converte da altre religioni e confessioni .


La pastorale della fede viene così a delineare un quadro che si muove non solo più in modo sistematico seguendo la crescita della persona, ma esige un impianto pastorale diverso che accentua
l'iniziazione alla fede e alla vita cristiana, il suo consolidamento nella la formazione permanente.
Due momenti che si completano e che attraversano e interessano tutte le età della vita.
Questo sollecita le parrocchie e comunità a reimpostare un nuovo impianto di iniziazione cristiana e di formazione che non è facile ipotizzare, se non attraverso linee teologiche, pastorali e culturali condivise. Da qui l'impegno di una riflessione sistematica che promuova consapevolezza, ridia motivazioni e riferimenti fondamentali su cui compiere questa operazione che non è solo di aggiustamento, ma di rifondazione. Come ha fatto a suo tempo il DB occorre il coraggio di ripensare la globalità dell'itinerario catechistico e spirituale che fa il cristiano e lo accompagna nella sua crescita e maturazione nella fede e nella vita.
Non è a mio avviso tanto una questione di catechismi che reputo ancora validissimi, ma di impianto pastorale entro cui ricollocarli. A livello di testi se mai ci sarebbe bisogno di un prima, necessario per una larga fascia di persone, piccoli o grandi, che abbisognano dei primi rudimenti, della prima evangelizzazione, spesso anche "occasionale" ( come in genere sono le catechesi pre-sacramentali per giovani e adulti o i Centri di ascolto del Vangelo nelle case e negli ambienti ..).


3.3 La catechesi per la missione


Un'altro grosso ambito riguarda la missione che in questi anni si è sempre più imposta come frontiera decisiva della evangelizzazione o della nuova evangelizzazione .
L'esplicita dimensione missionaria richiamata dal DB nelle stesse finalità, è stata però sempre riservata alla "missio ad gentes" e negli stessi catechismi non ha il rilievo e l'estensione che oggi la pastorale le attribuisce anche nell'opera formativa.
La missione investe l'intero processo formativo dell'essere cristiano nel senso che non è confinata solo alla testimonianza della propria fede, ma comporta l'impegno di annunciare, proporre la fede ricevuta con coerenza nei comportamenti e nell'esplicito invito rivolto a tutti di diventare discepoli di Cristo.


La missione si incentra sui contenuti fondamentali della fede, in primo luogo l'annuncio di Cristo morto e risorto e riporta al centro la fede come principio e fonte di vita e di carità.


La missione investe il problema del linguaggio e della comunicazione della fede oggi dentro la cultura del nostro tempo perché il messaggio annunciato sia compreso, accolto, e possa penetrare nel cuore di chi lo ascolta. Il tema della cultura è decisivo e rappresenta una urgenza su cui il DB accenna con chiarezza nel capitolo sui contenuti, ma non lo affronta nella sostanza e nell'incidenza che merita oggi.
Il progetto culturale ispirato al Vangelo se vuole realmente incidere nella mentalità e nella prassi di vita delle persone per poi rifluire nelle scelte anche sociali, politiche, economiche e culturali, non può fare a meno di partire dai processi di formazione permanente dei credenti, da quelli di base catechistica nelle comunità per poi risalire a quelli scolastici, universitari.


La missione si confronta con il problema del dialogo ecumenico e con i fedeli delle altre religioni oggi particolarmente sentito nella nostra società occidentale e fonte spesso di ambiguità o sottovalutazioni .


La missione esige che nei diversi processi formativi e nello stesso di IC o Iniziazione alla fede, si tenga in forte conto questo sbocco della evangelizzazione e della formazione: quello appunto di abilitare il credente ad essere missionario di Gesù Cristo sempre e ovunque, nel vissuto concreto della sua esistenza familiare come sociale.


La missione rappresenta la nuova frontiera su cui anche la catechesi è chiamata a impegnarsi con determinazione sia sul piano della formazione del clero e dei catechisti, sia su quello della enunciazione dei principi o linee di fondo su cui impostare il proprium, sia in rapporto all'intera vita della comunità catechista. Il capitolo del DB relativo alla catechesi nella Chiesa particolare con la presentazione dei vari ambiti di catechesi ( dalla famiglia, alla parrocchia, alla scuola, ai gruppi..), esige un ripensamento e questo naturalmente rifluisce poi anche sul capitolo relativo ai catechisti.
In primis occorre che teniamo presente che spesso oggi i destinatari della catechesi non vivono più dentro queste realtà classiche di riferimento, ma in mondi vitali o virtuali che esulano, o viaggiano fuori della influenza di queste realtà. Questo vale non solo per i giovani e ragazzi che viaggiano su internet e si creano un mondo a nella propria stanza di casa o stazionano sulla strada, magari davanti all'Oratorio, ma non entrano e non sono interessati alle sue proposte educative, ma vale anche per gli adulti che sempre meno sono attirati dal classico invito "andiamo o venite in parrocchia all'incontro di catechesi" e spesso sono invece più interessati a trovare spazi di incontro con la Parola di Dio, la preghiera e la testimonianza cristiana, nel proprio mondo del lavoro o in esperienze coinvolgenti dove prevale la piccola comunità extraparrocchiale.
Intendo dire che la catechesi rigidamente vista come espressione di alcuni luoghi privilegiati e comunque riferita ai canali di formazione, non regge all'impatto con altri mondi e luoghi vitali dove invece potrebbe trovare un suo specifico spazio di presenza efficace e di proposta alternativa.
Questo rientra pur sempre in una visione missionaria e culturale che investe la mentalità e le capacità dei catechisti che si trasformano di volta in volta in evangelizzatori, animatori di strada, accompagnatori ...ma pur sempre con una fondatezza spirituale, catechistica ed ecclesiale necessaria a dare loro solidi contenuti e metodi appropriati di comunicazione della fede.


Su questo punto apro alcune finestre su problematiche che meriterebbero un forte impulso anche da parte del movimento catechistico:


- la catechesi familiare. Vi rimando all'incontro europeo del 15 Aprile 1999 i cui Atti sono stati pubblicati dall'UCN. Mi limito a sottolineare il fatto che sempre più ci accorgiamo della necessità di ricuperare la responsabilità della famiglia anche nell'ambito della catechesi diretta e quella di IC e non solo a latere di quella parrocchiale. Questo rientra nell'ambito missionario.
Occorre trarre dai principi del DB le necessarie conseguenze anche pastorali per impostare la catechesi familiare non isolandola, ma rendendola veramente via efficace di evangelizzazione della famiglia stessa. Ho presente diverse parrocchie di Roma che fanno questa esperienza con frutti assai positivi. Quando diventa una scelta portante esige tanto lavoro da parte dei pastori e dei catechisti, ma produce anche tanti frutti.


- il rilancio del ministero catechistico dei presbiteri. Oggi i preti non fanno più catechesi o comunque la considerano un di più rispetto a tantissime altri servizi che svolgono nella comunità. Questo fatto impoverisce il loro ministero e li fa apparire più manager, organizzatori, liturghi...impegnati nell'andamento della vita pastorale della comunità. Il loro primo e specifico compito di evangelizzatori e catechisti e formatori dei catechisti, sta venendo meno. Nei gruppi spesso è il catechista che li ha di fatto soppiantati.. Questo è un grave danno per la stessa catechesi che non è più al centro delle comunità in quanto il Pastore non la vive e la considera al centro del suo ministero.
Questo è una frontiera che l'ufficio catechistico deve porsi con grande vigore culturale ed ecclesiale (prima ancora è un compito che i Vescovi devono sentire urgente e decisivo ).



- il sostegno "catechistico" agli insegnanti di religione, agli animatori e formatori dei gruppi.
Da quando l'IRC è stato separato dalla catechesi, giustamente sul piano dei principi, si è impoverita la formazione degli insegnanti e lo stesso UCD ne ha fortemente risentito.
Disancorato dalla catechesi l'IRC si riduce
a ben poca cosa e soprattutto i docenti di religione non sostenuti da un solido fondamento teologico, biblico e catechistico si trovano esposti al grave rischio di non avere un retroterra fontale decisivo per la loro formazione e costante aggiornamento, isolati dal contesto ecclesiale più appropriato a dare loro stabilità e sicurezza di rapporto con la pastorale dei fanciulli, ragazzi e giovani delle comunità.
E' sempre stata un' idea vissuta personalmente con sofferenza, ma la confermo giorno per giorno nel mio ministero a Roma. Se sul piano dell'immagine e dei principi e finalità sappiamo bene la distinzione e complementarità tra catechesi e IRC, tuttavia resta il fatto che si tratta di due canali inseparabili sul piano dei contenuti portanti e dell'impegno ecclesiale, che non possono non dialogare con vantaggio reciproco.


La catechesi agli animatori e formatori dei gruppi rappresenta l'altro versante importante, sempre decisivo se vogliamo che passi nella catechesi di queste realtà, un appropriato ed efficace contenuto, con un altrettanto fecondo metodo pedagogico. Non si può sfuggire da questo aspetto ed è necessario che l'Ufficio catechistico diocesano non sia esautorato dalla formazione permanente di queste figure di "catechisti" che spesso sono promossi sul campo e preparati a modo di autodidatti.



Conclusione


Nel Messaggio al popolo di Dio dopo il Sinodo sulla catechesi si afferma che sono ugualmente pericolose la ripetizione abitudinaria che respinge ogni cambiamento, e l'improvvisazione sconsiderata che affronta i problemi con leggerezza.
Credo che sia un invito equilibrato che vale anche oggi nel guardare al DB riconfermandone da un lato i punti di non ritorno fondamentali e delineando a partire da essi nuove prospettive di rinnovamento della catechesi, con coraggio, sapienza e fedeltà.
Il DB e i catechismi sono stati trainanti dell'intera pastorale della Chiesa in Italia. I piani pastorali della CEI sono nati e si sono consolidati proprio a partire dalle grandi intuizioni del DB e dei catechismi. La catechesi è risultata così l'anima di una stagione nuova di evangelizzazione e di vita ecclesiale nel nostro Paese.
Oggi, la pastorale è diventata un contenitore di innumerevoli ambiti e proposte, spesso frammentate e disorganiche, che rischiano di soffocarci sotto i documenti, le strutture e gli organismi preposti ai diversi settori. Si sente l'esigenza di una sosta riflessiva e di un discernimento per ricuperare l'essenzialità e la semplicità dell'annuncio e della sua comunicazione.
L'operazione DB fatta dalla Chiesa in Italia dopo il Concilio che pure aveva aperto spazi di riflessione e di operatività pastorale amplissimi, mi pare esemplare anche per questa stagione della Chiesa per raggiungere l'obiettivo di offrire ai pastori e fedeli il riferimento ai "fondamentali" della fede che occorre vivere, annunciare, testimoniare .
Lo stesso Anno Santo che celebra e testimonia la persona di Gesù Cristo unico Salvatore del mondo ci sollecita a riordinare attorno alla fede in Lui e alla sua sequela la pastorale, ricuperandone dunque il centro vivo e dinamico. E in questo non può che apparire decisiva e insostituibile la catechesi così come il DB la imposta con la ricchezza del suo contenuto cristocentrico, ecclesiale e vitale.