Vita e
opere
(1632 – 1704) Famiglia calvinista: suo padre aveva militato nell'esercito
del Parlamento durante la guerra civile.
Studi ad Oxford, baccelliere e maestro d’arti. Insegnerà poi
greco e retorica e infine filosofia morale. Prima opera: “Saggi sulla legge di natura” la base d’ogni nostra conoscenza è la
percezione integrata dalla ragione.
Nel 1666 Inizia ad interessarsi a fisica, chimica e fisiologia in collaborazione
con Boyle e Sydenham e conosce Lord Ashley e si avvicina alle idee liberali:
l’anno dopo scrive il primo Saggio sulla
tolleranza. Membro della Società Reale di Londra per il progresso delle
scienze. Farà poi parte del consiglio direttivo.
Nel 1761, dopo una discussione con degli amici, il primo
abbozzo del Saggio
sull'intelletto umano. In Francia (dove si rifugia per motivi politici) viene
a contatto con la cultura cartesiana che ispirerà l'impostazione matura del suo
pensiero. Dopo il trionfo della "gloriosa rivoluzione" l'autorità di
Locke grandissima, (teorico del liberalismo). Pubblica la Lettera sulla tolleranza e i due Trattati sul governo civile. Nello
stesso anno, ma datato 1690, pubblica il Saggio sull'intelletto umano i Pensieri sull'educazione e il Saggio sulla ragionevolezza del cristianesimo. Durante
gli ultimi anni fu impegnato in politica e le sue idee religiose suscitarono
polemiche. Muore ad Oates.
Pensiero
Il Saggio sull'intelletto umano è un'analisi dei
limiti, delle condizioni e delle possibilità effettive della conoscenza umana:
"Era necessario esaminare le nostre capacità, per vedere quali oggetti il
nostro intelletto fosse o non fosse in grado di trattare".
Per "intelletto"
non intende l'intellectus scolastico
(facoltà separata dalla sensibilità), ma il principio conoscitivo "the
power of thinking". "L'intelletto, come l'occhio, ci fa vedere e
comprendere tutte le cose, ma non si accorge di se stesso".
La percezione è l'atto
originario della conoscenza, tutte le idee derivano in qualche modo
dall’esperienza (empirismo).
Le idee sono
l'oggetto del pensiero nella sua "passività", il pensiero in senso
proprio è attività dello spirito intorno alle proprie idee.
Rifiuto
dell'innatismo: nello spirito non c’è nulla di cui lo spirito non sia
consapevole. Se le idee fossero innate dovremmo averne sempre coscienza e
dovrebbero essere universalmente ammesse. Ma avviene il contrario.
Tabula
rasa: non esistono idee innate, idee ci vengono dall'esperienza.
Ognuno comincia ad avere idee "quando ha una sensazione".
Il
senso esterno, o sensazione, ci fa percepire le cose fuori di noi da
cui le idee che riferiamo ad oggetti esterni. Il senso interno o riflessione ci fa sentire le operazioni del
nostro spirito. La sensazione è
un movimento causato nell'uomo da stimoli provenienti da corpi esterni.
(meccanicista)
Le idee |
Descrizione |
Si dividono in |
Semplici |
ci vengono date sia dai sensi esterno e interno. lo spirito le riceve, è "passivo" di fronte ad
esse. Non possono essere né inventate né distrutte. |
qualità primarie delle
cose: numero, figura, estensione, ecc. |
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qualità secondarie, soggettive:
colore, odore, sapore, ecc. |
complesse |
si hanno combinando tra loro le idee semplici. lo spirito è "attivo". (attività associativa e
dissociativa) Hanno comunque l’origine nell'esperienza sensibile. |
Sostanze, riferentesi
alle cose stesse immediatamente |
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Modi, punti
di vista da cui le consideriamo |
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Relazioni,
rapporto in cui le poniamo. |
Le idee di
sostanze portano a due atteggiamenti: trattandosi d’idee complesse costruite
da noi, esse possono variare un’effettiva corrispondenza alla realtà in sé
delle cose non è necessaria, d’altronde rinunciare completamente ad un
riferimento oggettivo delle idee di sostanze è come affermare che tra la realtà
e il pensiero non ci sia rapporto (robe da matti?).
Locke non nega l'esistenza della sostanza, ma
ritiene che non sia conoscibile (agnosticismo). Le idee non ci portano alla
comprensione ma alla rappresentazione, la realtà resta inconoscibile. In questo
contesto cade il criterio di verità del realismo, corrispondenza tra ciò che
c’è e ciò che pensiamo. Conosciamo solo i fenomeni (fenomenismo).
Nominalismo: le idee
non rappresentano l'essenza generale delle cose, ma sono solo dei nomi. Le idee
"astratte" e i nomi "universali" sono semplici invenzioni
umane convenzionali per rendere più facile la comunicazione.
L’io: passare
dalle idee ad una "res" pensante, da una coscienza ad un
"io" permanente è ingiustificato (fenomenismo psicologico). Del
nostro io noi conosciamo solo i fenomeni e cioè le idee.
Lo spazio e
il tempo Locke ammette di non poterne definire la natura lo spazio è
simile all’estensione, che è dei corpi ma è pensabile anche come vuoto,
indipendente da ogni materia
Causa: la
relazione causa-effetto risulta dal particolare collegamento che siamo indotti
a fare fra due idee l'una delle quali si presenta costantemente unita al
sorgere dell'altra. Locke, quindi, non nega, come farà Hume la realtà del
rapporto causale. Ma lo interpreta, in modo empiristico, come semplice constatazione
di una connessione fra idee, che non si presenta come necessaria.
La
conoscenza c'è quando abbiamo la percezione, non solo delle idee, ma
anche della loro concordanza. Questa è
distinta in quattro specie: d'identità o
diversità (ogni cosa è se stessa e non un'altra cosa; principio di
non-contraddizione); di rapporto; di coesistenza; di esistenza reale.
Quando quest’accordo è visto immediatamente si ha l'intuizione; quando invece sono necessarie
idee intermedie si ha la dimostrazione.
La realtà: se riceviamo
una sensazione, siamo certi che qualcosa la produce in noi. Anche se non abbiamo la certezza assoluta che ci sia
necessariamente un rapporto tra l'idea e la cosa a cui essa si riferisce, è ragionevole supporlo ed è molto probabile che le cose e gli uomini
continuino ad esistere anche quando io non ne ho la percezione..
POLITICA: è il padre
del liberalismo, ne parla
in due trattati. Il primo è contro Robert Filmer (sostenitore dell'autorità
ereditaria e patriarcale. Il secondo è contro l’assolutismo (Hobbes).
Lo stato di
natura è governato dalla legge di natura, che afferma: "Non fare agli altri quello che
non vuoi sia fatto a te". (giusnaturalismo). Dal diritto alla vita derivano il diritto alla libertà e alla proprietà. Senza la proprietà, infatti, è impossibile
conservare la vita o, almeno, conservarla in modo che si possa dire umana. La
legge naturale pone un limite alla proprietà, e questo è dato dai diritti degli
altri. Già nello stato di natura c'è un
embrione della società perché Dio impone agli uomini situazioni che li spingono
alla società, una piccola società, poi, esiste già con la famiglia. Ad un certo
momento gli uomini si associano per creare tre poteri, uno per interpretare
la legge naturale, un potere giudiziario attendibile e imparziale un'autorità che punisca chi ha mancato.
Gli uomini si uniscono in società per meglio esercitare i loro diritti e cedono solo quel
tanto che è necessario affinché la società raggiunga lo scopo che essi si sono
prefissi. (i poteri legislativo ed esecutivo individuali) affinché siano
esercitati comunitariamente; ma non cedono
né il diritto alla vita, né il diritto alla libertà, né il diritto alla
proprietà: si associano per la salvaguardia e lo sviluppo di tali
diritti;
I cittadini che lo hanno formato possono controllare ed eventualmente variare il potere
legislativo, intervenendo nei suoi confronti, quando delibera contro la fiducia
in esso riposta. Non il cittadino al
servizio dello stato, ma lo stato al servizio del cittadino. Tutte le decisioni,
poi, vanno prese a maggioranza.
I poteri
dello Stato sono quattro: legislativo.(il
supremo). Potere esecutivo. Potere giudiziario. Potere federativo, (guerra, pace, alleanze e
trattati). Fu il primo teorico della Separazione dei poteri. legislativo
ed esecutivo (se non fossero divisi, chi guida la società potrebbe approfittarne...
I poteri giudiziario e federativo, sono parte o specificazione di quello
esecutivo e non sono necessariamente divisi.
Cristianesimo:
è la religione che maggiormente rispecchia i dettami della ragione. (da
cui l’autore elimina tutti i riferimenti al soprannaturale: la divinità di
Cristo, la grazia…)
Tolleranza
e libertà di religione: Va distinta la finalità della Chiesa da quella dello
Stato. Lo Stato deve intervenire soltanto quando i principi religiosi (male
intesi) costituiscano un danno pubblico. (L’intolleranza è ammessa solo contro
gli intolleranti)
Educazione: il ragazzo
deve essere educato nella libertà ed alla libertà secondo ragione. Lo sviluppo
deve essere armonico e totale, deve investire l'uomo in tutte le sue
componenti.