2.   METODI E PROGETTI PER LO SVILUPPO 

 

A seguito delle ricerche sulle possibilità di sviluppo dell’area della comunità montana silana, sono stati analizzati numerosi progetti fatti redigere dall’ente stesso, i quali a tutt’oggi presentano notevoli caratteristiche di attualità, sia dal punto di vista tipicamente infrastrutturale che più specificatamente produttivo ed economico.

Si è proceduto quindi, alla selezione del materiale già esistente e successivamente, considerato anche il notevole ambito in cui la progettualità della comunità montana si è sviluppata, si è passati ad una fase propositiva, che comunque tiene in debito conto le caratteristiche e la vocazione tipica del territorio .

Per una migliore comprensione delle attività progettuali svolte dalla comunità montana si riportano le principali linee guida dei progetti selezionati, e comunque a tutt’oggi, grazie alle diverse fonti di finanziamento, ancora sostenibili .

Lo sviluppo del territorio ricadente nella Comunità Montana Silana, presuppone necessariamente, anche un potenziamento ed una riqualificazione degli insediamenti abitativi dei diversi comuni ricadenti nella Comunità.

Non è possibile infatti ipotizzare uno sviluppo di tipo nuovo moderno e qualificato senza una seria politica della riqualificazione storico ambientale.

Tale valorizzazione potrebbe funzionare da volano per una richiesta abitativa di tipo non esclusivamente cittadino, e potrebbe inoltre supportare

quel tipo di turismo cosi detto della “terza età”, che preferisce luoghi ed atmosfere tipicamente collinari.

Pensare oggi ad un moderno sviluppo delle zone interne all’altopiano silano significa anche e soprattutto ipotizzare uno sviluppo di nuova concezione, che sfrutti in modo forte le nuove tecnologie, che diventerebbero il vero elemento di conoscenza di questi luoghi che altrimenti vivrebbero una irrevocabile condizione di isolamento. Pensare invece all’utilizzo delle cosiddette “autostrade  informatiche” per la conoscenza delle caratteristiche locali, creerebbe quel virtuoso circuito qualitativo che con grande velocità toglierebbe dall’isolamento anche i centri più periferici .

La creazione di un grosso centro di coordinamento ed elaborazione dati, dovrebbe essere una delle priorità realizzative della nuova cultura amministrativa.

Pensare a due rette parallele sulle quali far viaggiare sia l’elaborazione e l’immissione di informazioni e sia l’elaborazione di un moderno programma di sviluppo infrastrutturale, che tenga conto della vocazione ambientale e delle forti identità locali.

 

Elenco dei progetti proposti

            1-  Studio per l’ammodernamento della linea ferroviaria della Calabria Cosenza-Paesi Presilani ed Altopiano silano e collegamento con la metropolitana Leggera dell’area Urbana Cosenza, Rende ed Università;

          2 -  Interventi viabilità zona laghi;

3 -  Ristrutturazione urbanistica di S. Giovanni In Fiore;

 

4 -  Progetto impianti turistici Fallistro e Montenero

5 -  Agriturismo nelle Comunità Montana Silana

6 -  Progetto per l’utilizzazione e lo sviluppo dei laghi                

7 -  Centro per lo sci di Fondo e campo da Golf 

8 -  Impianto sportivo comunitario

 

9 - Ipotesi di Sviluppo Forestale

             10 - Azione di promozione dell’agricoltura biologica nel territorio della C.M.S.

             11 - La Pataticoltura in Sila

       12 - Il patrimonio Castanicolo della Comunità Montana  Silana

  13 - Il fungo in Sila

             14 - Progetto per lo sviluppo della produzione ittica in Sila


          2.1  PROGETTO N°1

Progetto Per Un Collegamento Veloce, Mediante L’ammodernamento Della Linea Ferroviaria Della Calabria, Cosenza - Paesi Presilani - S. Giovanni In Fiore, E Rivalutazione Di Fermate E Stazioni Anche Ai Fini Turistici.

 

La linea ferroviaria in questione congiunge Cosenza a S. Giovanni in Fiore attraversando la Sila Grande e tutti i comuni della Comunità Montana Silana.

Negli anni Settanta venne realizzata la superstrada Cosenza-Crotone che attraversa lo stesso territorio percorso dalla ferrovia; quest’ultima nel confronto con i mezzi su gomma si è venuta a trovare improvvisamente antiquata.

 Come già precedentemente esposto, non si possono non sottolineare le discrete condizioni degli impianti fissi, mentre di non pari qualità sono quelle del materiale rotabile.

Naturalmente il modulo di esercizio della ferrovia risente della condizione, originariamente prevista, di servizio locale dei numerosi centri dislocati lungo la direttrice. Questa condizione obbliga, per la frequenza delle fermate, a realizzare modeste velocità medie di percorrenza. Questa direttrice interna, che attraversa il cuore della Comunità Montana, costituisce l'ambito territoriale dove si colloca l’idea progetto che si propone.

 

Obiettivi

          Per quanto riguarda l'afflusso turistico della Sila  e dei paesi della Comunità Montana  i dati, aggiornati al 2000, forniscono una presenza di 118.000 turisti, che si vanno ad aggiungere ai 46.627 residenti.  

Queste informazioni,  consentono di affermare che esiste un ampio bacino di utenti, al quale é proponibile l'offerta di un  servizio costituito da un moderno e veloce collegamento su rotaie, che possa avvicinare enormemente il territorio della Comunità Montana all’area Urbana di Cosenza- Rende ed Università.

In subordine si potrebbe passare alla creazione e valorizzazione di un itinerario turistico-culturale il cui svolgimento avverrebbe lungo la direttrice Cosenza S.Giovanni in Fiore.  Bellezza del paesaggio, presenza di forti emergenze in termini di beni storico/culturali, disponibilità di infrastrutture, presenza di un bacino turistico di grandi dimensioni, questo insieme di situazioni costituiscono le premesse dell'indagine preliminare svolta allo scopo di accertare se nella direttrice interna CS - S.Giovanni in Fiore, esistono, e di quale natura, le potenzialità territoriali suscettibili di valorizzazione e quale tipo di intervento fosse ipotizzabile per conseguire questo obiettivo.

L'intervento di potenziamento della "direttrice interna" riguarda dunque il recupero, l'ammodernamento delle Ferrovie della Calabria, secondo un modello funzionale alternativo, che consenta l'accessibilità e quindi la piena fruibilità delle grandi risorse in termini di paesaggio, di beni storico-culturali, di area urbana e di Università della Calabria.

In definitiva un intervento atto a  facilitare  e sviluppare un moderno trasporto interno, nonché a favorire l’uscita dall’isolamento di paesi interni che potrebbero, in questo modo, avere una reale possibilità di modernizzazione e sviluppo.

Si potrebbe inoltre favorire la movimentazione di nuove correnti turistiche da inserire all'interno di un sistema già consolidato.

Dalla diffusione dei flussi turistici su queste direttrici interne ci si potrebbe  attendere notevoli impulsi economici a favore dei centri oggi in condizione di declino, ed inoltre una nuova attenzione per i valori espressi dalle tradizioni locali languenti ma ancora vive, espresse da valori etnografici, di costume e infine di risorse dell'agricoltura e delle altre attività produttive (artigianato, piccole attività produttive).

Il proposito del potenziamento delle Ferrovie della Calabria in funzione della diffusione del turismo in aree considerate marginali e di una moderna movimentazione interna delle popolazioni, si inserisce in un politica generale - presente in tutta Europa e naturalmente anche in Italia.

 

Interventi

Attualmente il tempo per percorrere  il tracciato CS-S:Giovanni in Fiore risulta di circa di 2h36'00". L'intervento dovrebbe riguardare l'aumento della velocità media eliminando alcune curve a favore di tratti più rettilinei e quindi la realizzazione di alcune nuove gallerie, come del resto già ipotizzato nello studio del prof. Caroti del 1984,  inoltre  eliminando alcune stazioni, che risultano poco significative al nostro obiettivo, si potrebbe, procedendo  in questo modo,  ottenere la riduzione del tempo di percorrenza di circa  60'00", che passa da 2h36'00" a 1h36'00". 

Ulteriore impulso alla modernizzazione del collegamento ed all’abbassamento dei tempi di percorrenza, potrebbe avvenire con l’utilizzo di materiale rotabile e di motrici di ultima generazione.

IL tutto troverebbe un adeguato completamento con l’innesto, alla metropolitana leggera in via di definizione che interesserà l’area Urbana di Cosenza-Rende-Università .Per una valutazione attendibile dei costi di realizzazione è utile rimandare ad un apposito studio di fattibilità dell’opera.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

       2.2  PROGETTO N° 2

         Interventi Sulla Viabilità Locale – Zona Laghi

 

 Obiettivi

 A supporto degli itinerari e località turistiche è necessario prevedere dei percorsi    automobilistici attrezzati.

Tali percorsi dovranno però  intendersi non come pure linee di collegamento tra i vari punti di attrazione, bensì dovranno costituire essi stessi dei tracciati privilegiati  all'interno  dei quali è possibile  conoscere il paesaggio e l'ambiente, costituendo una occasione per incentivare lo svago ed impegnare il tempo libero.

A tale senso i tracciati percorreranno i territori più dotati di bellezze naturali e toccheranno  i luoghi più suggestivi paesaggisticamente, offrendo delle attrezzature pubbliche adatte ad accogliere i turisti.

 

Interventi

Gli interventi sulla viabilità locale potranno essere realizzati in più punti del territorio della Comunità montana; è però da privilegiare in primo luogo la zona dei laghi che per la natura del paesaggio e l'orografia del territorio si presta in modo considerevole a tale tipo di intervento.

Lungo i percorsi che verranno opportunamente studiati sia come tracciati che come sezione delle strade, saranno disposti parchi attrezzati, centri di ristoro, attrezzature commerciali, ecc.

Il costo dell’intervento potrebbe aggirarsi sui 10 miliardi, da verificare in fase esecutiva.

 


          2.3  PROGETTO N°3

Ristrutturazione Urbanistica Di S. Giovanni In Fiore

      

        Il Comune  di San  Giovanni in  Fiore fa  parte della Comunità Montana  Silana il cui territorio, dell'estensione di  91.562 ettari,  è  localizzato nella parte sud est della provincia di Cosenza. 

Il territorio del Comune di San Giovanni  in Fiore, con i  suoi 27.945  ettari, rappresenta  il 30,52  %  dell'intero  territorio  della  Comunità Montana.

I laghi,  i fiumi,  i boschi  e gli  alti monti del  territorio  di San  Giovanni  in  Fiore rappresentano le emergenze più spiccate dell’ambiente naturale dell'intera Comunità Montana Silana.

Il  territorio  comunale,  dell'estensione   di 27.945  ettari,  presenta  un  aspetto  vario   ed interessante, si  nota che  la quota  minima sul livello del mare è 360 metri mentre la massima è 1880 metri.

 

Centro abitato

La parte edificata del territorio di San Giovanni in Fiore è essenzialmente concentrata nel centro  urbano.  Le  frazioni  hanno  modestissime dimensioni  e  sono  rappresentate  da:   Fantino, Carello  (ormai   praticamente   abbandonata),   i villaggi  dell'ESAC  ed  il  centro  turistico  di Lorica.

Il centro urbano è situato nella parte  sud-est del territorio comunale.  La sua  giacitura è  sul bordo estremo dell'altopiano silano, ad una  quota media di  1.000  metri s.m.,  con  affaccio  sulla confluenza dei  fiumi  Arvo e  Neto  che  scorrono cento metri più in basso. La posizione naturale  è felice e  gode di  una esposizione  verso sud  con ampia apertura lungo la bassa  valle del Neto,  che prosegue fino alla costa ionica.

L'origine della  struttura  urbana si  può  far risalire ai primi anni  dell'alto medioevo con  la costruzione dell'abbazia dell'abate Gioacchino  da Fiore.

L'attuale  struttura  urbana  può  grosso  modo individuarsi in tre parti:

1-    La zona medioevale che, a parte alcuni estranei interventi edilizi, ha  conservato sostanzialmente la sua struttura urbana con  il modesto ampliamento  che  si è  avuto  fino  al 1950.

                             

2-    La zona  di espansione  che  dal 1950  al  1972 (anno di formazione  del PDF)  si è  sviluppata rapidamente,  lungo  un   arco  percorrente   i quadranti  nord-ovest,  ovest   e  sud   ovest, attorno  al   centro   antico   ed   al   primo ampliamento, provocando un incremento del  100% dell'area  urbanizzata.   Tale  espansione   ha  rappresentato   un    esempio    negativo    di urbanizzazione.  Le   costruzioni  sono   state edificate al  di  fuori  di  ogni  buona  norma urbanistica ed il più delle  volte al di  fuori di  norme  statiche   ed  igieniche.  Le   aree interessate sono state sbancate ai limiti della stabilità  e  le   costruzioni  sono  sorte   a distanze  minime  senza  che  il  Comune  abbia potuto avere la possibilità di organizzare  una benché minima urbanizzazione secondaria.

3-    Successivamente  dal  1972 ad  oggi   si è sviluppata una seconda zona di espansione che ha  addensando   il precedente arco  territoriale  di  riferimento.

 

         Obiettivi

 

S. Giovanni in Fiore, nei prossimi anni potrebbe configurarsi come centro motore della grande Area Urbana della Sila.

 L’analisi della  realtà  territoriale  di  San Giovanni in Fiore porta ad individuare in essa   uno degli elementi caratterizzanti del  territorio della Comunità Montana. 

La   presenza  umana,   il   patrimonio edilizio, le  testimonianze storico-artistiche  ed ambientali di notevole rilievo, le  trasformazioni avvenute  e  gli   investimenti  di  risorse   sia pubbliche  che  private,  ne potranno  fare  un   elemento importante anche nell'ambito regionale.

Ulteriore elemento, certamente non secondario, caratterizzante il territorio  di S.Giovanni in Fiore  è l'area  di  Lorica, un polo a vocazione prettamente turistica.  Villaggio  posto  direttamente   sul  lago   Arvo, edificato con  caratteristiche  architettoniche  e paesaggistiche   originali,    quale    nodo    di interscambio con  la  Sila  catanzarese  e  con  i flussi provenienti  dalla  Sicilia  attraverso  la direttrice Rogliano, Bocca di Piazza, Quaresima.

La presenza  di servizi  turistici  qualificati quali gli impianti sciistici di Cavaliere -  Valle dell'Inferno - Botte  Donato, con possibilità  di collegamento  con  il  Fallistro  -  Monte  Curcio, la navigabilità del lago potrebbe fare di questo luogo un punto qualificato per il turismo.

 

     Interventi

Sicuramente una delle priorità per la valorizzazione del comune di S.Giovanni in Fiore è il Recupero urbanistico  delle zone degradate dall’espansione selvaggia degli anni passati, interventi imprescindibili dovranno essere:

-        Salvaguardare   e   riqualificare    l'ambiente ed il  territorio,  da   intendere   come    risorsa  primaria,  da  tutelare   rigorosamente  e   da valorizzare. 

-        Recuperare e  valorizzare l'agglomerato  urbano di interesse storico-artistico ed ambientale;

-        Superare  l'attuale  stato  di  degrado  urbano mediante appositi Piani Particolareggiati, riequilibrando  le  varie  parti  della  città mediante  il  recupero  delle  aree   investite dall'abusivismo    sfrenato    prevedendo    le attrezzature ed i  servizi necessari al  vivere comune.

La tutela ambientale,  dovrebbe riguardare, in particolare modo, i corsi d'acqua  ed  i  laghi.  L'istituzione  del   parco fluviale del Neto con  opportune aree di  servizio quali il  tratto Ponte  Olivaro -  Junture con  il recupero  degli  edifici  inerenti   l'archeologia industriale.

Dovranno inoltre essere  salvaguardate  le  specie  autoctone  e riqualificate  aree   ambientali   e   siti   oggi degradati quali le cave esistenti o dismesse.

 

 


           2.4   PROGETTO N°4

         Impianti Turistici Di Fallistro E Montenero

 

Obiettivi

Considerata l’attuale situazione degli impianti sciistici presenti sull’altopiano silano e la rinnovata attenzione turistica verso gli sport invernali, si è resa necessaria da parte della Comunità Montana Silana la predisposizione di alcuni progetti per il potenziamento e sviluppo delle attrezzature sportive.

           

            Interventi

          Progetto del Fallistro

Nel complesso turistico del Fallistro gli sciatori arrivano dalla superstrada (S.S. 107), in  corrispondenza  di Croce di  Magara.

La  soluzione  scelta  prevede  la  realizzazione  di  un ampio  ed  unico  parcheggio  nella  zona  di  Croce  di Magara dal  quale gli  sciatori  per mezzo di  un  impian­to di  arroccamento  non ripetitivo  (cabinovia)  muovono alla  volta  della  zona  sciistica  che  si  sviluppa  dal Fallistro  in  su.  Questa  soluzione  è  stata  suggerita dall'opportunità  di  tutelare  al  massimo  la  valle del Neto,  che  in  questo  tratto  vede  la  presenza  di  un biotopo di  eccezionale valore naturalistico,  costituito da un  bosco pluricentenario di  pini  larici.

La  soluzione con  cabinovia  è  collegabile  in  serie con un  secondo tronco, che  porta gli  sciatori  diretta­mente  in  quota  sul Timpone  della  Calcara senza scen­dere  per  cambiare  all’intermedia    zona  del  Fal­listro.  Il  secondo  tronco  della  cabinovia  ad  aggan­ciamento  automatico  funzionerà  inoltre  da  impianto ripetitivo   per   asservire   prevalentemente   la  pista Calcara-Fallistro che  fungerà  per  la  sua dolcezza di  pendii  da campo  scuola.

Due segmenti  di  seggiovia  saranno destinati  rispetti­vamente  al  trasporto  degli  utenti  dal  Timpone  della Calcara  alla  Valle  dell 'Inferno  e  da  questa  ultima località al  Monte Botte Donato,  eliminando la sciovia esistente  ma  cercando  di  sovrapporsi  quanto  più pos­sibile  ai  tracciati  esistenti  e  limitando  al  minimo nuovi  interventi  di  disboscamento.

La  soluzione progettuale  proposta  consente  inoltre  un  ampliamen­to  futuro,  mediante  la  creazione  di una nuova pista denominata  il  cui  impianto  non  è  di collegamento  con  la precedente  ma  insiste  su  una  zona  molto  appetibile dal  punto  di  vista  sciistico  e  comprende  anche  una pista  per  lo  sci  agonistico che  potrebbe qualificare  la zona  in oggetto.

L'impianto  che  servirà  la  nuova  pista  sarà  una  seg­giovia biposto tradizionale.

      

          Cabinovia  Magara-Calcara

L'impianto consiste in una cabinovia ad agganciamento automatico,  progettata  secondo  le  vigenti  norme  per una portata oraria di  2.000 persone.

Detto  impianto  è costituito da due tronchi  consecuti­vi  e quindi  da due anelli  di  fune distinti, ma raccordati  in corrispondenza della stazione intermedia.

Il  tronco si  svolge pressoché in piano ed è funzionale  al   trasferimento  degli  sciatori  dai  parcheggi di  Magara,  sino  ai  piedi  delle  piste,  evitando  così i  danni  ambientali  derivanti  da  un  forte  flusso  di autoveicoli  privati  ad una zona dall’equilibrio molto delicato   (corso  del  F.   Neto,  bosco  del  Fallistro, ecc. )

In  questo  modo  si  evitano  anche  i  gravi  disagi  che deriverebbero  all’utenza  da un doppio cambio del  mez­zo  di  trasporto.  I  due  tronchi  funiviari,  infatti, sono  connessi  tra  loro da due binari,  i  quali  consen­tiranno  il  passaggio delle cabine senza che i  passeg­geri  debbano smontare.

Ciò nonostante  tutte  le  stazioni  prevedono  la  possibilità  di  accesso e discesa dei  passeggeri;  nelle fa­si  di   caricamento  o  di  evacuazione  la  velocità  di transito  delle  cabine  sarà  ridotta  per  agevolare  le rispettive operazioni.

La  parte  motrice  di  entrambi  i  tronchi  dell’impianto è  ubicata  presso  la  stazione  intermedia,  mentre  il deposito  delle  cabine ed i  servizi  generali  sono ubi­cati  presso  la stazione di  partenza a Magara.

        

         Seggiovia     Inferno-Calcara

L  impianto  in  oggetto è una seggiovia biposto proget­tata  secondo  le  vigenti  norme  per  una  portata  orari a di  1200 persone.

        

         Seggiovia      Inferno-Botte Donato

L'impianto  in  oggetto è una seggiovia biposto proget­tata  secondo  le vigenti  norme italiane per una porta­ta orari a di  1.200 persone.

L’importo complessivo dell’intera opera è di      £  58.000.000.000

 

Progetto Montenero

Ulteriori interventi di potenziamento delle attrezzature sportive, riguardano la creazione nella zona del Montenero di nuovi impianti di risalita, piste da sci  e servizi. Il territorio interessato dagli impianti  si sviluppa tra quota 1360 e quota 1850 m s.m circa.

 

Impianti dì risalita

L'impianto di risalita si sviluppa dalla stazione di partenza ubicata nei pressi di Borgo di Cagno a quota 1380rn circa fino ~ prossimità della cima di Montenero a quota 1850m.

L'impianto è stato suddiviso in due tronchi denominati Montenero 1 e Montenero 2 in modo da ottimizzarne la potenza di assorbimento, la funzionalità e la possibilità di utilizzo anche parzializzato o differenziato.

 La seggiovia Montenero I da Borgo di Cagno porta i visitatori in una zona intemedia a quota 1600m dove è possibile imboccare la pista per la discesa oppure proseguire mediante la seggiovia Montenero II fino alla cima,

Il trasporto degli utenti avviene per mezzo di seggiovie biposto. 

La lunghezza totale dell'impianto è di circa 3225 m  dei quali 1550m circa competono alla seggiovia M¼ntenero I.. La capacità di trasporto orario è complessivamente per i due tronchi di 1017 persone/ora.

 

Cabina di trasformazione elettrica

Vista la notevole potenza richiesta dagli impianti è prevista la realizzazione di una cabina elettrica dì trasformazione che fornirà la potenza di circa 450 KW necessari all'alimentazione delle opere progettate derivando l'energia elettrica dalla rete di alimentazione ENEL

Pista da sci

È prevista la realizzazione di un'unica pista da sci che dipartendosi in prossimità della vetta di Montenero e attraverso un percorso di circa 3400 m, giunge ai piedi del monte in corrispondenza del puto di partenza dell'impianto di risalita a Borgo di Cagno. La percorrenza della pista può essere agevolmente frazionata in corrispondenza del punto intermedio a quota 1600m s.m. ove termina la seggiovia Montenero i e inizia la seggiovia Montenero 11.

La scelta del tracciato è stata effettuata evitando uniformità e monotonia del percorso: la pista si sviluppa infatti con frequenti cambi di versante e ciò rende di fatto impossibile l'inquadramento visivo della pista da un unico punto situato sia a valle che in cima ai rilievi circostanti. 

 

Fabbricati servizi

I fabbricati per i servizi saranno realizzati con struttura prefabbricata in legno e saranno così ubicati.

il primo in prossimità del Borgo di Cagno a quota 1360 rn.s.rn; comprende la biglietteria, bar e una sale ristoro, l'infermeria, servizi igienici, pronto soccorso,:

-       il secondo alla stazione intermedia posta a quota 1620 mt circa slrn;

-       il terzo in prossimità della vetta di Montenero a quota 1850 mt circa slm.

 

L’importo previsto dell’opera e di £ 35.000.000.000.

 


           2.5   PROGETTO N°5

         L’agriturismo Nella Comunità Montana Silana

 

La Regione Calabria con la legge regionale del 7 settembre 1988 n° 22 “Promozione e sviluppo dell’agriturismo in Calabria” disciplina e promuove l’agriturismo con lo scopo di favorire la permanenza degli agricoltori nelle zone rurali, il riequilibrio territoriale e il miglioramento delle condizioni di vita attraverso l’integrazione dei redditi agricoli, la valorizzazione delle risorse produttive tipiche, valorizzazione del patrimonio ambientale,  paesaggistico,  urbanistico rurale e colturale proprio della Regione.

Per attività agrituristica si  intendono esclusivamente quelle di ricezione ed ospitalità esercitata dagli imprenditori agricoli, siano essi singoli o associati, o dai loro familiari, utilizzando l’azienda in un rapporto di complementarità rispetto alle normali attività di coltivazione del fondo, selvicolturali o di allevamento  e che  comunque devono essere principali. Con la suddetta legge il legislatore ha previsto anche le attività che fanno parte dell’agriturismo: dare ospitalità anche stagionale e anche all’aperto; somministrare, per la consumazione sul posto pasti e bevande realizzati con prodotti propri e/o tipici della zona in cui ricade l’azienda; organizzare attività ricreative divulgative e culturali.

La Regione finanzia, nell’ambito del progetto agriturismo, il restauro, la ristrutturazione, il ripristino e l’adeguamento interno degli edifici rurali da destinare ad alloggi agrituristici e ai relativi servizi, l’arredo delle camere, l’adattamento con i servizi degli spazi aperti destinati alla sosta dei campeggiatori, l’installazione di strutture per la conservazione dei prodotti e delle scorte aziendali.

Nell’ambito della Comunità Montana Silana, la legge regionale n° 22 è stata recepita dagli imprenditori agricoli, tant’è vero che sono sorte diverse aziende agrituristiche. Tra le più conosciute ricordiamo: Massaro Peppe nel comune di Aprigliano, Nocella e il Camping Agrituristico Germano nel comune di San Giovanni in Fiore, l’Auiola e Ruggiero nel comune di Spezzano Piccolo e Tre Arie nel comune di Bocchigliero.

 Tutte le aziende offrono agli ospiti la possibilità di apprezzare e di acquistare i prodotti tipici della zona.

I prodotti che si possono gustare e comprare sono i tipici prodotti agricoli come le patate della Sila, (la quasi totalità delle aziende agricole silane coltiva il suo piccolo appezzamento di terreno coltivato a patate), i tipici salumi silani, i derivati del latte sia esso bovino che ovi-caprino, (in Sila il caciocavallo è un formaggio a cui è stato riconosciuto il marchio d.o.c.).

Altri prodotti di vendita e di degustazione, caratterizzanti le aziende agrituristiche della Sila, sono i funghi e i frutti di bosco con cui sono preparati squisiti dolci e altrettanti apprezzabili liquori.

Attualmente, il settore dell’Agriturismo non ha fondi finanziari ma, molto presto con l’approvazione di “Agenda 2000” (Misura 4.12) – Incentivazione di attività turistiche ed artigianali”, si potranno presentare nuovi progetti.

 


          2.6   PROGETTO N°6

Progetto Per L’utilizzazione E Lo Sviluppo Dei Laghi

 

Nel  territorio della Comunità Montana Silana ricadono i laghi di Cecita,  Arvo ed Ampollino che,  realizzati nella prima metà del secolo, a fini idroelettrici. si sono ormai integrati nel  territorio montano-forestale, diventando un elemento ambientale carat­terizzante e determinando presupposti e contesti che non possono non essere considerati prioritari, in un programma di  sviluppo dell'altopiano che vuole porre le basi sull'uso delle risorse esistenti.

In questa prospettiva l'uso esclusivo della risorsa laghi  a vantaggio della produzione di energia appare limitativo e scarsamente integrato nella realtà socio-economica regionale.

La caratteristica di tale sistema lacustre ad alta quota, variabile tra i 1135 m sul l.m.  del Cecita e i l280 m sul l.m. dell'Ampollino  e dell' Arvo, inseriti  in  un contesto geografico ricco di risorse naturali ancora incontaminate e di risorse culturali sottoutilizzate, nel Meridione d'Italia non  trova possibili paragoni.  La fruibilità del sistema a scopo sportivo,  sia a livello agonistico che a livello di preparazione tecnica stagionale,  ed a scopo turistico-ricreativo,  sia per quanto riguarda la pesca che per quanto riguarda la diportistica, diventa  indispensabile e propulsivo di un programma organico di sviluppo che, specialmente nel settore turistico, deve offrire su un mercato sempre più esigente, proposte originali ed alti livel­li qualitativi.

La Comunità Montana Silana, si è posta l'obbiettivo di realizzare, sui laghi Cecita e Arvo,  due centri nautici,  attrezzati per lo svolgimento di attività nautiche diversificate.

Partendo dall'obbiettivo programmatico del  Piano,  la Comunità Montana ha deciso di progettare e realizzare i centri  nautici, anche per  l'impulso offerto dalla Legge Regionale n.9 del l4.3.85 contenente le norme per l'esercizio della navigabilità da diporto sui laghi naturali e artificiali della Calabria.

 

 

 

Obiettivi

Lo studio commissionato dalla Comunità Montana, da un primo approccio sistematico al tema progettuale ha messo in evidenza che la corretta fruizione dei laghi silani,  intesi come risorsa territoriale, non può ritenersi esaurita con  la costruzione di due strutture, per quanto sì voglia polivalenti, ma deve necessariamente essere inquadrata in un progetto integra­to attraverso:

-        un preliminare studio delle situazioni attuali, sia per quanto riguarda gli aspetti fisici ed ambientali,  sia per quanto riguarda gli attuali livelli d'uso della risorsa da parte dei diversi settori interessati;

-        l'analisi delle relazioni funzionali tra i vari settori  inte­ressati allo sviluppo della risorsa,  al fine di individuare il modello progettuale capace di determinare gli standard delle diverse utilizzazioni in relazione ai benefici e di avviare, in tempi reali e senza traumi,  l'effettivo processo di conversio­ne;

-        la definizione e localizzazione delle strutture in grado di incentivare,  in una sorta di programma-processo,  i settori deboli o sotto alimentati attraverso l'offerta di servizi qualificati e mirati a fornire risposte adeguate ad una domanda già presente o potenzialmente viva;

-        la ricerca di assetti territoriali compatibili con la salva­guardia dell'ambiente e di soluzioni architettoniche inserite nel paesaggio;

-        l'uso sistematico di schemi compositivi e di materiali di sicura affidabilità, in relazione alla situazione climatica del territorio;

Per un migliore approccio al problema è emersa la necessità di arrivare alla definizione chiara delle competenze e delle respon­sabilità dei singoli soggetti preposti o interessati alla gestio­ne della risorsa laghi e ancora una volta si vuole evidenziare l'esigenza di:

-       pervenire ad una convenzione quadro,  in cui  le competenze tecnico-amministrative settoriali siano sempre ricollegabili ad un unico Responsabile;

-       coordinare gli interventi sul territorio dei Comuni, degli Enti Territoriali,  delle Aziende pubbliche e private con la Regione e la Comunità Montana allo scopo di programmare in una direzio­ne concordata ed ottimizzare l'uso delle risorse finanziarie.

In conseguenza dì quanto sopra detto,  per quel che riguarda  la progettazione di strutture collegate alla navigabilità.  è emersa l'esigenza di evitare la realizzazione di opere fini a se stesse. rigide nella gestione e scarsamente incisive nel  processo di trasformazione che si intende avviare;  si è ritenuto necessario affrontare un discorso organico e complessivo, che possa rappresentare,  pragmaticamente.  L'obbiettivo che la Comunità  Montana intende perseguire con l'utilizzazione della risorsa “laghi”,  al fine di qualificare e determinare, fin dalla fase progettuale, un programma che,  valutando le tendenze degli operatori esterni ed interni,  pubblici e privati,  sia in grado di orientare i flussi di investimento.

Il progetto di utilizzazione della risorsa laghi trova un valido supporto urbanistico nei centri già esistenti sull'al­topiano, tutti, tranne Lorica, lontani dalle sponde, ma facilmente raggiungibili attraverso le infrastrutture viarie esi­stenti.

Mentre non si ravvisa la necessità di potenziare con nuove direttrici la rete viaria primaria,  sarà opportuno migliorare la viabilità secondaria,  soprattutto al fine di favorire i collegamenti tra i villaggi rurali esistenti e le sponde lacustri.

L'individuazione dei siti per le strutture per la navigabili­tà, oltre a seguire la logica della funzionalità dell'approdo, dovrà osservare il criterio di utilizzare,  in modo ottimale, le infrastrutture esistenti, in particolare per quanto riguar­da le stradelle vicinali, che già collegano la viabilità principale alla battigia.

    -L'utilizzazione idroelettrica delle acque dei laghi, e, di conseguenza,  la loro utilizzazione irrigua nella media valle del Crati,  non è di pregiudizio alla realizzazione di strutture di approdo, a condizione che l'escursione del livel­lo dell'acqua venga limitata,  nei periodi primavera-estate (fino al 30 settembre),  a m.6.50 dal livello di massimo inva­so, come d'altra parte è avvenuto negli ultimi trent'anni sul lago Cecita.

Una tale limitazione non dovrebbe avere conseguenze nel bilancio energetico, soprattutto in relazione al tipo di risposta "di punta cui sono destinati gli impianti idroelettrici.

L'utilizzazione di barche a motore,  limitato secondo le pre­scrizioni dì  legge,  per escursioni o trasporto, non dovrà interferire con  le attività sportive che si svolgeranno sull'acqua (pesca, canottaggio, vela).

Dall'analisi della struttura turistico-ricettiva esistente sull'altopiano e dal suo grado di utilizzazione attuale, emer­ge evidente la particolare attitudine della Sila ad attrarre turismo estivo. La concentrazione delle presenze nel mese di agosto è indicativa di una mancanza di attrattive, al di là di quelle naturali,  in grado di qualificare l'offerta nei confronti di una domanda sempre più esigente. Dall'analisi emerge la necessità di svincolare la domanda turistica dalla tipica stagionalità o dal breve periodo del week-end, per alimentarla con il richiamo di attività che non trovano concorrenza in tutto il Mezzogiorno d'Italia.

L'attività nautica sui laghi,  la pesca sportiva,  l'attività remiera,  l'attività velica, ma anche solo il piacere di stare in riva al lago attrezzato e organizzato,  in alta montagna, è una offerta qualificata,  che non trova concorrenza e quindi, di per se stessa, capace di attivare nuove correnti turistiche e di mobilitare settori indotti collegati al turismo.

Le attrezzature che si intendono realizzare dovranno essere in grado,  nel medio periodo, di inserire l'altopiano silano nel circuito agonistico-sportivo di livello nazionale per il vali­dissimo contributo pubblicitario e promozionale del turismo che queste manifestazioni riescono ad indurre. In questa otti­ca la collaborazione e il coinvolgimento del C.O.N.I. appare di primaria importanza.

 

Interventi

 L’analisi preliminari,  svolte in relazione alle diverse uti­lizzazioni attuali dei laghi silani,  alle loro potenzialità di sviluppo, ai fattori fisico-ambientali, alle dinamiche economiche e alle loro tendenze evolutive,  inducono a definire un complesso di funzioni, da assegnare alle strutture in progetto, in grado di introdurre poli di interesse e sviluppo, riassumibili in:

        a. funzioni collegate alla fruizione e dei laghi a fini turistico-ricreativi e del tempo     libero;

 b. funzioni collegate con le attività agonistico-sportive :

- la pesca sportiva;

   - la vela, il wind-surf;

   - il canottaggio;

Secondo questo schema le aree saranno così distinte:

- spazi all'aperto arredati, a verde, per la sosta, il pic-nic, la passeggiata, il gioco dei       bambini, ecc.,

-       aree arredate a verde con attrezzature per la pesca da riva, con ormeggi per barche a remi,  rivendita di attrezzi ed acces­sori per la pesca,  servizi e piccolo ristoro “Club del Pescatore”;

-       aree arredate a verde e attrezzature con rimessaggio e noleggio di barche a remi, con accessi per auto con barche al  traino, pontili per la messa in acqua, servizi di pronto soccorso e di sicurezza della navigazione, ristoro e luogo di ritrovo, belve­dere,  organizzazione e gestione dei servizi e delle manifestazioni, servizio pubblico di escursioni sul lago e trasporto con natante a motore. 

Per quanto riguarda le funzioni del tipo “b”, bisogna distinguere le attività agonistico-sportive che,  per il  livello tecnico-funzionale considerato in progetto, non hanno necessità  di strutture specializzate, dalle attività che, al contrario, hanno necessità di essere svolte in attrezzature specializzate.

Discipline come la pesca sportiva e la navigazione a vela,  si potranno svolgere utilizzando le strutture e le attrezzature piu' complesse che saranno realizzate secondo lo schema funzionale   per la elasticità e versatilità di cui tali strutture saranno dotate.

Sarà tenuta, al contrario, distinta,  l'area, e la relativa struttura, destinata all'esercizio delle attività di prepara­zione teorico-pratica e agonistica della disciplina sportiva del canottaggio, ritenendo che il grande interesse che l'impianto trova nel C.O.N.I. e nella Federazione Italiana Canottaggio nonché negli sportivi,  per le ineguagliate qualità del bacino del lago Arvo, merita la realizzazione di un centro capace di ospita­re attività ad alto livello tecnico, nazionale ed internaziona­le.

 

Importo Complessivo dell’opera £ 25.000.000.000

 


          2.7   PROGETTO N°7

Centro Per Lo Sci Di Fondo Escursionismo - Escursionismo Equestre Trekking  E Campo Da Golf

 

Obiettivi

La Comunità Montana Silana ha in avanzata fase di realizzazione un centro per lo sci di fondo ed escursionismo in località Carlomagno, in Comune di S.Giovanni in Fiore. Un'area che presenta una morfologia dolce e riposante con presenze alberate limitate a zone concentrate e definite, dove è prevista, a seguito di un progetto di completamento, la  realizzazione anche di un campo per il golf.

Tale  iniziativa, nasce dalla volontà di costruire un complesso sportivo integrato e polivalente, che possa avere peculiarità tali da rappresentare un riferimento certo, sia per offerta che per qualità.

 

Interventi

 La costruzione del complesso sportivo,  prevede un centro per lo sci di fondo ed escursionismo, la realizzazione delle piste per il fondo ed il relativo rifugio, una stalla per il ricovero dei cavalli, che serviranno nella stagione estiva per la pratica dell'escursionismo equestre, nonché un edificio per servizi, su due livelli, per accogliere le esigenze di deposito  attrezzi e macchinari al piano interrato, e quelle di carattere commerciale e di ristoro al primo livello.

Nel centro sportivo è prevista inoltre, la realizzazione di un campo da golf a 18 buche, realizzato adattandolo   all'andamento plano-altimetrico del territorio e senza alcuna alterazione dello stesso.

Con la  realizzazione del campo da golf, si potrà  utilizzare  l’edifico  per servizi, non attivo nel periodo estivo, quale supporto alle attività del golf.

Il campo da golf dovrà, essere inserito opportunamente nel paesaggio assumendone i contorni o modificandoli con discrezione.

Lo studio del paesaggio e un attento studio del clima e dei vari elementi che ne determinano il comportamento (temperatura, umidità, ventosità, piovosità, nevosità, ecc.) consente quindi di produrre un risultato progettuale efficace e di impatto nullo, determinando addirittura un miglioramento delle condizioni ambientali.

 

Importo Complessivo dell’opera   £ 14.000.000.000

centro per lo sci di fondo               £    9.000.000.000                                         

campo da golf e servizio                £    5.000.000.000                                         

 

 

 

      

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

          2.8     PROGETTO N° 8

Impianto Sportivo Comunitario

 

          Obiettivi

Le diverse iniziative che verranno portate avanti, all'interno del territorio della Comunità montana, che vanno da interventi atti ad incentivare il settore turistico, ad iniziative per il recupero del patrimonio abitativo esistente, ecc., presuppongono una crescita demografica legata a fenomeni di migrazioni interne alimentati da crescenti saldi naturali.

In tale senso si ritiene necessario supportare le attrezzature sportive per lo svago ed il tempo libero, in progetto e già esistenti, con un impianto sportivo comunitario che raccolga le aspettative sportive della  popolazione e supporti mediante un servizio pubblico, una crescita della ricettività turistica.

Tale impianto sportivo potrà inoltre essere collegato con gli impianti sciistici e con il centro nautico rappresentando un collegamento sempre più intimo tra le varie attività ginnico-sportive.

 

         Interventi

Per la localizzazione del centro sportivo è da preferire una posizione baricentrica in funzione delle richieste di servizi sportivi e spazi per le attività ginniche della Comunità Montana.

Il centro potrebbe quindi ricadere in prossimità della risultante dei vettori le cui dimensioni sono date dalla domanda di attrezzature, considerando anche che una posizione fruibile da più parti favorirebbe il collegamento con i centri sciistici già esistenti ed i centri abitati.

Il centro sportivo comunitario dovrà essere costituito da spazi per le attività sportive all'aperto ed ambientati per la pratica degli sports "indoor".

Per cui il centro si comporrà di locali chiusi, ambienti polivalenti parzialmente coperti ed ampi spazi all'aperto.

Potranno essere poi previsti dei locali per la permanenza degli atleti mediante la costituzione di mini alloggi e tutti i servizi annessi.

Tale proposta che è presente anche nel precedente Piano di Sviluppo Socio Economico della Comunità Montana Silana del 1984, risulta a tutt’oggi di grande interesse in quanto non esiste nel territorio un’ impianto sportivo moderno, funzionale e con caratteristiche di ricettività tali da poter soddisfare e promuovere adeguatamente l’attività sportiva, che risulta essere uno dei punti di maggiore qualità della vita moderna. Non è possibile pensare anche ad un turismo di qualità senza offrirgli adeguati servizi.

L’impianto sportivo potrebbe assolvere alle esigenze precedentemente esposte con un beneficio reale per l’intera area comunitaria.

 

Importo Complessivo dell’opera potrebbe aggirarsi sui  9.000.000.000, da verificare in fase esecutiva.

 

 


          2.9   PROGETTO N° 9

Ipotesi Di Sviluppo Forestale

 

A differenza degli altri settori che hanno mostrato una certa evoluzione nell’ultimo periodo, il Settore Forestale, in Calabria come del resto anche nel territorio della Comunità  Montana  Silana non ha subito progressi, sia per la Produzione Legnosa, sia per la Conservazione e Protezione del suolo. Stessa considerazione può essere fatta per il settore della Pastorizia che ancora mostra forti segni d’arretratezza sia dal punto di vista imprenditoriale e  gestionale.

Anni addietro (1996) per alcune aree del territorio calabrese sono state avanzate dell’ipotesi di sviluppo, che a tutto oggi sono attuali e proponibili anche per la C.M. Silana.

§         Realizzazione di un consorzio forestale Pubblico e Privato;

§         Realizzazione della Carta Forestale;

§         Realizzazione dei Piani d’Assestamento Forestale

Per la realizzazione del primo punto, la  Consorziabilità del sistema forestale Pubblico e Privato bisogna valutare una serie di problematiche sia a livello comunale d’eseguibilità che a livello d’accordi con la regione o con chi di dovere in quanto gestori dei boschi pubblici.

Il P.O.R. 2000 – 2006 ha preso in considerazione questo tipo di associazionismo, infatti, la Misura 4.9 (AZIONE 1) recita così:

§    Azioni di sostegno alla costituzione di associazioni di produttori silvicoli, che operano in foreste di privati e/o di Comuni e loro Associazioni, al fine di aiutare i loro associati a realizzare una gestione più sostenibile ed efficiente delle foreste;

 

Realizzazione della Carta Forestale

Il P.O.R. 2000 – 2006 non ha tenuto specificatamente in conto azioni di questo tipo, ma in ogni modo si possono intravedere con un’attenta lettura della Misura 4.9:

§    Investimenti in foreste di privati e/o di Comuni e loro Associazioni destinati ad accrescerne in misura significativa il valore economico, ecologico e sociale;

§    Azioni di sostegno alla costituzione d’associazioni di produttori silvicoli, che operano in foreste di privati e/o di Comuni e loro Associazioni, al fine di aiutare i loro associati a realizzare una gestione più sostenibile ed efficiente delle foreste;

 

I Piani d’Assestamento Forestale in Calabria sono oggi, in virtù del P.O.R. 2000 – 2006, finanziabili anche se il suddetto P.O.R. 2000 – 2006 non ha tenuto specificatamente conto della Pianificazione Forestale, che risulta inquadrabile negli “Interventi ammissibili” contenuti nella Misura 4.9 (AZIONE 1 e 3):

-     Investimenti in foreste di privati e/o di Comuni e loro Associazioni  destinati ad accrescerne in misura significativa il valore economico, ecologico e sociale;

-     Mantenere e migliorare la stabilità ecologica delle foreste in zone la cui funzione protettiva ed ecologica sia di interesse pubblico e qualora le spese connesse con le misure di prevenzione o ripristino di tali foreste superino il prodotto dell’azienda;

Altri punti di innovazione, indispensabili per dare inizio ad un “Progresso Forestale” di cui il territorio della C.M. Silana risulta essere piuttosto carente si possono così sintetizzare:

§         Sistema Informativo geografico per la gestione del territorio della Comunità Montana.

§         Elementi innovativi relativi alla meccanizzazione forestale delle ditte e aziende private della Sila

§         Formazione degli addetti

- Il Sistema Informativo geografico per la gestione del territorio della Comunità Montana permette di fare un salto, di qualità gestionale e di servizi offerti agli enti motivati, evitando massicci investimenti in personale e mezzi.

La Meccanizzazione forestale e il progresso tecnologico delle ditte e aziende che operano nella Comunità Montana sono basse e quindi potrebbero essere interessate ad una innovazione tecnologica e ad un processo formativo.

Strettamente legato alla meccanizzazione del settore forestale è la realizzazione di un’efficiente rete di viabilità all’interno dei complessi boscati. La presenza di una viabilità efficiente nel bosco ha un duplice effetto:

Diminuiscono i costi di esbosco e di conseguenza si ha un maggior ricavo per il proprietario.

Aumenta la velocità d’intervento delle squadre A.I.B. in caso d’incendi radenti delle superfici boscate.

Il P.O.R. 2000 – 2006 prevede specifici interventi per questo tipo d’azioni: Misura 4.9 (AZIONE 2)

§    Investimenti diretti a migliorare la trasformazione e la commercializzazione dei prodotti della silvicoltura;

§    Interventi diretti alla promozione di nuovi sbocchi per l’uso e la commercializzazione

§    dei prodotti silvicoli.

La necessità di realizzare percorsi formativi, che accompagnano le varie attività espletate sia in ambito pubblico che privato, determina la realizzazione di un vero e proprio Piano Formativo per le Attività Agricole e Forestali che, ripercorrendo le necessità e gli obiettivi che si riscontrano nei vari campi, formuli un iter di Formazione Mirata e Continua, rivolta ad interlocutori sia pubblici e sia privati.

Il P.O.R. 2000 – 2006 prevede diverse misure a sostegno di tali iniziative.

Il dimensionamento economico degli interventi previsti e quindi un’indicazione precisa della richiesta degli interventi è, attualmente, problematica se non altro per la mancata applicazione esecutiva delle stesse misure del P.O.R. 2000 – 2006.

 

Carta Forestale Dei Territori Della Comunità Montana Silana

La Carta Forestale di un territorio è una rappresentazione grafica che contiene, in forma sintetica e coerente, dati che permettono di conoscere, con un dettaglio proporzionale alla scala della carta stessa, molti aspetti della realtà forestale del territorio cui si riferisce; sono prontamente fruibili dal pubblico e oltretutto sono dati che facilmente possono essere informatizzati.

 


          2.10  PROGETTO N°10

Azione Di Promozione Dell’agricoltura Biologica Nel Territorio  Della Comunità Montana Silana  ( Proposta operativa a cura della A.I.A.B. - Associazione Italiana per l’agricoltura  Biologica della Calabria)

                         

 Il modo migliore per interpretare il significato ed il ruolo dell'agricoltura biologica, pensiamo, sia quello di contestualizzare i caratteri essenziali del suo metodo nello specifico dei territori che si vogliono considerare. Per questo riteniamo importante considerare l'agricoltura biologica una prospettiva di sviluppo sostenibile dell'agroalimentare, che può affermarsi solo se costituisce fattore di soluzione delle complesse problematiche del settore primario.

Il problema è dunque quello di partire dal territorio, dalle sue specificità, dai suoi problemi e di guardare da questa prospettiva alle potenzialità offerte da un metodo di produzione che implica una forte integrazione dei processi produttivi agricoli con le risorse naturali, sociali, economiche e culturali dell'ambiente di riferimento.

 

Obiettivi

 E’ utile riportare alcune riflessioni  su quello che può diventare un percorso comune con la Comunità Montana Silana nell'approfondire le conoscenze e le considerazioni  sulle problematiche territoriali dell'agricoltura e nel riferire a queste i possibili percorsi di diffusione dei metodi dell'agricoltura biologica nel territorio di riferimento.

La prima parte di questo elaborato è costituita da alcune informazioni e considerazioni su quello che è lo stato dello sviluppo dell'agricoltura biologica in Italia ed in Calabria ed i suoi significati effettivi e potenziali. Sono notizie ed elaborazioni derivanti da anni di esperienza che l'A.l.A.B. ha accumulato a diretto contatto con la viva realtà produttiva dei nostri territori e che costituiscono una importante premessa ad ogni sviluppo delle attività sociali in rapporto con tutti i soggetti interessati allo sviluppo sostenibile della nostra società.

Nella seconda parte si propone un programma di massima di iniziative, finalizzate a contestualizzare una significativa strategia di diffusione dell'agricoltura biologica nello specifico del territorio silano.

 

       Da due decenni il settore agro-alimentare è interessato da una importante evoluzione delle attività produttive stimolata da esigenze di compatibilità dei processi aziendali con le esigenze della tutela dell'ambiente e della salute pubblica. Si stanno diffondendo metodologie e sistemi produttivi che perseguono il miglioramento della qualità delle produzioni (aspetto, genuinità, sanità, valore nutritivo...) e la tutela dei fattori ambientali e naturali dell'ambiente agricolo. In questo contesto oggigiorno acquista molta importanza l'agricoltura biologica, per la diffusione che sta conoscendo nella base produttiva agricola e per l'attenzione che sta incontrando nei consumatori.

Ragioni di completezza e per fornire una visione d'insieme rendono opportuno soffermarsi brevemente sul settore produttivo e sulle tendenze in atto che lo riguardano più da vicino e che ne indicano un possibile sviluppo.

          Il contesto produttivo agricolo

Per molto tempo le politiche agricole europee hanno avuto come principale obiettivo il sostegno dei mercati, vincolando ad esso sia gli interventi di integrazione dei prezzi agricoli, sia i provvedimenti di natura strutturale. In questo contesto era la funzione produttiva dell'agricoltura il riferimento costante dell'intervento pubblico, anche in territori cosiddetti “marginali”, caratterizzati da vincoli strutturali fortemente problematici ai fini dell'ottenimento di risultati economici vantaggiosi.

La connotazione produttivistica dell'agricoltura ha causato una forte standardizzazione dei sistemi e delle tecniche, per la diffusione di processi produttivi aventi a riferimento il modello industriale, sacrificando un enorme patrimonio fatto innanzitutto di cultura, diversità naturale, risorse genetiche ed ambientali.

Con l'inizio degli anni 90 questo modello di sviluppo viene messo in discussione da una serie di provvedimenti legislativi che hanno principalmente operato un riorientamento delle politiche agricole europee, verso obiettivi nuovi, quale il riequilibrio dei mercati, la tutela dell'ambiente, del paesaggio agrario e la cura dello spazio naturale. Il primo atto di questo riorientamento può essere considerato il Reg. CEE 2092/91, che definisce e disciplina il metodo di produzione biologico in agricoltura e la cui importanza viene collegata proprio alle esigenze del riequilibrio dei mercati agricoli ed alla tutela dell'ambiente e della natura. Il richiamato regolamento qualifica dal punto di vista legislativo l'agricoltura biologica (unico esempio di metodo di produzione agricola regolamentata a livello europeo), caratterizzandola per l'esclusione dei prodotti chimici di sintesi ed il riequilibrio dell'agro-ecosistema.

Con il Reg. CEE 2078/92 il legislatore si pone l'obiettivo di incentivare, con un aiuto diretto ai redditi agricoli, l'applicazione di pratiche e sistemi “compatibili”, con le esigenze della tutela dell'ambiente e la cura dello spazio naturale", assegnando a tal proposito proprio all'agricoltura biologica un ruolo  di  principale  importanza.  Alla tradizionale  funzione  produttiva dell'agricoltura sono così definitivamente affiancate altre fondamentali caratterizzazioni, che sono di carattere ambientale, ricreativo e di tutela della salute pubblica. L'agricoltore assume il ruolo sociale di tutore “dell'ambiente” e per questo il sostegno del suo reddito non è commisurato alla quantità delle produzioni ottenute, ma al risvolto ambientale della sua attività ed alla rinuncia che questo comporta sui risultati produttivi.

Nelle complesse problematiche del governo delle aree rurali quella agricola è sicuramente l'attività umana che più si confronta con gli obiettivi e le azioni delle istituzioni pubbliche competenti in materia di gestione del territorio, interagendo con le sue particolarità ambientali e naturali e costituendo allo stesso tempo fondamentale presupposto di sviluppo economico e sociale delle popolazioni residenti.

In questo contesto l'agricoltura biologica costituisce una importante prospettiva di sviluppo del settore primario, consentendo contemporaneamente di realizzare la compatibilità ambientale dei processi produttivi, il suo controllo e la valorizzazione delle produzioni ottenute, per i crescenti interessi manifestati dai  consumatori verso prodotti  sani  e territorialmente caratterizzati.

         L'agricoltura biologica

L'agricoltura biologica è un metodo di produzione che caratterizza tutte le fasi di ottenimento di un alimento, dalla preparazione del terreno al suo condizionamento finale. Tale metodo favorisce la ricomposizione e l'equilibrio dei cicli vitali naturali dell'agro-sistema, equilibri che divengono fondamento dell'attività produttiva agro-zootecnica.

Gli obiettivi dell'applicazione del metodo biologico sono riassumibili nei seguenti punti, che esprimono quanto contenuto nelle normative IFOAM[1], essi sono:

· la produzione di alimenti sani di alto valore nutritivo;

· la lavorazione con metodi compatibili con i principi di funzionamento della natura,

· la ricomposizione di cicli biologici naturali nei sistemi produttivi agricoli, coinvolgendo microrganismi, flora e fauna del suolo, piante ed animali;

· l'accrescimento di una durevole fertilità dei terreni;

e l'utilizzazione di risorse rinnovabili in sistemi agricoli organizzati territorialmente;

· il ripristino del ciclo chiuso della sostanza organica e degli elementi nutritivi;

· la garanzia agli animali allevati di condizioni di vita che permettano ad ogni specie di estrinsecare tutti gli aspetti tipici del comportamento;

· l'eliminazione delle fonti di inquinamento che possono derivare dalle tecniche agricole;

· il mantenimento della diversità genetica dell'agro-sistema e degli ambiti limitrofi;

· la retribuzione adeguata del lavoro agricolo ed un sano ambiente di lavoro;

e il miglioramento dell'impatto sociale ed ecologico dell'agricoltura.

L'agricoltura biologica è un settore regolamentato da una vasta normativa europea e nazionale, che ne disciplina soprattutto gli aspetti tecnico-produttivi e la garanzia dei consumatori.

La legge quadro europea è il Reg. CEE 2092/91. E' una norma a tutela del consumatore, che intende l'agricoltura biologica un metodo e garantisce la libera circolazione dei prodotti cosi ottenuti nell'Unione Europea. La legislazione delinea una metodologia produttiva che riguarda ogni fase connessa all'ottenimento di un prodotto, individuando criteri e regole per lo svolgimento delle attività produttive, il loro controllo e la corretta informazione del consumatore.

         Evoluzione dell'agricoltura biologica in Italia

L'agricoltura biologica si sviluppa in Italia a partire dalla fine degli anni settanta, con iniziative di produzione e trasformazione singole ed associate, sorte soprattutto nelle regioni settentrionali e nella Sicilia. Agli inizi degli anni ottanta alcune indagini rilevavano circa 800 unità di produzione e trasformazione; successivamente alla fine dello stesso decennio si contavano già circa 2.000 addetti nei vari comparti.

Con la pubblicazione del Reg. CEE 2092/91, che definisce norme precise per la produzione, il controllo e la messa in commercio dei prodotti ottenuti con metodo biologico anche in Italia il settore si avvia a crescere e consolidarsi, raggiungendo al 31/12/1998 oltre 43 mila unità di produzione agricola, zootecnica e di preparazione alimentare, con una superficie sottoposta a controllo di 788.070 Ha (oltre il 5% della SAU nazionale).

Lo sviluppo del settore nel nostro paese evidenzia un forte squilibrio fra le diverse aree territoriali del Paese. Nel Centro-Sud si localizza oltre il 60% degli operatori e delle superfici (stima su dati F.l.A.O. Novembre 1994), mentre la quasi totalità delle strutture di commercializzazione, vendita di mezzi tecnici, di servizio, nonché le esperienze di sviluppo più avanzate (refezione scolastica, agriturismo, etc.) sono localizzate nelle Regioni del Nord.

 Agricoltura Biologica in Calabria

Gli ultimi sono stati anni di forte crescita dei numeri dell'agricoltura biologica in Calabria, per quanto riguarda gli operatori e gli ettari di superficie interessati. Il trend verificatosi dal 1990 ad oggi evidenzia come in poco tempo nella nostra regione si è venuto a determinare la presenza di una sorta di comparto all'interno dell'agroalimentare, caratterizzato da migliaia di operatori e considerevoli volumi di attività (tabella 1).

 

 

 

 

 

Tabella 1-Numero di operatori e superfici sottoposte a controllo in Calabria ai sensi del Reg. CEE 2092/91

 

anno                 

Numero operatori

Sup. controllata Ha                           

Note

1990                        

20

180

Elaborazione su dati ministeriali Sistema di controllo non ufficiale

1993                  

173

2.093

Elaborazione su dati ministeriali

1996

582

8.188

Dati Bio Bank-Distilleria Ecoeditoria

1997

1.850

20.350

Stime su informazioni Ass.Reg.Agr.

1998 

5.086

57.061

Dati Bio Bank-Distilleria Ecoeditoria

 

 

I dati disponibili non ci consentono di desumere informazioni precise che quantifichino la diffusione dell'agricoltura biologica nel territorio della Comunità montana Silana. Siamo tuttavia in grado di affermare che in tale contesto territoriale sono presenti realtà aziendali agrobiologiche di notevole significato, sia per le dimensioni produttive che per i contenuti ed il risvolto delle produzioni realizzate.

Le attività agrobiologiche realizzate nel territorio  silano riguardano  soprattutto  la cereagricoltura in rotazione con essenze foraggere, la pataticoltura e la coltivazione di fragole e piccoli frutti.

 Significati dell'agricoltura biologica ed esigenze di sviluppo

La crescita dell'agricoltura biologica avvenuta in questi anni ha definitivamente delineato il passaggio da una realtà produttiva di nicchia di pochi operatori pionieri ad una dimensione di settore, con una forte propensione ad uno sviluppo integrato di filiera. Il dato che a tal proposito deve essere evidenziato è che lo sviluppo del settore agro-biologico non è dovuto solo alla crescita quantitativa del numero degli operatori e delle loro attività. Si caratterizza anche e, forse possiamo dire soprattutto, per il consolidamento di esperienze produttive, commerciali e di consumo innovative negli aspetti tecnici ed organizzativi, a cui fanno da premessa impostazioni culturali e concezioni moderne sulle tematiche del rapporto uomo-ambiente e della qualità della vita. Sono proprio questi contenuti a determinare l'importanza dell'agricoltura biologica ed a configurare un modello di sviluppo sostenibile dell'agroalimentare nella società del ventunesimo secolo. In particolare si sottolineano i seguenti punti, che si ritiene abbiano caratterizzato il fenomeno dell'agricoltura biologica fino adesso.

· L'agricoltura biologica si è distinta principalmente come metodo di produzione dell'agro-alimentare, avendo come vincolo-obiettivo dei propri sistemi la tutela e la valorizzazione dei cicli vitali dell’agro-ambiente

· il metodo biologico non è stato applicato a singoli aspetti dei cicli produttivi aziendali, ha invece riguardato il complesso delle attività produttive, arrivando a comprendere anche le modalità di consumo dei prodotti ottenuti; la sua applicazione per questo ha comportato una visione globale (olistica) dei fattori che costituiscono l'agricoltura;

 · l'applicazione del metodo biologico ha equilibrato il rapporto fra le componenti dell'agro-sistema (fisiche, naturali ed antropiche), assegnando all'agricoltore un ruolo attivo nella promozione di tale equilibrio;

· l'agricoltura biologica ha rappresentato in questi anni una prospettiva di sviluppo sostenibile dell'intero  agro-alimentare,  correggendo  drammatiche  distorsioni  dell'agricoltura convenzionale (impatto ambientale, eccedenze produttive...) e soddisfacendo bisogni sociali ancora non soddisfatti.

Fino adesso l'impulso all'avanzamento delle esperienze agro-biologiche si è verificato per la forte spinta motivazionale e le capacità degli imprenditori, a cui ha fatto seguito un forte movimento di opinione ed una interessante crescita dei consumi, che ha stimolato l'espansione dei mercati di sbocco delle produzioni. A questi elementi (motivazioni ideali, opinione pubblica, mercati) negli ultimi anni si sono aggiunte le politiche agro-ambientali europee, finalizzate al sostegno dei redditi agricoli delle aziende agro-biologiche (Reg. CEE 2078/92).

In questo quadro di fattori determinanti l'attuale fase di sviluppo del biologico in Italia ed in Europa mancano le politiche di diffusione dell'innovazione in agricoltura, che non hanno manifestato un reale interesse a stimolare e a determinare la crescita del settore, se non con iniziative isolate e ben lontane dal rappresentare una complessiva strategia di intervento sul territorio rurale.

 Ruolo della Comunità Montana nel territorio silano

Il territorio silano è caratterizzato da una relativa limitata fascia pedemontana e da un esteso altopiano. E' un territorio in cui le aree agricole trovano una particolare integrazione con centri abitati ed insediamenti produttivi di dimensioni relativamente consistenti, caratterizzati soprattutto dal turismo e da qualche forma di artigianato.

In questo contesto l'agricoltura presenta attività storicamente sviluppate e dalle buone potenzialità  produttive    l'esempio  della  zootecnia  e  della  pataticoltura)  e contemporaneamente, attività produttive che possiamo definire “marginali”, alle prese con i noti fenomeni del ritardo tecnologico dovuto a limiti di tipo strutturale (condizioni del territorio, polverizzazione fondiaria, scarsa capitalizzazione...).

In questo contesto variegato l'agricoltura biologica deve essere necessariamente pensata come una opportunità di riqualificazione delle complessive attività agricole; ciò è possibile seguendo due obiettivi:

 

1.     diffondendo l’agricoltura biologica nell’ambito di una strategia di qualificazione delle produzioni delle aziende ben organizzate ed efficienti delle aree particolarmente vocate all’agricoltura, accrescendo così le possibilità di vendita delle aziende;

2.     caratterizzando dal punto di vista ambientale le attività delle aziende delle zone marginali, integrando , l’agricoltura con il turismo rurale (agriturismo ecologico, agro-ecoescursionismo,…) e tipicizzando particolari produzioni di nicchia presenti sul territorio, esaltandone le loro caratteristiche di genuinità, salubrità e di richiamo ai sapori antichi.

In questo contesto territoriale e di potenzialità di sviluppo la Comunità Montana può svolgere un ruolo essenziale, quello di costituire un punto di riferimento dell'analisi e dell'interpretazione delle caratteristiche particolari del territorio e di promuovere le interazioni e le collaborazioni fra tutti i soggetti interessati (aziende, associazionismo agricolo, enti di ricerca e divulgazione, istituzioni pubbliche), necessarie a contestualizzare lo sviluppo dei metodi e dei sistemi dell'agricoltura biologica e sostenibile.

Per stimolare l'inizio della conversione delle attività produttive all'agricoltura biologica è importante dare vita ad esperienze a carattere promozionale dell'agricoltura biologica, in grado di stimolare l'interesse degli imprenditori e di tutti gli altri soggetti interessati alle attività produttive agricole.

 

Interventi

Programma di azioni finalizzate alla promozione dell'agricoltura biologica nel territorio silano

 Il programma avrà l'obiettivo di stimolare l'interesse degli operatori economici e dei consumatori verso le tematiche dell'agricoltura biologica, delle produzioni alimentari tipiche silane e dell’agrituri smo bioecologico.

Il perseguimento di questo principale scopo comporterà in primo luogo l'orientamento dell'applicazione dell'agricoltura biologica nel territorio silano, per la soluzione delle problematiche tecniche, organizzative e socio-economiche delle aziende agricole.

Di conseguenza saranno coinvolti anche gli altri operatori economici (artigiani, commercianti) ed i consumatori interessati, la cui sensibilizzazione alle tematiche dell'agricoltura biologica risulta fondamentale per rendere effettivo lo sviluppo ecosostenibile delle attività agricole.

Interventi  specifici

-        analizzare i caratteri essenziali dell'agricoltura nel territorio della Comunità Montana Silana, nei suoi aspetti tecnici, produttivi, economici, sociali ed agro-ambientali e nelle forme di integrazione con il resto dell'economia e della società;

-        valutare le esigenze di sviluppo delle principali colture nelle diverse tipologie aziendali presenti, cioè il fabbisogno di tecnologia innovativa finalizzata alla riduzione dell'impatto ambientale delle attività, alla promozione dell'equilibrio dei sistemi coltivati ed alla qualificazione delle produzioni;

-        individuare gli obiettivi strategici ed i percorsi possibili in grado di orientare le politiche a sostegno dello sviluppo ecosostenibile e di qualità delle attività produttive agricole del territorio interessato;

-        divulgare i metodi, i sistemi e le tecniche dell'agricoltura biologica nel territorio silano;

-        realizzare esperienze produttive agrobiologiche dimostrative e pilota, in grado di costituire un qualificato punto di riferimento per la divulgazione dei metodi, dei sistemi e delle tecniche dell'agricoltura biologica e sostenibile;

-        valorizzare le imprese agrituristiche con la programmazione di azioni  finalizzate all'organizzazione dell'ospitalità rurale e la sua promozione sul mercato del turismo alternativo,

-        determinare momenti di interazione fra i diversi soggetti interessati ai processi produttivi ed ai prodotti agricoli (produttori, tecnici, artigiani, commercianti, consumatori);

-        orientare la Comunità Montana nell'applicazione delle normative vigenti in materia di produzioni agroalimentari biologiche (Reg. CEE 2092/91) e di qualità (produzioni tipiche, norme qualità), nonché nell'utilizzazione dei fondi strutturali a favore dell'agricoltura biologica;

-        mettere in relazione la Comunità Montana con enti ed organismi competenti in materia di ricerca, divulgazione e promozione delle produzioni agroalimentari.

 

 


          2.11  PROGETTO N°11

La Pataticoltura In Sila

 

Una produzione orticola di notevole qualità e importanza economica in Calabria è rappresentata dalla patata da seme. La produzione di patata da seme calabrese rappresenta circa i tre quarti della produzione nazionale. I diretti concorrenti, per quanto riguarda la produzione di patata da seme, sono i produttori olandesi.

Da quanto affermato sopra, quando si parla di produzione di patate “da seme” in Italia o di pataticoltura in Calabria, è naturale pensare all’altopiano Silano.

La Sila è un altopiano posto ad un’altitudine di oltre 1200 mt. s.l.m., circondato da un sistema montuoso completamente rimboschito,  quasi una difesa per gli agenti esterni.

Presenta aspetti paesaggistici unici ed invidiabili, un clima caratterizzato da primavere e da autunni piovosi, estati moderatamente temperate ed inverni rigidi con possibilità di nevicate da Novembre a tutto Marzo.

I terreni agricoli derivano dal disfacimento della roccia madre di origine granitica sono tendenzialmente sciolti e presentano un pH che va dall’acido al sub-acido.

Le particolarità climatiche e stagionali suddette, limitando la presenza di afidi ed in particolare del temibile Myzus Persicae che è il principale vettore della virosi, conferiscono all’ambiente Silano una naturale predisposizione e vocazione alla pataticoltura in generale e alla pataticoltura da seme in particolare.

La coltivazione della patata in Sila ha origini antiche, tuttavia, è solo negli ultimi anni che ha fatto registrare notevoli e sostanziali risultati; questo anche perché le suddette caratteristiche pedoclimatiche, non permettendo alternative alla patata come pianta da rinnovo, hanno obbligato l’agricoltore Silano ad un continuo e progressivo affinamento delle tecniche colturali a tutto vantaggio della qualità del prodotto ed hanno imposto all’Associazione Produttori Patate “LA SILA” la realizzazione di un “Centro di Moltiplicazione e Ricerca Genetica” che, dotato di un moderno laboratorio con attrezzatura all’avanguardia (camera di crescita, cappa a flusso laminare, strumenti per l’Elisa test ecc.), completa l’organizzazione e la rende un modello da imitare.

La patata si coltiva in coltura normale, con semina nel periodo maggio-giugno e si raccoglie da settembre fino a tutto ottobre.

La produzione è realizzata in aziende medio-grandi ben inserite in un comprensorio dotato di tecnologie avanzate, ben organizzate in organismi associativi e con personale professionalmente capace di dare organicità al processo produttivo.

La produzione pataticola prevede tre diverse tipologie di prodotti: da seme, da consumo fresco e da industria.

I tuberi-seme, prodotti dalle singole Cooperative sotto il coordinamento e la guida attenta e severa dell’Associazione Produttori Patate , presentano una contaminazione virotica molto al di sotto dei limiti fissati dalla normativa comunitaria, subiscono controlli da parte dell’Ente Nazionale delle Sementi Elette.

Il primo controllo viene effettuato in pieno campo con la coltura in fase vegetativa; è da intendersi come un pre-controllo con la finalità, , di scartare l’intera partita dalla destinazione “seme” qualora si presentano determinate patologie; il secondo controllo, viene effettuato in magazzino e viene articolato su un campione medio di 100 tuberi per ogni lotto massimo di 1.000 q.li., il quale, analizzato in laboratorio e comparativamente su analisi visiva in serra dopo coltivazione dello stesso campione, determina la idoneità o meno della partita alla certificazione e di conseguenza idoneo per la commercializzazione.

Il terzo controllo è effettuato a posteriori come post-controllo e segue la stessa metodica del precedente, ma con finalità di verifica e sorveglianza, a tutela dell’utilizzatore, su eventuali frodi. 

Negli ultimi anni le analisi hanno fatto registrare livelli qualitativi più che confortanti con il 100% del prodotto certificabile che presenta una carica virotica entro i limiti di 0 e 6%.

Tutto ciò è il risultato di un lavoro serio, costante degli operatori agricoli unitamente ad anni d’intensa attività di sperimentazione e ricerca al raggiungimento di un generale miglioramento delle condizioni produttive, nonché alla creazione di un nuovo materiale di base d’origine italiana che ha già portato alla formazione della DESITAL e ad almeno altre quattro nuove varietà in fase di ufficializzazione.

La coltivazione della patata in Sila ha interessato una superficie di circa 2.500 Ha di cui ben 1.353 in coltura “da seme” con un quantitativo di tuberi, sottoposti a controllo dell’E.N.S.E., di 31.850 tonnellate.

Le varietà maggiormente coltivate sono:

 

Varietà

Buccia

Pasta

Forma

Maturazione

AGRIA

giallo chiaro

gialla

lunga-ovale

semi precoce

DESIREE

rossa

gialla

tonda-ovale

semitardiva

DESITAL

giallo chiaro

gialla

tonda-ovale

semitardiva

DIAMANT

giallo chiaro

gialla

tonda-ovale

semitardiva

DRAGA

giallo chiaro

gialla

tondeggiante

semiprecoce

JAERLA

giallo chiaro

gialla

ovale

precoce

KENNEBEC

giallo chiaro

bianca

tondo-ovale

semitardiva

MAJESTIC

giallo chiaro

bianca

lunga-reniforme

semitardiva

MONALISA

giallo chiaro

gialla

lunga-ovale

precoce

SPUNTA

giallo chiaro

gialla

lunga-falcata

semiprecoce

TONDA di Berlino.

giallo chiaro

gialla

tonda

semiprecoce

 

La conservazione e la lavorazione dei tuberi sono affidate a moderne e ben organizzate strutture di stoccaggio; la selezione e il confezionamento sono pensati e progettati esclusivamente per la singola categoria merceologica in modo tale da garantire una manipolazione delicata ed attenta del prodotto

Le strutture più innovative sono quelle in dotazione alla Coop. Ortofrutticola Silana. Nell’ambito della pataticoltura Silana, la Coop. Ortofrutticola Silana può tranquillamente essere definita l’azienda leader.

Le strutture della Coop. Ortofrutticola Silana sono state realizzate su una superficie di circa 10.000 mq e prevedono quattro settori: uffici e alloggi, conservazione del prodotto, lavorazione, stoccaggio e spedizioni.

Nel settore dedicato alla conservazione, si hanno delle celle per l’accentramento del prodotto e per la sua conservazione in cumuli o in bins.

Per garantire l’esigenza dei frequenti rinnovi di aria e il mantenimento della temperatura entro valori desiderati, è stato realizzato un sistema di circolazione forzata dell’aria dall’esterno verso l’interno mediante ventilatori e mediante opportune canalizzazioni poste al di sotto del pavimento.

La regolazione della temperatura all’interno delle celle è affidata ad un sistema computerizzato che agisce sulla temperatura interna aprendo e chiudendo speciali serrande fra loro elettricamente collegate ed immettendo aria fredda dall’esterno, agendo sull’avvio dei ventilatori, sulla durata della ventilazione e sul controllo degli assorbimenti d’energia elettrica da parte dell’intero impianto.

All’interno delle celle un particolare impianto di illuminazione garantisce il non inverdimento delle patate.

Nel settore lavorazione è collocata la linea di lavorazione della portata di 300 q.li / h, caratterizzata dalla presenza di nastri trasportatori alimentatori, quattro tavoli di cernita, una calibratrice a cinque vagli vibranti sovrapposti e da sei silos polmone dai quali il prodotto cernito e calibrato è evacuato per essere convogliato alla spazzolatrice o alla lavatrice oppure in una delle 11 linee per la pesatura e la realizzazione automatica di qualsiasi tipo di confezione con pesi oscillanti da 2 fino a 50 kg.

La dotazione degli impianti è completa da una linea alternativa autonoma della portata media di 100 q.li/h collegata ad una pesatrice, confezionatrice, etichettatrice automatica del tipo computer pack permette di poter soddisfare le esigenze della grande distribuzione.

Il ruolo della patata nell’economia agricola silana.

L’Italia pataticola ha prodotto, in questi ultimi anni, un quantitativo medio annuo pari a 25 milioni di quintali, rappresentando, fra le Orticole, la principale coltura nazionale ed è seconda solo al Pomodoro.

Il 60% della superficie coltivata è nel Sud: il 20% in Abruzzo ed il 40% in Calabria.

L’Associazione Produttori Patate “LA SILA”, l’unica che opera nel comparto pataticolo calabrese, ha un patrimonio di circa 10.000 ettari, quasi tutti collocati sull’Altopiano della Sila

La coltura della patata impegna circa 1.200 famiglie agricole ed una superficie di 2.500 ettari avvicendati in rotazione dai 10.000 ettari di proprietà, dando luogo ad una produzione lorda totale che sfiora il milione di quintali. L’espressione in giornate lavorative della coltura è di circa 100.000 giornate annue che, tradotte in effettiva occupazione, sono un’azienda che occupa 305 unità lavorative tutto l’anno.

Considerando che in Italia si producono 380.000 quintali di patate da seme, la Sila esprime l’85% circa della produzione nazionale, ma soltanto il 10% dell’intero fabbisogno.

Questi dati, dal punto di vista economico - produttivo, lasciano naturalmente trasparire un’interessantissima fonte di produzione lorda vendibile per il comprensorio e per la regione tutta, nonché una provvidenziale fonte di reddito per gli operatori che, peraltro, impegnati nel processo produttivo stesso, garantiscono l’insediamento stabile di cose e persone nell’Altopiano, rendendolo sempre vivo in ogni periodo dell’anno.

Dal punto di vista sociale, la coltivazione della patata, richiedendo un fabbisogno di manodopera che occupa, come detto, 305 unità lavorative tutto l’anno, rappresenta, senza alcun dubbio, una preziosissima fonte di lavoro.

Quanto è stato detto sopra riguarda il solo settore della produzione che come risultato economico è di 30 miliardi lordi di lire; se poi consideriamo l’indotto, rappresentato da trasporti, prestazioni tecniche e contabili, attrezzature, macchine ed impianti, materiali per la lavorazione, consumi di carburante, etc., il settore pataticolo  raggiunge quasi la consistente cifra di 100 miliardi di lire. Pertanto, si comprende facilmente come la pataticoltura possa e debba essere considerata un’industria di primaria importanza che va, di conseguenza, trattata ed analizzata con le sistematiche proprie del comparto.

L’Associazione Produttori Patate “LA SILA” ha realizzato, l’ultimo anello per completare il circuito, che va dalla produzione alla trasformazione agro-industriale, mossa questa, che consentirà d’impiegare altre risorse umane e di creare ancora lavoro indotto per l’Altopiano Silano.

 

Interventi

Per far sì che quanto è stato detto in precedenza possa continuare, bisogna imporsi un programma di ricerca e d’acquisizione di strumenti tecnico-scientifici necessari per il controllo e la testatura dei terreni, al fine di avere un miglioramento qualitativo delle produzioni ed essere in linea con le normative comunitarie e nazionali.

Ciò ha richiesto, e richiederà ancora, il sacrificio dei produttori che dedicano le proprie energie ed i propri sforzi all’autocontrollo, nella consapevolezza che solo gli accorgimenti tecnici più avanzati e la rigorosa osservanza dei rigidi criteri contemplati dalla legge, gli consentono di avere, nell’Altopiano Silano, una produzione di tuberi sani, con caratteristiche merceologiche di molto entro i limiti previsti dalle normative in vigore nel settore ed in grado di soddisfare le richieste del più esigente degli utilizzatori.

In questa ottica, bisogna pensare e  pianificare  l’attività produttiva  per elevare, potenziare e trasmettere la più coerente Immagine-Sila come sinonimo di qualità, nonché di conseguire l’Obiettivo-Seme per il quale la Sila è considerata l’unico serbatoio produttivo del nostro paese.

Infine, il risultato più gratificante, speranza per il futuro della pataticoltura nazionale, ci obbliga a rivolgere il pensiero alla ferma determinazione dell’obiettivo-seme.

Da quanto esposto sopra, emerge chiaramente il recepimento delle direttive emanate nel primo Piano di Sviluppo Socio Economico della C.M. “Silana”; la Coop. Ortofrutticola Silana rappresenta il leader da seguire per avere lo sviluppo dell’agricoltura in Sila.

 

 

 

 

 

 

 

         2.12   PROGETTO N°12

Il Patrimonio Castanicolo Della Comunità  Montana Silana

 

La Calabria castanicola, è titolare di oltre 95.000 ettari di coltura. I castagneti da frutto si estendono per oltre 37.000 ettari, con una produzione lorda vendibile annua di oltre dieci miliardi di lire.

La castanicoltura in Calabria, ha un peso rilevante sia per la quantità che per la qualità ed occupa il terzo posto per quanto riguarda la produzione di castagne, dopo la Campania e il Lazio, rappresentando 11% del prodotto nazionale

Nei tempi passati la zona di vegetazione individuata con le latifoglie eliofile sub-montane (area che altimetricamente oscilla tra i 600 e i 1000 m slm) era coltivata, nelle zone migliori, in massima parte, a castagneto da frutto; nelle zone più impervie il castagneto da frutto ha lasciato il posto al castagneto e al querceto da legno. Non bisogna dimenticare che nel primo dopo guerra, per le popolazioni di montagna, le castagne rappresentavano fonte di sostentamento.

Il castagneto, sia esso da frutto che da legno, ha attraversato un periodo critico dettato dall’enorme esplosione del cancro del castagno che ha determinato da una parte l’abbandono di vecchi impianti, martoriati dall’iper virulenza del cancro corticale e dall’altra la conversione a ceduo dei castagneti da frutto.

La conversione a ceduo era l’unica forma di lotta attuabile, per contenere l’iper virulenza del patogeno. La tecnica consiste nel diminuire il potenziale di inoculo del fungo asportando il maggior quantitativo di legname infetto dal bosco; metodo che tutt’oggi viene effettuato durante il taglio di cedui ammalati (taglio raso). Con il progredire della ricerca è stato possibile isolare due ceppi del patogeno agente del cancro corticale del castagno: il ceppo ipo-virulento e iper-virulento. Il ceppo ipo-virulento del cancro corticale convive con la pianta e difficilmente la porta alla morte. Effetto contrario si ha con il ceppo iper-virulento, poiché, in un tempo variabile, funzione inversa delle condizioni vegetative, porta la pianta alla morte.

Il vantaggio, quando in un’area castanicola si riesce ad isolare il ceppo ipo-virulento, consiste nella intrinseca caratteristica in possesso del ceppo ipo-virulento ad indurre un’ipo-virulenza anche ai ceppi iper-virulenti. La condizione essenziale è che i due ceppi di cancro corticale appartengano alla stessa area altrimenti si ha incompatibilità.

 

La riacutizzazione del mal dell’inchiostro, la crescente richiesta sul mercato di varietà pregiate e i recenti incentivi economici erogati dalla CEE, hanno dettato alla Regione Calabria di attivare uno studio sulla difesa, produzione, coltivazione e gestione dei castagneti. La Regione Calabria, ha risposto alla suddetta richiesta, ed ha istituito un Progetto di Ricerca POM A-24 dal titolo “Innovazioni nella difesa delle malattie di piante agrarie e forestali con mezzi di lotta biologica ed integrata”. Dal presente studio emergono interessanti consigli su come gestire un moderno castagneto a partire dall’impianto fino alle tecniche colturali di potatura concimazione ecc.

Con un precedente studio nell’ambito della Comunità montana Silana è stata individuata, in funzione dell’altitudine (compresa tra i 600 e i 1.000 m slm) e della pendenza (sono state considerate quattro classi dipendenza 0-5, 5-15, 15-30 e maggiore del 30%), un’area di circa 2.000 ettari pari al 35% del totale in cui è possibile effettuare le operazioni colturali in modo meccanico (sono meccanizzabili le aree con pendenza inferiore al 30%) Tab. n° 1 e n° 2.

Il fine del presente studio è stato quello di raccogliere tutti gli elementi necessari per individuare, all’interno della Presila (altitudini comprese tra i 600 e i 1000 m slm) ricadente nel territorio della Comunità Montana Silana, quelle aree aventi una pendenza tale da permettere la meccanizzazione delle operazioni colturali che, per quanto si è visto, incidono notevolmente sui costi di produzione. Una delle fasi del ciclo produttivo del castagneto da frutto su cui si può intervenire con una razionale meccanizzazione è la raccolta. Nelle aree in cui è possibile (pendenze inferiori al 30%) si possono impiegare delle macchine scuotitrici e spazzolatrici.

Con le scuotitrici si sostituisce l’operazione di bacchiatura, con la spazzolatrice si elimina la raccolta manuale delle castagne. Le spazzolatrici possono essere sostituite con degli speciali ventilatori a flusso variabile che permettono di allontanare i ricci e le foglie.

Dai dati rilevati, mediante un sistema computerizzato di misurazione delle superfici nella fascia altimetrica individuata (altitudini comprese tra i 600 e i 1000 m slm)e dalla successiva elaborazione dei dati su foglio elettronico, si evince che il comune della Comunità Montana Silana che ha castagneti situati nella classe di pendenza 0-5% è San Pietro in Guarano con 414.33 ettari; altro dato invece emerge se si considera tutta l’area meccanizzabile (0-30%), in questo caso il comune che ha la maggiore area castanicola meccanizzabile è Aprigliano con 506.85 ettari.

In base alle considerazioni fatte in precedenza, è auspicabile che, in queste zone in cui abbiamo una pendenza tale che non inibisce la meccanizzazione, si rimettano a coltura i castagneti, perché possono dare una spinta non indifferente per l’economia delle zone di montagna.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Tab. 1 --- Distribuzione della superficie totale in ettari e in valori percentuali per le altitudini comprese tra i 600 e i 1.000 m slm

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Comune di

Aprigliano

Celico

Lappano

Pedace

Pietrafitta

Rovito

San pietro in Guarano

Serra Pedace

Spezzano Piccolo

Spezzano Sila

Totale

Superficie in Ha

1198,52

465,89

564,93

324,72

449,61

412,98

1927,96

237,04

295,98

229,21

6106,84

In percentuale

19,62

7,62

9,25

5,31

7,36

6,76

31,57

3,88

4,84

3,75

100

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

Tab. 2

 

        


 2.13  PROGETTO N°13

Il Fungo in Sila

 

Parlando della Sila è luogo comune pensare ai funghi spontanei, siano essi i famosi porcini o le altrettanto squisite specie che crescono negli incontaminati boschi dell’altopiano.

La Sila è stata da sempre è, nel periodo che va dalle prime piogge del mese d’agosto a tutto il mese di novembre, la meta dei cercatori di funghi, siano essi esperti cercatori “ i fungiari” o cercatori a livello amatoriale. La produzione di funghi spontanei in Sila è tale da soddisfare entrambe l’esigenza delle figure suddette.

Il comune cercatore di funghi, è abituato a raccogliere solo determinate specie fungine, ignorando che in Sila crescono tante altre specie che nulla hanno da invidiare al famigerato “porcino”. Nell’elenco sottostante sono indicati i tipici rappresentanti delle specie fungine eduli comuni nel territorio della Comunità Montana Silana, per la maggior parte di essi, è stato riportato a fianco un’annotazione sulla possibilità di essere consumati allo stato fresco, trattato o secco.

I primi 35 funghi, sono stati inseriti a livello nazionale dietro proposta del Ministero della Sanità, dal n° 36 in poi sono invece funghi trasformati nella Sila Greca e nella Sila Grande e pertanto sono da inserire nell’elenco dei funghi commerciabili per la regione Calabria.

 

 

Elenco delle specie commestibili tipiche della Sila

 

1.    Agaricus arvensis, fresco o trattato;

2.    Agaricus campestris, fresco o trattato;

3.    Amanita caesarea, fresco, trattato o secco;

4.    Armillaria mellea, fresco o trattato;

5.    Boletus aereus, fresco, trattato o secco;

6.    Boletus aestivalis (= reticulatus), fresco, trattato o secco;

7.    Boletus appendiculatus, solo fresco;

8.    Boletus edulis, fresco, trattato o secco;

9.    Boletus impolitus, solo fresco;

10.         Boletus pinophilus, fresco, trattato o secco;

11.         Boletus regius, solo fresco;

12.         Cantharellus fresco, trattato o secco: cibarius

13.         Cantharellus tubaeformis

14.         Cantharellus melanoxeros

15.         Clitocybe geotropa, fresco o trattato;

16.         Craterellus cornucopioides, fresco, trattato o secco;

17.         Hydnum repandum, fresco o trattato;

18.         Kuehneromyces (= Pholiota) mutabilis, fresco o trattato;

19.         Lactarius deliciosus, fresco, trattato o secco;

20.         Leccinum solo freschi: aurantiacum

21.         Leccinum corsicum

22.         Leccinum duriusculum

23.         Leccinum lepidum

24.         Leccinum griseum

25.         Leucopaxillus giganteus (= Clitocybe gigantea), fresco o trattato;

26.         Macrolepiota procera, fresco o trattato;

27.         Marasmius oreades, fresco, trattato o secco;

28.         Morchella tutte le specie, freschi trattati o secchi;

29.         Pleurotus ostreatus, fresco, trattato o secco;

30.         Suillus (= Boletus) granulatus, fresco, trattato o secco;

31.         Suillus (= Boletus) luteus, fresco, trattato o secco;

32.         Tricholoma equestre, fresco o trattato;

33.         Tricholoma imbricatus, fresco o trattato;

34.         Tricholoma portentosum (= portentoso), fresco o trattato;

35.         Tricholoma terreum, fresco o trattato;

36.         Armillaria tabescens;

37.         Boletus erythropus;

38.         Calvatia gigantea;

39.         Fistulina hepatica;

40.         Grifola frondosa;

41.         Gyroporus castaneus;

42.         Hydnum repandum;

43.         Hygrophorus hypothejus;

44.         Hygrophorus marzuolus;

45.         Lactarius vinosus;

46.         Leucopaxillus candidus;

47.         Lyophyllum decastes;

48.         Pisolithus tinctorius;

49.         Ramaria aurea;

50.         Ramaria botrytis;

51.         Russula cyanoxantha;

52.         Russula delica;

53.         Sparassis crispa;

54.         Tricholoma acerbum;

55.         Tricholoma stans.

 

Da quanto esposto sopra, si possono fare delle considerazioni sullo stato attuale della commercializzazione e sul numero di specie di funghi spontanei raccolti in Sila.

Attualmente il raccoglitore di funghi professionista “il fungiaro” raccoglie solo determinate specie tralasciando molte altre, (vedi elenco precedente), inoltre vende il prodotto raccolto a commercianti con pochi scrupoli, che acquistano a corpo trascurando la qualità e, ad un prezzo di molto inferiore alle 10.000. I suddetti commercianti rivendono il prodotto nei mercati del Nord Italia ad un prezzo aumentato di quattro – cinque volte.

In Calabria non mancano le potenzialità per far si che tutto il ritorno economico dell’indotto che gira intorno al mercato dei funghi rimanga nella nostra Regione.

E’ necessario che i raccoglitori di funghi “I fungiari” realizzino una sorta di consorzio che abbracci in modo globale tutto il settore fungo, vale a dire, la raccolta, la trasformazione e la commercializzazione dello stesso. Cosa utile ed oltretutto edificante sarebbe la creazione di un marchio D.O.C. che garantisca e certifichi le caratteristiche del prodotto Silano.

Riguardo alla raccolta indiscriminata che si fa nei confronti di alcune specie di funghi, la regione Calabria, ha recepito il regolamento nazionale relativo alla raccolta e commercializzazione dei funghi spontanei e coltivati e sta predisponendo la normativa regionale che sotto forma di disegno di legge si trova allegata al presente lavoro.

Con il disegno di legge allegato, il legislatore ha voluto salvaguardare la flora fungina regolando sia la quantità di funghi da poter raccogliere che lo stato di maturazione che devono avere. In poche parole è vietato raccogliere un fungo in avanzato stato di maturazione, in quanto non è commestibile ed inoltre lasciandolo nel bosco può assolvere la sua funzione di conservazione della specie. Con il disegno di legge suddetto, inoltre, si regola la tipologia dei contenitori da impiegare; devono essere tipo cestini o recipienti rigidi ma che fessurati tali da permettere la disseminazione delle spore durante la permanenza in bosco del raccoglitore; è vietato assolutamente l’uso delle buste di plastica che oltre a non permettere la disseminazione delle spore riscaldano il fungo accelerando i processi di deterioramento. Il disegno di legge introduce una figura innovativa per la salute del consumatore: l’ispettore micologo.

Il compito dell’ispettore micologo è quello di certificare la commestibilità dei funghi che sono raccolti.


          DISEGNO DI LEGGE

 

"Normativa per la difesa del patrimonio floristico e regolamentazione della raccolta e commercializzazione  dei  funghi spontanei epigei freschi e conservati"

 

Art. 1

Per il raggiungimento delle finalità generali di tutela ambientale e di prevenzione della salute pubblica la Regione Calabria detta norme per la difesa della flora spontanea e regolamenta la raccolta la commercializzazione dei funghi.

 

Art. 2

Per evitare che l'utilizzazione delle piante, dei funghi e di ogni altro tipo di flora spontanea causi modificazioni irreversibili all'ambiente vigono le seguenti disposizioni:

1° - È vietato distruggere e danneggiare la flora fungina, indipendentemente dalle caratteristiche di commestibilità e velenosità, e la flora spontanea di rilevante interesse floristico, ecologico e monumentale, specie nelle aree destinate a riserva o a parco nazionale o regionale;

2° - nella  raccolta  dei funghi commestibili vanno osservate le norme di cui ai successivi  art. 3, 4 e 5;

3°- sono vietati la raccolta, l'asportazione, il danneggiamento, la detenzione di parti, nonché il commercio, tanto allo stato fresco che secco delle specie a protezione assoluta, di cui all'elenco A);

4° - È altresì vietato ogni intervento che non abbia carattere di urgenza e non sia finalizzato alla tutela e conservazione dei biotipi, di cui all'allegato B);

5° - È vietato distruggere o danneggiare piante a carattere monumentale, le cui caratteristiche saranno individuate per singola specie dal Comitato di cui all'art. 7.-

 

 

 

Art. 3

Si possono raccogliere solo funghi (corpi fruttiferi) maturi, tenuto conto delle prescrizioni, che per ciascuna specie saranno preposte dal Comitato di cui all’art. 7 e successivo provvedimento della Giunta Regionale.-

La raccolta dei funghi è consentita dalla levata del sole al tramonto.-

L'eventuale limitazione alla quantità giornaliera consentita per ciascuna specie con D.P.G.R. su indicazione del Comitato di cui all'art. 7 della presente legge.-

In ogni caso la raccolta è riservata ai possessori di apposita autorizzazione, ovvero a gruppi di cui un componente sia in possesso della prevista autorizzazione.-

Su segnalazione del Comitato tecnico-scientifico di cui al seguente art. 7, la Giunta Regionale, su proposta dell'Assessore Regionale all'Agricoltura e Foreste può sospendere la raccolta dei funghi per le aree, in cui si manifestino situazioni di rischio ambientale.-

Il divieto di raccolta è reso esecutivo dalla Regione tramite collocazione di tabelle poste in modo visibile nelle aree a rischio ed adeguatamente pubblicizzare.-

 

Art. 4

E' competente a rilasciare l'autorizzazione alla  raccolta dei funghi per l'intero territorio regionale, il Sindaco del Comune di residenza dell'interessato, ovvero, per i non residenti in Calabria, il Sindaco del luogo di domicilio previo versamento della tassa comunale.-

L'autorizzazione viene rilasciata su apposito modello predisposto dal Comitato di cui all'art. 7, previa domanda, e a seguito della frequenza di un apposito corso con esami finali, al fine di accertare la necessaria conoscenza delle specie e della legislazione in materia. Nella commissione di esami, oltre al Gruppo Micologico, fa parte i rappresentanti  dell'A.S.L. competenti per territorio.-

I Comuni  provvedono all'istruttoria della domanda e allo svolgimento dell'esame richiesto, secondo gli indirizzi stabiliti dal Comitato di cui all'art. 7, distinti in due categorie: autorizzazione per " guida micologica " e "raccoglitori".

 

 

Art. 5

Nella raccolta dei lunghi è fatto divieto di usare uncini, rastrelli o qualsiasi altro usare strumento   che possa danneggiare il micelio fungino.-

E' fatto obbligo ai cercatoti di pulire i funghi sommariamente sul posto, e di usare come contenitori, panieri o cestelli e comunque contenitori forati, rigidi che permettano la diffusione delle spore e giusta conservazione durante il trasporto.-

E' vietato l'uso di buste di plastica o di altri contenitori non fessurati o non rigidi.-

 

Art. 6

Tutti  i  funghi spontanei freschi o conservati, posti in vendita, devono essere sottoposti al controllo da parte dell’Autorità Sanitaria Locale, che rilascia apposito certificato di commestibilità, dal quale risultino:

generalità e residenza del venditore;

luogo di vendita,

specie e quantità posta in vendita;

data di scadenza del prodotto correttamente conservato.-

Per quanto non previsto nella presente legge si fa riferimento alla normativa di cui alla Legge 23 agosto 1993 n. 352 e al D.P.R. 14 luglio 1995 n. 376.-

La raccolta dello strame nei boschi è consentita solamente previa autorizzazione rilasciata dall'Assessorato all'Agricoltura e Foreste.-

La raccolta eventuale dello strame non potrà essere ripetuta sullo stesso terreno prima di un quinquennio.-

La raccolta del terriccio viene comunque vietata.-

 

Art. 7

E' istituito il Comitato tecnico-scientifico per la difesa del patrimonio floristico e fungino della Calabria.-

Il Comitato ha autonoma poteste di indagine e di proposta nella materia oggetto della presente legge e in riferimento alle norme stabilite dalla legge 23 agosto 1993 n, 352 e del D.P.R. 14 luglio 1995 n. 376.-

In particolare il Comitato ha i seguenti compiti:

elabora, entro sei mesi dall'entrata in vigore della presente legge, la revisione delle specie protette e dei biotopi, proponendo per il territorio in cui essi si trovano, l'idonea forma di gestione;  

propone misure per la sospensione della raccolta di determinate specie di funghi nelle aree in cui  la pressione antropica, ovvero altre cause, ne minaccia  la conservazione;

fornisce gli orientamenti per gli esami  richiesti per l'ottenimento dell'autorizzazione per la raccolta dei funghi;

- individua  per ciascuna   specie le caratteristiche delle piante monumentali e ne determina i vincoli per la protezione;

propone e valuta proposte di ricerca anche ai fini  statistici e didattici, e di iniziative tendenti all'approfondimento della conoscenza delle problematiche connesse alla loro tutela; eventualmente propone modifiche o integrazioni alla presente legge.-

Il Comitato è composto da:

un Dirigente regionale delegato dall'Assessore regionale all'Agricoltura e Foreste;

un Dirigente regionale delegato dall'Assessore regionale all'Ambiente;

un Dirigente regionale, delegato dall'Assessore regionale alla Sanità;

il Direttore dell'Orto Botanico della Facoltà di Scienze Naturali dell’Università della Calabria;

il Dirigente dei servizio di Igiene Pubblica dell'A.S.L. del capoluogo di ciascuna provincia o suo delegato;

un rappresentante di ciascuno dei 5 Gruppi Micologici aderenti alla Confederazione Micologica Calabrese;

del Presidente del Comitato Scientifico della Confederazione Micologica Calabrese o un suo delegato;

Funge da segretario un Funzionano dell'area funzionale Agricoltura e Foreste.-

Il  Comitato è nominato con decreto dei Presidente della Giunta regionale, su proposta dell'Assessore all'Agricoltura.-

Ai componenti il Comitato è riconosciuto il rimborso spese e il gettone di presenza nella misura assentita dalla normativa vigente.-

 

Art. 8

In ciascuna A.S.L, sono istituiti uno o più centri di controllo micologico.-

I suddetti centri operano con personale competente in organico e personale medico esperto in mico-tossicologia.-

 

Art. 9

La Regione promuove iniziative  finalizzate a favorire l'acquisizione di dati a scopi didattici e scientifici finanziando, a tale fine, apposite ricerche scientifiche.-

La Regione promuove, altresì, appositi corsi di formazione professionale in materia di micologia.-

 

Art. 10

Sono incaricati di far osservare le disposizioni della presente legge gli agenti di Polizia Giudiziaria, gli organi di vigilanza  sulla caccia e sulla pesca, gli organi di Polizia Urbana, Gli Ispettori del Servizio di i pubblica della A.S.L. le Guardie Giurate, le Guardie Ecologiche e Micologiche volontarie nominate  dal Prefetto su  indicazione dei Gruppi Micologici aderenti alla Confederazione Micologica calabrese.-

Le Guardie giurate devono possedere i requisiti determinati dall'art. 138 del Testo Unico delle leggi  di Pubblica Sicurezza, approvato con Regio Decreto 18/06/1931 n. 773, e prestare giuramento davanti al Prefetto.-

 

Art. 11

La violazione delle norme recate dalla presente legge comporta sanzioni amministrative  da lire 100.000 ad un massimo di lire 1.000.000 e, ove ricorra, il ritiro immediato dell'autorizzazione alla raccolta per la durata dell'anno in corso, salvo maggiore durata in caso di recidiva.-

L’entità dell'ammenda e la destinazione della stessa sarà regolamentata con Decreto del Presidente della Giunta Regionale su proposta del Comitato di cui al precedente art. 7, tenuto conto che una quota dovrà essere destinata alla Regione Calabria che istituirà un apposito Capitolo di Bilancio finalizzato alle attività di ricerca e di promozione in materia di micologia.-

E' fatta salva l'applicazione delle vigenti norme penali qualora le violazioni delle disposizioni contenute nel presente capo costituiscono reato.-

 

Art. 12

Per il funzionamento dei Comitato e per il finanziamento delle iniziative previste dalla presente legge, è istituito il Capitolo __, sul Bilancio regionale con uno stanziamento di £. 100.000.000 per l'anno 1995 rinviando la previsione di spesa per gli anni successisi alle leggi finanziarie che accompagnano il Bilancio.-

 

 

(ALLEGATO  A)

SPECIE  PROTETTE AI SENSI  DELL'ART. 2

Pteridofite: tutte le specie eccetto Pteridium aquilinum ed Equisetum sp.;

Gimnosperme: Taxus baccata, Pinus leucodermis;

Famiglia Cariofiliacee: Dianthus, tutte le specie;

Famiglia Ranunculacee:  Aquilegia, tutte le specie, Paeonia, tutte specie, Thalictrum calabricum;

Famiglia Grassulacee: Sempervivum tecnorum;

Famiglia Saxifragacee: Saxifraga, tutte le specie crassulente;

Famiglia Rutacee: Dictamnus albus;

Famiglia Primulacee: Primula palinuri; Soldanella, tutte le specie;

Famiglia Gentinacee: Gentiana, tutte le specie; Gentianella crispata;

Famiglia Campanulacee: Campanula, tutte le specie rupicole;

Famiglia Asteracee:  Achillea erba-rotta; Achillea rupestris;

Famiglia Liliacee: Lilium, tutte le specie, Fritillaria, tutte le specie;

Famiglia Amarillidacee: Pancratium maritinum; Sternbergia, tutte le specie; Galanthus nivalis, narcissus, tutte le specie;

Famiglia Orchideacee: tutte le specie della famiglia.

 

(ALLEGATO B)

BIOTOPI PROTETTI AI SENSI DELL'ART. 2

 

Valle del fiume Argentino;

Litorale tra la foce del fiume Raganello/Foce del Sinni e la strada SS. 106 e il mare: tutte le aree non identificate e non attualmente in coltura sia demaniali, sia private;

Valle fiume Rosa (comuni di S. Donato di Ninea e San Sosti);

Laghi e torbiere della catena costiera con zona di rispetto circostante di 100 mt. (Lago dei due uomini, lago Trifoglietti, lago di Astone;

Laghicello, Pantano della Criumenta);

Laghi costieri di Lamezia Terme (la Vota);

Stazioni di Woodwardia;

Biotopi 1/14 segnalati dalla Società Botanica Italiana come da elenco seguente:

 

Bosco Gariglione;

Foresta di Basilico-Gambarie;

Foresta del Timpone della Carcara;

Bosco al Corvo;

Bosco di Arnocampo,

Pineta di Cupone,

Bosco di Santa Maria;

Monte Pollino;

Bosco Fallistro;

Alto Aspromonte;

Isola di Cirella;

Isola di Dino;

Monti di Orsomarso e Verbicaro;

Foce del Neto.

 

 

 

          2.14   PROGETTO N° 14

Progetto Per Lo Sviluppo Della Produzione Ittica In Sila

 

Obiettivi

Con uno sviluppo di circa 740 Km ed un notevole patrimonio di acque  interne  la Calabria  presenta  i  requisiti  di  base  per trasformare la pesca e l'acquacoltura in settori di grande rilievo per l'economia regionale.

Carenze strutturali, non disgiunte da difficoltà derivanti dalla  natura  dei  luoghi,  hanno  finora  ostacolato  lo  sviluppo di un'economia ittica regionale e le realtà produttive esistenti sono   insufficienti   e   penalizzate   dalla   mancanza   di   una pianificazione a carattere regionale.

Secondo una stima del Ministero dell'Agricoltura e Foreste in  Calabria il consumo  pro-capite  annuo è superiore alla media nazionale.

La produzione regionale della pesca, copre solo in parte quelli che sono i consumi della regione i quali vengono ad essere coperti da prodotti ittici provenienti da altre regioni.

In  queste  condizioni  di  mercato appare evidente che un incremento della  produzione  ittica  regionale  troverebbe  ampi spazi nei consumi interni, senza escludere per altro la possibilità di coprire fette di mercato al di fuori della Regione.

Oltre a  ciò bisogna  considerare che,  se i  consumi  pro-capite di  prodotti  ittici  in Calabria sono superiori alla media nazionale, pur tuttavia risultano inferiori alla media delle regioni del Sud e delle Isole.  Il  che farebbe  intravedere  la  possibilità di  un ulteriore allargamento del  mercato  interno  qualora  migliorassero  le  condizioni  di distribuzione e di commercializzazione.

 

Pesca professionale e sportiva nelle acque interne

La  pesca  professionale  nelle  acque  interne  in  Calabria ha  una  storia  recente  dal  momento  che  i  laghi  silani,  che costituiscono la maggiore risorsa  sfruttabile a finì  alieutici, sono  laghi  artificiali  di  sbarramento,  mentre  i  corsi  d'acqua regionali sono piccoli ed hanno per lo più regime torrentizio.

In altri termini la pesca professionale nelle acque interne in Calabria è un settore che va costruito avendo come riferimento  i   laghi  silani  che,  attraverso una corretta politica di  semine   e di  prelievo, potranno  divenire centri  di  produzione  per  la pesca  professionale,  in  grado  di  dare  occupazione  ad  alcune cooperative di pescatori.

In questa  prospettiva  un  ruolo fondamentale è destinato a  svolgere  l'attività  ittiogenica  che,  oltre  a  produrre  il novellame  per  la  semina  nei  laghi,  rifornirà  gli  allevamenti in  gabbie  galleggianti  e  svolgerà  le  importanti  funzioni  di gestione  e  di  orientamento  della  produzione  ittica  lacustre, ivi compresa la pesca sportiva.

Nel  contesto  di  un  piano  di  sviluppo  della  produzione Ittica  un  ruolo  non  secondario  svolgerà  la  pesca  sportiva  per le sue implicazioni di carattere ricreativo e di polo di attrazione per lo sviluppo del  turismo, attività fondamentale nell'economia della Calabria.

Gli   interventi   a  favore  della  pesca  sportiva  sono assimilabili  a  quelli  previsti  per  la  pesca  professionale  per quanto  concerne  la  semina  nei   laghi,  mentre  richiederanno interventi specifici per la parte relativa alle strutture a terra di servizio e di contorno all'attività ricreativa.

 

 L'acquacoltura in Calabria

Negli ultimi anni si è assistito in Italia ad un notevole sviluppo  dell' acquacoltura  la  cui  produzione  ha  raggiunto  livelli considerevoli.

In  Calabria  l'acquacoltura non  ha  invece ancora   raggiunto il  suo momento  di  decollo;  in  questa  regione  sono  infatti  presenti solo  pochi impianti di  troticoltura  a  gestione familiare  e risultano  quasi assenti  impianti produttivi di altre specie.

In questo quadro regionale bene si colloca la realizzazione di allevamenti di trota, la cui richiesta per l'indiscussa qualità del  prodotto,  va conquistando sempre maggiori  spazi  sul mercato nazionale.

I  laghi  della  Sila  costituiscono  un  ambiente idoneo  alla  crescita  anche  di  questa  specie  del  resto  anche presente nell'area silana.

I maggiori  corpi  Idrici presenti nel territorio  della  Comunità  Montana, in  cui  potrebbe   svilupparsi  l'attività  di  allevamento sono:  il lago Arvo, il lago Cecita, il lago Ampollino .

 

Interventi

Il  piano  di  sviluppo  della  pesca  e  dell'acquacoltura nell'altopiano  silano  si   potrebbe concretizzare  con  diversi  interventi:

-       realizzazione di un  Centro Ittiogenico  nel sito di maggiore utilità per l’ente Montano, che avrà lo scopo di produrre novellame da semina e che fungerà da coordinatore di tutte le attività ittiogeniche del comprensorio.

-       realizzazione  di  alcuni  allevamenti  in  gabbie  galleggianti,  siti sui laghi Ampollino, Arvo e Cecita.

-       realizzazione di  centri per la pesca, siti  sul laghi Ampollino, Arvo e Cecita.

-       realizzazione  di  un  centri  di   trasformazione  del  pesce, in prossimità  dei  centri di pesca

 

   L’importo previsto dell’opera e di  £ 9.500.000.000

 

 

 

 

 

 

 

 

 



  1IFOAM International Federation of organic Agricolture Movements con sede in Germania.

 

 

 

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