2. METODI E
PROGETTI PER LO SVILUPPO
A seguito delle
ricerche sulle possibilità di sviluppo dell’area della comunità montana silana,
sono stati analizzati numerosi progetti fatti redigere dall’ente stesso, i quali
a tutt’oggi presentano notevoli caratteristiche di attualità, sia dal punto di
vista tipicamente infrastrutturale che più specificatamente produttivo ed
economico.
Si è proceduto
quindi, alla selezione del materiale già esistente e successivamente, considerato
anche il notevole ambito in cui la progettualità della comunità montana si è
sviluppata, si è passati ad una fase propositiva, che comunque tiene in debito
conto le caratteristiche e la vocazione tipica del territorio .
Per una migliore
comprensione delle attività progettuali svolte dalla comunità montana si
riportano le principali linee guida dei progetti selezionati, e comunque a
tutt’oggi, grazie alle diverse fonti di finanziamento, ancora sostenibili .
Lo sviluppo del
territorio ricadente nella Comunità Montana Silana, presuppone necessariamente,
anche un potenziamento ed una riqualificazione degli insediamenti abitativi dei
diversi comuni ricadenti nella Comunità.
Non è possibile
infatti ipotizzare uno sviluppo di tipo nuovo moderno e qualificato senza una
seria politica della riqualificazione storico ambientale.
Tale
valorizzazione potrebbe funzionare da volano per una richiesta abitativa di
tipo non esclusivamente cittadino, e potrebbe inoltre supportare
quel tipo di
turismo cosi detto della “terza età”, che preferisce luoghi ed atmosfere
tipicamente collinari.
Pensare oggi ad
un moderno sviluppo delle zone interne all’altopiano silano significa anche e
soprattutto ipotizzare uno sviluppo di nuova concezione, che sfrutti in modo
forte le nuove tecnologie, che diventerebbero il vero elemento di conoscenza di
questi luoghi che altrimenti vivrebbero una irrevocabile condizione di
isolamento. Pensare invece all’utilizzo delle cosiddette “autostrade informatiche” per
la conoscenza delle caratteristiche locali, creerebbe quel virtuoso circuito
qualitativo che con grande velocità toglierebbe dall’isolamento anche i centri
più periferici .
La creazione di
un grosso centro di coordinamento ed elaborazione dati, dovrebbe essere una
delle priorità realizzative della nuova cultura amministrativa.
Pensare a due
rette parallele sulle quali far viaggiare sia l’elaborazione e l’immissione di
informazioni e sia l’elaborazione di un moderno programma di sviluppo
infrastrutturale, che tenga conto della vocazione ambientale e delle forti
identità locali.
1- Studio per l’ammodernamento
della linea ferroviaria della Calabria Cosenza-Paesi Presilani ed Altopiano
silano e collegamento con la metropolitana Leggera dell’area Urbana Cosenza,
Rende ed Università;
2 - Interventi viabilità zona laghi;
3 -
Ristrutturazione urbanistica di S. Giovanni In Fiore;
4 - Progetto impianti turistici
Fallistro e Montenero
5 - Agriturismo nelle Comunità
Montana Silana
6 - Progetto per l’utilizzazione
e lo sviluppo dei laghi
7 - Centro per lo sci di Fondo e
campo da Golf
8 - Impianto sportivo
comunitario
9 - Ipotesi di Sviluppo Forestale
10 - Azione di promozione dell’agricoltura biologica nel territorio della
C.M.S.
11 - La Pataticoltura in Sila
12 - Il patrimonio Castanicolo
della Comunità Montana Silana
13 - Il fungo in Sila
14 - Progetto per lo sviluppo della produzione ittica in Sila
2.1 PROGETTO N°1
Progetto Per
Un Collegamento Veloce, Mediante L’ammodernamento Della Linea Ferroviaria Della
Calabria, Cosenza - Paesi Presilani - S. Giovanni In Fiore, E Rivalutazione Di
Fermate E Stazioni Anche Ai Fini Turistici.
La linea
ferroviaria in questione congiunge Cosenza a S. Giovanni in Fiore attraversando
la Sila Grande e tutti i comuni della Comunità Montana Silana.
Negli anni
Settanta venne realizzata la superstrada Cosenza-Crotone che attraversa lo
stesso territorio percorso dalla ferrovia; quest’ultima nel confronto con i
mezzi su gomma si è venuta a trovare improvvisamente antiquata.
Come già precedentemente esposto, non si
possono non sottolineare le discrete condizioni degli impianti fissi, mentre di
non pari qualità sono quelle del materiale rotabile.
Naturalmente il
modulo di esercizio della ferrovia risente della condizione, originariamente
prevista, di servizio locale dei numerosi centri dislocati lungo la direttrice.
Questa condizione obbliga, per la frequenza delle fermate, a realizzare modeste
velocità medie di percorrenza. Questa direttrice interna, che attraversa il
cuore della Comunità Montana, costituisce l'ambito territoriale dove si colloca
l’idea progetto che si propone.
Obiettivi
Per quanto riguarda l'afflusso turistico della Sila e dei paesi della Comunità Montana i dati, aggiornati al 2000, forniscono una
presenza di 118.000 turisti, che si vanno ad aggiungere ai 46.627 residenti.
Queste
informazioni, consentono di affermare
che esiste un ampio bacino di utenti, al quale é proponibile l'offerta di
un servizio costituito da un moderno e
veloce collegamento su rotaie, che possa avvicinare enormemente il territorio
della Comunità Montana all’area Urbana di Cosenza- Rende ed Università.
In subordine si
potrebbe passare alla creazione e valorizzazione di un itinerario
turistico-culturale il cui svolgimento avverrebbe lungo la direttrice Cosenza
S.Giovanni in Fiore. Bellezza del
paesaggio, presenza di forti emergenze in termini di beni storico/culturali,
disponibilità di infrastrutture, presenza di un bacino turistico di grandi
dimensioni, questo insieme di situazioni costituiscono le premesse
dell'indagine preliminare svolta allo scopo di accertare se nella direttrice
interna CS - S.Giovanni in Fiore, esistono, e di quale natura, le potenzialità
territoriali suscettibili di valorizzazione e quale tipo di intervento fosse
ipotizzabile per conseguire questo obiettivo.
L'intervento di potenziamento della "direttrice
interna"
riguarda dunque il recupero, l'ammodernamento delle Ferrovie della Calabria,
secondo un modello funzionale alternativo, che consenta l'accessibilità e
quindi la piena fruibilità delle grandi risorse in termini di paesaggio, di
beni storico-culturali, di area urbana e di Università della Calabria.
In definitiva un
intervento atto a facilitare e sviluppare un moderno trasporto interno,
nonché a favorire l’uscita dall’isolamento di paesi interni che potrebbero, in
questo modo, avere una reale possibilità di modernizzazione e sviluppo.
Si potrebbe
inoltre favorire la movimentazione di nuove
correnti turistiche da inserire all'interno di un sistema già consolidato.
Dalla diffusione
dei flussi turistici su queste direttrici interne ci si potrebbe attendere notevoli impulsi economici a
favore dei centri oggi in condizione di declino, ed inoltre una nuova
attenzione per i valori espressi dalle tradizioni locali languenti ma ancora
vive, espresse da valori etnografici, di costume e infine di risorse
dell'agricoltura e delle altre attività produttive (artigianato, piccole
attività produttive).
Il proposito del
potenziamento delle Ferrovie della Calabria in funzione della diffusione del
turismo in aree considerate marginali e di una moderna movimentazione interna
delle popolazioni, si inserisce in un politica generale - presente in tutta
Europa e naturalmente anche in Italia.
Interventi
Attualmente il
tempo per percorrere il tracciato
CS-S:Giovanni in Fiore risulta di circa di 2h36'00". L'intervento dovrebbe
riguardare l'aumento della velocità media eliminando alcune curve a favore di
tratti più rettilinei e quindi la realizzazione di alcune nuove gallerie, come
del resto già ipotizzato nello studio del prof. Caroti del 1984, inoltre
eliminando alcune stazioni, che risultano poco significative al nostro
obiettivo, si potrebbe, procedendo in
questo modo, ottenere la riduzione del
tempo di percorrenza di circa
60'00", che passa da 2h36'00" a 1h36'00".
Ulteriore
impulso alla modernizzazione del collegamento ed all’abbassamento dei tempi di
percorrenza, potrebbe avvenire con l’utilizzo di materiale rotabile e di
motrici di ultima generazione.
IL
tutto troverebbe un adeguato completamento con l’innesto, alla metropolitana
leggera in via di definizione che interesserà l’area Urbana di
Cosenza-Rende-Università .Per una valutazione attendibile dei costi di
realizzazione è utile rimandare ad un apposito studio di fattibilità
dell’opera.
2.2 PROGETTO N° 2
Interventi
Sulla Viabilità Locale – Zona Laghi
Obiettivi
A supporto degli itinerari e località turistiche è necessario prevedere dei percorsi automobilistici attrezzati.
Tali percorsi dovranno però intendersi non come pure linee di collegamento tra i vari punti di attrazione, bensì dovranno costituire essi stessi dei tracciati privilegiati all'interno dei quali è possibile conoscere il paesaggio e l'ambiente, costituendo una occasione per incentivare lo svago ed impegnare il tempo libero.
A tale senso i tracciati percorreranno i territori più dotati di bellezze naturali e toccheranno i luoghi più suggestivi paesaggisticamente, offrendo delle attrezzature pubbliche adatte ad accogliere i turisti.
Interventi
Gli interventi sulla viabilità locale potranno essere realizzati in più punti del territorio della Comunità montana; è però da privilegiare in primo luogo la zona dei laghi che per la natura del paesaggio e l'orografia del territorio si presta in modo considerevole a tale tipo di intervento.
Lungo i percorsi che verranno opportunamente studiati sia come tracciati che come sezione delle strade, saranno disposti parchi attrezzati, centri di ristoro, attrezzature commerciali, ecc.
Il costo dell’intervento potrebbe aggirarsi sui 10 miliardi, da verificare in fase esecutiva.
2.3 PROGETTO N°3
Ristrutturazione Urbanistica
Di S. Giovanni In Fiore
Il Comune di San Giovanni in Fiore fa parte della Comunità Montana Silana il cui territorio, dell'estensione di 91.562 ettari, è localizzato nella parte sud est della provincia di Cosenza.
Il territorio del Comune di San Giovanni in Fiore, con i suoi 27.945 ettari, rappresenta il 30,52 % dell'intero territorio della Comunità Montana.
I laghi, i fiumi, i boschi e gli alti monti del territorio di San Giovanni in Fiore rappresentano le emergenze più spiccate dell’ambiente naturale dell'intera Comunità Montana Silana.
Il territorio comunale, dell'estensione di 27.945 ettari, presenta un aspetto vario ed interessante, si nota che la quota minima sul livello del mare è 360 metri mentre la massima è 1880 metri.
Centro
abitato
La parte edificata del territorio di San Giovanni in Fiore è essenzialmente concentrata nel centro urbano. Le frazioni hanno modestissime dimensioni e sono rappresentate da: Fantino, Carello (ormai praticamente abbandonata), i villaggi dell'ESAC ed il centro turistico di Lorica.
Il centro urbano è situato nella parte sud-est del territorio comunale. La sua giacitura è sul bordo estremo dell'altopiano silano, ad una quota media di 1.000 metri s.m., con affaccio sulla confluenza dei fiumi Arvo e Neto che scorrono cento metri più in basso. La posizione naturale è felice e gode di una esposizione verso sud con ampia apertura lungo la bassa valle del Neto, che prosegue fino alla costa ionica.
L'origine della struttura urbana si può far risalire ai primi anni dell'alto medioevo con la costruzione dell'abbazia dell'abate Gioacchino da Fiore.
L'attuale struttura urbana può grosso modo individuarsi in tre parti:
1- La zona medioevale che, a parte alcuni estranei interventi edilizi, ha conservato sostanzialmente la sua struttura urbana con il modesto ampliamento che si è avuto fino al 1950.
2- La zona di espansione che dal 1950 al 1972 (anno di formazione del PDF) si è sviluppata rapidamente, lungo un arco percorrente i quadranti nord-ovest, ovest e sud ovest, attorno al centro antico ed al primo ampliamento, provocando un incremento del 100% dell'area urbanizzata. Tale espansione ha rappresentato un esempio negativo di urbanizzazione. Le costruzioni sono state edificate al di fuori di ogni buona norma urbanistica ed il più delle volte al di fuori di norme statiche ed igieniche. Le aree interessate sono state sbancate ai limiti della stabilità e le costruzioni sono sorte a distanze minime senza che il Comune abbia potuto avere la possibilità di organizzare una benché minima urbanizzazione secondaria.
3- Successivamente dal 1972 ad oggi si è sviluppata una seconda zona di espansione che ha addensando il precedente arco territoriale di riferimento.
Obiettivi
S. Giovanni in Fiore, nei prossimi anni potrebbe configurarsi
come centro motore della grande Area
Urbana della Sila.
L’analisi della realtà territoriale di San Giovanni in Fiore porta ad individuare in essa uno degli elementi caratterizzanti del territorio della Comunità Montana.
La presenza umana, il patrimonio edilizio, le testimonianze storico-artistiche ed ambientali di notevole rilievo, le trasformazioni avvenute e gli investimenti di risorse sia pubbliche che private, ne potranno fare un elemento importante anche nell'ambito regionale.
Ulteriore elemento, certamente non secondario, caratterizzante il territorio di S.Giovanni in Fiore è l'area di Lorica, un polo a vocazione prettamente turistica. Villaggio posto direttamente sul lago Arvo, edificato con caratteristiche architettoniche e paesaggistiche originali, quale nodo di interscambio con la Sila catanzarese e con i flussi provenienti dalla Sicilia attraverso la direttrice Rogliano, Bocca di Piazza, Quaresima.
La presenza di servizi
turistici qualificati quali gli
impianti sciistici di Cavaliere - Valle
dell'Inferno - Botte Donato, con
possibilità di collegamento con
il Fallistro -
Monte Curcio, la navigabilità
del lago potrebbe fare di questo luogo un punto qualificato per il turismo.
Interventi
Sicuramente una delle priorità per la valorizzazione del comune di S.Giovanni in Fiore è il Recupero urbanistico delle zone degradate dall’espansione selvaggia degli anni passati, interventi imprescindibili dovranno essere:
- Salvaguardare e riqualificare l'ambiente ed il territorio, da intendere come risorsa primaria, da tutelare rigorosamente e da valorizzare.
- Recuperare e valorizzare l'agglomerato urbano di interesse storico-artistico ed ambientale;
- Superare l'attuale stato di degrado urbano mediante appositi Piani Particolareggiati, riequilibrando le varie parti della città mediante il recupero delle aree investite dall'abusivismo sfrenato prevedendo le attrezzature ed i servizi necessari al vivere comune.
La tutela ambientale, dovrebbe riguardare, in particolare modo, i corsi d'acqua ed i laghi. L'istituzione del parco fluviale del Neto con opportune aree di servizio quali il tratto Ponte Olivaro - Junture con il recupero degli edifici inerenti l'archeologia industriale.
Dovranno inoltre essere salvaguardate le specie autoctone e riqualificate aree ambientali e siti oggi degradati quali le cave esistenti o dismesse.
2.4 PROGETTO N°4
Impianti Turistici Di Fallistro E Montenero
Obiettivi
Considerata l’attuale situazione degli impianti sciistici presenti sull’altopiano silano e la rinnovata attenzione turistica verso gli sport invernali, si è resa necessaria da parte della Comunità Montana Silana la predisposizione di alcuni progetti per il potenziamento e sviluppo delle attrezzature sportive.
Interventi
Progetto del Fallistro
Nel complesso turistico del Fallistro gli sciatori arrivano dalla superstrada (S.S. 107), in corrispondenza di Croce di Magara.
La soluzione scelta prevede la realizzazione di un ampio ed unico parcheggio nella zona di Croce di Magara dal quale gli sciatori per mezzo di un impianto di arroccamento non ripetitivo (cabinovia) muovono alla volta della zona sciistica che si sviluppa dal Fallistro in su. Questa soluzione è stata suggerita dall'opportunità di tutelare al massimo la valle del Neto, che in questo tratto vede la presenza di un biotopo di eccezionale valore naturalistico, costituito da un bosco pluricentenario di pini larici.
La soluzione con cabinovia è collegabile in serie con un secondo tronco, che porta gli sciatori direttamente in quota sul Timpone della Calcara senza scendere per cambiare all’intermedia zona del Fallistro. Il secondo tronco della cabinovia ad agganciamento automatico funzionerà inoltre da impianto ripetitivo per asservire prevalentemente la pista Calcara-Fallistro che fungerà per la sua dolcezza di pendii da campo scuola.
Due segmenti di seggiovia saranno destinati rispettivamente al trasporto degli utenti dal Timpone della Calcara alla Valle dell 'Inferno e da questa ultima località al Monte Botte Donato, eliminando la sciovia esistente ma cercando di sovrapporsi quanto più possibile ai tracciati esistenti e limitando al minimo nuovi interventi di disboscamento.
La soluzione progettuale proposta consente inoltre un ampliamento futuro, mediante la creazione di una nuova pista denominata il cui impianto non è di collegamento con la precedente ma insiste su una zona molto appetibile dal punto di vista sciistico e comprende anche una pista per lo sci agonistico che potrebbe qualificare la zona in oggetto.
L'impianto che servirà la nuova pista sarà una seggiovia biposto tradizionale.
L'impianto consiste in una cabinovia ad agganciamento automatico, progettata secondo le vigenti norme per una portata oraria di 2.000 persone.
Detto impianto è costituito da due tronchi consecutivi e quindi da due anelli di fune distinti, ma raccordati in corrispondenza della stazione intermedia.
Il tronco si svolge pressoché in piano ed è funzionale al trasferimento degli sciatori dai parcheggi di Magara, sino ai piedi delle piste, evitando così i danni ambientali derivanti da un forte flusso di autoveicoli privati ad una zona dall’equilibrio molto delicato (corso del F. Neto, bosco del Fallistro, ecc. )
In questo modo si evitano anche i gravi disagi che deriverebbero all’utenza da un doppio cambio del mezzo di trasporto. I due tronchi funiviari, infatti, sono connessi tra loro da due binari, i quali consentiranno il passaggio delle cabine senza che i passeggeri debbano smontare.
Ciò nonostante tutte le stazioni prevedono la possibilità di accesso e discesa dei passeggeri; nelle fasi di caricamento o di evacuazione la velocità di transito delle cabine sarà ridotta per agevolare le rispettive operazioni.
La parte motrice di entrambi i tronchi dell’impianto è ubicata presso la stazione intermedia, mentre il deposito delle cabine ed i servizi generali sono ubicati presso la stazione di partenza a Magara.
Seggiovia Inferno-Calcara
L impianto in oggetto è una seggiovia biposto progettata secondo le vigenti norme per una portata orari a di 1200 persone.
Seggiovia
Inferno-Botte Donato
L'impianto in oggetto è una seggiovia biposto progettata secondo le vigenti norme italiane per una portata orari a di 1.200 persone.
L’importo complessivo dell’intera opera è di £ 58.000.000.000
Ulteriori
interventi di potenziamento delle attrezzature sportive, riguardano la
creazione nella zona del Montenero di nuovi impianti di risalita, piste da
sci e servizi. Il territorio interessato
dagli impianti si sviluppa tra quota
1360 e quota 1850 m s.m circa.
Impianti dì risalita
L'impianto di risalita si sviluppa dalla stazione di partenza ubicata nei pressi di Borgo di Cagno a quota 1380rn circa fino ~ prossimità della cima di Montenero a quota 1850m.
L'impianto è stato suddiviso in due tronchi denominati Montenero 1 e Montenero 2 in modo da ottimizzarne la potenza di assorbimento, la funzionalità e la possibilità di utilizzo anche parzializzato o differenziato.
La seggiovia Montenero I da
Borgo di Cagno porta i visitatori in una zona intemedia a quota 1600m dove è
possibile imboccare la pista per la discesa oppure proseguire mediante la
seggiovia Montenero II fino alla cima,
Il trasporto degli utenti avviene per mezzo di seggiovie biposto.
La lunghezza totale dell'impianto è di circa 3225 m dei quali 1550m circa competono alla seggiovia M¼ntenero I.. La capacità di trasporto orario è complessivamente per i due tronchi di 1017 persone/ora.
Vista la notevole potenza richiesta dagli impianti è prevista la realizzazione di una cabina elettrica dì trasformazione che fornirà la potenza di circa 450 KW necessari all'alimentazione delle opere progettate derivando l'energia elettrica dalla rete di alimentazione ENEL
Pista da sci
È prevista la realizzazione di un'unica pista da sci che dipartendosi in prossimità della vetta di Montenero e attraverso un percorso di circa 3400 m, giunge ai piedi del monte in corrispondenza del puto di partenza dell'impianto di risalita a Borgo di Cagno. La percorrenza della pista può essere agevolmente frazionata in corrispondenza del punto intermedio a quota 1600m s.m. ove termina la seggiovia Montenero i e inizia la seggiovia Montenero 11.
La scelta del tracciato è stata effettuata evitando uniformità e monotonia del percorso: la pista si sviluppa infatti con frequenti cambi di versante e ciò rende di fatto impossibile l'inquadramento visivo della pista da un unico punto situato sia a valle che in cima ai rilievi circostanti.
Fabbricati servizi
I fabbricati per i servizi saranno realizzati con struttura prefabbricata in legno e saranno così ubicati.
il primo in prossimità del Borgo di Cagno a quota 1360 rn.s.rn; comprende la biglietteria, bar e una sale ristoro, l'infermeria, servizi igienici, pronto soccorso,:
- il secondo alla stazione intermedia posta a quota 1620 mt circa slrn;
- il terzo in prossimità della vetta di Montenero a quota 1850 mt circa slm.
L’importo previsto dell’opera e di £ 35.000.000.000.
2.5 PROGETTO N°5
L’agriturismo Nella Comunità Montana Silana
La
Regione Calabria con la legge regionale del 7 settembre 1988 n° 22 “Promozione
e sviluppo dell’agriturismo in Calabria” disciplina e promuove l’agriturismo
con lo scopo di favorire la permanenza degli agricoltori nelle zone rurali, il
riequilibrio territoriale e il miglioramento delle condizioni di vita
attraverso l’integrazione dei redditi agricoli, la valorizzazione delle risorse
produttive tipiche, valorizzazione del patrimonio ambientale, paesaggistico, urbanistico rurale e colturale proprio della Regione.
Per attività
agrituristica si intendono
esclusivamente quelle di ricezione ed ospitalità esercitata dagli imprenditori
agricoli, siano essi singoli o associati, o dai loro familiari, utilizzando
l’azienda in un rapporto di complementarità rispetto alle normali attività di
coltivazione del fondo, selvicolturali o di allevamento e che
comunque devono essere principali. Con la suddetta legge il legislatore
ha previsto anche le attività che fanno parte dell’agriturismo: dare ospitalità
anche stagionale e anche all’aperto; somministrare, per la consumazione sul
posto pasti e bevande realizzati con prodotti propri e/o tipici della zona in
cui ricade l’azienda; organizzare attività ricreative divulgative e culturali.
La Regione
finanzia, nell’ambito del progetto agriturismo, il restauro, la
ristrutturazione, il ripristino e l’adeguamento interno degli edifici rurali da
destinare ad alloggi agrituristici e ai relativi servizi, l’arredo delle
camere, l’adattamento con i servizi degli spazi aperti destinati alla sosta dei
campeggiatori, l’installazione di strutture per la conservazione dei prodotti e
delle scorte aziendali.
Nell’ambito
della Comunità Montana Silana, la legge regionale n° 22 è stata recepita dagli
imprenditori agricoli, tant’è vero che sono sorte diverse aziende
agrituristiche. Tra le più conosciute ricordiamo: Massaro Peppe nel comune di
Aprigliano, Nocella e il Camping Agrituristico Germano nel comune di San
Giovanni in Fiore, l’Auiola e Ruggiero nel comune di Spezzano Piccolo e Tre
Arie nel comune di Bocchigliero.
Tutte le aziende offrono agli ospiti la
possibilità di apprezzare e di acquistare i prodotti tipici della zona.
I prodotti che
si possono gustare e comprare sono i tipici prodotti agricoli come le patate
della Sila, (la quasi totalità delle aziende agricole silane coltiva il suo
piccolo appezzamento di terreno coltivato a patate), i tipici salumi silani, i
derivati del latte sia esso bovino che ovi-caprino, (in Sila il caciocavallo è
un formaggio a cui è stato riconosciuto il marchio d.o.c.).
Altri prodotti di vendita e di degustazione, caratterizzanti le aziende agrituristiche della Sila, sono i funghi e i frutti di bosco con cui sono preparati squisiti dolci e altrettanti apprezzabili liquori.
Attualmente, il
settore dell’Agriturismo non ha fondi finanziari ma, molto presto con
l’approvazione di “Agenda 2000” (Misura 4.12) – Incentivazione di attività
turistiche ed artigianali”, si potranno presentare nuovi progetti.
2.6
PROGETTO N°6
Progetto Per L’utilizzazione E Lo Sviluppo Dei Laghi
Nel territorio della Comunità Montana Silana ricadono i laghi di Cecita, Arvo ed Ampollino che, realizzati nella prima metà del secolo, a fini idroelettrici. si sono ormai integrati nel territorio montano-forestale, diventando un elemento ambientale caratterizzante e determinando presupposti e contesti che non possono non essere considerati prioritari, in un programma di sviluppo dell'altopiano che vuole porre le basi sull'uso delle risorse esistenti.
In questa prospettiva l'uso esclusivo della risorsa laghi a vantaggio della produzione di energia appare limitativo e scarsamente integrato nella realtà socio-economica regionale.
La caratteristica di tale sistema lacustre ad alta quota, variabile tra i 1135 m sul l.m. del Cecita e i l280 m sul l.m. dell'Ampollino e dell' Arvo, inseriti in un contesto geografico ricco di risorse naturali ancora incontaminate e di risorse culturali sottoutilizzate, nel Meridione d'Italia non trova possibili paragoni. La fruibilità del sistema a scopo sportivo, sia a livello agonistico che a livello di preparazione tecnica stagionale, ed a scopo turistico-ricreativo, sia per quanto riguarda la pesca che per quanto riguarda la diportistica, diventa indispensabile e propulsivo di un programma organico di sviluppo che, specialmente nel settore turistico, deve offrire su un mercato sempre più esigente, proposte originali ed alti livelli qualitativi.
La Comunità Montana Silana, si è posta l'obbiettivo di realizzare, sui laghi Cecita e Arvo, due centri nautici, attrezzati per lo svolgimento di attività nautiche diversificate.
Partendo dall'obbiettivo programmatico del Piano, la Comunità Montana ha deciso di progettare e realizzare i centri nautici, anche per l'impulso offerto dalla Legge Regionale n.9 del l4.3.85 contenente le norme per l'esercizio della navigabilità da diporto sui laghi naturali e artificiali della Calabria.
Obiettivi
Lo studio commissionato dalla Comunità Montana, da un primo approccio sistematico al tema progettuale ha messo in evidenza che la corretta fruizione dei laghi silani, intesi come risorsa territoriale, non può ritenersi esaurita con la costruzione di due strutture, per quanto sì voglia polivalenti, ma deve necessariamente essere inquadrata in un progetto integrato attraverso:
- un preliminare studio delle situazioni attuali, sia per quanto riguarda gli aspetti fisici ed ambientali, sia per quanto riguarda gli attuali livelli d'uso della risorsa da parte dei diversi settori interessati;
- l'analisi delle relazioni funzionali tra i vari settori interessati allo sviluppo della risorsa, al fine di individuare il modello progettuale capace di determinare gli standard delle diverse utilizzazioni in relazione ai benefici e di avviare, in tempi reali e senza traumi, l'effettivo processo di conversione;
- la definizione e localizzazione delle strutture in grado di incentivare, in una sorta di programma-processo, i settori deboli o sotto alimentati attraverso l'offerta di servizi qualificati e mirati a fornire risposte adeguate ad una domanda già presente o potenzialmente viva;
- la ricerca di assetti territoriali compatibili con la salvaguardia dell'ambiente e di soluzioni architettoniche inserite nel paesaggio;
- l'uso sistematico di schemi compositivi e di materiali di sicura affidabilità, in relazione alla situazione climatica del territorio;
Per un migliore approccio al problema è emersa la necessità di arrivare alla definizione chiara delle competenze e delle responsabilità dei singoli soggetti preposti o interessati alla gestione della risorsa laghi e ancora una volta si vuole evidenziare l'esigenza di:
- pervenire ad una convenzione quadro, in cui le competenze tecnico-amministrative settoriali siano sempre ricollegabili ad un unico Responsabile;
- coordinare gli interventi sul territorio dei Comuni, degli Enti Territoriali, delle Aziende pubbliche e private con la Regione e la Comunità Montana allo scopo di programmare in una direzione concordata ed ottimizzare l'uso delle risorse finanziarie.
In conseguenza dì quanto sopra detto, per quel che riguarda la progettazione di strutture collegate alla navigabilità. è emersa l'esigenza di evitare la realizzazione di opere fini a se stesse. rigide nella gestione e scarsamente incisive nel processo di trasformazione che si intende avviare; si è ritenuto necessario affrontare un discorso organico e complessivo, che possa rappresentare, pragmaticamente. L'obbiettivo che la Comunità Montana intende perseguire con l'utilizzazione della risorsa “laghi”, al fine di qualificare e determinare, fin dalla fase progettuale, un programma che, valutando le tendenze degli operatori esterni ed interni, pubblici e privati, sia in grado di orientare i flussi di investimento.
Il progetto di utilizzazione della risorsa laghi trova un valido supporto urbanistico nei centri già esistenti sull'altopiano, tutti, tranne Lorica, lontani dalle sponde, ma facilmente raggiungibili attraverso le infrastrutture viarie esistenti.
Mentre non si ravvisa la necessità di potenziare con nuove direttrici la rete viaria primaria, sarà opportuno migliorare la viabilità secondaria, soprattutto al fine di favorire i collegamenti tra i villaggi rurali esistenti e le sponde lacustri.
L'individuazione dei siti per le strutture per la navigabilità, oltre a seguire la logica della funzionalità dell'approdo, dovrà osservare il criterio di utilizzare, in modo ottimale, le infrastrutture esistenti, in particolare per quanto riguarda le stradelle vicinali, che già collegano la viabilità principale alla battigia.
-L'utilizzazione idroelettrica delle acque dei laghi, e, di conseguenza, la loro utilizzazione irrigua nella media valle del Crati, non è di pregiudizio alla realizzazione di strutture di approdo, a condizione che l'escursione del livello dell'acqua venga limitata, nei periodi primavera-estate (fino al 30 settembre), a m.6.50 dal livello di massimo invaso, come d'altra parte è avvenuto negli ultimi trent'anni sul lago Cecita.
Una tale limitazione non dovrebbe avere conseguenze nel bilancio energetico, soprattutto in relazione al tipo di risposta "di punta cui sono destinati gli impianti idroelettrici.
L'utilizzazione di barche a motore, limitato secondo le prescrizioni dì legge, per escursioni o trasporto, non dovrà interferire con le attività sportive che si svolgeranno sull'acqua (pesca, canottaggio, vela).
Dall'analisi della struttura turistico-ricettiva esistente sull'altopiano e dal suo grado di utilizzazione attuale, emerge evidente la particolare attitudine della Sila ad attrarre turismo estivo. La concentrazione delle presenze nel mese di agosto è indicativa di una mancanza di attrattive, al di là di quelle naturali, in grado di qualificare l'offerta nei confronti di una domanda sempre più esigente. Dall'analisi emerge la necessità di svincolare la domanda turistica dalla tipica stagionalità o dal breve periodo del week-end, per alimentarla con il richiamo di attività che non trovano concorrenza in tutto il Mezzogiorno d'Italia.
L'attività nautica sui laghi, la pesca sportiva, l'attività remiera, l'attività velica, ma anche solo il piacere di stare in riva al lago attrezzato e organizzato, in alta montagna, è una offerta qualificata, che non trova concorrenza e quindi, di per se stessa, capace di attivare nuove correnti turistiche e di mobilitare settori indotti collegati al turismo.
Le attrezzature che si intendono realizzare dovranno essere in grado, nel medio periodo, di inserire l'altopiano silano nel circuito agonistico-sportivo di livello nazionale per il validissimo contributo pubblicitario e promozionale del turismo che queste manifestazioni riescono ad indurre. In questa ottica la collaborazione e il coinvolgimento del C.O.N.I. appare di primaria importanza.
Interventi
L’analisi preliminari, svolte in relazione alle diverse utilizzazioni attuali dei laghi silani, alle loro potenzialità di sviluppo, ai fattori fisico-ambientali, alle dinamiche economiche e alle loro tendenze evolutive, inducono a definire un complesso di funzioni, da assegnare alle strutture in progetto, in grado di introdurre poli di interesse e sviluppo, riassumibili in:
a. funzioni collegate alla fruizione e dei laghi a fini turistico-ricreativi e del tempo libero;
b. funzioni collegate con le attività agonistico-sportive :
- la pesca sportiva;
- la vela, il wind-surf;
- il canottaggio;
Secondo
questo schema le aree saranno così distinte:
- spazi all'aperto arredati, a verde, per la sosta, il pic-nic, la passeggiata, il gioco dei bambini, ecc.,
- aree arredate a verde con attrezzature per la pesca da riva, con ormeggi per barche a remi, rivendita di attrezzi ed accessori per la pesca, servizi e piccolo ristoro “Club del Pescatore”;
- aree arredate a verde e attrezzature con rimessaggio e noleggio di barche a remi, con accessi per auto con barche al traino, pontili per la messa in acqua, servizi di pronto soccorso e di sicurezza della navigazione, ristoro e luogo di ritrovo, belvedere, organizzazione e gestione dei servizi e delle manifestazioni, servizio pubblico di escursioni sul lago e trasporto con natante a motore.
Per quanto riguarda le funzioni del tipo “b”, bisogna distinguere le attività agonistico-sportive che, per il livello tecnico-funzionale considerato in progetto, non hanno necessità di strutture specializzate, dalle attività che, al contrario, hanno necessità di essere svolte in attrezzature specializzate.
Discipline come la pesca sportiva e la navigazione a vela, si potranno svolgere utilizzando le strutture e le attrezzature piu' complesse che saranno realizzate secondo lo schema funzionale per la elasticità e versatilità di cui tali strutture saranno dotate.
Sarà
tenuta, al contrario, distinta, l'area,
e la relativa struttura, destinata all'esercizio delle attività di preparazione
teorico-pratica e agonistica della disciplina sportiva del canottaggio,
ritenendo che il grande interesse che l'impianto trova nel C.O.N.I. e nella
Federazione Italiana Canottaggio nonché negli sportivi, per le ineguagliate qualità del bacino del
lago Arvo, merita la realizzazione di un centro capace di ospitare attività ad
alto livello tecnico, nazionale ed internazionale.
Importo Complessivo dell’opera £ 25.000.000.000
2.7 PROGETTO N°7
Centro Per Lo Sci Di Fondo
Escursionismo - Escursionismo Equestre Trekking E Campo Da Golf
Obiettivi
La Comunità Montana Silana ha in avanzata fase di realizzazione un centro per lo sci di fondo ed escursionismo in località Carlomagno, in Comune di S.Giovanni in Fiore. Un'area che presenta una morfologia dolce e riposante con presenze alberate limitate a zone concentrate e definite, dove è prevista, a seguito di un progetto di completamento, la realizzazione anche di un campo per il golf.
Tale iniziativa, nasce dalla volontà di costruire un complesso sportivo integrato e polivalente, che possa avere peculiarità tali da rappresentare un riferimento certo, sia per offerta che per qualità.
Interventi
La costruzione del complesso sportivo, prevede un centro per lo sci di fondo ed escursionismo, la realizzazione delle piste per il fondo ed il relativo rifugio, una stalla per il ricovero dei cavalli, che serviranno nella stagione estiva per la pratica dell'escursionismo equestre, nonché un edificio per servizi, su due livelli, per accogliere le esigenze di deposito attrezzi e macchinari al piano interrato, e quelle di carattere commerciale e di ristoro al primo livello.
Nel centro sportivo è prevista inoltre, la realizzazione di un campo da golf a 18 buche, realizzato adattandolo all'andamento plano-altimetrico del territorio e senza alcuna alterazione dello stesso.
Con la realizzazione del campo da golf, si potrà utilizzare l’edifico per servizi, non attivo nel periodo estivo, quale supporto alle attività del golf.
Il campo da golf dovrà, essere inserito opportunamente nel paesaggio assumendone i contorni o modificandoli con discrezione.
Lo studio del paesaggio e un attento studio del clima e dei vari elementi che ne determinano il comportamento (temperatura, umidità, ventosità, piovosità, nevosità, ecc.) consente quindi di produrre un risultato progettuale efficace e di impatto nullo, determinando addirittura un miglioramento delle condizioni ambientali.
Importo Complessivo dell’opera £ 14.000.000.000
centro per lo sci di fondo £ 9.000.000.000
campo da golf e servizio £ 5.000.000.000
2.8 PROGETTO N° 8
Impianto
Sportivo Comunitario
Obiettivi
Le diverse iniziative che verranno portate avanti, all'interno del territorio della Comunità montana, che vanno da interventi atti ad incentivare il settore turistico, ad iniziative per il recupero del patrimonio abitativo esistente, ecc., presuppongono una crescita demografica legata a fenomeni di migrazioni interne alimentati da crescenti saldi naturali.
In tale senso si ritiene necessario supportare le attrezzature sportive per lo svago ed il tempo libero, in progetto e già esistenti, con un impianto sportivo comunitario che raccolga le aspettative sportive della popolazione e supporti mediante un servizio pubblico, una crescita della ricettività turistica.
Tale impianto sportivo potrà inoltre essere collegato con gli impianti sciistici e con il centro nautico rappresentando un collegamento sempre più intimo tra le varie attività ginnico-sportive.
Interventi
Per la localizzazione del centro sportivo è da preferire una posizione baricentrica in funzione delle richieste di servizi sportivi e spazi per le attività ginniche della Comunità Montana.
Il centro potrebbe quindi ricadere in prossimità della risultante dei vettori le cui dimensioni sono date dalla domanda di attrezzature, considerando anche che una posizione fruibile da più parti favorirebbe il collegamento con i centri sciistici già esistenti ed i centri abitati.
Il centro sportivo comunitario dovrà essere costituito da spazi per le attività sportive all'aperto ed ambientati per la pratica degli sports "indoor".
Per cui il centro si comporrà di locali chiusi, ambienti polivalenti parzialmente coperti ed ampi spazi all'aperto.
Potranno essere poi previsti dei locali per la permanenza degli atleti mediante la costituzione di mini alloggi e tutti i servizi annessi.
Tale proposta che è presente anche nel precedente Piano di Sviluppo Socio Economico della Comunità Montana Silana del 1984, risulta a tutt’oggi di grande interesse in quanto non esiste nel territorio un’ impianto sportivo moderno, funzionale e con caratteristiche di ricettività tali da poter soddisfare e promuovere adeguatamente l’attività sportiva, che risulta essere uno dei punti di maggiore qualità della vita moderna. Non è possibile pensare anche ad un turismo di qualità senza offrirgli adeguati servizi.
L’impianto sportivo potrebbe assolvere alle esigenze precedentemente esposte con un beneficio reale per l’intera area comunitaria.
Importo Complessivo dell’opera potrebbe aggirarsi sui 9.000.000.000, da verificare in fase esecutiva.
2.9 PROGETTO N° 9
Ipotesi Di Sviluppo Forestale
A differenza degli altri
settori che hanno mostrato una certa evoluzione nell’ultimo periodo, il Settore
Forestale, in Calabria come del resto anche nel territorio della Comunità Montana
Silana non ha subito progressi, sia per la Produzione Legnosa, sia per
la Conservazione e Protezione del suolo. Stessa considerazione può essere fatta
per il settore della Pastorizia che ancora mostra forti segni d’arretratezza
sia dal punto di vista imprenditoriale e
gestionale.
Anni addietro
(1996) per alcune aree del territorio calabrese sono state avanzate
dell’ipotesi di sviluppo, che a tutto oggi sono attuali e proponibili anche per
la C.M. Silana.
§
Realizzazione
di un consorzio forestale Pubblico e Privato;
§
Realizzazione
della Carta Forestale;
§
Realizzazione
dei Piani d’Assestamento Forestale
Per la
realizzazione del primo punto, la Consorziabilità del sistema forestale
Pubblico e Privato
bisogna valutare una serie di problematiche sia a livello comunale
d’eseguibilità che a livello d’accordi con la regione o con chi di dovere in
quanto gestori dei boschi pubblici.
Il P.O.R. 2000 –
2006 ha preso in considerazione questo tipo di associazionismo, infatti, la
Misura 4.9 (AZIONE 1) recita così:
§ Azioni di sostegno alla
costituzione di associazioni di produttori silvicoli, che operano in foreste di
privati e/o di Comuni e loro Associazioni, al fine di aiutare i loro associati
a realizzare una gestione più sostenibile ed efficiente delle foreste;
Realizzazione della Carta Forestale
Il P.O.R. 2000 –
2006 non ha tenuto specificatamente in conto azioni di questo tipo, ma in ogni
modo si possono intravedere con un’attenta lettura della Misura 4.9:
§ Investimenti in foreste di
privati e/o di Comuni e loro Associazioni destinati ad accrescerne in misura
significativa il valore economico, ecologico e sociale;
§ Azioni di sostegno alla
costituzione d’associazioni di produttori silvicoli, che operano in foreste di
privati e/o di Comuni e loro Associazioni, al fine di aiutare i loro associati
a realizzare una gestione più sostenibile ed efficiente delle foreste;
I Piani d’Assestamento Forestale in Calabria sono oggi, in
virtù del P.O.R. 2000 – 2006, finanziabili anche se il suddetto P.O.R. 2000 –
2006 non ha tenuto specificatamente conto della Pianificazione Forestale, che
risulta inquadrabile negli “Interventi ammissibili” contenuti nella Misura 4.9
(AZIONE 1 e 3):
-
Investimenti in foreste di
privati e/o di Comuni e loro Associazioni
destinati ad accrescerne in misura significativa il valore economico,
ecologico e sociale;
-
Mantenere e migliorare la
stabilità ecologica delle foreste in zone la cui funzione protettiva ed
ecologica sia di interesse pubblico e qualora le spese connesse con le misure
di prevenzione o ripristino di tali foreste superino il prodotto dell’azienda;
Altri punti di
innovazione, indispensabili per dare inizio ad un “Progresso Forestale” di cui
il territorio della C.M. Silana risulta essere piuttosto carente si possono
così sintetizzare:
§
Sistema
Informativo geografico per la gestione del territorio della Comunità Montana.
§
Elementi
innovativi relativi alla meccanizzazione forestale delle ditte e aziende
private della Sila
§
Formazione
degli addetti
- Il Sistema
Informativo geografico per la gestione del territorio della Comunità Montana
permette di fare un salto, di qualità gestionale e di servizi offerti agli enti
motivati, evitando massicci investimenti in personale e mezzi.
La
Meccanizzazione forestale e il progresso tecnologico delle ditte e aziende che
operano nella Comunità Montana sono basse e quindi potrebbero essere
interessate ad una innovazione tecnologica e ad un processo formativo.
Strettamente
legato alla meccanizzazione del settore forestale è la realizzazione di
un’efficiente rete di viabilità all’interno dei complessi boscati. La presenza
di una viabilità efficiente nel bosco ha un duplice effetto:
Diminuiscono i
costi di esbosco e di conseguenza si ha un maggior ricavo per il proprietario.
Aumenta la velocità d’intervento delle squadre A.I.B. in caso d’incendi
radenti delle superfici boscate.
Il P.O.R. 2000 –
2006 prevede specifici interventi per questo tipo d’azioni: Misura 4.9 (AZIONE
2)
§ Investimenti diretti a
migliorare la trasformazione e la commercializzazione dei prodotti della
silvicoltura;
§ Interventi diretti alla
promozione di nuovi sbocchi per l’uso e la commercializzazione
§ dei prodotti silvicoli.
La necessità di
realizzare percorsi formativi, che accompagnano le varie attività espletate sia
in ambito pubblico che privato, determina la realizzazione di un vero e proprio
Piano Formativo per le Attività Agricole e Forestali che, ripercorrendo le
necessità e gli obiettivi che si riscontrano nei vari campi, formuli un iter di
Formazione Mirata e Continua, rivolta ad interlocutori sia pubblici e sia
privati.
Il P.O.R. 2000 –
2006 prevede diverse misure a sostegno di tali iniziative.
Il
dimensionamento economico degli interventi previsti e quindi un’indicazione
precisa della richiesta degli interventi è, attualmente, problematica se non
altro per la mancata applicazione esecutiva delle stesse misure del P.O.R. 2000
– 2006.
La Carta Forestale di un
territorio è una rappresentazione grafica che contiene, in forma sintetica e
coerente, dati che permettono di conoscere, con un dettaglio proporzionale alla
scala della carta stessa, molti aspetti della realtà forestale del territorio
cui si riferisce; sono prontamente fruibili dal pubblico e oltretutto sono dati
che facilmente possono essere informatizzati.
2.10 PROGETTO N°10
Azione
Di Promozione Dell’agricoltura Biologica Nel Territorio Della Comunità Montana Silana ( Proposta operativa a cura della A.I.A.B. -
Associazione Italiana per l’agricoltura
Biologica della Calabria)
Il modo migliore per interpretare il significato ed il ruolo dell'agricoltura biologica, pensiamo, sia quello di contestualizzare i caratteri essenziali del suo metodo nello specifico dei territori che si vogliono considerare. Per questo riteniamo importante considerare l'agricoltura biologica una prospettiva di sviluppo sostenibile dell'agroalimentare, che può affermarsi solo se costituisce fattore di soluzione delle complesse problematiche del settore primario.
Il problema è dunque quello di partire dal territorio, dalle sue specificità, dai suoi problemi e di guardare da questa prospettiva alle potenzialità offerte da un metodo di produzione che implica una forte integrazione dei processi produttivi agricoli con le risorse naturali, sociali, economiche e culturali dell'ambiente di riferimento.
Obiettivi
E’ utile riportare alcune riflessioni su quello che può diventare un percorso comune con la Comunità Montana Silana nell'approfondire le conoscenze e le considerazioni sulle problematiche territoriali dell'agricoltura e nel riferire a queste i possibili percorsi di diffusione dei metodi dell'agricoltura biologica nel territorio di riferimento.
La prima parte di questo elaborato è costituita da alcune informazioni e considerazioni su quello che è lo stato dello sviluppo dell'agricoltura biologica in Italia ed in Calabria ed i suoi significati effettivi e potenziali. Sono notizie ed elaborazioni derivanti da anni di esperienza che l'A.l.A.B. ha accumulato a diretto contatto con la viva realtà produttiva dei nostri territori e che costituiscono una importante premessa ad ogni sviluppo delle attività sociali in rapporto con tutti i soggetti interessati allo sviluppo sostenibile della nostra società.
Nella seconda parte si propone un programma di massima di iniziative, finalizzate a contestualizzare una significativa strategia di diffusione dell'agricoltura biologica nello specifico del territorio silano.
Da due decenni il settore agro-alimentare è interessato da una importante evoluzione delle attività produttive stimolata da esigenze di compatibilità dei processi aziendali con le esigenze della tutela dell'ambiente e della salute pubblica. Si stanno diffondendo metodologie e sistemi produttivi che perseguono il miglioramento della qualità delle produzioni (aspetto, genuinità, sanità, valore nutritivo...) e la tutela dei fattori ambientali e naturali dell'ambiente agricolo. In questo contesto oggigiorno acquista molta importanza l'agricoltura biologica, per la diffusione che sta conoscendo nella base produttiva agricola e per l'attenzione che sta incontrando nei consumatori.
Ragioni di completezza e per fornire una visione d'insieme rendono opportuno soffermarsi brevemente sul settore produttivo e sulle tendenze in atto che lo riguardano più da vicino e che ne indicano un possibile sviluppo.
Il contesto produttivo agricolo
Per molto tempo le politiche agricole europee hanno avuto come principale obiettivo il sostegno dei mercati, vincolando ad esso sia gli interventi di integrazione dei prezzi agricoli, sia i provvedimenti di natura strutturale. In questo contesto era la funzione produttiva dell'agricoltura il riferimento costante dell'intervento pubblico, anche in territori cosiddetti “marginali”, caratterizzati da vincoli strutturali fortemente problematici ai fini dell'ottenimento di risultati economici vantaggiosi.
La connotazione produttivistica dell'agricoltura ha causato una forte standardizzazione dei sistemi e delle tecniche, per la diffusione di processi produttivi aventi a riferimento il modello industriale, sacrificando un enorme patrimonio fatto innanzitutto di cultura, diversità naturale, risorse genetiche ed ambientali.
Con l'inizio degli anni 90 questo modello di sviluppo viene messo in discussione da una serie di provvedimenti legislativi che hanno principalmente operato un riorientamento delle politiche agricole europee, verso obiettivi nuovi, quale il riequilibrio dei mercati, la tutela dell'ambiente, del paesaggio agrario e la cura dello spazio naturale. Il primo atto di questo riorientamento può essere considerato il Reg. CEE 2092/91, che definisce e disciplina il metodo di produzione biologico in agricoltura e la cui importanza viene collegata proprio alle esigenze del riequilibrio dei mercati agricoli ed alla tutela dell'ambiente e della natura. Il richiamato regolamento qualifica dal punto di vista legislativo l'agricoltura biologica (unico esempio di metodo di produzione agricola regolamentata a livello europeo), caratterizzandola per l'esclusione dei prodotti chimici di sintesi ed il riequilibrio dell'agro-ecosistema.
Con il Reg. CEE 2078/92 il legislatore si pone l'obiettivo di incentivare, con un aiuto diretto ai redditi agricoli, l'applicazione di pratiche e sistemi “compatibili”, con le esigenze della tutela dell'ambiente e la cura dello spazio naturale", assegnando a tal proposito proprio all'agricoltura biologica un ruolo di principale importanza. Alla tradizionale funzione produttiva dell'agricoltura sono così definitivamente affiancate altre fondamentali caratterizzazioni, che sono di carattere ambientale, ricreativo e di tutela della salute pubblica. L'agricoltore assume il ruolo sociale di tutore “dell'ambiente” e per questo il sostegno del suo reddito non è commisurato alla quantità delle produzioni ottenute, ma al risvolto ambientale della sua attività ed alla rinuncia che questo comporta sui risultati produttivi.
Nelle complesse problematiche del governo delle aree rurali quella agricola è sicuramente l'attività umana che più si confronta con gli obiettivi e le azioni delle istituzioni pubbliche competenti in materia di gestione del territorio, interagendo con le sue particolarità ambientali e naturali e costituendo allo stesso tempo fondamentale presupposto di sviluppo economico e sociale delle popolazioni residenti.
In questo contesto l'agricoltura biologica costituisce una importante prospettiva di sviluppo del settore primario, consentendo contemporaneamente di realizzare la compatibilità ambientale dei processi produttivi, il suo controllo e la valorizzazione delle produzioni ottenute, per i crescenti interessi manifestati dai consumatori verso prodotti sani e territorialmente caratterizzati.
L'agricoltura biologica
L'agricoltura biologica è un metodo di produzione che caratterizza tutte le fasi di ottenimento di un alimento, dalla preparazione del terreno al suo condizionamento finale. Tale metodo favorisce la ricomposizione e l'equilibrio dei cicli vitali naturali dell'agro-sistema, equilibri che divengono fondamento dell'attività produttiva agro-zootecnica.
Gli obiettivi dell'applicazione del metodo biologico sono riassumibili nei seguenti punti, che esprimono quanto contenuto nelle normative IFOAM[1], essi sono:
· la produzione di alimenti sani di alto valore nutritivo;
· la lavorazione con metodi compatibili con i principi di funzionamento della natura,
· la ricomposizione di cicli biologici naturali nei sistemi produttivi agricoli, coinvolgendo microrganismi, flora e fauna del suolo, piante ed animali;
· l'accrescimento di una durevole fertilità dei terreni;
e l'utilizzazione di risorse rinnovabili in sistemi agricoli organizzati territorialmente;
· il ripristino del ciclo chiuso della sostanza organica e degli elementi nutritivi;
· la garanzia agli animali allevati di condizioni di vita che permettano ad ogni specie di estrinsecare tutti gli aspetti tipici del comportamento;
· l'eliminazione delle fonti di inquinamento che possono derivare dalle tecniche agricole;
· il mantenimento della diversità genetica dell'agro-sistema e degli ambiti limitrofi;
· la retribuzione adeguata del lavoro agricolo ed un sano ambiente di lavoro;
e il miglioramento dell'impatto sociale ed ecologico dell'agricoltura.
L'agricoltura biologica è un settore regolamentato da una vasta normativa europea e nazionale, che ne disciplina soprattutto gli aspetti tecnico-produttivi e la garanzia dei consumatori.
La legge quadro europea è il Reg. CEE 2092/91. E' una norma a tutela del consumatore, che intende l'agricoltura biologica un metodo e garantisce la libera circolazione dei prodotti cosi ottenuti nell'Unione Europea. La legislazione delinea una metodologia produttiva che riguarda ogni fase connessa all'ottenimento di un prodotto, individuando criteri e regole per lo svolgimento delle attività produttive, il loro controllo e la corretta informazione del consumatore.
Evoluzione
dell'agricoltura biologica in Italia
L'agricoltura biologica si sviluppa in Italia a partire dalla fine degli anni settanta, con iniziative di produzione e trasformazione singole ed associate, sorte soprattutto nelle regioni settentrionali e nella Sicilia. Agli inizi degli anni ottanta alcune indagini rilevavano circa 800 unità di produzione e trasformazione; successivamente alla fine dello stesso decennio si contavano già circa 2.000 addetti nei vari comparti.
Con la pubblicazione del Reg. CEE 2092/91, che definisce norme precise per la produzione, il controllo e la messa in commercio dei prodotti ottenuti con metodo biologico anche in Italia il settore si avvia a crescere e consolidarsi, raggiungendo al 31/12/1998 oltre 43 mila unità di produzione agricola, zootecnica e di preparazione alimentare, con una superficie sottoposta a controllo di 788.070 Ha (oltre il 5% della SAU nazionale).
Lo sviluppo del settore nel nostro paese evidenzia un forte squilibrio fra le diverse aree territoriali del Paese. Nel Centro-Sud si localizza oltre il 60% degli operatori e delle superfici (stima su dati F.l.A.O. Novembre 1994), mentre la quasi totalità delle strutture di commercializzazione, vendita di mezzi tecnici, di servizio, nonché le esperienze di sviluppo più avanzate (refezione scolastica, agriturismo, etc.) sono localizzate nelle Regioni del Nord.
Agricoltura Biologica in
Calabria
Gli ultimi sono stati anni di forte crescita dei numeri dell'agricoltura biologica in Calabria, per quanto riguarda gli operatori e gli ettari di superficie interessati. Il trend verificatosi dal 1990 ad oggi evidenzia come in poco tempo nella nostra regione si è venuto a determinare la presenza di una sorta di comparto all'interno dell'agroalimentare, caratterizzato da migliaia di operatori e considerevoli volumi di attività (tabella 1).
Tabella 1-Numero
di operatori e superfici sottoposte a controllo in Calabria ai sensi del Reg. CEE
2092/91
anno
|
Numero operatori
|
Sup. controllata Ha |
Note |
1990 |
20 |
180 |
Elaborazione su dati
ministeriali Sistema di controllo non ufficiale |
1993 |
173 |
2.093 |
Elaborazione su dati
ministeriali |
1996 |
582 |
8.188 |
Dati Bio Bank-Distilleria
Ecoeditoria |
1997 |
1.850 |
20.350 |
Stime su informazioni
Ass.Reg.Agr. |
1998 |
5.086 |
57.061 |
Dati Bio Bank-Distilleria
Ecoeditoria |
I dati disponibili non ci consentono di desumere informazioni precise che quantifichino la diffusione dell'agricoltura biologica nel territorio della Comunità montana Silana. Siamo tuttavia in grado di affermare che in tale contesto territoriale sono presenti realtà aziendali agrobiologiche di notevole significato, sia per le dimensioni produttive che per i contenuti ed il risvolto delle produzioni realizzate.
Le attività agrobiologiche realizzate nel territorio silano riguardano soprattutto la cereagricoltura in rotazione con essenze foraggere, la pataticoltura e la coltivazione di fragole e piccoli frutti.
Significati dell'agricoltura biologica ed esigenze di sviluppo
La crescita dell'agricoltura biologica avvenuta in questi anni ha definitivamente delineato il passaggio da una realtà produttiva di nicchia di pochi operatori pionieri ad una dimensione di settore, con una forte propensione ad uno sviluppo integrato di filiera. Il dato che a tal proposito deve essere evidenziato è che lo sviluppo del settore agro-biologico non è dovuto solo alla crescita quantitativa del numero degli operatori e delle loro attività. Si caratterizza anche e, forse possiamo dire soprattutto, per il consolidamento di esperienze produttive, commerciali e di consumo innovative negli aspetti tecnici ed organizzativi, a cui fanno da premessa impostazioni culturali e concezioni moderne sulle tematiche del rapporto uomo-ambiente e della qualità della vita. Sono proprio questi contenuti a determinare l'importanza dell'agricoltura biologica ed a configurare un modello di sviluppo sostenibile dell'agroalimentare nella società del ventunesimo secolo. In particolare si sottolineano i seguenti punti, che si ritiene abbiano caratterizzato il fenomeno dell'agricoltura biologica fino adesso.
· L'agricoltura biologica si è distinta principalmente come metodo di produzione dell'agro-alimentare, avendo come vincolo-obiettivo dei propri sistemi la tutela e la valorizzazione dei cicli vitali dell’agro-ambiente
· il metodo biologico non è stato applicato a singoli aspetti dei cicli produttivi aziendali, ha invece riguardato il complesso delle attività produttive, arrivando a comprendere anche le modalità di consumo dei prodotti ottenuti; la sua applicazione per questo ha comportato una visione globale (olistica) dei fattori che costituiscono l'agricoltura;
· l'applicazione del metodo biologico ha equilibrato il rapporto fra le componenti dell'agro-sistema (fisiche, naturali ed antropiche), assegnando all'agricoltore un ruolo attivo nella promozione di tale equilibrio;
· l'agricoltura biologica ha rappresentato in questi anni una prospettiva di sviluppo sostenibile dell'intero agro-alimentare, correggendo drammatiche distorsioni dell'agricoltura convenzionale (impatto ambientale, eccedenze produttive...) e soddisfacendo bisogni sociali ancora non soddisfatti.
Fino adesso l'impulso all'avanzamento delle esperienze agro-biologiche si è verificato per la forte spinta motivazionale e le capacità degli imprenditori, a cui ha fatto seguito un forte movimento di opinione ed una interessante crescita dei consumi, che ha stimolato l'espansione dei mercati di sbocco delle produzioni. A questi elementi (motivazioni ideali, opinione pubblica, mercati) negli ultimi anni si sono aggiunte le politiche agro-ambientali europee, finalizzate al sostegno dei redditi agricoli delle aziende agro-biologiche (Reg. CEE 2078/92).
In questo quadro di fattori determinanti l'attuale fase di sviluppo del biologico in Italia ed in Europa mancano le politiche di diffusione dell'innovazione in agricoltura, che non hanno manifestato un reale interesse a stimolare e a determinare la crescita del settore, se non con iniziative isolate e ben lontane dal rappresentare una complessiva strategia di intervento sul territorio rurale.
Ruolo
della Comunità Montana nel territorio silano
Il territorio silano è caratterizzato da una relativa limitata fascia pedemontana e da un esteso altopiano. E' un territorio in cui le aree agricole trovano una particolare integrazione con centri abitati ed insediamenti produttivi di dimensioni relativamente consistenti, caratterizzati soprattutto dal turismo e da qualche forma di artigianato.
In questo contesto l'agricoltura presenta attività storicamente sviluppate e dalle buone potenzialità produttive (è l'esempio della zootecnia e della pataticoltura) e contemporaneamente, attività produttive che possiamo definire “marginali”, alle prese con i noti fenomeni del ritardo tecnologico dovuto a limiti di tipo strutturale (condizioni del territorio, polverizzazione fondiaria, scarsa capitalizzazione...).
In questo contesto variegato l'agricoltura biologica deve essere necessariamente pensata come una opportunità di riqualificazione delle complessive attività agricole; ciò è possibile seguendo due obiettivi:
1. diffondendo l’agricoltura biologica nell’ambito di una strategia di qualificazione delle produzioni delle aziende ben organizzate ed efficienti delle aree particolarmente vocate all’agricoltura, accrescendo così le possibilità di vendita delle aziende;
2. caratterizzando dal punto di vista ambientale le attività delle aziende delle zone marginali, integrando , l’agricoltura con il turismo rurale (agriturismo ecologico, agro-ecoescursionismo,…) e tipicizzando particolari produzioni di nicchia presenti sul territorio, esaltandone le loro caratteristiche di genuinità, salubrità e di richiamo ai sapori antichi.
In questo contesto territoriale e di potenzialità di sviluppo la Comunità Montana può svolgere un ruolo essenziale, quello di costituire un punto di riferimento dell'analisi e dell'interpretazione delle caratteristiche particolari del territorio e di promuovere le interazioni e le collaborazioni fra tutti i soggetti interessati (aziende, associazionismo agricolo, enti di ricerca e divulgazione, istituzioni pubbliche), necessarie a contestualizzare lo sviluppo dei metodi e dei sistemi dell'agricoltura biologica e sostenibile.
Per stimolare l'inizio della conversione delle attività produttive all'agricoltura biologica è importante dare vita ad esperienze a carattere promozionale dell'agricoltura biologica, in grado di stimolare l'interesse degli imprenditori e di tutti gli altri soggetti interessati alle attività produttive agricole.
Interventi
Programma
di azioni finalizzate alla promozione dell'agricoltura biologica nel territorio
silano
Il programma avrà l'obiettivo di stimolare l'interesse degli operatori economici e dei consumatori verso le tematiche dell'agricoltura biologica, delle produzioni alimentari tipiche silane e dell’agrituri smo bioecologico.
Il perseguimento di questo principale scopo comporterà in primo luogo l'orientamento dell'applicazione dell'agricoltura biologica nel territorio silano, per la soluzione delle problematiche tecniche, organizzative e socio-economiche delle aziende agricole.
Di conseguenza saranno coinvolti anche gli altri operatori economici (artigiani, commercianti) ed i consumatori interessati, la cui sensibilizzazione alle tematiche dell'agricoltura biologica risulta fondamentale per rendere effettivo lo sviluppo ecosostenibile delle attività agricole.
Interventi specifici
- analizzare i caratteri essenziali dell'agricoltura nel territorio della Comunità Montana Silana, nei suoi aspetti tecnici, produttivi, economici, sociali ed agro-ambientali e nelle forme di integrazione con il resto dell'economia e della società;
- valutare le esigenze di sviluppo delle principali colture nelle diverse tipologie aziendali presenti, cioè il fabbisogno di tecnologia innovativa finalizzata alla riduzione dell'impatto ambientale delle attività, alla promozione dell'equilibrio dei sistemi coltivati ed alla qualificazione delle produzioni;
- individuare gli obiettivi strategici ed i percorsi possibili in grado di orientare le politiche a sostegno dello sviluppo ecosostenibile e di qualità delle attività produttive agricole del territorio interessato;
- divulgare i metodi, i sistemi e le tecniche dell'agricoltura biologica nel territorio silano;
- realizzare esperienze produttive agrobiologiche dimostrative e pilota, in grado di costituire un qualificato punto di riferimento per la divulgazione dei metodi, dei sistemi e delle tecniche dell'agricoltura biologica e sostenibile;
- valorizzare le imprese agrituristiche con la programmazione di azioni finalizzate all'organizzazione dell'ospitalità rurale e la sua promozione sul mercato del turismo alternativo,
- determinare momenti di interazione fra i diversi soggetti interessati ai processi produttivi ed ai prodotti agricoli (produttori, tecnici, artigiani, commercianti, consumatori);
- orientare la Comunità Montana nell'applicazione delle normative vigenti in materia di produzioni agroalimentari biologiche (Reg. CEE 2092/91) e di qualità (produzioni tipiche, norme qualità), nonché nell'utilizzazione dei fondi strutturali a favore dell'agricoltura biologica;
- mettere in relazione la Comunità Montana con enti ed organismi competenti in materia di ricerca, divulgazione e promozione delle produzioni agroalimentari.
Una produzione
orticola di notevole qualità e importanza economica in Calabria è rappresentata
dalla patata da seme. La produzione di patata da seme calabrese rappresenta
circa i tre quarti della produzione nazionale. I diretti concorrenti, per
quanto riguarda la produzione di patata da seme, sono i produttori olandesi.
Da quanto
affermato sopra, quando si parla di produzione di patate “da seme” in Italia o
di pataticoltura in Calabria, è naturale pensare all’altopiano Silano.
La Sila è un altopiano posto
ad un’altitudine di oltre 1200 mt. s.l.m., circondato da un sistema montuoso
completamente rimboschito, quasi una
difesa per gli agenti esterni.
Presenta aspetti
paesaggistici unici ed invidiabili, un clima caratterizzato da primavere e da
autunni piovosi, estati moderatamente temperate ed inverni rigidi con
possibilità di nevicate da Novembre a tutto Marzo.
I terreni
agricoli derivano dal disfacimento della roccia madre di origine granitica sono
tendenzialmente sciolti e presentano un pH che va dall’acido al sub-acido.
Le particolarità
climatiche e stagionali suddette, limitando la presenza di afidi ed in particolare
del temibile Myzus Persicae che è il principale vettore della virosi,
conferiscono all’ambiente Silano una naturale predisposizione e vocazione alla pataticoltura in generale
e alla pataticoltura da seme in particolare.
La coltivazione
della patata in Sila ha origini antiche, tuttavia, è solo negli ultimi anni che
ha fatto registrare notevoli e sostanziali risultati; questo anche perché le
suddette caratteristiche pedoclimatiche, non permettendo alternative alla
patata come pianta da rinnovo, hanno obbligato l’agricoltore Silano ad un
continuo e progressivo affinamento delle tecniche colturali a tutto vantaggio
della qualità del prodotto ed hanno imposto all’Associazione Produttori Patate
“LA SILA” la realizzazione di un “Centro di Moltiplicazione e Ricerca Genetica”
che, dotato di un moderno laboratorio con attrezzatura all’avanguardia (camera
di crescita, cappa a flusso laminare, strumenti per l’Elisa test ecc.),
completa l’organizzazione e la rende un modello da imitare.
La patata si
coltiva in coltura normale, con semina nel periodo maggio-giugno e si raccoglie
da settembre fino a tutto ottobre.
La produzione è
realizzata in aziende medio-grandi ben inserite in un comprensorio dotato di
tecnologie avanzate, ben organizzate in organismi associativi e con personale
professionalmente capace di dare organicità al processo produttivo.
La produzione
pataticola prevede tre diverse tipologie di prodotti: da seme, da consumo
fresco e da industria.
I tuberi-seme,
prodotti dalle singole Cooperative sotto il coordinamento e la guida attenta e
severa dell’Associazione Produttori Patate , presentano una contaminazione
virotica molto al di sotto dei limiti fissati dalla normativa comunitaria,
subiscono controlli da parte dell’Ente Nazionale delle Sementi Elette.
Il primo
controllo viene effettuato in pieno campo con la coltura in fase vegetativa; è
da intendersi come un pre-controllo con la finalità, , di scartare l’intera
partita dalla destinazione “seme” qualora si presentano determinate patologie;
il secondo controllo, viene effettuato in magazzino e viene articolato su un
campione medio di 100 tuberi per ogni lotto massimo di 1.000 q.li., il quale,
analizzato in laboratorio e comparativamente su analisi visiva in serra dopo
coltivazione dello stesso campione, determina la idoneità o meno della partita
alla certificazione e di conseguenza idoneo per la commercializzazione.
Il terzo
controllo è effettuato a posteriori come post-controllo e segue la stessa
metodica del precedente, ma con finalità di verifica e sorveglianza, a tutela
dell’utilizzatore, su eventuali frodi.
Negli ultimi
anni le analisi hanno fatto registrare livelli qualitativi più che confortanti
con il 100% del prodotto certificabile che presenta una carica virotica entro i
limiti di 0 e 6%.
Tutto ciò è il
risultato di un lavoro serio, costante degli operatori agricoli unitamente ad
anni d’intensa attività di sperimentazione e ricerca al raggiungimento di un
generale miglioramento delle condizioni produttive, nonché alla creazione di un
nuovo materiale di base d’origine italiana che ha già portato alla formazione
della DESITAL e ad almeno altre quattro nuove varietà in fase di
ufficializzazione.
La coltivazione
della patata in Sila ha interessato una superficie di circa 2.500 Ha di cui ben
1.353 in coltura “da seme” con un quantitativo di tuberi, sottoposti a
controllo dell’E.N.S.E., di 31.850 tonnellate.
Le varietà
maggiormente coltivate sono:
Varietà |
Buccia |
Pasta |
Forma |
Maturazione |
AGRIA |
giallo chiaro |
gialla |
lunga-ovale |
semi precoce |
DESIREE |
rossa |
gialla |
tonda-ovale |
semitardiva |
DESITAL |
giallo chiaro |
gialla |
tonda-ovale |
semitardiva |
DIAMANT |
giallo chiaro |
gialla |
tonda-ovale |
semitardiva |
DRAGA |
giallo chiaro |
gialla |
tondeggiante |
semiprecoce |
JAERLA |
giallo chiaro |
gialla |
ovale |
precoce |
KENNEBEC |
giallo chiaro |
bianca |
tondo-ovale |
semitardiva |
MAJESTIC |
giallo chiaro |
bianca |
lunga-reniforme |
semitardiva |
MONALISA |
giallo chiaro |
gialla |
lunga-ovale |
precoce |
SPUNTA |
giallo chiaro |
gialla |
lunga-falcata |
semiprecoce |
TONDA di Berlino. |
giallo chiaro |
gialla |
tonda |
semiprecoce |
La conservazione
e la lavorazione dei tuberi sono affidate a moderne e ben organizzate strutture
di stoccaggio; la selezione e il confezionamento sono pensati e progettati
esclusivamente per la singola categoria merceologica in modo tale da garantire
una manipolazione delicata ed attenta del prodotto
Le strutture più
innovative sono quelle in dotazione alla Coop. Ortofrutticola Silana.
Nell’ambito della pataticoltura Silana, la Coop. Ortofrutticola Silana può
tranquillamente essere definita l’azienda leader.
Le strutture
della Coop. Ortofrutticola Silana sono state realizzate su una superficie di
circa 10.000 mq e prevedono quattro settori: uffici e alloggi, conservazione
del prodotto, lavorazione, stoccaggio e spedizioni.
Nel settore
dedicato alla conservazione, si hanno delle celle per l’accentramento del
prodotto e per la sua conservazione in cumuli o in bins.
Per garantire
l’esigenza dei frequenti rinnovi di aria e il mantenimento della temperatura
entro valori desiderati, è stato realizzato un sistema di circolazione forzata
dell’aria dall’esterno verso l’interno mediante ventilatori e mediante
opportune canalizzazioni poste al di sotto del pavimento.
La regolazione
della temperatura all’interno delle celle è affidata ad un sistema
computerizzato che agisce sulla temperatura interna aprendo e chiudendo
speciali serrande fra loro elettricamente collegate ed immettendo aria fredda
dall’esterno, agendo sull’avvio dei ventilatori, sulla durata della
ventilazione e sul controllo degli assorbimenti d’energia elettrica da parte
dell’intero impianto.
All’interno
delle celle un particolare impianto di illuminazione garantisce il non
inverdimento delle patate.
Nel settore
lavorazione è collocata la linea di lavorazione della portata di 300 q.li / h,
caratterizzata dalla presenza di nastri trasportatori alimentatori, quattro
tavoli di cernita, una calibratrice a cinque vagli vibranti sovrapposti e da
sei silos polmone dai quali il prodotto cernito e calibrato è evacuato per
essere convogliato alla spazzolatrice o alla lavatrice oppure in una delle 11
linee per la pesatura e la realizzazione automatica di qualsiasi tipo di
confezione con pesi oscillanti da 2 fino a 50 kg.
La dotazione
degli impianti è completa da una linea alternativa autonoma della portata media
di 100 q.li/h collegata ad una pesatrice, confezionatrice, etichettatrice
automatica del tipo computer pack permette di poter soddisfare le esigenze
della grande distribuzione.
Il ruolo della patata nell’economia agricola silana.
L’Italia
pataticola ha prodotto, in questi ultimi anni, un quantitativo medio annuo pari
a 25 milioni di quintali, rappresentando, fra le Orticole, la principale
coltura nazionale ed è seconda solo al Pomodoro.
Il 60% della
superficie coltivata è nel Sud: il 20% in Abruzzo ed il 40% in Calabria.
L’Associazione
Produttori Patate “LA SILA”, l’unica che opera nel comparto pataticolo
calabrese, ha un patrimonio di circa 10.000 ettari, quasi tutti collocati
sull’Altopiano della Sila
La coltura della
patata impegna circa 1.200 famiglie agricole ed una superficie di 2.500 ettari
avvicendati in rotazione dai 10.000 ettari di proprietà, dando luogo ad una
produzione lorda totale che sfiora il milione di quintali. L’espressione in
giornate lavorative della coltura è di circa 100.000 giornate annue che,
tradotte in effettiva occupazione, sono un’azienda che occupa 305 unità
lavorative tutto l’anno.
Considerando che
in Italia si producono 380.000 quintali di patate da seme, la Sila esprime
l’85% circa della produzione nazionale, ma soltanto il 10% dell’intero
fabbisogno.
Questi dati, dal
punto di vista economico - produttivo, lasciano naturalmente trasparire
un’interessantissima fonte di produzione lorda vendibile per il comprensorio e
per la regione tutta, nonché una provvidenziale fonte di reddito per gli
operatori che, peraltro, impegnati nel processo produttivo stesso, garantiscono
l’insediamento stabile di cose e persone nell’Altopiano, rendendolo sempre vivo
in ogni periodo dell’anno.
Dal punto di
vista sociale, la coltivazione della patata, richiedendo un fabbisogno di
manodopera che occupa, come detto, 305 unità lavorative tutto l’anno,
rappresenta, senza alcun dubbio, una preziosissima fonte di lavoro.
Quanto è stato
detto sopra riguarda il solo settore della produzione che come risultato economico
è di 30 miliardi lordi di lire; se poi consideriamo l’indotto, rappresentato da
trasporti, prestazioni tecniche e contabili, attrezzature, macchine ed
impianti, materiali per la lavorazione, consumi di carburante, etc., il settore
pataticolo raggiunge quasi la
consistente cifra di 100 miliardi di lire. Pertanto, si comprende facilmente
come la pataticoltura possa e debba essere considerata un’industria di primaria
importanza che va, di conseguenza, trattata ed analizzata con le sistematiche
proprie del comparto.
L’Associazione
Produttori Patate “LA SILA” ha realizzato, l’ultimo anello per completare il
circuito, che va dalla produzione alla trasformazione agro-industriale, mossa
questa, che consentirà d’impiegare altre risorse umane e di creare ancora
lavoro indotto per l’Altopiano Silano.
Interventi
Per far sì che
quanto è stato detto in precedenza possa continuare, bisogna imporsi un
programma di ricerca e d’acquisizione di strumenti tecnico-scientifici
necessari per il controllo e la testatura dei terreni, al fine di avere un
miglioramento qualitativo delle produzioni ed essere in linea con le normative
comunitarie e nazionali.
Ciò ha
richiesto, e richiederà ancora, il sacrificio dei produttori che dedicano le
proprie energie ed i propri sforzi all’autocontrollo, nella consapevolezza che
solo gli accorgimenti tecnici più avanzati e la rigorosa osservanza dei rigidi
criteri contemplati dalla legge, gli consentono di avere, nell’Altopiano
Silano, una produzione di tuberi sani, con caratteristiche merceologiche di
molto entro i limiti previsti dalle normative in vigore nel settore ed in grado
di soddisfare le richieste del più esigente degli utilizzatori.
In questa
ottica, bisogna pensare e
pianificare l’attività
produttiva per elevare, potenziare e
trasmettere la più coerente Immagine-Sila come sinonimo di qualità, nonché di
conseguire l’Obiettivo-Seme per il quale la Sila è considerata l’unico
serbatoio produttivo del nostro paese.
Infine, il
risultato più gratificante, speranza per il futuro della pataticoltura
nazionale, ci obbliga a rivolgere il pensiero alla ferma determinazione
dell’obiettivo-seme.
Da quanto
esposto sopra, emerge chiaramente il recepimento delle direttive emanate nel
primo Piano di Sviluppo Socio Economico della C.M. “Silana”; la Coop.
Ortofrutticola Silana rappresenta il leader da seguire per avere lo sviluppo
dell’agricoltura in Sila.
2.12 PROGETTO N°12
Il Patrimonio Castanicolo
Della Comunità Montana Silana
La Calabria
castanicola, è titolare di oltre 95.000 ettari di coltura. I castagneti da
frutto si estendono per oltre 37.000 ettari, con una produzione lorda vendibile
annua di oltre dieci miliardi di lire.
La
castanicoltura in Calabria, ha un peso rilevante sia per la quantità che per la
qualità ed occupa il terzo posto per quanto riguarda la produzione di castagne,
dopo la Campania e il Lazio, rappresentando 11% del prodotto nazionale
Nei tempi
passati la zona di vegetazione individuata con le latifoglie eliofile
sub-montane (area che altimetricamente oscilla tra i 600 e i 1000 m slm) era
coltivata, nelle zone migliori, in massima parte, a castagneto da frutto; nelle
zone più impervie il castagneto da frutto ha lasciato il posto al castagneto e
al querceto da legno. Non bisogna dimenticare che nel primo dopo guerra, per le
popolazioni di montagna, le castagne rappresentavano fonte di sostentamento.
Il castagneto,
sia esso da frutto che da legno, ha attraversato un periodo critico dettato
dall’enorme esplosione del cancro del castagno che ha determinato da una parte
l’abbandono di vecchi impianti, martoriati dall’iper virulenza del cancro
corticale e dall’altra la conversione a ceduo dei castagneti da frutto.
La conversione a
ceduo era l’unica forma di lotta attuabile, per contenere l’iper virulenza del
patogeno. La tecnica consiste nel diminuire il potenziale di inoculo del fungo
asportando il maggior quantitativo di legname infetto dal bosco; metodo che
tutt’oggi viene effettuato durante il taglio di cedui ammalati (taglio raso).
Con il progredire della ricerca è stato possibile isolare due ceppi del
patogeno agente del cancro corticale del castagno: il ceppo ipo-virulento e
iper-virulento. Il ceppo ipo-virulento del cancro corticale convive con la
pianta e difficilmente la porta alla morte. Effetto contrario si ha con il
ceppo iper-virulento, poiché, in un tempo variabile, funzione inversa delle
condizioni vegetative, porta la pianta alla morte.
Il vantaggio,
quando in un’area castanicola si riesce ad isolare il ceppo ipo-virulento,
consiste nella intrinseca caratteristica in possesso del ceppo ipo-virulento ad
indurre un’ipo-virulenza anche ai ceppi iper-virulenti. La condizione
essenziale è che i due ceppi di cancro corticale appartengano alla stessa area
altrimenti si ha incompatibilità.
La riacutizzazione
del mal dell’inchiostro, la crescente richiesta sul mercato di varietà pregiate
e i recenti incentivi economici erogati dalla CEE, hanno dettato alla Regione
Calabria di attivare uno studio sulla difesa, produzione, coltivazione e
gestione dei castagneti. La Regione Calabria, ha risposto alla suddetta
richiesta, ed ha istituito un Progetto di Ricerca POM A-24 dal titolo
“Innovazioni nella difesa delle malattie di piante agrarie e forestali con
mezzi di lotta biologica ed integrata”. Dal presente studio emergono
interessanti consigli su come gestire un moderno castagneto a partire
dall’impianto fino alle tecniche colturali di potatura concimazione ecc.
Con un
precedente studio nell’ambito della Comunità montana Silana è stata
individuata, in funzione dell’altitudine (compresa tra i 600 e i 1.000 m slm) e
della pendenza (sono state considerate quattro classi dipendenza 0-5, 5-15,
15-30 e maggiore del 30%), un’area di circa 2.000 ettari pari al 35% del totale
in cui è possibile effettuare le operazioni colturali in modo meccanico (sono
meccanizzabili le aree con pendenza inferiore al 30%) Tab. n° 1 e n° 2.
Il fine del
presente studio è stato quello di raccogliere tutti gli elementi necessari per
individuare, all’interno della Presila (altitudini comprese tra i 600 e i 1000
m slm) ricadente nel territorio della Comunità Montana Silana, quelle aree
aventi una pendenza tale da permettere la meccanizzazione delle operazioni
colturali che, per quanto si è visto, incidono notevolmente sui costi di
produzione. Una delle fasi del ciclo produttivo del castagneto da frutto su cui
si può intervenire con una razionale meccanizzazione è la raccolta. Nelle aree
in cui è possibile (pendenze inferiori al 30%) si possono impiegare delle
macchine scuotitrici e spazzolatrici.
Con le
scuotitrici si sostituisce l’operazione di bacchiatura, con la spazzolatrice si
elimina la raccolta manuale delle castagne. Le spazzolatrici possono essere
sostituite con degli speciali ventilatori a flusso variabile che permettono di
allontanare i ricci e le foglie.
Dai dati
rilevati, mediante un sistema computerizzato di misurazione delle superfici
nella fascia altimetrica individuata (altitudini comprese tra i 600 e i 1000 m
slm)e dalla successiva elaborazione dei dati su foglio elettronico, si evince
che il comune della Comunità Montana Silana che ha castagneti situati nella
classe di pendenza 0-5% è San Pietro in Guarano con 414.33 ettari; altro dato
invece emerge se si considera tutta l’area meccanizzabile (0-30%), in questo
caso il comune che ha la maggiore area castanicola meccanizzabile è Aprigliano
con 506.85 ettari.
In base alle
considerazioni fatte in precedenza, è auspicabile che, in queste zone in cui
abbiamo una pendenza tale che non inibisce la meccanizzazione, si rimettano a
coltura i castagneti, perché possono dare una spinta non indifferente per
l’economia delle zone di montagna.
Tab. 1 --- Distribuzione della superficie totale in
ettari e in valori percentuali per le altitudini comprese tra i 600 e i 1.000
m slm |
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Comune di |
Aprigliano |
Celico |
Lappano |
Pedace |
Pietrafitta |
Rovito |
San pietro in Guarano |
Serra Pedace |
Spezzano Piccolo |
Spezzano Sila |
Totale |
Superficie in Ha |
1198,52 |
465,89 |
564,93 |
324,72 |
449,61 |
412,98 |
1927,96 |
237,04 |
295,98 |
229,21 |
6106,84 |
In percentuale |
19,62 |
7,62 |
9,25 |
5,31 |
7,36 |
6,76 |
31,57 |
3,88 |
4,84 |
3,75 |
100 |
Tab.
2
2.13 PROGETTO N°13
Il Fungo in Sila
Parlando della
Sila è luogo comune pensare ai funghi spontanei, siano essi i famosi porcini o
le altrettanto squisite specie che crescono negli incontaminati boschi
dell’altopiano.
La Sila è stata
da sempre è, nel periodo che va dalle prime piogge del mese d’agosto a tutto il
mese di novembre, la meta dei cercatori di funghi, siano essi esperti cercatori
“ i fungiari” o cercatori a livello
amatoriale. La produzione di funghi spontanei in Sila è tale da soddisfare
entrambe l’esigenza delle figure suddette.
Il comune
cercatore di funghi, è abituato a raccogliere solo determinate specie fungine,
ignorando che in Sila crescono tante altre specie che nulla hanno da invidiare
al famigerato “porcino”. Nell’elenco sottostante sono indicati i tipici
rappresentanti delle specie fungine eduli comuni nel territorio della Comunità
Montana Silana, per la maggior parte di essi, è stato riportato a fianco
un’annotazione sulla possibilità di essere consumati allo stato fresco,
trattato o secco.
I primi 35
funghi, sono stati inseriti a livello nazionale dietro proposta del Ministero
della Sanità, dal n° 36 in poi sono invece funghi trasformati nella Sila Greca
e nella Sila Grande e pertanto sono da inserire nell’elenco dei funghi
commerciabili per la regione Calabria.
Elenco delle specie commestibili tipiche della Sila
1.
Agaricus arvensis, fresco o trattato;
2.
Agaricus campestris, fresco o trattato;
3.
Amanita caesarea, fresco, trattato o secco;
4.
Armillaria mellea, fresco o trattato;
5.
Boletus aereus, fresco, trattato o secco;
6.
Boletus aestivalis (=
reticulatus),
fresco, trattato o secco;
7.
Boletus appendiculatus, solo fresco;
8.
Boletus edulis, fresco, trattato o secco;
9.
Boletus impolitus, solo fresco;
10.
Boletus pinophilus, fresco, trattato o secco;
11.
Boletus regius, solo fresco;
12.
Cantharellus fresco, trattato o secco: cibarius
13.
Cantharellus tubaeformis
14.
Cantharellus melanoxeros
15.
Clitocybe geotropa, fresco o trattato;
16.
Craterellus cornucopioides, fresco, trattato o secco;
17.
Hydnum repandum, fresco o trattato;
18.
Kuehneromyces (= Pholiota)
mutabilis,
fresco o trattato;
19.
Lactarius deliciosus, fresco, trattato o secco;
20.
Leccinum solo freschi: aurantiacum
21.
Leccinum corsicum
22.
Leccinum duriusculum
23.
Leccinum lepidum
24.
Leccinum griseum
25.
Leucopaxillus giganteus (=
Clitocybe gigantea), fresco o trattato;
26.
Macrolepiota procera, fresco o trattato;
27.
Marasmius oreades, fresco, trattato o secco;
28.
Morchella tutte le specie, freschi
trattati o secchi;
29.
Pleurotus ostreatus, fresco, trattato o secco;
30.
Suillus (= Boletus)
granulatus,
fresco, trattato o secco;
31.
Suillus (= Boletus) luteus, fresco, trattato o secco;
32.
Tricholoma equestre, fresco o trattato;
33.
Tricholoma imbricatus, fresco o trattato;
34.
Tricholoma portentosum (=
portentoso),
fresco o trattato;
35.
Tricholoma terreum, fresco o trattato;
36.
Armillaria
tabescens;
37.
Boletus
erythropus;
38.
Calvatia
gigantea;
39.
Fistulina
hepatica;
40.
Grifola
frondosa;
41.
Gyroporus
castaneus;
42.
Hydnum
repandum;
43.
Hygrophorus
hypothejus;
44.
Hygrophorus
marzuolus;
45.
Lactarius vinosus;
46.
Leucopaxillus candidus;
47.
Lyophyllum decastes;
48.
Pisolithus tinctorius;
49.
Ramaria
aurea;
50.
Ramaria
botrytis;
51.
Russula
cyanoxantha;
52.
Russula
delica;
53.
Sparassis
crispa;
54.
Tricholoma
acerbum;
55.
Tricholoma
stans.
Da quanto
esposto sopra, si possono fare delle considerazioni sullo stato attuale della
commercializzazione e sul numero di specie di funghi spontanei raccolti in
Sila.
Attualmente il
raccoglitore di funghi professionista “il fungiaro” raccoglie solo determinate
specie tralasciando molte altre, (vedi elenco precedente), inoltre vende il
prodotto raccolto a commercianti con pochi scrupoli, che acquistano a corpo
trascurando la qualità e, ad un prezzo di molto inferiore alle 10.000. I
suddetti commercianti rivendono il prodotto nei mercati del Nord Italia ad un
prezzo aumentato di quattro – cinque volte.
In Calabria non
mancano le potenzialità per far si che tutto il ritorno economico dell’indotto
che gira intorno al mercato dei funghi rimanga nella nostra Regione.
E’ necessario
che i raccoglitori di funghi “I fungiari” realizzino una sorta di consorzio che
abbracci in modo globale tutto il settore fungo, vale a dire, la raccolta, la
trasformazione e la commercializzazione dello stesso. Cosa utile ed oltretutto
edificante
sarebbe la creazione di un marchio D.O.C. che garantisca e certifichi le
caratteristiche del prodotto Silano.
Riguardo alla
raccolta indiscriminata che si fa nei confronti di alcune specie di funghi, la
regione Calabria, ha recepito il regolamento nazionale relativo alla raccolta e
commercializzazione dei funghi spontanei e coltivati e sta predisponendo la
normativa regionale che sotto forma di disegno di legge si trova allegata al
presente lavoro.
Con il disegno
di legge allegato, il legislatore ha voluto salvaguardare la flora fungina
regolando sia la quantità di funghi da poter raccogliere che lo stato di
maturazione che devono avere. In poche parole è vietato raccogliere un fungo in
avanzato stato di maturazione, in quanto non è commestibile ed inoltre
lasciandolo nel bosco può assolvere la sua funzione di conservazione della
specie. Con il disegno di legge suddetto, inoltre, si regola la tipologia dei
contenitori da impiegare; devono essere tipo cestini o recipienti rigidi ma che
fessurati tali da permettere la disseminazione delle spore durante la
permanenza in bosco del raccoglitore; è vietato assolutamente l’uso delle buste
di plastica che oltre a non permettere la disseminazione delle spore riscaldano
il fungo accelerando i processi di deterioramento. Il disegno di legge
introduce una figura innovativa per la salute del consumatore: l’ispettore
micologo.
Il compito
dell’ispettore micologo è quello di certificare la commestibilità dei funghi
che sono raccolti.
DISEGNO DI LEGGE
"Normativa per la difesa del patrimonio floristico e
regolamentazione della raccolta e commercializzazione dei funghi spontanei
epigei freschi e conservati"
Art. 1
Per il
raggiungimento delle finalità generali di tutela ambientale e di prevenzione della
salute pubblica la Regione Calabria detta norme per la difesa della flora
spontanea e regolamenta la raccolta la commercializzazione dei funghi.
Art. 2
Per evitare che
l'utilizzazione delle piante, dei funghi e di ogni altro tipo di flora
spontanea causi modificazioni irreversibili all'ambiente vigono le seguenti
disposizioni:
1° - È vietato
distruggere e danneggiare la flora fungina, indipendentemente dalle
caratteristiche di commestibilità e velenosità, e la flora spontanea di
rilevante interesse floristico, ecologico e monumentale, specie nelle aree
destinate a riserva o a parco nazionale o regionale;
2° - nella raccolta
dei funghi commestibili vanno osservate le norme di cui ai
successivi art. 3, 4 e 5;
3°- sono vietati
la raccolta, l'asportazione, il danneggiamento, la detenzione di parti, nonché
il commercio, tanto allo stato fresco che secco delle specie a protezione
assoluta, di cui all'elenco A);
4° - È altresì
vietato ogni intervento che non abbia carattere di urgenza e non sia
finalizzato alla tutela e conservazione dei biotipi, di cui all'allegato B);
5° - È vietato
distruggere o danneggiare piante a carattere monumentale, le cui
caratteristiche saranno individuate per singola specie dal Comitato di cui
all'art. 7.-
Art. 3
Si possono raccogliere
solo funghi (corpi fruttiferi) maturi, tenuto conto delle prescrizioni, che per
ciascuna specie saranno preposte dal Comitato di cui all’art. 7 e successivo
provvedimento della Giunta Regionale.-
La raccolta dei
funghi è consentita dalla levata del sole al tramonto.-
L'eventuale
limitazione alla quantità giornaliera consentita per ciascuna specie con
D.P.G.R. su indicazione del Comitato di cui all'art. 7 della presente legge.-
In ogni caso la
raccolta è riservata ai possessori di apposita autorizzazione, ovvero a gruppi
di cui un componente sia in possesso della prevista autorizzazione.-
Su segnalazione
del Comitato tecnico-scientifico di cui al seguente art. 7, la Giunta
Regionale, su proposta dell'Assessore Regionale all'Agricoltura e Foreste può
sospendere la raccolta dei funghi per le aree, in cui si manifestino situazioni
di rischio ambientale.-
Il divieto di
raccolta è reso esecutivo dalla Regione tramite collocazione di tabelle poste
in modo visibile nelle aree a rischio ed adeguatamente pubblicizzare.-
Art. 4
E' competente a
rilasciare l'autorizzazione alla
raccolta dei funghi per l'intero territorio regionale, il Sindaco del
Comune di residenza dell'interessato, ovvero, per i non residenti in Calabria,
il Sindaco del luogo di domicilio previo versamento della tassa comunale.-
L'autorizzazione
viene rilasciata su apposito modello predisposto dal Comitato di cui all'art.
7, previa domanda, e a seguito della frequenza di un apposito corso con esami
finali, al fine di accertare la necessaria conoscenza delle specie e della
legislazione in materia. Nella commissione di esami, oltre al Gruppo
Micologico, fa parte i rappresentanti
dell'A.S.L. competenti per territorio.-
I Comuni provvedono all'istruttoria della domanda e
allo svolgimento dell'esame richiesto, secondo gli indirizzi stabiliti dal
Comitato di cui all'art. 7, distinti in due categorie: autorizzazione per
" guida micologica " e "raccoglitori".
Art. 5
Nella raccolta
dei lunghi è fatto divieto di usare uncini, rastrelli o qualsiasi altro usare
strumento che possa danneggiare il
micelio fungino.-
E' fatto obbligo
ai cercatoti di pulire i funghi sommariamente sul posto, e di usare come
contenitori, panieri o cestelli e comunque contenitori forati, rigidi che
permettano la diffusione delle spore e giusta conservazione durante il
trasporto.-
E' vietato l'uso
di buste di plastica o di altri contenitori non fessurati o non rigidi.-
Art. 6
Tutti i
funghi spontanei freschi o conservati, posti in vendita, devono essere
sottoposti al controllo da parte dell’Autorità Sanitaria Locale, che rilascia
apposito certificato di commestibilità, dal quale risultino:
generalità e
residenza del venditore;
luogo di
vendita,
specie e
quantità posta in vendita;
data di scadenza
del prodotto correttamente conservato.-
Per quanto non
previsto nella presente legge si fa riferimento alla normativa di cui alla
Legge 23 agosto 1993 n. 352 e al D.P.R. 14 luglio 1995 n. 376.-
La raccolta
dello strame nei boschi è consentita solamente previa autorizzazione rilasciata
dall'Assessorato all'Agricoltura e Foreste.-
La raccolta
eventuale dello strame non potrà essere ripetuta sullo stesso terreno prima di
un quinquennio.-
La raccolta del
terriccio viene comunque vietata.-
Art. 7
E' istituito il
Comitato tecnico-scientifico per la difesa del patrimonio floristico e fungino
della Calabria.-
Il Comitato ha
autonoma poteste di indagine e di proposta nella materia oggetto della presente
legge e in riferimento alle norme stabilite dalla legge 23 agosto 1993 n, 352 e
del D.P.R. 14 luglio 1995 n. 376.-
In particolare
il Comitato ha i seguenti compiti:
elabora, entro
sei mesi dall'entrata in vigore della presente legge, la revisione delle specie
protette e dei biotopi, proponendo per il territorio in cui essi si trovano,
l'idonea forma di gestione;
propone misure
per la sospensione della raccolta di determinate specie di funghi nelle aree in
cui la pressione antropica, ovvero
altre cause, ne minaccia la
conservazione;
fornisce gli
orientamenti per gli esami richiesti
per l'ottenimento dell'autorizzazione per la raccolta dei funghi;
- individua per ciascuna specie le caratteristiche delle piante monumentali e ne
determina i vincoli per la protezione;
propone e valuta
proposte di ricerca anche ai fini
statistici e didattici, e di iniziative tendenti all'approfondimento
della conoscenza delle problematiche connesse alla loro tutela; eventualmente
propone modifiche o integrazioni alla presente legge.-
Il Comitato è
composto da:
un Dirigente
regionale delegato dall'Assessore regionale all'Agricoltura e Foreste;
un Dirigente
regionale delegato dall'Assessore regionale all'Ambiente;
un Dirigente
regionale, delegato dall'Assessore regionale alla Sanità;
il Direttore
dell'Orto Botanico della Facoltà di Scienze Naturali dell’Università della
Calabria;
il Dirigente dei
servizio di Igiene Pubblica dell'A.S.L. del capoluogo di ciascuna provincia o
suo delegato;
un
rappresentante di ciascuno dei 5 Gruppi Micologici aderenti alla Confederazione
Micologica Calabrese;
del Presidente
del Comitato Scientifico della Confederazione Micologica Calabrese o un suo
delegato;
Funge da
segretario un Funzionano dell'area funzionale Agricoltura e Foreste.-
Il Comitato è nominato con decreto dei
Presidente della Giunta regionale, su proposta dell'Assessore all'Agricoltura.-
Ai componenti il
Comitato è riconosciuto il rimborso spese e il gettone di presenza nella misura
assentita dalla normativa vigente.-
Art. 8
In ciascuna
A.S.L, sono istituiti uno o più centri di controllo micologico.-
I suddetti
centri operano con personale competente in organico e personale medico esperto
in mico-tossicologia.-
Art. 9
La Regione
promuove iniziative finalizzate a
favorire l'acquisizione di dati a scopi didattici e scientifici finanziando, a
tale fine, apposite ricerche scientifiche.-
La Regione
promuove, altresì, appositi corsi di formazione professionale in materia di
micologia.-
Art. 10
Sono incaricati
di far osservare le disposizioni della presente legge gli agenti di Polizia
Giudiziaria, gli organi di vigilanza
sulla caccia e sulla pesca, gli organi di Polizia Urbana, Gli Ispettori
del Servizio di i pubblica della A.S.L. le Guardie Giurate, le Guardie
Ecologiche e Micologiche volontarie nominate
dal Prefetto su indicazione dei
Gruppi Micologici aderenti alla Confederazione Micologica calabrese.-
Le Guardie
giurate devono possedere i requisiti determinati dall'art. 138 del Testo Unico
delle leggi di Pubblica Sicurezza,
approvato con Regio Decreto 18/06/1931 n. 773, e prestare giuramento davanti al
Prefetto.-
Art. 11
La violazione
delle norme recate dalla presente legge comporta sanzioni amministrative da lire 100.000 ad un massimo di lire
1.000.000 e, ove ricorra, il ritiro immediato dell'autorizzazione alla raccolta
per la durata dell'anno in corso, salvo maggiore durata in caso di recidiva.-
L’entità
dell'ammenda e la destinazione della stessa sarà regolamentata con Decreto del
Presidente della Giunta Regionale su proposta del Comitato di cui al precedente
art. 7, tenuto conto che una quota dovrà essere destinata alla Regione Calabria
che istituirà un apposito Capitolo di Bilancio finalizzato alle attività di
ricerca e di promozione in materia di micologia.-
E' fatta salva
l'applicazione delle vigenti norme penali qualora le violazioni delle
disposizioni contenute nel presente capo costituiscono reato.-
Art. 12
Per il
funzionamento dei Comitato e per il finanziamento delle iniziative previste
dalla presente legge, è istituito il Capitolo __, sul Bilancio regionale con
uno stanziamento di £. 100.000.000 per l'anno 1995 rinviando la previsione di
spesa per gli anni successisi alle leggi finanziarie che accompagnano il
Bilancio.-
(ALLEGATO A)
SPECIE PROTETTE AI SENSI DELL'ART. 2
Pteridofite:
tutte le specie eccetto Pteridium aquilinum ed Equisetum sp.;
Gimnosperme: Taxus baccata, Pinus leucodermis;
Famiglia
Cariofiliacee: Dianthus, tutte le specie;
Famiglia
Ranunculacee: Aquilegia, tutte le
specie, Paeonia, tutte specie, Thalictrum calabricum;
Famiglia
Grassulacee: Sempervivum tecnorum;
Famiglia
Saxifragacee: Saxifraga, tutte le specie crassulente;
Famiglia
Rutacee: Dictamnus albus;
Famiglia
Primulacee: Primula palinuri; Soldanella, tutte le specie;
Famiglia
Gentinacee: Gentiana, tutte le specie; Gentianella crispata;
Famiglia
Campanulacee: Campanula, tutte le specie rupicole;
Famiglia
Asteracee: Achillea erba-rotta;
Achillea rupestris;
Famiglia
Liliacee: Lilium, tutte le specie, Fritillaria, tutte le specie;
Famiglia
Amarillidacee: Pancratium maritinum; Sternbergia, tutte le specie; Galanthus
nivalis, narcissus, tutte le specie;
Famiglia
Orchideacee: tutte le specie della famiglia.
(ALLEGATO B)
BIOTOPI PROTETTI
AI SENSI DELL'ART. 2
Valle del fiume
Argentino;
Litorale tra la
foce del fiume Raganello/Foce del Sinni e la strada SS. 106 e il mare: tutte le
aree non identificate e non attualmente in coltura sia demaniali, sia private;
Valle fiume Rosa
(comuni di S. Donato di Ninea e San Sosti);
Laghi e torbiere
della catena costiera con zona di rispetto circostante di 100 mt. (Lago dei due
uomini, lago Trifoglietti, lago di Astone;
Laghicello,
Pantano della Criumenta);
Laghi costieri
di Lamezia Terme (la Vota);
Stazioni di
Woodwardia;
Biotopi 1/14
segnalati dalla Società Botanica Italiana come da elenco seguente:
Bosco
Gariglione;
Foresta di
Basilico-Gambarie;
Foresta del
Timpone della Carcara;
Bosco al Corvo;
Bosco di
Arnocampo,
Pineta di
Cupone,
Bosco di Santa
Maria;
Monte Pollino;
Bosco Fallistro;
Alto Aspromonte;
Isola di
Cirella;
Isola di Dino;
Monti di
Orsomarso e Verbicaro;
Foce del Neto.
2.14 PROGETTO N° 14
Progetto Per Lo Sviluppo Della Produzione Ittica In Sila
Obiettivi
Con uno sviluppo di circa 740 Km ed un notevole patrimonio di acque interne la Calabria presenta i requisiti di base per trasformare la pesca e l'acquacoltura in settori di grande rilievo per l'economia regionale.
Carenze strutturali, non disgiunte da difficoltà derivanti dalla natura dei luoghi, hanno finora ostacolato lo sviluppo di un'economia ittica regionale e le realtà produttive esistenti sono insufficienti e penalizzate dalla mancanza di una pianificazione a carattere regionale.
Secondo una stima del Ministero dell'Agricoltura e Foreste
in Calabria il consumo pro-capite
annuo è superiore alla media nazionale.
La produzione regionale della pesca, copre solo in parte
quelli che sono i consumi della regione i quali vengono ad essere coperti da
prodotti ittici provenienti da altre regioni.
In queste condizioni di mercato appare evidente che un incremento della produzione ittica regionale troverebbe ampi spazi nei consumi interni, senza escludere per altro la possibilità di coprire fette di mercato al di fuori della Regione.
Oltre a ciò bisogna considerare che, se i consumi pro-capite di prodotti ittici in Calabria sono superiori alla media nazionale, pur tuttavia risultano inferiori alla media delle regioni del Sud e delle Isole. Il che farebbe intravedere la possibilità di un ulteriore allargamento del mercato interno qualora migliorassero le condizioni di distribuzione e di commercializzazione.
Pesca professionale
e sportiva nelle acque interne
La pesca professionale nelle acque interne in Calabria ha una storia recente dal momento che i laghi silani, che costituiscono la maggiore risorsa sfruttabile a finì alieutici, sono laghi artificiali di sbarramento, mentre i corsi d'acqua regionali sono piccoli ed hanno per lo più regime torrentizio.
In altri termini la pesca professionale nelle acque interne in Calabria è un settore che va costruito avendo come riferimento i laghi silani che, attraverso una corretta politica di semine e di prelievo, potranno divenire centri di produzione per la pesca professionale, in grado di dare occupazione ad alcune cooperative di pescatori.
In questa
prospettiva un ruolo fondamentale è destinato a svolgere
l'attività ittiogenica che,
oltre a produrre
il novellame per la
semina nei laghi,
rifornirà gli allevamenti in gabbie galleggianti e
svolgerà le importanti
funzioni di gestione e
di orientamento della
produzione ittica lacustre, ivi compresa la pesca sportiva.
Nel contesto di un piano di sviluppo della produzione Ittica un ruolo non secondario svolgerà la pesca sportiva per le sue implicazioni di carattere ricreativo e di polo di attrazione per lo sviluppo del turismo, attività fondamentale nell'economia della Calabria.
Gli interventi a favore della pesca sportiva sono assimilabili a quelli previsti per la pesca professionale per quanto concerne la semina nei laghi, mentre richiederanno interventi specifici per la parte relativa alle strutture a terra di servizio e di contorno all'attività ricreativa.
L'acquacoltura in Calabria
Negli ultimi anni si è assistito in Italia ad un notevole sviluppo dell' acquacoltura la cui produzione ha raggiunto livelli considerevoli.
In Calabria l'acquacoltura non ha invece ancora raggiunto il suo momento di decollo; in questa regione sono infatti presenti solo pochi impianti di troticoltura a gestione familiare e risultano quasi assenti impianti produttivi di altre specie.
In questo quadro regionale bene si colloca la realizzazione di allevamenti di trota, la cui richiesta per l'indiscussa qualità del prodotto, va conquistando sempre maggiori spazi sul mercato nazionale.
I laghi della Sila costituiscono un ambiente idoneo alla crescita anche di questa specie del resto anche presente nell'area silana.
I maggiori corpi Idrici presenti nel territorio della Comunità Montana, in cui potrebbe svilupparsi l'attività di allevamento sono: il lago Arvo, il lago Cecita, il lago Ampollino .
Interventi
Il piano di sviluppo della pesca e dell'acquacoltura nell'altopiano silano si potrebbe concretizzare con diversi interventi:
- realizzazione di un Centro Ittiogenico nel sito di maggiore utilità per l’ente Montano, che avrà lo scopo di produrre novellame da semina e che fungerà da coordinatore di tutte le attività ittiogeniche del comprensorio.
- realizzazione di alcuni allevamenti in gabbie galleggianti, siti sui laghi Ampollino, Arvo e Cecita.
- realizzazione di centri per la pesca, siti sul laghi Ampollino, Arvo e Cecita.
- realizzazione di un centri di trasformazione del pesce, in prossimità dei centri di pesca
L’importo previsto dell’opera e di £ 9.500.000.000