Il
problema del rapporto donne e matematica nell'educazione matematica
Il
problema del rapporto donna e matematica è da molto tempo oggetto di analisi
tra i ricercatori nel campo dell'educazione in questa disciplina. In paesi quali
l'Italia, in cui il sistema scolastico impone curricula fissati rigidamente a
livello nazionale all'interno dei vari indirizzi di studio, è difficile
coglierne appieno la rilevanza al di fuori dell'ambito della discussione sulla
parità dei sessi. Infatti, laddove ragazzi e ragazze hanno la stessa formazione
di base, sia la scelta della facoltà universitaria che l'immissione nel mondo
del lavoro sono influenzati dal gusto e dalle esigenze personali, ma non da
mancanza "a priori" di cultura matematica da parte delle donne.
In
molti altri paesi la situazione è del tutto diversa a causa del fatto che nella
scuola secondaria superiore è possibile scegliere i corsi da seguire. Poiché le
ragazze tendono a scartare i corsi di scienze, in particolare quelli di matematica,
si ha che nelle università la percentuale delle donne iscritte a scienze, in
particolare a matematica, è molto bassa. Questo fatto non ha solo conseguenze
di tipo strettamente culturali, ma si riflette notevolmente in altri contesti
sociali, in primo luogo nel mercato del lavoro. Per esempio, la preoccupante
carenza di insegnanti di matematica in certi paesi è una delle conseguenze di
questo fatto, dal momento che, non solo in Italia, la professione di insegnante
è esercitata soprattutto da donne. Talvolta in quei paesi si cerca di
riconvertire culturalmente donne con una formazione non matematica mediante
corsi di aggiornamento finalizzati a renderle in grado di insegnare matematica.
Alla
luce di queste sommarie considerazioni è chiaro che lo studio del rapporto
donne e matematica è fondamentale per capire come intervenire nel modificare
eventuali rifiuti, sia perché, da matematici, si ritiene che tale disciplina
sia fondamentale nella formazione culturale di un individuo, sia perché si
hanno in mente i riflessi di questo fatto nel mondo del lavoro. All'organismo
internazionale ICMI (International Commission on Mathematical Instruction) che
si occupa dei molti problemi connessi con l'istruzione matematica è affiliato
un gruppo di studio permanente, lo IOWME (The International Organization of
Women and Mathematics Education) che si occupa specificamente del tema
dell'educazione matematica delle donne. Per inquadrare ulteriormente il
problema aggiungo che anche nel campo dell'informatica, una materia abbastanza
vicina alla matematica, ampio spazio nella ricerca educazionale è dedicato allo
studio del rapporto donna e informatica, donna e calcolatore. Anche se non
ufficialmente dichiarata, l'esigenza da parte di enti ed industrie di avere
informazioni utili alla pianificazione delle assunzioni può essere un notevole
elemento di incoraggiamento in questo tipo di studi nell'educazione
informatica.
Il problema del rapporto
donne e matematica nella storia della matematica
A
parte i citati studi educazionali e quelli genetici, riguardanti le
caratteristiche intellettuali dei due sessi, appare palese che sul problema del
rapporto “donne e matematica”, anche lo studio della presenza femminile
nell'evoluzione del pensiero matematico possa offrire qualche spunto di
riflessione. Su queste scienziate esiste una ricca letteratura (purtroppo non
sempre attendibile né imparziale, sia in favore che in sfavore) e spesso esse
sono soggetto anche di articoli di divulgazione, specialmente Ipazia, la Du
Châtelet, la Byron e la Kowalevski le cui vite hanno risvolti sentimentali e
avventurosi di notevole rilievo. A causa della particolarità della problematica
considerata è stato inevitabile nel raccogliere le notizie che seguono
indulgere su aspetti biografici privati e marginali, che fanno parte anche del
folklore sull'argomento, ma che in realtà, a differenza di quello che può
accadere in studi storici di altro ambito matematico, sono rilevanti per
inquadrare meglio il problema di fondo del rapporto donna e matematica. Anche
se lo spazio non permette un'analisi approfondita dal punto di vista
disciplinare delle opere delle matematiche citate, ricordo che tali analisi
esistono.
Rebière elenca in
ordine alfabetico i nomi di 651 donne in qualche modo "collegate"
alla scienza (compresa la filosofia). La natura del collegamento è da
intendersi in senso molto lato, poiché Rebière prende in considerazione le scienziate professioniste ("savantes
professionelles"), le semplici curiose
("simples curieuses"), le collaboratrici
("collaboratrices"), le protettrici
("protectrices"). Per questa ragione accanto alle scienziate di cui
parlerò e altre celebri quali Laura Maria Caterina Bassi, Caroline Lucretia
Herschel, Hortense Lepaute, Teresa e Maddalena Manfredi si trovano elencate
donne come Lucia Galeazzi citata per il solo fatto che aver dedicato un sonetto
a Luigi Galvani, una fidanzata di Augustin-Louis Cauchy che lo spronò a entrare
all'École Polytechnique (poi, però, sposò un altro), madame De Tencin, che
abbandonò sugli scalini della chiesa di Saint Jean Le Rond il figlio naturale
(diventato noto col nome di Jean Baptiste Le Rond D'Alembert) e altre ancora il
cui ruolo è assolutamente "particolare" nella storia della scienza.
Aggiungendo ai nomi raccolti da Rebière quelli citati nella recensione del suo
secondo libro (Eneström, 1897), quelli di (Valentin, 1895), qualche ulteriore
nome desunto dalla consultazione di libri specifici e da fonti sporadiche di
varia natura, sembra si possa dire che, fino alla fine dell'Ottocento, il numero
delle donne scienziate, dedotto con la larghezza di cui si è detto per ciò che
riguarda il Rebière, è inferiore a 1000.
Le
donne "matematiche" elencate da Rebière sono circa 200, le
"astronome" circa 70. Molto inferiore è il numero delle matematiche
di rilievo che figurerebbero in una storia della matematica indipendentemente
dal fatto di appartenere al sesso femminile.
Ipazia
(circa 375-415)
Di Ipazia vissuta ad Alessandria d'Egitto presumibilmente dal 375 al 415 si
dice che fosse bellissima, coltissima, dall'eloquenza
efficacissima e dalla voce soave. In realtà le notizie certe su di lei sono
poche, desunte in gran parte dalle lettere di uno dei suoi allievi, Sinesio,
vescovo di Tolemaide.
Ella
era figlia di Teone di Alessandria, scoliaste e commentatore di Euclide. Forse
in giovinezza studiò ad Atene, allieva di Plutarco il giovane e di sua figlia
Asclepigenia. Tornata ad Alessandria, su invito delle autorità professò
pubblicamente l'insegnamento della filosofia (neo-platonica, mentre il padre
era seguace di Aristotele) la geometria, l'algebra e l'astronomia. Le sono
attribuite invenzioni di strumenti meccanici, un commentario del Trattato delle coniche di Apollonio, un
commentario dell'Aritmetica di Diofanto
ed un Canone astronomico, cioè
una raccolta di tavole di movimenti di astri, che forse era un commentario
delle tavole di Tolomeo.
Purtroppo,
ai tempi in cui Ipazia visse la città di Alessandria era turbata da lotte
religiose tra ebrei, cristiani e pagani; per motivi oscuri ella fu
ingiustamente accusata non si sa da chi e di che cosa e fu barbaramente uccisa.
La sua vita di scienziata e il suo martirio collegato all'intolleranza e
all'ideologia hanno ispirato molti scrittori, l'inglese Charles Kingsley, la
poetessa piemontese Diodata Saluzzo-Roero, i francesi Maurice Barrès e
Charles-Marie-René Leconte De Lisle che le ha dedicato dei famosi versi.
Gabrielle-Emilie Le Tonnelier de Breteuil marquise du
Chatelet
(1706-1749).
Gabrielle-Emilie
Le Tonnelier De Breteuil Du Châtelet nacque a Parigi il 17 dicembre 1706,
figlia di un ricco funzionario Châtelet statale. Ebbe un'accurata educazione
comprendente lo studio del latino, l'inglese, l'italiano e la matematica, per
cui dimostrò precoce predisposizione. A 19 anni sposò il marchese Du Châtelet e
per qualche anno condusse la vita dei nobili dell'epoca a Parigi. In quel
periodo era in relazione con il matematico Pierre-Louis Moreau de Maupertuis,
sostenitore della fisica newtoniana in opposizione a quella di cartesiana
allora in voga in Francia. L'incontro con François-Marie Arouet De Voltaire nel
1733 fu decisivo per entrambi, non solo dal punto di vista sentimentale, ma
anche da quello culturale: inizia in quel periodo il suo serio interesse per la
matematica. Nell'anno seguente essi si stabilirono in una tenuta di campagna
del marito di lei a Cirey, che diventò un centro culturale dell'epoca. In quel
periodo la marchesa lavorava intensamente ed era in contatto con molti
scienziati (tra gli altri Francesco Algarotti, Jean Bernoulli, Alexis-Claude
Clairaut, Samuel König, François Jacquier); dapprima scrisse una memoria sul
fuoco per l'accademia delle scienze di Parigi e, nel 1740, le Institutions de physique. All'epoca era vivo il dibattito tra il
concetto di quantità di movimento
(sostenuto da René Descartes, Isaac Newton ed anche Voltaire) e la vis viva di Leibniz: la Châtelet abbracciò
la teoria di quest'ultimo e la espose in questo trattato che ebbe 3 edizioni. Esso era stato scritto per l'educazione del figlio con la
seguente dedica "J'ai toujours pensé que le devoir le plus sacré des
hommes était de donner à leurs enfants une éducation qui les empêchât dans un
âge plus avancé de regretter leur jeunesse, qui est le seul temps où l'on
puisse véritablement s'enstruire; voue êtes, mon cher fils, dans cet âge
heureux où l'esprit commence à penser et dans lequel le coeur n'a pas encore
des passions assez vives pour le troubler.". ("Ho sempre pensato che
il piú sacro dovere degli uomini era dare ai loro figli una educazione che
impedisse loro in un'età piú avanzata di rimpiangere la loro giovinezza, che è
il solo tempo in cui ci si può veramente istruire; voi, mio caro figlio, siete
nell'età felice in cui lo spirito comincia a pensare e nel quale il cuore non
ha ancora delle passioni abbastanza vive da turbarlo".). Questa vocazione
didascalica è presente in altre donne matematiche. Anche il celebre trattato
della Agnesi è pensato per l'educazione di un fratello e tutto l'opera della
Somerville è pervasa da uno spirito altamente didattico. Tale atteggiamento non
è però necessariamente attribuibile a tutte le donne matematiche, per esempio
la Kowalevski confessò esplicitamente che non le piaceva insegnare ai bambini.
Intorno
al 1745 la marchesa iniziò la traduzione in francese dal latino dei Philosophiae naturalis principia mathematica
di Newton. Al testo originale ella aggiunse un commento in cui cercò di
ricostruire il lavoro primitivo di Newton che lo portò alla forma finale del
testo: in questo lavoro fu assistita da Clairaut.
La
traduzione della Châtelet non è esente da critiche, ma si deve riconoscere
all'autrice d'aver capito a fondo la teoria newtoniana e la sua importanza,
contribuendo notevolmente alla sua diffusione nel continente. La marchesa morí
nel 1749, dopo la nascita di una figlia avuta da un giovane amante. Solo nel
1756 la sua traduzione fu pubblicata con prefazione di Voltaire; ristampata in
tempi recenti essa resta a tutt'oggi la sola traduzione francese dei Principia di Newton .
Maria Gaetana Agnesi
(1718-1799)
Maria Gaetana Agnesi nacque il 16 maggio 1718 a Milano in una nobile e ricca
famiglia milanese, in cui si teneva regolarmente un
salotto culturale. Rivelò ben presto una notevole intelligenza, curando
l'educazione dei fratelli e partecipando alle dispute intellettuali del salotto
del padre tenute in sette differenti lingue. Scrisse riflessioni filosofiche,
tra le quali nel 1738 un'operetta in latino in cui discute dell'istruzione
superiore per le donne. Malgrado la sua natura timida e schiva ella si rivela
molto sensibile al problema del rapporto donna e scienza, cui poi accennerà in
forma meno esplicita nella dedica introduttiva a Maria Teresa d'Austria della
sua opera più celebre. A questa opera, le Instituzioni
analitiche ad uso della gioventù italiana, che sarà pubblicata nel
1748, comincia a lavorare in quel
periodo. Essa consta di due volumi: nel primo tratta algebra e sue applicazioni
alla geometria e teoria delle equazioni, nel secondo calcolo differenziale e
integrale, serie infinite e equazioni differenziali. L'intento dichiarato di
essere utile alla gioventù italiana è pienamente realizzato: il libro è
apprezzato ovunque per la sua chiarezza e profondità di esposizione delle
teorie di vari autori; in Francia soppianta i diffusissimi trattati di
Guillame-François-Antoine De l'Hopîtal e di Charles-Réné Reyneau. La traduzione
in inglese del 1801 fatta da John Colson, professore Lucasiano a Cambridge,
studiata anche da Charles Babbage,
contribuirà
alla definitiva eliminazione della notazione newtoniana in favore di quella
leibniziana. In questa opera si incontra a pag. 380-381 del primo volume la
curva di equazione x2y= a2(a - y) nota come "versiera
di Agnesi", già studiata da
Pierre De Fermat e da Guido Grandi.
Ben
presto alla Agnesi arrivarono riconoscimenti; dall'accademia delle scienze
francese dove però non fu ammessa perchè donna, dal papa Benedetto XIV che le
mandò un prezioso regalo e la nominò lettrice all'università di Bologna nel
1750, dove già avevano lavorato le sorelle Manfredi e dove nel 1776 la fisica
Laura Bassi avrà la cattedra. Ella rifiutò questo incarico e lentamente
abbandonò la matematica. Dopo la morte del padre, che aveva osteggiato la sua
decisione di farsi suora, vendette i suoi beni e si dedicò alla cura dei poveri
dell'ospedale Trivulzio tra i quali morí nel 1799.
Sophie
Germain (1776-1831)
Sophie Germain
nacque a Parigi l'1 aprile 1776 da genitori benestanti che ostacolarono la sua vocazione
matematica. Nel 1794 quando si aprí a Parigi l'École Polytechnique non le fu
consentito di assistere alle lezioni in quanto donna, ma ella raccolse gli
appunti di Joseph Louis Lagrange e successivamente gli presentò un lavoro di
analisi firmato col nome di Monsieur Le Blanc. In seguito studiò le Disquisitiones arithmeticae di Karl
Friedrich Gauss, con cui fu in corrispondenza a partire da 1804 sempre sotto il
falso nome di Le Blanc, finché egli non scoprí la sua identità nel 1807, in
occasione dell'intervento di lei presso un ufficiale dell'esercito napoleonico
per salvaguardare l'incolumità dell'illustre matematico nella guerra in corso.
I suoi risultati in teoria dei numeri furono presi in considerazione da
Adrien-Marie Legendre nel suo lavoro su tale teoria. Studiò problemi di fisica
matematica (Pastrone, Truesdell, manoscritti),
in particolare della teoria dell'elasticità che all'epoca era molto studiata
sperimentalmente (e che è alla base di sviluppi tecnologici quali, per esempio,
le costruzioni metalliche). I suoi lavori teorici in tale settore ebbero
riconoscimenti dall'accademia delle scienze francese. Il suo nome, però, non è
inciso tra quelli dei 72 studiosi ricordati nella struttura della Tour Eiffel.
I tempi non le consentirono di avere riconoscimenti ufficiali, né titoli
accademici, ma i suoi lavori furono apprezzati da matematici suoi contemporanei
del calibro di Gauss, che la propose per il dottorato, Legendre, Siméon-Denis
Poisson. Scrisse anche lavori di carattere filosofico. Morí di cancro nel 1831
e l'impiegato che scrisse l'atto di morte preferí qualificarla come possidente
("rentière") piuttosto che come matematica.
Mary Fairfax Greig Somerville
(1780-1872)
Mary Fairfax
Greig Somerville nacque in Scozia il 26 dicembre 1780. I suoi genitori e,
forse, anche il primo marito non favorirono la sua vocazione alla matematica.
L'armoniosa intesa col secondo marito, con cui viaggiò a Londra, a Parigi e poi
in altre parti d'Europa incontrando gli scienziati dell'epoca, le permise di
dedicarsi agli studi scientifici e di esplicare le sue ottime qualità di
espositrice nella redazione di chiarissimi trattati. Tra i suoi lavori più noti
figura la traduzione, rimasta in uso per circa un secolo, della Mécanique céleste di Laplace, cui premise
una profonda introduzione; scrisse anche apprezzati trattati di fisica e
scienze. Ebbe l'onore di un busto nell'atrio della Royal Society, che però non
vide perché, essendo donna, non vi fu mai ammessa. Morí a Napoli nel 1872.
Ada Byron countess of Lovelace (1815-1852)
Ada
Byron nacque in Inghilterra il 10 dicembre 1815 dal poeta George Gordon (che la
trascurerà per tutta la vita, ma che ella ricordò teneramente) e da una madre
con una spiccata vocazione per la matematica, con cui ebbe un rapporto
tormentato. Nelle memorie della Somerville è detto che la matematica scozzese
le diede delle lezioni. Sposata a diciotto anni al conte di Lovelace, dopo la
nascita del terzo figlio, riprese i contatti con Babbage, incontrato nel 1833.
Nel 1842 il torinese Luigi Federigo Menabrea aveva pubblicato in francese il
suo celebre lavoro sulla macchina analitica, fondamentale per la nascita
dell'informatica. Ella lo tradusse premettendogli lunghe (circa tre volte
l'originale) e significative note di commento che provano che ella ha compreso
a fondo (come riconobbe lo stesso Babbage) le potenzialità teoriche della
macchina proposta da Menabrea. Nel 1843 le note della Byron furono pubblicate
con le sole iniziali nelle Taylor's
scientific memoirs, nel 1852 la pubblicazione da parte di Babbage fu
impedita dagli avvocati della madre di lei; furono poi ristampate nel libro
sulla macchina di Babbage del 1889. La vicenda scientifica della Byron è legata
alle vicende dei primordi dell'informatica: ella, come Babbage, cadde
nell'oblio, tanto che alla fine dell'Ottocento Rebière, pur intuendone il
valore, le dedica uno spazio minore a quello dedicato alle altre matematiche di
cui ho parlato. Con la ripresa nel Ventesimo secolo degli studi sul calcolo
automatico il lavoro di questi tre scienziati (Menabrea, Babbage e la Byron) è
stato rivalutato e considerato fondamentale per la nascita dell'informatica: in
omaggio a lei un importante linguaggio di programmazione è stato chiamato ADA.
La
vicenda umana della Byron è simile a quella del padre per il connubio di genio
e sregolatezza: accanita scommettitrice, forse dedita all'oppio, muore di
cancro nel 1852, perseguitata dai creditori. La considerazione della sua figura
di scienziata soffre di un pregiudizio che colpisce quasi esclusivamente le donne
(specialmente lei e la Châtelet): nelle sue biografie, compresa quella di
Dorothy Stein (Stein, 1985) l'interesse è accentrato sulle tumultuosa vita
affettiva, mentre è trascurato il suo notevole e originale contributo
scientifico.
Sophie
Kowalevski (1850-1891)
Sophie
Kowalevski nacque a Mosca il 15 gennaio 1850, figlia di un ufficiale
d'artiglieria dell'esercito russo, discendente del
re ungherese Mattia Corvino e visse gran parte della sua giovinezza nel
villaggio di Palibino, vicino a Pietroburgo. Ebbe la tipica educazione delle
ragazze di buona famiglia dell'epoca in Russia: imparò il francese e l'inglese
ed in più, grazie agli istitutori di famiglia, varie nozioni di matematica.
Poiché
le università russe dell'epoca erano chiuse alle donne, per poter acquisire la
libertà di andare a studiare all'estero nel 1868 contrasse un matrimonio di
convenienza (almeno nei primi anni) con Vladimir Kowalevski. Era quello il
momento in cui le teorie nichiliste stavano diffondendosi in Russia e sotto la
loro influenza non solo lei, ma molte altre donne russe negli ultimi decenni
del secolo scorso emigrarono in varie università europee in cerca di
un'emancipazione culturale negata in patria. Questo movimento favorì
indirettamente l'apertura alle donne delle università dell'Europa occidentale.
Anche l'Italia fu toccata da questo fenomeno: presso l’Università di Napoli si
laurearono in medicina e chirurgia Anna Kuliscioff (1885) e Giulia Sofia
Bakunin (1893) e in chimica Marussia Bakunin (1895).
A
Heidelberg la Kowalevski seguì i corsi dell'università in forma non ufficiale
poiché non le fu possibile esservi ammessa regolarmente; incontrò Gustav
Kirchoff, Hermann Helmholtz, Paul Du Bois-Reymond e Leo Könisberg. Le fu
consigliato di andare a Berlino a seguire i corsi di Karl Theodor Wilhelm
Weierstrass, il quale, poiché anche a Berlino l'accesso all'università era
negato alle donne, per quattro anni le diede lezioni private fino al 1874,
quando ella ottenne dall'università di Gottinga il dottorato in matematica (in absentia), primo in matematica
assegnato ad una donna ed uno dei primi in assoluto in Europa, con tesi sotto
la direzione dell'illustre analista.
Nel
1875 la Kowalevski tornò in Russia, dove purtroppo, malgrado il dottorato e il
suo apprezzato lavoro scientifico, i suoi tentativi di avere una posizione
accademica non ebbero successo. Giocarono a suo sfavore il fatto che fosse
donna, il suo passato, mai del tutto sepolto, di simpatizzante rivoluzionaria e
infine, forse, anche la sua appartenenza alla scuola di analisi tedesca non
gradita agli analisti russi più vicini alla scuola francese. Nell'anno del
ritorno in Russia la Kowalevski interruppe la corrispondenza con Weierstrass ed
il loro fruttuoso sodalizio scientifico; i contatti ripresero saltuariamente
nel 1878, anno della nascita della sua unica figlia e poi, regolarmente, a
partire dal 1880, quando ella riprese il lavoro matematico dopo un periodo di
abbandono dedicato alla ricerca di un lavoro, alla scrittura di opere
letterarie ed alla vita mondana moscovita. In seguito tornò a Berlino in cerca
di una posizione che neppure il celebre Weierstrass riuscí a procurarle.
Infine, per interessamento dell'amico Gösta Mittag-Leffler, influente direttore
degli Acta Mathematica, divenne
professore all'università di Stoccolma. Nel frattempo nel 1883 il marito si era
suicidato per rovesci finanziari. A Stoccolma in quel periodo scrisse lavori
letterari, un secondo lavoro sulla propagazione nei cristalli (in cui Vito
Volterra troverà un errore), il lavoro sul problema della rotazione di un corpo
solido attorno ad un punto fisso con cui vinse il prestigioso premio Bordin;
divenne membro del comitato di redazione degli Acta
Mathematica. Nel 1889 cercò ancora invano di trovare in Russia una
posizione accademica; Pafnutij Ljwówitsch Tchebycheff riuscí solo a farla
nominare corrispondente dell'Accademia delle Scienze. Tornò quindi a Stoccolma
e qui morí improvvisamente nel 1891.
La
Kowalevski lasciò 10 lavori di matematica, romanzi, racconti e commedie. Una
figura cosí complessa, affascinante e dalla vita tormentata culturalmente,
socialmente ed affettivamente ha suscitato molto interesse sia nella comunità
matematica che al di fuori di questa; ella è stata presa come figura simbolo
nelle battaglie per l'emancipazione della donna.
Il
suo valore scientifico è stato riconosciuto da molti celebri matematici della
sua epoca: dal suo maestro Weierstrass, da Leopold Kronecker che scrisse il
toccante necrologio sul Journal für die
reine und angewandte Mathematik (1891, volume 108, numero 1), da Mittag-Leffler, dai matematici di
Heidelberg, da Tchebycheff, da Joseph-Louis Bertrand, da Eugenio Beltrami e
molti altri. Ciononostante la sua posizione nella storia della matematica è
stata ripetutamente discussa, sostanzialmente sulla base di due elementi. Il
primo è l'errore trovato da Volterra nel suo secondo lavoro sulla rifrazione
della luce.
L'altro
elemento di discussione interviene spesso nel giudizio su tutte le donne
matematiche di cui abbiamo parlato: esso è l'influenza sulla loro produzione
scientifica di eminenti personalità maschili che esse ebbero a fianco. Qualche
dato in proposito emerge dalle note biografiche che ho riportato, inoltre
nell'elenco del Rebière molte altre donne matematiche o più generalmente
scienziate, sono mogli, sorelle o figlie di più celebri colleghi; sembra però
che questo fatto abbia più che altro contribuito ad iniziarle ad un mondo che
sarebbe rimasto a loro precluso a causa del tempo in cui vissero. Analogamente,
un altro elemento comune a molte studiose, emergente dall'analisi dell'elenco
del Rebière è il vantaggio di appartenere ad un'elevata classe sociale: esso ha
certamente influenzato positivamente lo sviluppo delle vocazioni alla scienza.
Ciononostante il puntiglio con cui Loria (Loria, 1936) stabilisce una precisa
relazione tra produzione scientifica femminile e dipendenza dai suggerimenti di
un uomo, attribuendo ad essi il merito delle opere femminili sembra eccessivo e
non tiene conto che l'opera di ogni
studioso risente dell'ambiente in cui nasce e delle persone con cui l'autore
interagisce. Dunque nulla toglie al merito di Agnesi il fatto che essa abbia
avuto contatti con Ramiro Rampinelli, con Jacopo Riccati e altri suoi
contemporanei e che la Germain fosse in relazione con Gauss, Legendre, Poisson
e altri notevoli scienziati.
Nel
caso della Kowalevski il legame con Weierstrass fu senza dubbio profondo e
stimolante, per la giovane allieva, ma, forse, anche per l'anziano e solitario
maestro. Nelle Vorlesungen Uber die Entwicklung der Mathematik im
19. Jahrhunder del 1926 Felix
Klein si può cogliere qualche dubbio sull'originalità delle idee della
Kowalevski; questi dubbi sono ripresi da altri, per esempio da Eric Temple Bell
nel suo Men of Mathematics del
1937 e nel 1986 da Chowdhury. Esistono le lettere di Weierstrass alla
Kowalevski, mentre quelle di lei a lui furono distrutte da Weierstrass alla
notizia della sua morte; nessun documento storico prova senza discussione che
ciò che questa studiosa ha prodotto o è falso o è dovuto a Weierstrass, come è
insinuato dai detrattori di lei. Dunque mi sembra che la Kowalevski possa
comparire nella storia della matematica non solo come eroina dell'emancipazione
femminile, ma come dignitosa studiosa che se non ha aperto nuove strade nella
matematica, ha comunque sviluppato qualche buona idea e che ella possa essere
assunta come paradigma del fatto che le pioniere nella matematica di cui ho
parlato rappresentano figure eccezionali non tanto e non solo per quello che
hanno prodotto, ma per le condizioni eccezionali in cui ciò è avvenuto.
Malgrado
i riconoscimenti accademici ottenuti dalla Kowalevski, il periodo eroico
dell'inserimento delle donne nella professione di matematiche non è finito con
lei, come provano le vicende della vita della grande algebrista tedesca Emmy
Noether (23 marzo 1882-1935). Malgrado fosse figlia del celebre matematico Max
e malgrado ella godesse della stima di Klein e David Hilbert le fu negata una
posizione all'università di Gottingen. A questo riguardo lo sdegno di Hilbert
si manifestò nella famosa osservazione che il sesso non ha nulla a che vedere
con queste cose, poiché, dopotutto, l'università non è un bagno pubblico. La
Noether subí in seguito anche le persecuzioni razziali contro gli ebrei e solo
pochi anni prima di morire ebbe un regolare stipendio da professore di
matematica negli Stati Uniti.
Di solito la gente è portata dalle
consuetudini sociali a considerare la matematica come campo d’interesse esclusivamente
maschile. Ciò, tuttavia, non è completamente vero. Attraverso la storia, ci
sono state molte donne matematiche che hanno contribuito allo sviluppo di
questa scienza tanto quanto le loro controparti maschili. Sebbene i loro nomi
possano essere stati dimenticati, non è così per i loro lavori matematici. Una
di queste donne matematiche era Emmy Noether.
Emmy
Noether nacque ad Erlangen, in Germania, il 23 marzo 1882. Il suo nome era
Amalie, ma venne sempre chiamata " Emmy ". Era la più grande di
quattro bambini, di cui solo due sopravvissero all’infanzia. Anche suo fratello
Fritz intraprese la carriera di matematico. Il loro padre era Max Noether, un
celebre matematico del suo tempo. Sua madre si chiamava Ida Amalie Kaufmann,
proveniente da una famiglia benestante ed è da lei che Emmy prese il proprio
nome. Entrambi i genitori di Emmy erano di origine ebrea.
Da bambina, Emmy non si concentrò
immediatamente sulla matematica, dedicandosi invece allo studio delle lingue,
con una predilezione nei confronti del francese e dell’inglese, inoltre amava
ballare. Da sua madre apprese le conoscenze che dovevano far parte del bagaglio
culturale di una giovane donna a quel tempo, come saper cucinare, pulire e
suonare il clavicembalo. Con il diploma superiore conseguì un titolo che le
permetteva di insegnare sia il francese sia l'inglese negli istituti femminili.
Comunque
ella non divenne mai un’insegnante di lingue, infatti, all'età di 18 anni, Emmy
Noether decise di studiare matematica all'università di Erlangen, già
frequentata da suo fratello, Fritz, e dove suo padre era insegnante.
Le
donne avevano il permesso di studiare nelle università tedesche solo in via non
ufficiale, inoltre ogni singolo insegnante doveva concedere loro il permesso di
assistere alle lezioni. La Noether ottenne il permesso di assistere ai corsi
tenuti all’Università di Erlangen tra il 1900 ed il 1902. Allora, sostenendo e superando l’esame
di immatricolazione a Nürnberg nel 1903, si recò all'università di Gottingen.
Durante il 1903 ed il 1904 ella poté così assistere alle conferenze tenute da
Blumenthal, Hilbert, Klein e Minkowski. Nel 1904 alla Noether venne consentito
di immatricolarsi ad Erlangen e nel 1907 si laureò summa cum laude sotto la guida di Paul Gordan.
La
presenza nella vita della Noether di Max Noether e di Gordan, due grandi e
diversi talenti matematici, le permisero un’esperienza unica nel suo genere.
Dopo
aver ottenuto il dottorato, Emmy aveva intenzione di trovare un lavoro come
insegnante, ma l'università di Erlangen non era intenzionata ad assumerla, in
quanto lì si seguiva una politica che mirava ad escludere le donne
dall’insegnamento. Quindi, poiché era impossibilitata a compiere
quest’itinerario, la Noether rimase ad Erlangen, come aiutante del padre che,
specialmente a causa della sua malattia, era riconoscente per l’aiuto datogli
da sua figlia.
Lì
cominciò a compiere le proprie ricerche ed a pubblicare i primi scritti. La
reputazione della Noether si sviluppò rapidamente, non appena i suoi scritti
furono pubblicati. Nel 1908 entrò a far parte del Circolo Matematico di
Palermo, nel 1909 fu invitata a diventare un membro del Deutsche Mathematiker
Vereinigung e durante lo stesso anno, fu invitata ad assistere alla riunione
annuale della società a Salisburgo. Nel 1913 tenne un discorso a Vienna.
Durante
i dieci anni in cui Emmy lavorò con suo padre, la Germania partecipò alla Prima
guerra mondiale. Emmy era una pacifista convinta, odiava la guerra, rimpiangeva
il periodo di pace e non vedeva l’ora che la guerra terminasse. Nel 1918, il
suo desiderio si avverò, infatti, la guerra si concluse, con la fine della
monarchia tedesca e la nascita della repubblica. Alla Noether e a tutte le
donne della Germania, venne concesso per la prima volta il diritto di votare,
ma anche con le nuove conquiste femminili, Emmy continuava a non ricevere uno
stipendio per il proprio lavoro di insegnante.
In questo periodo, Felix
Klein e David Hilbert stavano lavorando alla definizione matematica di una
delle teorie di Einstein all'università di Gottingen. Ritennero che la perizia
di Emmy Noether avrebbe potuto aiutarli nel loro lavoro. Allora le chiesero di
unirsi a loro e dopo un iniziale momento di dubbio, ella si recò a Gottingen,
anche se inizialmente l’accoglienza che le venne riservata da molti colleghi fu
gelida e ricca di ostilità. Lavorò duramente e presto ottenne un lavoro come
conferenziere. La prima parte del lavoro della Noether quando arrivò a
Gottingen nel 1915, è un risultato nel campo della fisica teorica, noto anche
come Teorema di Noether, che prova l’esistenza di un collegamento tra le
simmetrie in fisica ed i principi di conservazione. Questo risultato,
rivelatosi basilare nella formulazione della teoria generale della relatività,
fu lodato da Einstein in una lettera ad Hilbert, dove egli si riferì al
penetrante pensiero matematico della Noether. Klein ed Hilbert persuasero Emmy
a rimanere a Gottingen mentre combattevano una battaglia con le autorità
dell'università per permettere che ella ottenesse la sua abilitazione; vi
furono molti problemi e fino al 1919 il permesso non venne assegnato.
Durante questo tempo Hilbert aveva permesso che Noether
parlasse facendole tenere dei corsi in realtà registrati a suo nome. Per
esempio un corso tenuto nel semestre invernale dell’anno accademico 1916-1917
compare nel catalogo come Seminario di Fisica tenuto dal professor Hilbert,
“con l’assistenza del Dott.E.Noether”.
A Göttingen, dopo il 1919,
la Noether spostò il proprio campo d’indagine verso lo studio della teoria
degli ideali, producendo una teoria astratta che ha contribuito a sviluppare la
teoria dell'anello in un argomento fondamentale per la matematica. Idealtheorie in Ringbereichen (1921) fu di
importanza fondamentale nello sviluppo dell’algebra moderna.
In questo scritto ella dava
la scomposizione degli ideali in intersezioni degli ideali principali in
qualsiasi anello commutativo. Lasker (campione del mondo di scacchi) aveva già
dimostrato questo risultato per gli anelli polinomiali.
Nel 1922 venne nominata "Professore straordinario non
retribuito". Sviluppò una notevole collaborazione con la scuola matematica
sovietica, ma le sue simpatie per il mondo sovietico risultarono oltraggiose
per i circoli accademici europei.
Alcuni
anni più tardi, cominciò a ricevere un piccolo stipendio per il suo lavoro.
Nel tempo trascorso
all'università di Gottingen, ella raccolse pressò di sé un piccolo gruppo di
allievi, conosciuti come i ragazzi “del" Noether. Questi allievi
viaggiarono fino in Russia per poter continuare a studiare con lei. La Noether
era una persona appassionata e che si preoccupava profondamente per i suoi
allievi. Infatti li considerava come se fossero la sua famiglia ed era sempre
disposta ad ascoltare i loro problemi. Il suo metodo di istruzione era molto
difficile da seguire, ma coloro che riuscirono a superare le difficoltà dovute
alla troppa velocità del suo stile didattico, divennero suoi fervidi e leali
sostenitori.
Ella non si limitava semplicemente a far studiare agli alunni
le teorie matematiche, bensì voleva che essi imparassero a trovare delle idee
personali ed, infatti, molti di loro sono divenuti dei grandi matematici.
Spesso in seguito hanno accreditato la Noether per l’importantissima parte che
ella giocò nel loro processo di istruzione.
Nel 1924 B L.van der Waerden
si recò a Gottingen e trascorse un anno a studiare con la Noether. Dopo il
ritorno ad Amsterdam van der Waerden scrisse il suo trattato di algebra in due
volumi. La parte principale del secondo volume consiste del lavoro della
Noether.
Dal 1927 la Noether
collaborò con Helmut Hasse e Richard Brauer nel lavoro sulle algebre non
commutative.
Molto del suo lavoro compare
in carte scritte dalle colleghe e dagli allievi, piuttosto che sotto il suo
proprio nome.
Ulteriore riconoscimento dei
suoi contributi matematici eccezionali arrivò con l’invito a parlare al
congresso matematico internazionale a Bologna nel 1928, ed ancora a Zurigo nel
1932. Sempre nel 1932 ricevette, insieme con Artin il premio alla memoria di
Alfred Ackermann-Teubner per l'avanzamento nella conoscenza matematica.
Emmy
ben presto si ritrovò a dover ancora desiderare la pace. In 1933, Hitler ed il
Nazismo presero il potere in Germania. Il Nazismo esigeva che tutti gli ebrei fossero
espulsi dalle università. Il fratello della Noether, Fritz, era allora anche
lui un professore. Quando gli venne offerto un posto di insegnante in Siberia,
egli si trasferì là con tutta la sua famiglia. Anche se gli amici di Emmy
provarono a farle ottenere un posto all'università di Mosca, ella scelse di
emigrare negli Stati Uniti, dove l'università di Bryn Mawr le offerse un posto
da insegnante.
Emmy
Noether insegnò all'università di Bryn Mawr fino alla sua morte nel 1935. Per la prima volta, ebbe delle
colleghe. Anna Pell, un’altra donna matematica, era direttrice a Bryn Mawr ed e
divenne grande amica della Noether, soprattutto dopo aver compreso come Emmy
aveva dovuto lottare per avere una carriera nella matematica in Germania e
quanto aveva sofferto a causa dello sradicamento dalla propria patria. La
Noether era ancora solita preoccuparsi nei confronti dei propri allievi,
continuando con il suo metodo di istruzione, esprimendosi spesso in tedesco se
trovava difficoltà nello spiegare le proprie idee agli allievi.
La
morte della Noether nel 1935 sorprese quasi tutti, poichè aveva detto soltanto
agli amici più vicini della sua malattia.
Emmy Noether diede molti
contributi al campo della matematica. Passò il suo tempo a studiare l'algebra
astratta, con un'attenzione speciale per gli anelli, i gruppi ed i campi. A
causa della sua istruzione inconsueta, poteva notare dei rapporti che gli
esperti tradizionali di algebra non avrebbero potuto scorgere. Pubblicò oltre
40 scritti nel corso della propria vita.
Era un’insegnante che sapeva
ispirare i propri allievi a dare contributi personali alla matematica.
Un
gruppo è una terna ove
·
E’ un insieme non vuoto,
·
E’ un’operazione binaria su , cioè una mappa ,
·
è associativa, cioè per ogni
·
è un elemento
neutro per ,
cioè per ogni ,
·
per
ogni esiste un elemento simmetrico di ,
detto ,
con la proprietà che .
Esempi: e . Un ottimo esempio è il gruppo delle matrici invertibili a coefficienti
reali.
Guidati da questi esempi, si tende in genere ad evitare la notazione
neutra della definizione, e ad usare per un gruppo o la notazione additiva,
come per tradizione questo si fa principalmente quando il gruppo è anche
commutativo, cioè per
ogni , o la notazione moltiplicativa, come per. Nel caso additivo, l'elemento neutro si indica guarda caso
con , e si chiama ``zero, e l'elemento simmetrico di si
indica guarda caso con , e si chiama ``opposto''. Nel caso moltiplicativo, si parla
di unità , e di inverso .
In genere si tende a usare la notazione moltiplicativa quando si ha a che fare
con un gruppo non meglio precisato.
C'è una ricetta molto utile per costruire un gruppo. Sia un insieme non
vuoto, * un'operazione associativa su A, e sia un elemento
neutro per *. Affermiamo che un elemento è invertibile quando ha un inverso rispetto a
A (abbiamo visto che questo
inverso deve essere unico). Vale allora
Proposizione 2
Sia un insieme non vuoto, *
un'operazione associativa su, e sia un elemento
neutro per *.
·
è invertibile, e si ha ;
·
Se
è invertibile,
allora anche lo
è, e ;
·
Se
sono
invertibili, allora anche il prodotto lo è, e .
Ne segue che l'insieme degli elementi
invertibili di è un gruppo.
Questa ricetta spiega gli esempi anzidetti di , e del gruppo delle matrici invertibili a coefficienti
reali.
Un anello è un insieme dotato di due
operazioni, denotate con e ×, che soddisfano le seguenti
proprietà.
Proprietà
dell'addizione
L'addizione è associativa, commutativa,
ha un elemento detto zero tale
che per ogni , e per ogni esiste un
elemento tale che . Tale elemento è detto l'opposto di ,
e indicato con .
Proprietà
della moltiplicazione
La moltiplicazione è un'operazione
associativa. Non si richiede che sia commutativa, né che esista un'unità ,
e anche se c'è l'unità, non è detto che tutti gli elementi siano invertibili.
Proprietà
di collegamento
Valgono le proprietà distributive: e . (Devo scriverle tutte e due, perché il prodotto potrebbe
non essere commutativo.)
La proprietà distributiva implica subito , e le regole dei segni .
Se un anello ha unità ,
e un elemento ha un inverso ,
cioè vale ,
allora tale inverso è unico. Infatti, se esiste un tale che ,
allora .
Naturalmente , , , sono anelli rispetto alle solite operazioni, e le matrici lo sono rispetto
alla somma e al prodotto di matrici.
Ricordiamo che un sottoanello di un anello è un sottoinsieme non vuoto che sia un anello rispetto alle operazioni di .
In altre parole deve valere
·
,
·
se
, allora ,
·
se
, allora,
·
se,
allora .
Un sottoinsieme non vuoto di si
dice un ideale se valgono
·
,
·
se
allora
·
se
, allora
·
se
, e , allora e
Notate la differenza nell'ultima
condizione, e il fatto che dobbiamo considerare sia che ,
poiché l'anello non è necessariamente commutativo.
Vediamo subito un esempio nell'anello delle matrici a coefficienti
razionali.
Ci sono moltissimi sottoanelli. Per esempio
|
|
è un sottoanello in cui le operazioni
vanno un po' come in
Notiamo anche che
|
|
non è un ideale, ma ci mancherebbe poco:
gli manca solo che se esi abbia , dato che
|
|
salvo che non sia .
In effetti, si ha che gli unici ideali di sono stesso e , cioè quelli che sono chiamati ideali banali. In effetti, sia un ideale di, e sia
|
|
Ora non possono
essere tutti nulli. Affermiamo che sia per esempio . Allora
|
|
Poi
|
|
ove sta
per la matrice identica. A questo punto per ogni si ha .
Dunque .