www.mentelocale.it
genov@giovane
tracce di vita urbana

 

DAL SITO ALLA PAGINA
di Laura Guglielmi

15 dicembre 2000: nasce www.mentelocale.it, un portale di servizio e informazione, soprattutto culturale che non disdegna la cronaca o la notizia curiosa. Per tutti quelli che sono giovani dentro. Un sito di approfondimento su Genova, ma con un occhio sempre pronto a cogliere quel che succede nel mondo. Ormai gli eventi sono globali, ce ne siamo accorti con il G8 e con l’undici settembre. Esattamente diciassette mesi fa, quindi, sono stati riversati nel web tutti i contenuti, le idee, le immagini che hanno permesso al sito di entrare in rete e farsi agguantare.
È cominciato tutto un po’ per gioco, ma presto è diventata una cosa seria. Fin dall’inizio mentelocale.it ha cercato di portare il brusio della città nella rete, usando un linguaggio agile e diretto e descrivendo anche esperienze in prima persona. Con ironia e autoironia. Abbiamo cercato di levarci il mugugno dalla testa, una tara genetica di noi genovesi, per andare a scovare tutto ciò che vive di giorno e di notte in città. Tutto ciò che sta nascendo, che deve sopravvivere e crescere. Abbiamo mandato on line racconti di scrittori affermati, opinioni sulla città, reportage di viaggi, interviste, facendo a volte veri e propri scoop. (...) Un sito internet che si fa libro: non un ritorno alle origini, ma la dimostrazione che le forme di comunicazione possono convivere senza annullarsi.(...)




IL RILANCIO DEI VICOLI
Quei cinquanta passi di Vico Lepre. Che ora è trendy
di Giulio Nepi

«Qua un tempo era un casino. Ma non nel senso che c’era confusione, nel senso che c’era proprio una casa d’appuntamenti. Una delle più celebri e chic della città», chi mi parla è un signore di mezza età che sta infilando le chiavi nel portone, prima di sparire nell’ombra delle scale. Siamo in vico Lepre, uno dei vicoli più sperduti del centro storico. Ma anche - per uno dei paradossi che fanno di Genova una città (paradossalmente) vitale - il vicolo più trendy e vivo di tutta la città vecchia. Io il casino non me lo ricordo, e ci credo visto che non ho neanche trent’anni. Ma i tossici che venivano a bucarsi invece me li ricordo bene. E adesso? Adesso la realtà è fotografata in cinquanta passi: si parte con le vetrine della Lepre Musica. Poi il vicolo viene interrotto dallo slargo di Piazza Lepre, dominato dal bel palazzo Di Negro, con le piastrelle simili agli azulejos arabi. È qui l’entrata della Lepre, il locale che ha cambiato il destino di questa scheggia di centro storico. E qui c’è anche la palestra di Capoeira. Poco più oltre c’è il negozio di Marco Rossi, scultore in ardesia e la trattoria da Franca (uno dei migliori ristoranti di pesce della città). A chiudere il vicolo, piazzetta Cambiaso, dove l’Hop Altrove cerca da anni di ritagliarsi uno spazio fra i teatri cittadini. (...). C’è una grossa fetta di giovani e non, che crede fermamente nel rilancio dei vicoli, che li ama. E che passa da un locale all’altro, sempre più sperduti, alla ricerca di un luogo dove potersi incontrare da carbonari.




SPOGLIARELLO MASCHILE
«Uno, dieci, cento Otto Marzo così almeno guadagno di più»
di Daniela Carucci

Maligni e invidiosi dicono che, dopo quella volta, non sono più la stessa. Non è vero. Il fatto che ho meditato per tre giorni di seguito, prima di decidere cosa indossare e come truccarmi, non deve trarre in inganno. A spingermi è stato solo un sopito spirito di competizione, del tutto inconsapevole, direi quasi animale. Non certo una ferma volontà di abbordaggio. Arriva il giorno, arriva l’ora. Aspetto insieme a una mal simulata indifferenza di incontrare Christian: uomo-cubo, nonché uomo-nudo, o meglio, spogliarellista. In questo giorno di festa (8 marzo), in cui ogni essere femminile può liberare i propri ormoni e lasciare tutto il resto a casa, io vi racconto chi è quest’uomo dal tanga invisibile. Lo vedo. Doppio tra l’altro. No, non è il ferormone a darmi alla testa, insieme a lui c’è un altro uomo-nudo: Dinò che, non ha niente a che vedere, purtroppo, con Didò. Come si vive l’otto marzo dalla parte di chi allieta la serata a signore in vena di nuove emozioni? «Ce ne fossero di otto marzo. In una sera guadagno tre milioni. Certo è una serata particolarmente faticosa, sia perché mi faccio il giro di quattro o cinque locali, sia perché le donne, quel giorno, sono incontenibili. Sembrano animali: ti saltano al collo, ti strappano i vestiti di dosso, graffiano e mordono. Riescono a farmi paura. Non so come possa succedere, forse perché senza la presenza di altri uomini si sentono più libere, più disinibite». (...)
 
 

 
TOURNÉE
Adrenalina con i Cavalli Marci ma almeno la faccia è sul cartellone
di Fabrizio Casalino

Questa volta la mia faccia è sul cartellone. Sono stato spesso ospite dei Cavalli Marci, ma sempre Genova, mai nei teatri. Sono piuttosto emozionato, tre date a Modena, poi Tortona, Piacenza, Milano, farò tre, quattro entrate ogni sera, da solo con la chitarra. Partiamo, sono in macchina con Passano, Rebaudengo e Roberts, ed subito tournée. Passano: «Sì, però adesso basta. Non potete parlare di donne da qui a Modena...». Rebaudengo: «Esatto. Perché non si parla mai di filosofia, per esempio?». Roberts: «Va bene; guarda che tette quella ragazza! Sembra Shopenauer».
Mi mancava l’atmosfera da tour; alberghi (lamentele dei vicini di stanza), cercare disperatamente un tabacchino; dormire costantemente meno del necessario; Pippo Lamberti con gli occhiali da sole al mattino che dice «il sonno non è un buon sostituto del caffè». Il bello è che sembra di stare in vacanza fino a sera dietro le quinte, prima che si apra il sipario, quando tutti cadono in una sorta di trance ipnotica e si trasformano nella macchina da spettacolo che sono. Adrenalina, tempi fulminei, massima concentrazione. I Cavalli Marci sono anche un esempio di rigore inflessibile. Da qua dietro mi sembra di vederlo, tutto il lavoro di cesello, tutto il perfezionismo necessario per dare alla gente uno spettacolo veramente divertente, di comicità semplice. Non abbassano la guardia, non vivono di rendita. Lavorano duro e sempre, escogitano trovate sceniche, non sopportano la risata rubata con una volgarità: rispettano l’intelligenza del pubblico. Secondo me hanno successo per questo. Vorrei fare questa vita tutto l’anno. Ci ripenso in albergo, mentre faccio le sei del mattino guardando una lezione di papirologia su Rai2, tanto domani posso dormire...
 
 
 
 
STASERA MI TRUCCO
Il dopocena trasgressivo del punkaccasa di mamma
di MaSa

Il punkaccasa è un giovane, in genere fino ai 25 anni, studente universitario e di buona famiglia dalla quale viene dignitosamente mantenuto e quindi neanche si sogna di lasciare tutto per vivere in strada; ma, attirato dal modus vivendi abbestia, emula. Il suo venerdì è un inferno: il punkaccasa comincia alle 16:00 a trasportare uno alla volta, clandestinamente, i vestiti "MA NON VORRAI MICA USCIRE CONCIATO COSÌ!!" da casa alla BMW del padre fingendo di andare a prendere l’acqua in garage, cosa di cui la mamma va tanto orgogliosa. Alle 17:56 (finito il contrabbando di capi d’abbigliamento) tira giù dallo scaffale "TheBox", la scatola piena di fango dell’ultima alluvione che custodisce gelosamente, ed incomincia con cura maniacale a sporcare le sue Nike modello "space invdader’s astronav" (quelle che ti permettono di destreggiarti con otto palloni, per intenderci). Alle 19:30 siede a tavola con la famiglia. Alle 20:00 il punkaccasa si congeda cordialmente dai commensali con la frase di rito "Pa’, prendo la macchina stasera", va in camera sua si mette una lacoste, il maglioncino che gli ha fatto la nonna e, prima di uscire, ripassa in cucina per salutare "Ciao a tutti. Mamma, porto fuori Arcibaldo". Sono ormai le 20.30, il punkaccasa ha solo un’ora per raggiungere il garage, indossare i vestiti precedentemente preparati, far entrare il barboncino Arcibaldo nel costume da punk-cane: 15 Kg di gomma, denti finti e pelo sintetico col risultato di avere tutto il bagagliaio della BMW occupato da un enorme pseudolupo di nome Harcy, e raggiungere Porta Soprana dove ha appuntamento con gli altri. Alle 21.00 posteggia il macchinone in piazza della Vittoria (lontano da occhi indiscreti) e comincia, tabacco da rollo alla mano e fido Harcy al fianco, la lunga scalata verso Piazza Dante.

 


 

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