Gianfranco Mascia
Vademecum della bugia
Da Stalin a Berlusconi

 

 QUALCHE CITAZIONE DAL LIBRO

 
Sant'Agostino
«Secondo Sant'Agostino, bugiardo "è chi ha qualcosa in animo ed enuncia altro rispetto a quanto ha in animo"».

Platone
«Prendendo in considerazione la definizione di Platone, scopriamo che la menzogna è "pensare o dire ciò che non è, per cui se pensiamo il falso, poi lo esprimiamo nei discorsi"».

Kant
«Citando Kant, la falsità diventa menzogna "solo quando si dichiari espressamente che si intende comunicare all'altro ciò che si ha in mente" e ciò non avvenga».

Ulisse
«Se è vero che, perlopiù, la menzogna nella storia è sempre accompagnata da un giudizio etico-morale negativo, esistono anche alcune eccezioni. Come non citare, a questo proposito, l'eroe bugiardo per eccellenza: Ulisse, l'Odisseo ingegnoso».

Machiavelli
«Cercheremo di comprendere come sia stato possibile (ai giorni nostri ndr) applicare in maniera così precisa i dettami del Machiavelli che chiede al Principe di essere leone e volpe insieme abbinando forza ed astuzia: "È necessario questa natura saperla ben colorire, et essere gran simulatore e dissimulatore: e sono tanto semplici li uomini, e tanto obediscano alle necessità presenti, che colui che inganna troverà sempre chi si lascerà ingannare"».

Erasmo da Rotterdam
«Per dirla con le parole di Erasmo da Rotterdam: "le orecchie dei principi inorridiscono dinanzi alla verità"».

Spie
«Bugiardo di professione, cioè colui che è obbligato a raccontare e diffondere cose non vere e per svolgere questo servizio è pagato profumatamente (a volte direttamente dallo Stato); insomma stiamo parlando di chi esercita il mestiere della spia».

Mussolini
«"Ebbene, dichiaro qui, e al cospetto di tutto il popolo italiano, che io assumo, io solo la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto. Se il fascismo è stato una associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere". In queste poche e chiare parole pronunciate da Benito Mussolini in Parlamento il 25 gennaio del '25, alcuni mesi dopo l'omicidio Matteotti, c'è tutta la forza di quella che Alexandre Koyré chiama una "bugia di seconda grado", perché sapeva "che non sarebbe stato creduto dagli altri; che le sue dichiarazioni non sarebbero state prese sul serio; una antica tecnica machiavellica, la bugia di secondo grado, la più perversa di tutte le tecniche, che trasforma la verità in un semplice strumento per ingannare"».

Hitler
«È il 15 settembre 1938. Adolf Hitler, cancelliere del Reich, e Neville Chamberlain, primo ministro inglese, si incontrano per la prima volta. Hitler ha già segretamente mobilitato le truppe per l'invasione (della Cecoslovacchia), ma nasconde i suoi piani di guerra e Chamberlain cade nel tranello. In un discorso al Parlamento spiega che il contatto personale avuto con lui gli permette di assicurare che Hitler dice la verità. Questa bugia dura poco, poiché la Germania in ottobre comincia l'invasione (della Cecoslovacchia ndr). Il rapporto Hitler-Chamberlain in questa vicenda, può essere spiegato con quanto afferma Jean-Paul Sartre in "L'etre et le néant" (1943): "Colui al quale viene propinata una menzogna e colui che mente sono una sola persona", nel senso che devo avere qualche vantaggio magari inconscio per credere alle bugie che mi raccontano».

Stalin
«Il Patto Ribbentrop-Molotov, il 23 agosto 1939, tra Germania e Russia partì con i presupposti dell'inganno. Stalin era convinto che il Patto avrebbe giovato soprattutto alla Russia: "Naturalmente è una partita in cui ognuno cercherà di ingannare l'altro. Io so quali sono le intenzioni di Hitler. Egli crede di essere stato più furbo di me, ma in realtà sono io che l'ho messo nel sacco", dirà a Kruscev subito dopo la firma del contratto».

Leggende metropolitane
«Si stenta a credere che siano vere, ma sono voci che si diffondono con una velocità impressionante e, a furia di sentirle ripetere, acquistano una patina di verità che risulta difficile poi smentirle. A volte subiscono una sedimentazione tale che, nel tempo, si trasformano in detti popolari o in varie forme di superstizione».

Berlusconi
«Nel settembre del 1993 Berlusconi dichiara: "Non c'è in previsione alcun mio impegno diretto in politica"».

 


 

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