|
Banche
armate alla guerra
L'intrigo politico - finanziario
dietro la guerra infinita
un libro di Simone Falanca
Prefazione
di William Blum¹
Caro Simone, vorrei poter usare per la tua prefazione le stesse parole che ho
usato a Boulder in Colorado nel corso di un ciclo di conferenze dedicate a ciò
che gli americani dovrebbero sapere sul proprio governo. Prima però vorrei
parlare di un recente fatto importante. In risposta alle molte inchieste e
indagini indipendenti sull’11 settembre che hanno sollevato parecchi
interrogativi, in particolare su cosa il governo sapesse in anticipo
dell’attentato, l’amministrazione Bush è stata costretta a creare una
commissione che portasse a termine le indagini. Chi è stato scelto a capo di
questa commissione sull’11 Settembre che dovrebbe investigare e portare alla
luce possibili segreti del governo? Henry Kissinger, un uomo che ha consacrato
la sua vita a mentire al popolo americano e a proteggere i segreti di stato (n.d.a.
Kissinger si è poi dimesso dalla carica di presidente della Commissione
sull’11/9 in seguito alle forti pressioni dell’opinione pubblica).
Non sono un patriota. Non
voglio essere un patriota. George Bernard Shaw scrisse che il patriottismo si
basa sulla convinzione che il vostro paese è superiore a tutti gli altri perché
voi ci siete nati. E ricordate che il popolo tedesco che appoggiava il governo
nazista può essere considerato patriottico, e il governo tedesco lo definiva
esattamente in questo modo. L’ultimo anno non è stato facile per persone come
me, circondati da un’orgia di patriottismo. Come facciamo a sfuggire a “United
We Stand”, e a “God Bless America”? E la bandiera – è praticamente ovunque –
compro una banana ed eccola lì, una bandiera americana appiccicata sopra. E
fanno di chiunque un eroe – il sindaco di NY, Rudy Giuliani, è diventato un
eroe. Il 10 settembre era un arrogante, spietato reazionario – improvvisamente è
diventato un eroe, persino uno statista, che parla alle Nazioni Unite. Anche
George Bush è diventato un eroe. Le persone che lo chiamavano idiota il 10
settembre lo salutano da eroe e da dittatore dopo l’undici. Nel Galileo
di Bertolt Brecht un personaggio dice ad un’altro: infelice è la terra che non
ha eroi. E l’altro personaggio risponde: no. Infelice la terra che ha bisogno di
eroi.
Fin da bambini ci è stato
insegnato che la guerra fredda, inclusa la guerra di Corea, la guerra in
Vietnam, gli enormi budget militari, tutte le invasioni di paesi e i
rovesciamenti di governi – quelli di cui eravamo a conoscenza – ci è stato
insegnato che tutto questo era al fine di combattere una sola minaccia: la
Congiura Comunista Internazionale, con sede a Mosca. Cos’è successo allora?
L’Unione Sovietica si è dissolta. Il Patto di Varsavia si è dissolto. I paesi
satelliti dell’Europa dell’est sono diventati indipendenti. I vecchi comunisti
sono persino diventati capitalisti… E niente è cambiato nella politica estera
americana. Persino la NATO è rimasta, la NATO che era stata creata – così ci era
stato detto – per proteggere l’Europa occidentale da un’invasione sovietica,
persino la NATO rimane, più grande che mai, e diventa sempre più grande e più
potente, una NATO con una missione globale. Lo statuto della NATO è stato
persino invocato per giustificare l’unione dei suoi membri agli Stati Uniti
nell’invasione dell’Afghanistan.
Tutta la faccenda era
stata una truffa. L’Unione Sovietica e qualcosa chiamato comunismo non erano gli
obiettivi dei nostri attacchi globali. Non c’era mai stata una Congiura
Comunista Internazionale. Il nemico era, e rimane, qualsiasi governo o
movimento, o persino individuo, che si frappone all’espansione dell’Impero
Americano; qualsiasi nome noi diamo al nemico – comunista, stato canaglia,
trafficante di droga, terrorista… Pensate che l’Impero Americano sia contro i
terroristi? Come chiamate un uomo che fa esplodere un aereo uccidendo 73
persone? Che ha tentato di assassinare svariati diplomatici? Che spara a navi
attraccate nei porti Americani? Che mette bombe in numerosi edifici commerciali
e diplomatici negli Stati Uniti e all’estero? Dozzine di atti del genere. Il suo
nome è Orlando Bosch, è un cubano e vive a Miami, indisturbato dalle autorità.
La città di Miami gli ha anche dedicato un giorno – “Orlando Bosch Day”. È stato
rilasciato dal carcere in Venezuela, dove lo tenevano per l’attentato
all’aeroplano, in parte grazie alle pressioni dell’ambasciatore americano Otto
Reich, che all’inizio di quest’anno è stato assegnato al Dipartimento di Stato
da George W. Dopo il rientro di Bosch negli Stati Uniti nel 1988, il
Dipartimento di Giustizia lo definì un violento terrorista e stava per
deportarlo, ma venne bloccato dal presidente Bush, il primo, con l’aiuto del
figlio Jeb Bush in Florida.
Quando alcuni anni fa
scrissi il libro Rogue State, (Stato canaglia), usai il termine
“Impero Americano”, che non credo di aver visto in stampa prima di allora. Usai
il termine con precauzione in quanto non ero sicuro che il pubblico americano
fosse pronto ad accettarlo. Ma non c’era bisogno di essere tanto cauti. Oggi
viene usato con orgoglio da chi appoggia l’impero. C’è Dinesh D’Souza,
l’intellettuale conservatore dell’Hoover Institution, il quale divenne famoso
per le sue teorie sulla “naturale” inferiorità degli afro-americani. Quest’anno
ha scritto un articolo intitolato In praise of American empire (Elogio
dell’impero Americano), dove sostiene che gli americani devono finalmente
riconoscere che gli Stati Uniti “sono diventati un impero, il più magnanimo
impero che sia mai esistito”. Robert Kagan del Carnegie Endowment scrive: “E la
verità è che l’egemonia benevola esercitata dagli Stati Uniti è un bene per una
larga porzione della popolazione mondiale. Questa è certamente una sistemazione
internazionale migliore di qualsiasi altra realistica alternativa”. E
l’opinionista Charles Krauthammer parla dell’ “unicamente benevolo impero”.
Questo è il modo in cui le persone che sposano la politica estera americana
riescono a conviverci – concludono, e proclamano, e potranno persino credere,
che la nostra politica estera è una forza benefica, un impero illuminato, che
porta ordine, prosperità e comportamento civilizzato a tutte le parti del globo,
e se siamo costretti ad andare in guerra facciamo una guerra umanitaria.
Adesso i nostri leader ed
i nostri media vorrebbero farci credere che veniamo presi di mira a causa della
nostra libertà, della nostra democrazia, della nostra modernità, del nostro
governo laico, della nostra semplice bontà, e altre storie adatte ai libri di
scuola. George W. va ancora ripetendo questi cliché un anno dopo l’11 settembre.
Bene, lui ci crederà anche ma altri ufficiali la pensano diversamente già da un
po’ di tempo. Uno studio del Dipartimento della Difesa del 1997 concludeva: “I
dati storici mostrano una forte correlazione fra il coinvolgimento americano in
situazioni internazionali e l’aumento di attentati terroristici contro gli Stati
Uniti”.
Jimmy Carter, alcuni anni
dopo aver lasciato la Casa Bianca, era inequivocabilmente d’accordo con questo
tipo di conclusione. Disse: Abbiamo mandato i Marine nel Libano e basta che voi
andiate in Libano, in Siria o in Giordania per constatare di prima mano l’odio
intenso che molte persone hanno nei confronti degli Stati Uniti in quanto
abbiamo sganciato bombe e granate ed ucciso senza pietà gli abitanti innocenti –
donne e bambini e contadini e casalinghe – in quei paesi intorno a Beirut...
Come risultato… siamo diventati come Satana nelle menti di quanti sono pieni di
risentimento. Questo è ciò che ha portato alla presa dei nostri ostaggi e questo
è ciò che ha precipitato alcuni degli atti terroristici”.
Non dobbiamo confondere
il terrorismo con la rivoluzione. E gli attentati non finiranno fino a che non
smetteremo di bombardare persone innocenti e di devastare villaggi ed antiche,
grandiose città e di contaminare l’aria e il corredo genetico con uranio
impoverito. Gli attentati non finiranno fino a che non smetteremo di appoggiare
gli sfacciati violatori dei diritti umani che opprimono la propria gente, fino a
che non smetteremo di fare tutta una serie di cose terribili.
Ci sono anche i
popoli dell’Asia e dell’Africa. Stessa storia. Il Dipartimento di Stato ha
recentemente tenuto una conferenza sul come migliorare l’immagine americana
all’estero per cercare di ridurre il livello di odio; stanno lavorando
sull’immagine, non su un cambiamento della politica. Ma il taccuino della
politica registra: dal 1945 alla fine del secolo, gli Stati Uniti hanno tentato
di rovesciare più di 40 governi stranieri, e di schiacciare più di 30 movimenti
popolari in lotta contro regimi intollerabili. Nel processo, gli Stati Uniti
hanno bombardato circa 25 paesi, causato la morte di svariati milioni di
persone, e ne hanno condannato ancora di più ad una vita di agonia e di
disperazione.
Da una relazione
del Pentagono di alcuni anni fa:
“Il nostro obiettivo primario è
prevenire l’emergere di un nuovo rivale, sia sul territorio dell’ex Unione
Sovietica che da qualsiasi altra parte… dobbiamo mantenere i meccanismi
deterrenti per impedire ai potenziali competitori anche solo di aspirare ad un
più grande ruolo regionale o globale.”
Il bombardamento,
l’invasione e l’occupazione dell’Afghanistan sono serviti a creare un nuovo
governo che sarà sufficientemente ben disposto nei confronti degli obiettivi
internazionali di Washington, inclusa l’installazione di basi militari e di
stazioni per l’ascolto di comunicazioni, e forse più importante di tutto, il
passaggio di oleodotti e di gasdotti dalla regione del mar Caspio attraverso
l’Afghanistan, cosa di cui sono sicuro molti di voi hanno sentito parlare.
Da anni, i baroni americani del
petrolio hanno preso di mira le vaste riserve di petrolio dell’area del mar
Caspio, con un itinerario ideale attraverso l’Afghanistan ed il Pakistan verso
l’oceano Indiano, e in questo modo tagliando fuori la Russia e l’Iran. I
petrolieri sono stati alquanto aperti su questo, per esempio testimoniando molto
francamente al Congresso. Adesso stanno adocchiando le ancor più grandi riserve
dell’Iraq. Se gli Stati Uniti rovesciano Saddam Hussein e formano un governo
fantoccio, come hanno fatto in Afghanistan, le compagnie petrolifere americane
entreranno in Iraq e faranno un banchetto e l’impero americano aggiungerà un
altro paese ed alcune altre basi.
È da qualche mese che
assistiamo ad uno show e ad un balletto fatto passare per un dibattito, un
dibattito sul tema se attaccare una nazione sovrana che non ci ha attaccato, che
non ha minacciato di attaccarci, che sa che un loro attacco significherebbe un
suicidio di massa istantaneo. Il dibattito è assurdo non solo perché l’Iraq non
costituisce una minaccia – ormai, persino i marziani lo sanno – ma perché la
nostra mafia imperiale sa che l’Iraq non costituisce una minaccia, per niente.
Ci hanno raccontato una storia dopo l’altra su come l’Iraq sia una minaccia, una
minaccia immediata, una minaccia nucleare, una minaccia che aumenta ogni giorno
che passa, che l’Iraq è uno stato terroristico, che l’Iraq ha legami con al
Qaeda, ed ogni storia finisce in niente: ci hanno detto per lungo tempo che
l’Iraq doveva accettare le ispezioni sulle armi, e quando l’Iraq ha accettato
hanno detto “no, no, non è abbastanza”. Quanto tempo ci vorrà prima che diano la
colpa dell’orrore di Bali all’Iraq? Ha un senso tutto questo? Questa urgenza
improvvisa di combattere una guerra senza alcun contenzioso? Un senso lo ha, mi
permetto di suggerire, solamente se capite che tutto questo non ha niente a che
vedere con Saddam Hussein e la sua cattiveria, o le sue armi, o il terrorismo.
Ha a che fare col fatto che l’impero ha ancora fame e si vuole mangiare l’Iraq e
il suo petrolio ed ha bisogno di fornire una scusa per soddisfare i creduloni.
Successivamente si vogliono mangiare l’Iran. E poi?
Sono sicuro che se tutti
gli americani potessero vedere da vicino le vittime delle bombe del proprio
governo, vedere i corpi a brandelli, sentire l’odore della carne bruciata,
vedere le case devastate e le vite e le comunità, ci sarebbe una richiesta di
fermare tale orrore cosÏ imponente che persino i folli della mafia imperiale non
potrebbero ignorarla. Ma come fare vedere le vittime agli americani? Io e molti
di voi non abbiamo bisogno di assistere a queste terribili visioni per opporsi
alle politiche dei folli, ma la maggior parte degli americani ne ha bisogno. Se
riuscissimo a capire perché proviamo questa profonda immedesimazione per le
vittime, questa immaginazione, questo potrebbe essere un importante strumento di
organizzazione.
Lasciatemi
concludere con due delle leggi della politica nate dallo scandalo Watergate
degli anni ’70, e che mi piace citare: la prima legge Watergate della politica
americana dice: “Indipendentemente da quanto paranoici voi siate, ciò che il
governo sta attualmente facendo è peggio di ciò che potete immaginarvi”. La
seconda legge Watergate dice: “Non credete a niente finché non è stato negato
ufficialmente”. Tutte e due le leggi sono ancora in vigore.
dicembre 2002
(Traduzione di Marco Accattatis)
William Blum
vive e lavora a Washington. Nel 1967 ha lasciato il dipartimento di Stato a
causa della sua opposizione all’intervento americano in Vietnam; è stato tra i
fondatori della testata Washington Free Press, ha inoltre lavorato come
giornalista free-lance negli Usa, in Europa e in Sudamerica. Protagonista del
giornalismo indipendente, ha vissuto e raccontato da vicino il golpe di Pinochet
in Cile, ha collaborato a Londra con Philip Agee (ex agente della Cia) allo
smascheramento degli uomini dell’agenzia e di covert operations. È autore del
celebre libro: Killing Hope e Rogue State. In Italia è stato tradotto in: Con la
scusa della libertà. Si può parlare di impero americano (2002).
Il sito di William Blum:
http://members.aol.com/superogue/homepage.htm
Il discorso originale tenuto a Boulder:
http://members.aol.com/bblum6/speech.htm
Torna indietro
|
|