|
Sos contos de
foghile
I racconti del focolare
fiabe e leggende della
Sardegna
raccolte da Francesco Enna
Premessa
LE STORIE raccolte in questo volume
provengono dalla tradizione popolare di quasi tutte le regioni geografiche della
Sardegna, in particolare da: Logudoro, Campidano, Gallura, Goceano e Barbagia.
Rispetto ad una edizione precedente, pubblicata nel 1984, viene qui valorizzata
anche l’area del Campidanese, che allora era totalmente assente, grazie
all’inserimento di fiabe e leggende originali provenienti da quella zona
geografica e grazie anche a qualche piccolo “prestito” da fonti novecentesche
(G. Bottiglioni e L. Bianco-S. Deledda).
Le storie sono suddivise in:
- Contos de foghile; racconti del focolare (fiabe e aneddoti con risvolti
rituali).
- Contos de giannile; storie della soglia di casa (facezie, aneddoti,
barzellette, pettegolezzi).
- Contascias e Contados; fiabe vere e proprie.
- Contos de birbantes e de maccos; storie di furbi e di sciocchi.
- Paristorias; leggende vere e proprie.
LA TRASCRIZIONE in lingua sarda
segue, in linea di massima, il criterio etimologico normalmente utilizzato dagli
autori e dagli studiosi contemporanei, con qualche piccola “concessione”
fonologica esemplificativa, ma solo per brevi brani iniziali di alcune storie,
allo scopo di evidenziare le caratteristiche fonetiche di alcune parlate, come
quelle dell’Anglona, del Sassarese e del Meilogu, dove permangono alcuni fonemi
aspirati.
La traduzione “a fronte” in lingua italiana è più marcatamente letterale nei
testi di contenuto e d’ambientazione squisitamente sardi, in cui l’aspetto
linguistico prevale su quello folclorico, mentre è più decisamente “italiana”
nelle storie di tipo fiabesco, in cui «il valore della formula
“traduttore-traditore” tende praticamente a zero… La sostanza del mito non sta
né nello stile, né nella sintassi, ma nella “storia” che vi è ricordata» (C.
Levy-Strauss, Antropologia strutturale, Milano 1971).
Rispetto alla prima edizione, mancano in questa gli approfondimenti analitici di
tipo storico antropologico (Raccontare come rito, Analisi dei Contos
e Analisi della leggenda di Bachis Pedde), contenuti nella “Seconda
Parte” di quella edizione, che qui vengono sostituiti da brevi descrizioni delle
caratteristiche dei Contos inseriti nei vari capitoli, sia per ragioni di
spazio, ma anche per valorizzare meglio il materiale documentario; mentre viene
recuperato in parte l’indice ragionato, con una più completa indicazione delle
origini e delle fonti.
I NARRATORI popolari da cui ho
attinto questi Contos de foghile meriterebbero ciascuno un piccola
biografia, perché senza di loro questa raccolta non sarebbe mai stata possibile.
La loro provenienza è di varia estrazione, con prevalenza di informatrici, quasi
tutte casalinghe, e di informatori contadini o pastori; ma non mancano alcuni
professionisti e insegnanti. Poiché le prime registrazioni risalgono al 1973,
molti di loro, purtroppo, non ci sono più. Spero che queste mie brevi note
possano servire a conservare il loro ricordo. Ma eccoli, uno per uno:
Giovanni Maria Delogu di Orani
(NU), pastore. È a lui che debbo la narrazione completa di un’autentica serata
attorno al focolare (Cfr. il 1° Capitolo). All’epoca della registrazione aveva
già 90 anni, portati bene, e il suo modo di raccontare era molto lineare, quasi
senza pause, ma non privo di un certo pathos.
Maddalena Deriu di Macomer (NU), casalinga. Era presente alla serata ad
Orani e ha integrato i Contos de foghile del signor Delogu.
Successivamente, andai a trovarla a Macomer, perché una narratrice come lei non
potevo perderla. Raccontava con un gusto sapido e ricco di humor e quando
parlava le ridevano gli occhi. Le sue storie sono presenti praticamente in tutti
i capitoli di questa raccolta. Aveva 80 anni all’epoca della raccolta.
Amelia Piredda di Siligo (SS), casalinga. È stata la mia prima e più
brava Mastra ’e contascias (Maestra di fiabe), per il semplice fatto che
si trattava di mia madre. Non capisco come facesse a raccontarmi le sue storie,
negli anni ’40, visto che c’era la guerra e che doveva badare ad una famiglia di
nove figli, cinque dei quali nemmeno suoi. Comunque, per sicurezza, da grande,
proprio per questa raccolta, me le feci ripetere tutte. Aveva 75 anni quando me
le raccontò di nuovo e 84 quando se ne andò per sempre, giusto in tempo, però,
per vedere la prima edizione di questo libro. Ne fu molto fiera.
Maria Nudda di Martis (SS), casalinga, 70 anni all’epoca della prima
registrazione. È stata forse la più genuina delle mie narratrici. Veniva da una
famiglia di grandi narratori, quasi dei professionisti. In paese si raccontava
che sua madre integrasse le magrissime entrate del marito prestandosi a fare da
Mastra ’e contascias nelle serate importanti, ricevendone in cambio un
piccolo compenso in natura. Maria seguì le sue orme e, da grande, ormai
felicemente sposata con figli, aprì addirittura una piccola “Scuola di fiaba”,
destinata soltanto alle sue comari del vicinato. Un venerdì sera la trovai a
casa, con il televisore spento, mentre “dirigeva”, attenta e silenziosa, due
giovani comari che si esercitavano a raccontare sas contascias.
Angelo Corda di Martis, all’epoca studente di 10 anni, nipote di Maria
Nudda. A scuola, durante la ricreazione, teneva banco con i suoi compagni
raccontando le fiabe che aveva ascoltato dalla zia. Erano ricreazioni molto
lunghe e saporite, con buona pace dell’insegnante che premeva per la lezione. A
lui devo due “perle” come Martineddu Ifferradu e Pisigulu.
Lina Costa di Sassari, casalinga, 60 anni al momento della registrazione,
sorella del pittore e attore di teatro Nino Costa: grande tempra di artista
sassarese. La signora Lina amava raccontare le fiabe semplici dell’infanzia,
come quelle sul Babborcu, di cui riusciva a descrivere l’incantata
allegria.
Angela Sotgiu di Semestene (SS), anche lei casalinga, all’epoca già
ottantenne, simpatica zia acquisita, che conosceva vita e miracoli dei suoi
compaesani, ma amava di più raccontarmi i Contos. Sue sono le storie
della Mezza gallina e del Gatto Mammone, quest’ultima molto
apprezzata dai bambini, grazie anche ad una versione teatrale della Compagnia
“La Botte e il Cilindro” di Sassari.
Giovanna Angioi di Tempio, casalinga, anch’essa figlia d’arte. Quando la
intervistai (aveva 48 anni), assisteva amorevolmente il padre infermo,
considerato il più grande narratore popolare dell’intera Gallura. Aveva uno
stile ricco di “suspance” e di partecipazione quasi teatrale alle azioni dei
personaggi.
Giovanni Antonio Delogu di Sassari, ex contadino, all’epoca aveva 82
anni. Narrava in maniera raccolta, quasi a bassa voce, prediligendo le
leggendine brevi con morale.
Giovanni Enna di Sassari, narratore e commediografo dialettale, oltre che
sceneggiatore di radiodrammi storici. A lui, che è poi uno dei miei fratelli
maggiori, devo in buona parte la mia passione per il teatro e alcune delle più
divertenti storie in sassarese, quelle di Me cuginu Amedeo, che lui
raccontava nelle feste paesane di mezza Sardegna, negli spettacoli di “varietà”
del dopoguerra. Trasferito a Cagliari per lavoro, ne ha subito acquisito lo
spirito e il linguaggio, così ne ho approfittato per farmi raccontare alcune
leggende in campidanese.
Amalia Santa Cruz di Cagliari, docente di Lettere in un istituto
superiore del capoluogo regionale, specializzata in archivistica e diplomatica.
Non è stato facile convincerla a raccontarmi e a trascrivere alcune fiabe in
Campidanese, che mancavano alla mia raccolta bilingue e che appaiono in questa
edizione per la prima volta, come la fiaba classica di Maria Intaulada e
la divertentissima leggenda di San Pietro e Donna Bisodia.
Piero Depperu di Luras, linguista e studioso del folclore gallurese.
Anche lui molto disponibile a raccontare e a trascrivere per me alcune fiabe e
leggende nelle due parlate principali del suo paese: il Gallurese e il
Logudorese (Luras è una sorta di isola logudorese fra i graniti della Gallura).
Anche in questo caso, le storie raccontate da Depperu non appaiono nella prima
edizione dei Contos, come la deliziosa fiaba logudorese de La bella
che sposò Lusbè e la leggenda gallurese de I tre fiori della felce
maschio.
Degli altri numerosi narratori che hanno
collaborato a questa raccolta, vengono riportati i nomi e la provenienza in
appendice ad ogni storia trascritta.
Torna indietro
|
|