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Diritto a
comunicare e
sovranità popolare
un libro di Enrico Giardino
premessa
In breve tempo sono mutati radicalmente il
contesto, le dinamiche ed i valori con i quali venivano letti la storia e la
geopolitica del mondo.
Ecco qualche esempio dei processi in atto:
-
il passaggio da un mondo bi-polare ad uno
mono-polare ad egemonia armata, nel quale il diritto dei popoli e quello
internazionale, la sovranità degli Stati, sembrano liquefarsi;
-
il moltiplicarsi di genocidi, stragi,
ingiustizie ed illegalità di pochi prepotenti a scala mondiale;
-
la perdita di peso di organismi
internazionali (già deboli) come l’ONU e l’UNESCO;
-
la perdita di ruolo politico dell’Europa –
già debole – in rapporto agli USA;
-
lo strapotere politico di pochi monopoli
transnazionali non elettivi (FMI, BM ecc.)
-
la messa in discussione di elementari
diritti di “civiltà” che sembravano acquisiti;
-
l’uso unilaterale e crescente di embarghi
inumani e di armi di sterminio criminali;
-
la propaganda unidirezionale e la
falsificazione pianificata dei grandi media di massa;
-
la crescita degli squilibri territoriali e
dei conflitti etnici già vistosi ed inaccettabili;
-
le crescenti ingiuste sperequazioni nei
consumi e nell’uso di risorse vitali e limitate;
-
la crescente paresi delle istituzioni di
ogni livello nel perseguire abusi, soprusi, misfatti, guerre, traffici e delitti
mafiosi, corruzione ed ingiustizie plateali;
-
il crescente sfruttamento dei lavoratori e
del lavoro (anche minorile) con vistosi fenomeni di disoccupazione e di
precarizzazione;
-
lo smantellamento progressivo delle
Costituzioni nazionali, dello Stato e dello Stato sociale;
-
la crescita abnorme della speculazione
finanziaria e delle rendite parassitarie (per esempio abitazioni);
-
l’assalto all’habitat naturale, con la
manipolazione genetica, il traffico di organi e di persone;
-
le tragiche trasmigrazioni di persone
disperate, in fuga da genocidi, miseria ed oppressioni.
Contro questa forte ripresa di “inciviltà
e di barbarie” si stanno mobilitando – con grande coraggio – donne ed uomini di
ogni parte del mondo: non solo il “movimento dei movimenti” (da Seattle fino
alla grande manifestazione nazionale del 15-02-2003), ma anche i coraggiosi
“volontari” della Palestina che hanno sfidato l’esercito israeliano aggressore e
le loro “veline” bugiarde, fino ai “girotondi” delle città italiane.
Questa umanità – disorientata ed in movimento – è alla ricerca di nuove
“culture”, nuove soluzioni e nuove politiche da contrapporre ai disastri
crescenti del cosiddetto “neoliberismo globalizzato”:
Opporsi, ma per progettare e realizzare un mondo migliore e più giusto, facendo
i conti con la “metamorfosi epocale” che intanto si è materializzata anche in
tante coscienze.
È necessario uno scatto di civiltà per recuperare valori dispersi, nuovi
linguaggi e nuovi comportamenti attivi, senza deleghe perdenti; anche nuove
forme di rappresentanza e di organizzazione delle Istituzioni (nazionali ed
internazionali); nuove forme di aggregazione politica e di lotta per assicurare
alla democrazia sociale ed alla sovranità popolare strumenti di intervento e di
controllo, finora preclusi.
In sintonia con queste esigenze universali, l’evoluzione dei mezzi di
conoscenza, informazione e comunicazione di massa – quando liberati dal potere
esclusivo di pochi – richiede e consente un esercizio “orizzontale e
policentrico” del Diritto A Comunicare e della corrispondente Comunicazione dei
Diritti Universali di popoli, cittadini e lavoratori.
Ma le idee, i soggetti e gli strumenti politici possono emergere e diffondersi
solo con un diverso uso dei mezzi cognitivi ed informativi. Nei campi della
conoscenza, dell’educazione, dell’informazione e delle comunicazioni di massa la
“metamorfosi” epocale non è inferiore a quella “storico-politica” prima
descritta: l’una ha prodotto e risentito dell’altra, con una reciproca dannosa
sinergia.
È ovvio il nesso esistente tra queste problematiche e quelle FORMATIVE di
qualsiasi livello.
In particolare, le Università con gli insegnamenti delle scienze della
comunicazione sono le sedi deputate per studiare, dibattere e diffondere una
cultura critica in materia di processi di conoscenza, di informazione e di
comunicazione di massa.
A tali problemi ed alle soluzioni, possibili e necessarie, è dedicato questo
libro.
Il sistema formativo, informativo e comunicativo – potenzialmente più ricco che
in passato – si è invece allontanato dai valori e dalle esigenze individuali e
sociali, per rispondere e rappresentare logiche ed interessi ristretti. Ciò è
causa ed effetto del distacco crescente tra “Società” ed “Istituzioni”, con una
rapida caduta del senso dello Stato, della giustizia, della legalità e della
moralità. In Italia vi è un picco di negatività per cause diverse: l’ascesa
protetta dell’attuale Presidente del Consiglio italiano, Berlusconi; la
debolezza delle Istituzioni; il deficit di democrazia costituzionale e di
opposizione partitica e sindacale; il silenzio degli intellettuali; il
provincialismo ed il clericalismo dei ceti dominanti italiani; il servilismo
crescente del giornalismo italiano.
Così all’aumento dei costi e dei tempi di ascolto dei media – sostenuti dai
cittadini – ha fatto riscontro una “negazione” crescente delle potenzialità dei
mezzi a disposizione.
obiettivo del libro
Questo libro segna una seconda tappa nel
percorso introdotto dal mio libro: Comunicazione e potere: proposte per una
rifondazione del sistema comunicativo, Ed. Associate, 1991.
Un lungo arco di tempo durante il quale le analisi e le proposte di allora –
sempre più attuali – hanno avuto una evoluzione ed una sistemazione più
organica. Esse coinvolgono ora sfere più ampie, anche istituzionali, degli Stati
moderni. In particolare, il rapporto tra comunicazione, rappresentanza,
formazione politica e mediatica, sovranità popolare.
Il sito del Forum DAC –
www.romacivica.net/forumdac – ne offre un ampio panorama.
Perciò questo libro indaga il rapporto tra diritto a comunicare, formazione
politico-mediatica ed esercizio diretto della sovranità popolare. Un percorso
che dalla mis-comunicazione di sudditi passivi e pilotati ci porti verso una
comunicazione di massa di cittadini consapevoli.
“Diventa il tuo media” (become your media)
dicono coloro che fanno – con grandi sacrifici – informazione indipendente. Una
giusta sollecitazione in un duplice senso:
-
Appropriati delle fonti e dei processi di
conoscenza e di comunicazione – senza delegare troppo – per diventare tu stesso
comunicatore di idee e realtà, omesse e mistificate dai grandi flussi mediatici:
cioè costruisci una rete comunicante attiva.
-
Battiti per democratizzare ed avere
accesso diretto ai processi di conoscenza, informazione comunicazione di massa,
sia in senso attivo (trasmissione) che passivo (ricezione).
Le tecnologie digitali, di produzione e
trasmissione, consentono ormai una comunicazione orizzontale a scala planetaria,
cioè una pratica diretta del diritto a comunicare.
In sintesi, un altro mondo "possibile, urgente e necessario" sarà progettato,
costruito e difeso solo con la partecipazione - attiva e consapevole - di
milioni e milioni di persone "informate".
Ma per questo servono alcune conquiste
specifiche:
-
un riequilibrio dei poteri politici e
mediatici a vantaggio della sovranità popolare
-
nuove regole di rappresentanza e di
agibilità politica e mediatica
-
liberarsi da parole e slogan fuorvianti
del sistema dominante
-
attuare un controllo popolare sistematico
sui processi decisionali collettivi
-
saper usare gli strumenti del comunicare
in modo creativo ed efficace
Pier Paolo Pasolini ha affermato che la
cultura di una Nazione - e quindi dell'umanità tutta - è la media della cultura
dei "dominanti" e di quella dei "dominati". Ciò vale, in particolare, per quella
politica e comunicativa. È auspicabile che all'innalzamento di questa "media"
contribuiscano sia i dominati che i dominanti, almeno quelli più sensibili e
lungimiranti.
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